teleSUR inizia le trasmissioni

di 24 ore dal vivo



link al sito di teleSUR1 novembre (PL) - Il canale multi statale teleSUR inizia oggi le sue trasmissioni dal vivo dopo un periodo di prova e lo stabilirsi della sua rete di corrispondenti in una decina di paesi dell'America Latina e degli Stati Uniti.

Da questo lunedì, per 24 ore, la stazione, il cui slogan è "il Nostro Nord è il Sud", trasmetterà dal vivo una programmazione varia, con un forte contenuto informativo.

Confermando l'inizio delle trasmissioni, il presidente di teleSUR, Andrés Izarra, ha dichiarato che il canale raggiungerà la maggior parte dell'emisfero occidentale e l’Europa.

Ha giunto che l'uscita in vivo costituisce "un avanzamento nello sforzo strategico per appoggiare le iniziative come il recupero d'imprese in America Latina ed accompagnare, con l'uso della comunicazione, tutti quei processi di liberazione dei nostri paesi".

TeleSUR ha corrispondenti a Bogotà, a Brasilia, a Buenos Aires, a Caracas, a Porto Principe, a L'Avana, La Paz ed a Washington, addetti per alimentare una rivista informativa e notiziari mattutini, meridiani e vespertini e sezioni di diverso carattere, specialmente culturale.

Da parte sua, Beto Almeida, uno dei direttori del nuovo canale televisivo, ha considerato che la programmazione sarà "a beneficio della verità attraverso un giornalismo che costruisca l'integrazione".

La direzione del canale stima in circa 30 milioni il potenziale di telespettatori ed in 125 il numero di operatori di televisione per sottoscrizione in 15 paesi dell'America Latina.

Una settimana fa, facendo la presentazione ai corrispondenti all’estero, Izarra ha denunciato la campagna mediatica avversa a TeleSUR iniziata dalla stessa nascita del progetto spinto dal Venezuela, dall'Argentina, da Cuba e dall'Uruguay.

Ciò nonostante la richiesta del segnale del canale televisivo, considerato uno strumento dei processi integrazionisti della regione, ha sorpassato l'America Latina con sollecito dall'Asia e dall'Europa.

Concepito come impresa unita del Venezuela, dell'Argentina, di Cuba e dell'Uruguay, alla quale potranno sommarsi altri paesi, TeleSUR si dedica alla diffusione e difesa della varietà culturale e la divulgazione di una visione propria degli avvenimenti delle notizie.

In una prima tappa, secondo le proiezioni della squadra di direzione, i segmenti informativi abbracceranno il 60% delle trasmissioni che includeranno anche documentari e film realizzati nella regione.

TeleSUR fa parte dei progetti integrazionisti che spinge il Governo del Presidente Hugo Chávez che ha proposto uno schema di cooperazione e complementarietà economica con un marcato impatto sociale conosciuto come l'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA).

 


 

I cubani vedono teleSUR dal 1º agosto

 

 

link al sito di teleSURL’Avana, 1 agosto (PL) - Cuba rafforza le sue immagini d’identità latino americana con le trasmissioni d’una ora al giorno dei migliori programmi di teleSUR, il canale nato lo scorso 24 luglio in Venezuela per rompere l’impero mediatico.

 

Da lunedì 1 agosto il Canale Educativo 2 di Cuba offre ogni giorno una selezione dei migliori programmi di questa Tv regionale che è nata lo stesso giorno in cui si sono compiuti 222 anni dalla nascita di Simon Bolívar.

 

La Catena teleSUR, della quale il Venezuela è socio maggioritario con Argentina, Cuba e Uruguay, ha la premessa di dare un impulso all’integrazione latino americana, per riscattare l’identità regionale e lottare contro l’imperialismo.

 

I dirigenti hanno detto che baseranno la maggior parte della programmazione negli spazi informativi; oggi sono 10 i corrispondenti nel continente americano, ma si vuole ottenere una copertura anche per l’Europa e il nord Africa.

 

teleSUR si potrà vedere con canali via cavo o segnali aperti dall’Argentina, Brasile, Venezuela, Repubblica Dominicana e Guatemala, tra i vari paesi. La ricezione s’amplierà gradatamente nonostante la resistenza e le pressioni degli Stati Uniti.

 

Il governo di Washington ha approvato di recente un emendamento che autorizza il potenziamento delle trasmissioni radio e TV verso il Venezuela per contrastare il messaggio d’integrazione del neonato canale.


 


 

 

30/07/2005

 


Isteria statunitense contro teleSUR
 


di Gennaro Carotenuto 31 luglio


link al sito di teleSURNon è passato un solo giorno da domenica 24 luglio, quando sono iniziate ufficialmente le trasmissioni di

teleSUR - l’emittente satellitare latino americana con base a Caracas - senza che si siano registrate  reazioni da parte del governo degli Stati Uniti.


teleSUR, un servizio pubblico multistatale che ha come soci Venezuela, Argentina, Uruguay e Cuba e che si propone l’ambizioso obbiettivo di riequilibrare il predominio mediatico statunitense sull’America Latina, sembra avere davvero colpito nel segno. E’ ancora quasi invisibile, trasmette appena quattro ore al giorno e raggiunge poche decine dei 700 milioni di spettatori potenziali in tre continenti, ma causa nell’amministrazione statunitense reazioni ogni giorno più scomposte.
Prima ancora di cominciare a trasmettere, teleSUR aveva già collezionato un record, avendo portato il governo di Washington ad approvare un decreto, che dovrà essere convertito in legge dal congresso degli Stati Uniti, che autorizza misure contro le trasmissioni del nascituro canale televisivo. Patrocinate dal deputato repubblicano Conny Mack, alcune organizzazioni d’opposizione al governo venezuelano negli Stati Uniti hanno già preannunciato il lancio di un’inusuale “campagna continentale contro teleSUR”. La TV, è la terribile accusa “è un canale di diffusione del pensiero di sinistra”. Dopo vent’anni di monopolio del pensiero unico neoliberale risulta difficile accettare che qualcuno continui a pensare in maniera distinta.  L’isteria contro teleSUR è già considerata un errore tattico negli stessi Stati Uniti. Alcuni editoriali, tra i quali quello del Miami Herald di giovedì, invitano l’amministrazione repubblicana a riflettere sulla strategia del corpo a corpo scelta contro teleSUR in quella che è già diventata, secondo il quotidiano della Florida, un’infruttuosa guerra di propaganda.


Appena lunedì l’ambasciatore statunitense a Caracas, William Brownfeld, con il tono che si conviene ad un viceré, ha dichiarato che teleSUR non ha nulla da temere a patto che non emetta nulla di contrario agli interessi degli Stati Uniti. Tuttavia, ha minacciato l’ambasciatore, in caso di messaggi “inappropriati”, gli Stati Uniti reagiranno.
Nell’attesa di sapere se la reazione di Washington sarà simile a quella contro la televisione di Belgrado durante la guerra del 1998, da almeno quindici giorni si continua a parlare di un unico fotogramma, inserito in uno spot promozionale di teleSUR, che inquadra il capo della guerriglia colombiana Manuel Marulanda. Scandalizzato dal fotogramma, si è scomodato il sottosegretario al Dipartimento di Stato Nicholas Burns, che ha parlato di “gravissima provocazione”. Nella sigla del TG2 della RAI, e chissà in quanti altri, c’è un fotogramma che mostra Osama Bin Laden, ma si ignora se Washington abbia mai considerato la sigla del TG2 come una gravissima provocazione.


In realtà quello che preoccupa gli Stati Uniti non è Marulanda, ma il  fatto che il sindaco di Bogotá, il socialdemocratico Luís Eduardo  Garzón, ha acquistato un canale televisivo per permettere la  trasmissione gratuita di teleSUR in tutta la regione della capitale  colombiana. E’ un’iniziativa che preoccupa perché trova proseliti, ogni  giorno vi sono annunci, in tutto il continente. In Brasile, nonostante  lo scoglio della lingua, migliaia di comunità isolate, si stanno  attrezzando autofinanziandosi per poter ricevere via satellite il  segnale di teleSUR. E’ un “segnale” che preoccupa quello dell’interesse  alla diffusione di teleSUR, come preoccupa terribilmente il fatto che  l’emittente abbia un accordo di cooperazione con Al Jaazera che  permetterà di trasmettere fuori del mondo arabo le immagini e le notizie provenienti dalle 18 troupe che la televisione tiene in Iraq. Così per la prima volta anche negli Stati Uniti, dove basta una parabola per  accedere al segnale di teleSUR, ci sarà un controcanto al monopolio  informativo sui trionfi bellici in Iraq.  
Sopratutto, ed è la colpa imperdonabile, che impone a Washington lo scontro frontale contro teleSUR, per la prima volta l’informazione alternativa esce dai circuiti ristretti della stampa scritta o di Internet ed entra in tutte le case, puntando alle masse. Il terreno di scontro tra teleSUR e il punto di vista monopolista espresso da CNN e affiliate è il telecomando di centinaia di milioni di latinoamericani.
Preoccupa, indigna, che con teleSUR questi possano scegliere.


teleSUR, molto prima del previsto, e molto prima di poter essere materialmente efficace nel suo mandato di orientare verso sud la bussola del sistema informativo continentale, è già la cartina tornasole di un fenomeno molto più ampio. Per la prima volta dopo molti decenni gli Stati Uniti vedono altri soggetti attivi in politica estera, ingerire nel giardino di casa. In settimana Hugo Chávez ha proposto ufficialmente che Cuba partecipi al vertice americano di novembre a Buenos Aires.
L’Avana è esclusa da tutte le organizzazioni continentali da oltre un quarantennio. Quello di Chávez è al momento uno sproposito diplomatico.
Ma, al tempo del "Consenso di Washington", non sarebbe stato neanche proponibile. Sempre nell’isterica settimana trascorsa, Roger Noriega, segretario di stato per l’emisfero occidentale del Dipartimento di Stato, in un ispirato discorso in parlamento, ha denunciato le gravissime ingerenze di Venezuela e Cuba nella crisi boliviana.


Noriega afferma che ci sono prove inequivocabili di tali ingerenze, ma  non c’è bisogno che le mostri. E’ vero, Evo Morales, che il 4 dicembre diventerà il primo presidente indigeno della storia della Bolivia, viaggia continuamente a Caracas, l’Avana, e Buenos Aires, e Brasilia, e Montevideo, dov’è accolto da amico e con onori da capo di stato. Ma da che pulpito, Noriega! Tre anni fa, quando al ballottaggio arrivarono lo stesso Evo Morales e Gonzalo Sánchez de Losada - famoso per parlare meglio in inglese che in spagnolo e per le decine di cittadini fatti assassinare prima di fuggire a Miami lo scorso anno - l’ambasciatrice statunitense in un infuocato discorso al Parlamento di La Paz, indusse - obbligò sotto un diluvio di minacce - i deputati a non eleggere Morales.

http://www.gennarocarotenuto.it

 

 


 

 

teleSUR ha rotto l’egemonia yankee

 

dell’informazione

 

 

L’Avana 28 luglio (AIN). – La nascita di teleSUR ha rotto l’egemonismo informativo imperiale in America Latina ed ha aperto nuove opzioni per portare la verità ed un altro punto di vista sugli avvenimenti, è stato sottolineato nella Tavola Rotonda Informativa della Televisione Cubana.

 

La giornalista Ana Teresa Badia ha segnalato che, prima che la nuova emittente iniziasse a trasmettere, il Governo e il Congresso degli USA avevano già cominciato ad attaccarla. Il Congresso ha approvato l’inizio di trasmissioni dirette al Venezuela come rappresaglia all’iniziativa di integrazione.

 

Lázaro Barredo, del settimanale ‘Trabajadores’, ha spiegato come l’abituale politica nordamericana dell’immondezzaio, si sia materializzata in questi giorni con le dichiarazioni interventiste di Roger Noriega, sottosegretario di Stato nordamericano, il quale ha espresso che il suo Governo dispone di prove inconfutabili della partecipazione cubana e venezuelana nella situazione boliviana.

 

Ripetendo le abituali menzogne, l’agente della mafia terrorista di Miami, ha accusato senza alcuna prova le rivoluzioni bolivariana e cubana, dimenticando di rappresentare un Governo che agisce apertamente contro tutto ciò che si oppone ai suoi disegni.

 

"La manovra yankee", ha detto Barredo, "ha provocato la reazione del Movimento al Socialismo, che ha negato la partecipazione cubano-venezuelana nei problemi della Bolivia, causati dal pluri decennale sfruttamento delle risorse naturali di questo impoverito paese.

 

I relatori hanno segnalato che la regione sta subendo nuovamente la presenza militare nordamericana, sotto la copertura delle operazioni di pace, come quella portata avanti in Paraguay, cercando di controllare la cosiddetta tripla frontiera, formata da questo paese più Brasile e Argentina.

 

Questa zona è strategica per il futuro del mondo, in quanto custodisce la metà delle riserve d’acqua potabile del pianeta e possiede una ricca biodiversità, bramata dalle transnazionali farmaceutiche e alimentari, che aspirano ad impossessarsene.

 

Durante il programma sono stati contattati giornalisti a Panama, dove si svolge da giovedì il IV Summit dei capi di Stato e di Governo dei paesi membri dell’Associazione degli Stati dei Caraibi (AEC).

 

E’ stato spiegato che verrà approvata una proposta cubana contro il terrorismo, che esige venga applicata la giustizia a chi commette questi atti.

 

Alla fine della Tavola Rotonda si è appresa la notizia che Roger Noriega abbandonerà presto il suo incarico di sottosegretario di Stato per l’Emisfero Occidentale e che verrà sostituito da un diplomatico di carriera.
 


 

teleSUR, un canale per "aprire"

il latifondo mediatico

 

V.De Jesus, inviato speciale

 

Caracas, 24 luglio — Il presidente Hugo Chávez ha assicurato che è stato il risveglio dei popoli latinoamericani a rendere possibile la nascita di teleSUR, il canale che contribuirà all’integrazione e ad elevare la nostra coscienza.

 

teleSUR fa parte di quel grande cambiamento riscontrabile oggi nella regione, che ha reso possibili sogni come Petrosur, Petrocaribe e che punta a Petroandina, consorzi energetici pluristatali proposti dal Venezuela ai paesi latinoamericani, ha espresso.

 

"È questo a infastidire l’impero. I nemici dello sviluppo dei nostri popoli temono tutto ciò", ha commentato il Capo di Stato nella conversazione telefonica con il Consiglio di Consulenza di teleSUR questa domenica, giorno di inizio delle trasmissioni dell’emittente dal Teatro Teresa Carreño.

 

Aram Aharonian, direttore generale del canale televisivo, ha sostenuto che teleSUR nasce per "aprire" il latifondo mediatico e coadiuvare l’integrazione continentale come alternativa all’egemonia nelle comunicazioni, al pensiero e alle immagini uniche.

 

Argomentando che il canale avrà un punto di vista latinoamericano sulla realtà nostra, con un ordine di priorità e una programmazione differenti a quelli che riceviamo dal Nord, Aharonian ha chiarito che il monopolio mediatico ha tentato di staccarci dalla nostra storia, per non farci sapere né da dove veniamo né dove andiamo.

 

Andrés Izarra, ministro della Comunicazione e dell’Informazione, ha spiegato che "con la nascita dell’emittente si mette un mattone per la costruzione di una nuova realtà nell’America Latina".

 

I membri del Consiglio di Consulenza di teleSUR hanno insistito nel precisare gli obiettivi strategici del nuovo canale. Il regista Fernando "Pino" Solanas ha segnalato che è necessario aprire una finestra che ci permetta di vedere la nostra storia e la nostra memoria, costruita con grandi epopee.

 

Lo stesso tema è stato abbordato da Richard Stallman, creatore del concetto di software libero e gratuito, che non solo ha respinto l’emendamento approvato dal Congresso degli USA contro il canale latinoamericano, ma ha anche assicurato che è proprio il popolo nordamericano quello che più necessita di essere informato senza falsità e manipolazioni.

 

Ignacio Ramonet ha rivolto un appello alla professionalità per vincere la battaglia sulla sovranità informativa.

 


 

 

teleSUR: scacco matto in due mosse

al pensiero unico

 

La televisione continentale latinoamericana parte domenica 24 luglio. Rompe il monopolio informativo statunitense sul continente contribuendo anche nell’informazione alla costruzione di un mondo multipolare e offrendo un poderoso strumento per l’integrazione culturale e politica del continente ribelle.

di Gennaro Carotenuto 23 luglio

 

Questa volta i governi progressisti e popolari saldissimi in tutta l’America Latina atlantica l’hanno fatta grossa. Tutti insieme il venezuelano Hugo Chávez, l’argentino Nestor Kirchner, l’uruguayano Tabaré Vázquez, il cubano Fidel Castro e –più defilato anche per motivi linguistici- il brasiliano Lula da Silva hanno messo in marcia il più grande progetto di integrazione comunicativa al mondo.

 

Da domenica 24 luglio, con base a Caracas e redazioni in tutto il continente, teleSUR -Telesud- sarà in onda dalla Terra del fuoco fino al Canada raggiungendo 370 milioni di ispanoamericani, 180 milioni di brasiliani, 50 e più milioni di latinos negli Stati Uniti e 100 milioni di spettatori che parlano spagnolo in Europa Occidentale e Nord Africa. Sono 700 milioni di spettatori potenziali, nessuna televisione al mondo può farsi capire da così tante persone con una missione così chiara come quella indicata nello slogan della televisione nelle parole di uno dei più grandi artisti latinoamericani del XX secolo, il pittore uruguayano Joaquím Torres García: “Nuestro norte es el sur”, che in maniera meno evocativa va tradotto in “La nostra bussola punta a sud”.

 

È già stata definita la CNN latinoamericana, ma è forse più corretto definirla la Al Jazeera del Sud.

 

Il governo degli Stati Uniti ha già emesso una fatwa preventiva contro teleSUR. Con un decreto legge ha autorizzato contromosse contro le menzogne –o verità scomode- che verranno dalla nuova televisione. È una censura preventiva che testimonia che da Washington sanno apprezzare la pericolosità della televisione voluta e finanziata dai governi che in questi anni sono passati dal Consenso di Washington –quello del neoliberismo e del FMI- ad un meno paludato ma più coerente Consenso degli elettori.

 

teleSUR - è il timore di Washington ed il sogno di Aram Aharonian, il direttore di origine armena esule prima dalla dittatura uruguayana e poi dall’argentina prima di approdare a Caracas - a medio termine può portare alla fine del controllo statunitense sul sistema mediatico latinoamericano. Lo può fare in due mosse; aprendo il cammino al pluralismo informativo in un’America Latina vittima del monopolio della voce e degli interessi del nord, ed offrendo uno spazio integratore nel quale i latinoamericani possano quotidianamente ritrovarsi insieme. teleSUR, è il primo servizio pubblico interstatuale al mondo. Ed è servizio pubblico come garanzia di correttezza informativa contro un sistema mediatico commerciale privato che oggi garantisce solo il sistema delle multinazionali, i dettati del Fondo Monetario Internazionale e legittima due secoli di politica aggressiva degli Stati Uniti.

 

Chi conosce il panorama televisivo latinoamericano non può non trarne un’impressione desolante. La penetrazione della televisione via cavo arriva fino all’ultima favela e fino all’ultimo villaggio sperduto sulle Ande o in Amazzonia essendone spesso l’unica mediazione e contatto con il mondo. Canali come HBO trasmettono 24 ore su 24 film nordamericani, veicolando valori e stili di vita estranei. Altri come i paludati History Channel o National Geographic raccontano la storia ed il pianeta sempre e solo dal punto di vista anglosassone. I canali nazionali si occupano dei singoli paesi e quando devono coprire eventi regionali in genere ricorrono a Miami, dove i canali in spagnolo della CNN e della CBS sono gli unici che trattano –distorcendola- l’America Latina come insieme. Chi si informa solo su tali media non ha mai sentito definire Augusto Pinochet come genocida. Il dittatore cileno viene tuttora rispettosamente definito come ex-presidente o generale in pensione. Chi si informa su questi media non è mai stato informato sull’opposizione planetaria alla guerra in Iraq e non sa che i marines non stanno vincendo la guerra. Come gli spettatori della RAI o della televisione spagnola o i lettori di quotidiani progressisti come La Repubblica di Roma o El País di Madrid, del Venezuela bolivariano sanno solo che Chávez è un pericoloso golpista amico di Fidel Castro. Ma non hanno mai saputo che in Venezuela da qualche anno 19 milioni di persone hanno conquistato servizi sanitari gratuiti ed efficienti che prima erano stati sempre loro negati o che 100.000 latinoamericani ipovedenti poveri sono operati quest’anno gratuitamente a Cuba riacquistando la vista.

 

teleSUR, ed è la prima mossa decisiva, offre da oggi un punto di vista alternativo, come già Al Jazeera ha fatto per la regione mediorientale. Si chiama pluralismo, anche se il Nord del mondo guarda con sospetto a tutta l’informazione che non non risponde ai dogmi e cosiddetti valori del dio mercato o che non stia dalla parte dei vincitori del modello. Epperò sarà difficile per tutti eludere teleSUR, fare come se non esistesse. Non sarà più solo il Nord, le televisioni statunitensi con la loro logica commerciale spacciata per indipendenza, a dettare l’agenda informativa. Il decreto legge statunitense testimonia che già da oggi i media statunitensi sono obbligati a conformare la loro agenda rispetto a quella di teleSUR. Questa da prima di nascere sta già rivoluzionando l’informazione e puntando i riflettori su una notizia ignorata o manipolata da CNN –per esempio il campo di concentramento di Guantanamo- obbligherà CNN a replicare alle presunte menzogne.

 

Eduardo Galeano scrive che i latinoamericani sono stati costretti per 513 anni a guardare a se stessi con gli occhi degli altri. E sono stati costretti a guardare a se stessi come divisi. Oggi un latinoamericano non boliviano difficilmente conosce la filmografia di Jorge Sanjinés. Un non argentino ha visto ben poco di Pino Solanas, un non colombiano non conosce Sergio Cabrera e relativamente pochi latinoamericani hanno apprezzato “Fragola e Cioccolata”, il successo mondiale del cubano Titón Gutiérrez Álea. Le televisioni del continente e le sale cinematografiche sono occupate manu militari da produzioni hollywoodiane che in molti paesi superano una concentrazione del 98% della programmazione. Il miglior posto per vedere cinema latinoamericano resta Madrid.

 

teleSUR da oggi offre un progetto di integrazione che ricorda da vicino quello della RAI che negli anni ’50 insegnò un linguaggio comune a siciliani e piemontesi, friulani e lucani. Ed è questa la seconda mossa, la più rivoluzionaria, quella che dà scacco matto al pensiero unico: l’integrazione.

 

Educati a pensarsi divisi, con teleSUR i latinoamericani hanno uno spazio per scoprirsi uniti dagli stessi problemi ma anche dalla stessa storia e cultura. E “integrazione” oggi è la parola proibita che teleSUR gioca nella battaglia delle idee. I media del Nord hanno educato i latinoamericani a considerare velleitario, sconveniente e pericolosa l’integrazione latinoamericana. E “Integrazione” è oggi una parola più proibita di “socialismo”, più scomoda di “imperialismo”, più peccaminosa che ricordare che tutto il continente è stato integrato dall’essere vittima dello stesso terrorismo, che tutti i desaparecidos sono spariti per lo stesso motivo e che tutti i torturatori hanno imparato a torturare nella stessa scuola, la scuola delle Americhe, a Fort Benning, il progetto statunitense di integrazione delle violazioni dei diritti umani. La memoria e la denuncia sono le ragioni d’essere di teleSUR, una televisione che nasce antica, nella sua idea di servizio pubblico, ma allo stesso tempo modernissima, necessaria e incredibilmente sovversiva.

 

Beto Almeida, popolare giornalista televisivo brasiliano, e direttore della sede di Brasilia della televisione sostiene a chi scrive che la tv è già in grado di contrarrestare i piani del governo statunitense per metterla sotto silenzio: “Possono fare molto ma abbiamo contromosse. Possono farci escludere dai satelliti, ma non controllano e non possono abbattere tutti i satelliti. Possono corrompere le imprese di Tv via cavo o via satellite perché non ci veicolino, ma queste sono migliaia e stanno sul mercato ed hanno interesse ad offrire il nostro prodotto ai loro clienti”. Al Jazeera, come la televisione jugoslava, in Iraq è stata bombardata più volte. Ma la battaglia di idee per la prima volta da oggi si svolge competendo sullo stesso campo: il telecomando di centinaia di milioni di latinoamericani. Altro che Indymedia! Altro che blog! Altro che Telestreet, ultima frontiera dello snobismo informativo italico. Con teleSUR, l’informazione antagonista non è più patrimonio di minoranze iniziate alla politica o navigatori solitari, ma diviene disponibile per tutti. La smodatezza dell’ira con la quale prima ancora che inizino le trasmissioni rispondono dagli Stati Uniti in fondo rassicura, perché, come diceva José Martí, “una trincea di idee vale di più di una trincea di pietra”.

 


 

 

 

Il Venezuela annuncia che bloccherà

 

le trasmissioni contro il paese

 

 

(PL) 23 luglio - Il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha avvisato gli USA che darà una ferma risposta se inizieranno trasmissioni Radio e TV contro il suo paese e che continuerà ad approfondire la Rivoluzione.

 

Intervistato da Venezuelana de Televisión, Chávez ha assicurato che se il governo nordamericano vuole andare avanti con questa iniziativa approvata dalla Camera dei Rappresentanti, il Venezuela dovrà rispondere.

 

L’emendamento nordamericano permette alla Casa Bianca di emettere segnali Radio e TV verso il Venezuela con il fine di contrastare i messaggi di teleSUR.

 

"È finito il tempo in cui noi stavamo zitti e ci piegavamo e porgevamo l’atra guancia come Cristo. Dopo il colpo di stato dell’aprile del 2002 ci hanno illividito le guance" ha sottolineato il presidente Chávez.

 

"Il nostro governo dovrà rispondere (...) se il governo degli USA osa fare delle azioni di qualsiasi genere, come per esempio lanciare segnali molto potenti, ci sarà una guerra elettronica. Staremo a vedere fin dove sono capaci d’arrivare, ma si pentiranno perchè la risposta sarà poderosa piè dell’azione e genererà più coscienze in America Latina".

 

Il Capo dello Stato ha posto in risalto che un’aggressione di questo genere dimostrerebbe ancora una volta che gli USA sono un gigante che disturba e che non rispetta la libertà d’espressione e appoggia i terroristi.

 

Chávez ha anche detto che l’aggressione elettronica contro il Venezuela farebbe gettare la maschera all’impero e lo collocherebbe di faccia e unghie davanti al nostro popolo.

 

Sia il presidente del Venezuela che il ministro dell’informazione Andrés Izarra attribuiscono il nuovo attacco al fatto che teleSUR, che non trasmette ancora, sta aprendo piaghe e preoccupa molto gli Stati Uniti e i loro interessi.

 

Izarra ha detto che secondo lui la minaccia non è un attacco isolato, ma fa parte d’una rinnovata ondata di azioni politiche contro il Venezuela.

 

La congressista repubblicana nordamericana Ros-Lehtinen, ha detto Izarra, sta fomentando altre risoluzioni nel Congresso del suo paese contro il Venezuela. Egli ha spiegato che Connie Mack, il congressista della Florida che ha proposto l’emendamento, ha dato appoggio politico al terrorista d’origine cubana Orlando Bosh, che fu liberato dalla prigione dal presidente Bush padre pur essendo uno dei responsabili di numerosi attacchi contro Cuba tra i quali il sabotaggio d’un aereo civile cubano nel quale morirono 73 persone nel 1976.

 

"Mack parla come un imperialista che non tollera la democrazia e la libertà. Così parla la gente che approva l’invasione in Iraq, ma noi siamo decisi a rimanere liberi", ha avvisato il ministro Izarra.

 

Il direttore generale di teleSUR, Aram Aharonian, ha reiterato che il segnale del nuovo canale inizierà a trasmettere il 24 luglio come previsto, senza badare a censure di alcun genere.

 

 



 

Gli Stati Uniti e la guerra mediatica

contro il Venezuela


• Approvato negli USA un nuovo emendamento

• Per realizzare trasmissioni Radio e TV indirizzate al Venezuela

 

 

Caracas, 22 luglio (PL) – Gli Stati Uniti hanno presentato al Venezuela un nuovo fronte di battaglia con un’iniziativa incamminata ad emetter segnali Radio e TV per "combattere" la trasmittente regionale teleSUR.

 

Un nuovo emendamento autorizza il governo nordamericano a realizzare trasmissioni radio e TV per 30 minuti che "Offriranno ai venezuelani fonti di notizie precise, obiettive e complete, per contrarrestare l’anti americanismo di teleSUR", in accordo con il testo appena approvato.

 

Questa mozione è stata presentata dal rappresentante per la Florida, il repubblicano Connie Mack, che ha offerto l’informazione alla stampa, ma ma si sa che è stata elaborata dai congressisti di origine cubana tra i quali la repubblicana Ileana Ros-Lehtinen.

 

L’ambasciatore del Venezuela, Bernardo Alvarez, in una prima reazione, ha considerato che l’emissione di questi segnali, se si realizzeranno, sarà una perdita di denaro da parte del contribuente statunitense.

 

Poi in un’altra dichiarazione alla Venezuelana de Televisión a Washington, Alvarez ha considerato che l’emendamento è un’azione politica e propagandistica, approvata dalla Camera dei Rappresentanti.

 

Egli ha richiamato l’attenzione sull’assurdità che presuppone, poiché i segnali di teleSUR giungeranno a tutto il continente includendo gli Stati Uniti, dal 24 luglio in poi, per cui non si capisce quali effetti vogliono contrastare in Venezuela.

 

Il diplomatico ha affermato che le vere intenzioni dell’iniziativa sono politiche e propagandistiche contro il governo del presidente Chávez.

 

"Credo che sia un fatto pubblicitario, ma non ci si deve dimenticare che è un parlamentare che risponde ai settori più radicali dell’esilio cubano e che ha in mano la bandiera..."

 

Il diplomatico ha aggiunto che si tratta della creazione di un segnale differente dalla Voce dell’America, che farà spendere molto denaro senza necessità ai contribuenti degli USA.

 

Alvarez ha detto che inoltre la nuova emittente farà concorrenza ai mezzi di comunicazione privati venezuelani, controllati dall’opposizione, che dedicano più di 30 minuti al giorno per affrontare il governo nazionale.

 

La proposta deve ancora passare al Senato e la missione diplomatica venezuelana aspetta lo sviluppo del processo legislativo nel Congresso per attuare in conseguenza.


 


 

Gli attacchi a teleSUR dimostrano

la sua indispensabilità

 

Caracas, 14 luglio

 

teleSUR è ancora un embrione e sono già cominciati gli attacchi contro questa trasmittente regionale e questa è la prima prova della sua necessità e della minaccia che significa per i valori egemonici stabiliti.

 

Miguel Lozano corrispondente di PL in Venezuela segnala che il giornale colombiano "El Tiempo" che ha usato presunte relazioni dei servizi segreti di questo paese, ha accusato l’emittente - che comincerà a trasmettere il 24 luglio – di trasmettere messaggi di stimolo al terrorismo nei segnali di prova inviati alle compagnie televisive, via cavo.

 

Una delle accuse risibili è la diffusione di immagini d’una persona che canta una canzone che è, dicono, un richiamo al gruppo separatista basco ETA...

 

Il segmento a cui allude "El Tiempo" mostra una donna che canta sotto la doccia in portoghese: "eta, eta, eta È a lua, o sol, è a luz de Tieta, eta, eta, eta..."

 

La canzone è di Caetano Veloso e si riferisce a Tieta, il personaggio d’un romanzo di Jorge Amado, nato a Itabuna nel 1912 e morto nel 2001. La canzone fa parte della colonna sonora del film "Tieta de Agreste", con Sonia Braga, diretto da Carlos Diegues nel 1996.

 

A questa canzone si attribuiscono messaggi di terrorismo... perchè il suo autore ha fatto la rima tra Tieta e eta. I cantanti sono la diva brasiliana Gal Costa e Caetano Veloso.

 

L’insolito attacco contro teleSUR dimostra anche a che grado d’ignoranza portano l’estremismo e l’intransigenza che stabiliscono che i membri dell’Intellighenzia colombiana e El Tiempo non conoscono le espressioni rilevanti dell’arte latino americana.

 

Oppure l’accusa è strumentale?

 

In una conferenza stampa per denunciare queste accuse, il ministro dell’informazione del Venezuela, Andres Izarra, ha detto che l’episodio rafforza la necessità di teleSUR, per far sì che le persone responsabili di questi attacchi possano conoscere le espressioni della cultura latino americana.

 

Aram Aharonian, direttore generale dell’emittente ha detto che l’aggressione si deve soprattutto al fatto che teleSUR sta sfidando il pensiero egemonico dominante, con il suo slogan "Il nostro nord è il Sud".

 


 

Sono iniziate le trasmissioni

sperimentali di teleSUR

 

Caracas, 24 maggio

 

 

Contestualizzazione, obiettività e recupero di generi giornalistici dimenticati dalle grandi emittenti televisive saranno i caratteri distintivi di teleSUR, ha anticipato il direttore generale del canale, Aram Aharonian, durante la cerimonia di inizio delle trasmissioni sperimentali dell'emittente, gestita da un'impresa multinazionale. La notizia è stata resa nota da Prensa Latina.

 

Aharonian ha spiegato teleSUR nasce col proposito di andare più in là dei titoli che fanno "notizia" e di fare vere e proprie inchieste sui temi di interesse regionale.

 

Il giornalista uruguayano ha precisato che le trasmissioni sperimentali continueranno per due mesi e che il 24 luglio avrà inizio la seconda fase, con la messa in onda fino a  settembre di una parte della programmazione, dopodichè il palinsesto dei programmi sarà quello definitivo.

 

Gli operatori dei servizi televisivi di tutto il mondo hanno cominciato a ricevere via satellite il segnale della nuova tv, che si propone di diventare uno strumento di integrazione latinoamericana.

 

L'impresa è nata con la partecipazione di Venezuela, Argentina, Uruguay e Cuba. Sono in fase avanzata le trattative con il Brasile ed è aperta la porta a chi si volesse incorporare.

 

Durante la cerimonia inaugurale, svoltasi nel teatro Teresa Carreño, il ministro dell’Informazione del Venezuela, Andrés Izarra, ha opinato che la prospettiva logica è l'aumento dei soggetti partecipanti.

 

Secondo Izarra, il corso degli avvenimenti porta l’America Latina verso l’integrazione e teleSUR è stata concepita come uno strumento di questo processo.

 

Gabriel Mariotto, sottosegretario argentino ai mass-media, ha spiegato che, sulla base di una proposta orizzontale, ampia e democratica, si sta costruendo un'emittente che dia uno sguardo diverso e più profondo alla regione.

 

Il direttore aggiunto del canale, il cubano Ovidio Cabrera, ha sostenuto che il 40% della programmazione sarà informativa, con una visione propria degli avvenimenti dalla regione e per la regione.

 

Il resto, ha indicato, verrà destinato alle espressioni audiovisive del continente.

 

Per il giornalista e regista colombiano Jorge Enrique Botero, direttore dell’Informazione di teleSUR, il canale offrirà la possibilità di una conoscenza diretta e senza intermediari e con questo obiettivo si propone di aprire nella prima fase nove redazioni locali.

 

Attualmente, ha precisato Botero, già sono aperti gli uffici di teleSUR a Bogotá, La Paz, Brasilia e Caracas. Nelle prossime settimane verranno inaugurati queli di Buenos Aires e LAvana, mentre a luglio avverrà lo stesso a Washington e Città del Messico.


 


 

teleSUR

inizierà le trasmissioni a maggio
 

 

25 aprile 2005 (PL)

 

“Una televisione regionale contribuirebbe in buona misura a far fronte al colossale squilibrio informativo che si vive in America Latina. Quando, nel prossimo mese di maggio, inizierà a trasmettere la stazione televisiva regionale teleSUR, si sarà conseguito un trionfo notevole nell’ampia battaglia per stabilire un nuovo ordine informativo mondiale che sostituisca quello esistente, caratterizzato dal quasi monopolio esercitato da USA ed UE”.


Questa affermazione è stata fatta (in ALAI-AMLATINA) dal giornalista cileno Hernán Uribe, uno dei molti che in America Latina ha salutato e sostenuto l’arrivo di teleSUR (Nuova Televisione del Sud SA), un progetto nato grazie all’apporto finanziario dei governi venezuelano, argentino e uruguayano, nonché al sostegno di istituzioni brasiliane.


“La concretizzazione di questo progetto presuppone un nuovo ordine informativo mondiale e porrà fine al monopolio delle informazioni esercitato da Stati Uniti ed Unione Europea”, ha dichiarato il presidente venezuelano Hugo Chávez, che considera indispensabile aumentare l’indipendenza culturale dei paesi latinoamericani (con una popolazione di 500 milioni di abitanti).


Aram Aharonian, giornalista uruguayano direttore di teleSUR ha spiegato (fonte Indymedia) che questo è un progetto strategico, nato dalla necessità di dare voce ai latinoamericani, sommersi da un cumulo di pensiero ed immagini unici, trasmessi dai media commerciali.


“teleSUR dispone”, secondo ANCHI, “di un direttivo internazionale, presieduto dall’attuale ministro dell’Informazione del Venezuela, Andrés Izarra, con Aharonian come direttore generale e con la partecipazione dell’argentina Ana de Escalom, direttrice del Canale 7 di Buenos Aires; Belo Almeida, sindacalista del collegio dei giornalisti del Brasile; Jorge Enrique Botero, colombiano, direttore dell’informazione del canale e del cubano Ovidio Cabrera.


La televisione regionale contribuirebbe in buona misura a fronteggiare il colossale squilibrio informativo esistente in America Latina, che ha portato Hernán Uribe a chiedersi: Esiste il Sud?


Secondo il giornalista cileno “il destino storico ha fatto si che nell’Emisfero Nord siano localizzate le nazioni industrializzate e sviluppate e che nel Sud si trovino i paesi poverissimi, a dispetto del fatto che in questa parte del pianeta viva il 70% della popolazione mondiale.


In tutti gli indici delle statistiche, gli Stati sottosviluppati hanno il triste primato della povertà, fame, analfabetismo, solo per menzionare alcuni degli squilibri tra le due aree geografiche. Anche l’informazione giornalistica deve essere compresa tra queste brutali differenze”.
 

In I Media considerano un solo Mondo, escludendo il Sud, Ana Delicado ricorda che gli Stati Uniti e l’Unione Europea controllano il 90% di tutta l’informazione del pianeta e così 300 delle principali agenzie di informazione sono così suddivise: 144 degli USA, 80 dell’Unione Europea e 49 giapponesi. Un dato illustrativo: i paesi poveri, dove vive il 75% dell’umanità, posseggono soltanto il 30% dei giornali del mondo.


teleSUR conquisterà posizioni rispetto alle grandi ‘corporations’ mondiali di notizie, compiendo un’impresa mediatica del tipo David e Golia e funzionerà “secondo stretti criteri di redditività, competitività e commercializzazione”, ha detto Aharonia al giornale messicano ‘La Jornada’.


Ha considerato che l’informazione oggi disponibile sulle nazioni dell’America Latina è assolutamente parziale ed inserita nella tendenza a diffondere una voce ed un’immagine uniche nei messaggi, che non rappresentano ciò che realmente succede in America Latina.
 

“Rivendichiamo il diritto dei nostri popoli a disporre di una loro voce. Non saremo intermediari di questa voce, ma uno spazio dove i popoli latinoamericani potranno farla sentire”.
 

Per quanto riguarda i futuri contenuti, si prevede che più del 30% della programmazione sarà a carattere informativo, ma verrà trasmessa anche una forte dose di documentari e film di ‘fiction’ latinoamericani ed una rivista mattutina sulle tematiche culturali.


Il motto di teleSUR sarà: “Il nostro nord è il sud”. L’emittente avrà la sua sede a Caracas. Trasmetterà ventiquattro ore su ventiquattro, con tre blocchi di otto ore l’uno. Potrà contare su corrispondenti negli USA, in Messico, Bogotà, Caracas, L’Avana, Lima, Buenos Aires e Brasile.
 

Secondo i suoi dirigenti, la nuova televisione satellitare si distinguerà in molti aspetti dalle emittenti commerciali.
 

“I nostri presentatori avranno uno stile colloquiale, disporremo di giornalisti che racconteranno storie, saranno reporter e non pupazzi che sanno soltanto leggere il Teleprompter. La nostra idea è quella di rivendicare il giornalismo”.


“Inoltre”, ha puntualizzato, “aspiriamo ad avere un’agenda nostra, toccando temi che presto scompaiono dagli schermi commerciali ma che non per questo cessano di essere notizia”.

Lotta ideologica


In una conferenza stampa tenutasi a Montevideo, Aharoniam ha detto che con teleSUR si vuole intraprendere una lotta ideologica nell’ambito televisivo ed ha fatto riferimento all’attuale esistenza di una “dittatura mediatica”, attraverso la quale “si vogliono imporre un pensiero unico, una immagine unica ed un solo punto di vista. Ci vedono in bianco e nero mentre siamo in technicolor. Siamo molto diversi fra noi, abbiamo differenze etniche, di opinione (anche fra chi la pensa nello stesso modo) e questo si deve riflettere sullo schermo”.
 

Il direttore di teleSUR ha ricordato come “da circa 513 anni veniamo allenati a vedere con occhi altrui. Vogliamo disporre di un canale televisivo che possa mostrare questa America Latina e Caraibi in tutti i suoi colori, con le diversità e pluralità che ci contraddistinguono”.


Ha ribadito che con teleSUR avremo una voce ed un’immagine nostra. “Un sogno di sovranità latinoamericana”