GIORNATA MONDIALE LE DI SOLIDARIETÀ

 

 

"La Campagna per

 

 

i non è finita" 

 

 

18 ottobre 2006 - tratto da Volveran N° 6

 

 

 

 

 

Il passato 16 ottobre al pomeriggio, in un affollato atto realizzato nel Memorial José Martí della città de L'Avana, si consegnò ai Cinque Eroi la distinzione 30˚ Anniversario del Crimine dell'Aeroplano delle Barbados, concesso dal Consiglio di Stato in merito alla loro lotta contro il terrorismo che il governo degli USA ed i suoi mercenari stanno facendo contro il paese cubano dallo stesso trionfo della Rivoluzione. 

A nome dei Cinque eroi assenti, riceverono l'onorificenza Holmes Labañino, padre di Ramon; Magaly Llort, madre di Fernando Gonzalez; Olga Salanueva, moglie di René Gonzalez; Adriana Perez, moglie di Gerardo Nordelo; e Maria Eugenia Guerrero, sorella di Antonio.  

 

La cerimonia fu presieduta da Ricardo Alarcon de Quesada, Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare; il Dr. Armando Hart Davalos, direttore del Programma Martiano; Fernando Estenoz, a nome del Comitato Centrale del PCC; rappresentanti del Segretariato dell'OSPAAAL, il Comitato dei Familiari delle Vittime delle Barbados, il Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque e familiari degli Eroi.   

 

Con la presenza di delegazioni diplomatiche straniere ed un'importante quantità di invitati, aprì l'atto il rappresentante dell'Organizzazione di Solidarietà coi Paesi dell'Asia, Africa ed America Latina (OSPAAAL) che insieme al Comitato Internazionale Giustizia e Libertà per i Cinque furono quelli che convocarono alla celebrazione. 

 

Di seguito intervenne Margarita Morales, a nome del Comitato dei Familiari delle Vittime dell'Aeroplano delle Barbados. Qui riproduciamo le sue parole:

 

 

“Compagno Ricardo Alarcon de Quesada, membro dell'Ufficio Politico e Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare;   

 

Compagno Fernando Remirez di Estenoz, membro del Segretariato del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba;   

 

Familiari dei nostri Cinque Eroi, lottatori antiterroristi, incarcerati ingiustamente nelle carceri dell'Impero;   

 

Distinti Invitati:   

 

Oggi sono esattamente 30 anni ed un giorno da quando partì da questo memorabile luogo il corteo funebre coi resti mortali di solo 8 dei 57 cubani assassinati nel sabotaggio di un aeroplano della linea aerea Cubana di Aviazione di fronte alle coste delle Barbados, il 6 ottobre 1976.   

 

Più di un milione di cubani c'accompagnarono quel giorno luttuoso, più di un milione di cubani vibrarono di emozione ed indignazione ascoltando il memorabile discorso di denuncia che pronunciò il nostro Comandante in Capo.   

 

Non sappiamo in che luogo della nostra immensa e grandiosa Piazza della Rivoluzione stavano quel giorno, 15 ottobre, Antonio, René, Fernando, Gerardo e Ramon, ma quello che sì sappiamo, è che quell'orrendo fatto, segnò un'orma indelebile nella volontà e nello spirito dei nostri Cinque Eroi lottatori antiterroristi.   

 

Il Consiglio di Stato, il passato 5 ottobre, istituì la Distinzione Commemorativa 30˚ Anniversario del Crimine dell'Aeroplano di Cubana alle Barbados. Per noi, familiari delle vittime del perfido crimine, costituisce un onore sapere che loro sono stati insigniti con questa onorificenza.   

 

Nelle storiche testimonianze pronunciate dai nostri Cinque Eroi, si recensiscono le motivazioni che li indussero a compiere il sacro dovere di ostacolare la realizzazione di nuovi atti di terrore contro Cuba. Mi permetta di leggere alcuni frammenti di queste testimonianze:   

 

GERARDO: “…sappiate, signori fiscali, che l'unico sangue che ci potrebbe essere su queste mani è quello dei miei fratelli caduti o assassinati vigliaccamente, dalle innumerevoli aggressioni ed atti terroristici perpetrati contro il mio paese da persone che oggi camminano tranquillamente per le strade di questa città. Sangue, quello per cui un giorno ho giurato che sarei disposto a sacrificare la mia stessa vita, se con questo atto avrei potuto proteggere il mio paese da crimini simili”.   

 

RAMON: “Sig. fiscali, vi piaccia o no, Cuba è un paese indipendente e sovrano, ha il suo proprio governo legittimo, il suo proprio Presidente, i suoi martiri ed eroi, e le sue proprie convinzioni. Cuba è come gli Stati Uniti. Cuba, signori, bisogna rispettarla!   

Se per evitare la morte di esseri umani innocenti, se per difendere i nostri due paesi dal terrorismo, ed evitare un'invasione inutile a Cuba, se è per questo che mi state condannando oggi, beh, benvenuto sia!”. 

 

RENÉ: “…io credo che né in Cuba, né qui negli Stati Uniti né in nessun altro posto, devono morire persone innocenti… Ed io farei quello che feci e affronterei i rischi che ho accettato per qualunque paese nel mondo, includendo gli Stati Uniti, al di sopra delle considerazioni politiche”.   

 

FERNANDO: “Il mio paese ed il mio popolo furono obbligati più di quaranta anni fa a svegliarsi davanti al pericolo e a correre per difendere la loro libertà. Io mi sento orgoglioso di essere stato uno di quelli che ha protetto il mio paese da questi pericoli.   

Quello che feci è stato motivato dall'amore per la mia patria e per la convinzione che la storia dimostra che è l'unica opzione che rimane al popolo cubano per evitare la morte di persone innocenti e la distruzione che provocano gli attentati terroristici che si commettono contro il mio paese”.   

 

ANTONIO: “…Prevenire un conflitto che può seminare il dolore nei nostri popoli, è stato l'oggetto dei miei atti e la ragione del mio dovere, come lo è stato per i miei compagni.   

Arriverà il giorno in cui potremo vivere senza l'inquietudine della paura e della morte, ed in quel giorno della storia, si vedrà la giustizia reale della nostra causa”.   

 

Deplorevolmente, quel giorno che reclama Antonio non è ancora arrivato, sono trascorsi 30 anni dall'orrendo crimine e prevale l'impunità. 

 

Gli autori intellettuali del sabotaggio dell'aeroplano di Cubana, Orlando Bosch e Luis Posada Carriles, seguono senza pagare per il crimine commesso, e con  sfacciataggine e ostentazione dichiarano ai mezzi di stampa che non si pentono del loro curriculum di terrorismo e manifestano la loro disposizione per commettere altri atti di morte contro questo eroico paese.   

 

Paradossalmente, il Governo degli Stati Uniti mantiene imprigionati i Cinque lottatori antiterroristi. È ora già che cessi l'ipocrisia, è ora già che il Governo degli Stati Uniti assuma un atteggiamento responsabile contro i terroristi che protegge nel sud della Florida.   

 

Libertà per i Cinque Eroi lottatori antiterroristi, è il giusto appello che facciamo a nome delle vittime del Crimine delle Barbados. 

 

Carcere per i responsabili intellettuali dell'esplosione dell'aeroplano cubano delle Barbados.

   

Non desisteremo dai nostri impegni affinché prevalga la giustizia, e finché non si imponga, questo popolo energico e virile, farà tremare l'ingiustizia.   

Hasta la victoria sempre!   

 

Comitato dei Familiari delle Vittime dell'Aeroplano Cubano alle Barbados.

 

 

Intervenne di seguito Elizebeth Palmeiro, moglie di Ramon Labañino Salazar, che ringraziò per l'omaggio a nome dei Cinque e trasmise un messaggio di suo marito: 

 

Compagni della Presidenza, 

 

Cari parenti delle vittime del criminale atto terroristico del 6 ottobre 1976, 

 

Compagni e compagne invitati: 

 

Io ero una bambina di undici anni quel 6 ottobre e mi trovavo insieme a centinaia di pionieri godendo delle installazioni dell'accampamento pionerile di Tararà. 

 

Molto dolore e lacrime intorno a me, questi sono i miei ricordi di quel giorno. C'inondava l'intrigo infantile perché non riuscivamo a capire quello che era successo. Ricordo come tutti rimanemmo immobili e muti davanti al televisore, ascoltando il discorso di addio e di dolore del nostro Comandante Fidel, dove realizzò già precoci denunce sugli autori del crimine. 

 

Già adulta, ho conosciuto personalmente il dolore che ha colpito quelle famiglie, che non hanno potuto rimettersi dalle fatali perdite dei loro cari, in tutto questo tempo. 

 

I parenti delle vittime delle Barbados comprendono molto bene la sofferenza e il trauma che provoca la mancanza di un padre, di un figlio o del marito. 

 

Oggi quelle denunce del nostro Comandante sono appoggiate dagli stessi documenti resi pubblici dalla CIA e dall’FBI. E tuttavia i terroristi come Luis Posada Carriles ed Orlando Bosch non hanno pagato per i loro crimini.  

 

Posada Carriles è ora detenuto, per entrata illegale negli Stati Uniti. Non è accusato dei sanguinanti atti terroristici che commise ed organizzò contro Cuba ed altri popoli. 

 

Inoltre, il governo si rifiuta di estradarlo in Venezuela per essere giudicato come quello che è realmente: un terrorista. 

 

Il governo nordamericano si arroga il diritto di dire chi è un terrorista su questo pianeta.  

 

Quelli che per più di 45 anni hanno realizzato azioni contro Cuba e perfino si sono vantati di averle commesse, non sono qualificati come tali. Invece ha incarcerato in prigioni orrende di questo paese cinque cubani degni di onore per fare quello che loro, per complicità e tolleranza, non fecero: evitare atti terroristici contro Cuba. 

 

René, Fernando, Antonio, Gerardo e Ramon, dopo più di 20 anni dal crimine delle Barbados, erano infiltrati nelle organizzazioni terroristiche che ancora radicano nel sud della Florida. Loro erano la nostra fonte di informazione per evitare altri spargimenti di sangue, morti e dolore al nostro popolo.

 

Ramon ed i suoi compagni mettevano a rischio le loro vite per salvare quella di migliaia di persone in Cuba e negli stessi Stati Uniti. Loro si allontanarono dalle loro case e posticiparono i sogni più importanti per amore e patriottismo. 

 

Fernando e Gerardo compivano missioni direttamente relazionate con il lavoro sanguinario di Orlando Bosch, ed inoltre si realizzavano anche missioni di ricerca di informazione dei piani di José Basulto, Rodolfo Frometa, i fratelli Novo Sampol, Ramon Saul Sanchez ed altri della stessa risma.

  

Loro dovevano evitare che atti terroristici come quello delle Barbados si ripetessero contro il nostro paese, intristendo la famiglia cubana. 

 

Attualmente Posada Carriles è detenuto a El Paso, in Texas, e da quella carcere dorata nella quale si trova, dice lui che non gli manca niente, che non gli fanno mancare niente, ha tutti i privilegi di un carcerato diverso. Così il governo degli Stati Uniti tratta il Bin Laden delle Americhe. 

 

I nostri cinque famigliari, che non hanno danneggiato nessuno ed il cui amore all'Umanità motivò le loro azioni, sono stati maltrattati, gli hanno fatto pressioni di tutti i tipi, ricattati, violando ogni tipo di diritti umani e costituzionali.  

 

Il più elementare, il diritto ad un giusto processo, non fu mai presente, ed è per questo motivo che oggi sono in carcere. 

 

Loro compiono le loro spietate condanne di perfino due ergastoli in carceri di massima sicurezza, separati in cinque stati molto lontani tra loro e circondati da criminali che ci fanno temere per la loro integrità fisica ogni minuto.  

 

Il loro diritto a ricevere le visite dei loro cari, compresi i figli piccoli, è regolarmente ostacolato, ritardato e perfino negato. 

 

Si sa bene che sono lunghi i mesi che rimasero isolati nel “buco” del FDC di Miami ed in altre opportunità, senza un motivo giustificato. Ora sono frequenti le punizioni generalizzate dove rimangono rinchiusi nelle loro celle per settimane, cosa che ostacola le visite e le comunicazioni, ritarda le corrispondenze e proibisce perfino il bagno giornaliero. 

 

Tutto questo aggiunge ancora più dolore e sofferenza alla già crudele separazione e dimostra che non si è smesso di insistere nell'impegno di piegare i loro principi e le loro convinzioni rivoluzionarie. 

 

Tuttavia, dopo la sentenza del plenum dei giudici di Atlanta lo scorso 9 agosto, dove respingono la decisione anteriore, confermando così le condanne e negando la realizzazione di un nuovo giudizio, i Cinque mostrarono un'altra volta il loro compromesso indistruttibile con la vera lotta contro il terrorismo, le loro espressioni immediatamente dopo avere conosciuto la decisione, misero in risalto una volta di più la loro dignità davanti alla canagliata giuridica e tutti confermarono la loro convinzione di seguire in questa lotta per la verità, per la giustizia e per la ragione, ancora con più forza.  

 

Recentemente si celebrò una Giornata Mondiale di Solidarietà con la causa dei Cinque che facilitò una maggiore conoscenza delle giuste ragioni della loro lotta, mentre smaschera l'imbrogliato giudizio a cui furono sottoposti. Il popolo nordamericano, la cui mobilitazione in questa lotta è vitale, ogni giorno si compromette di più, come si dimostrò nelle azioni realizzate durante questa Giornata Internazionale. 

 

Sono passati 30 anni dal crimine delle Barbados. I parenti che erano molto giovani in quel momento o bambini, sono già uomini e donne, cresciuti in mezzo alla sofferenza ed al trauma per la brutale perdita, ed ancora chiedono giustizia.  

 

Le nostre cause sono intrinsecamente unite, integrati nel Comitato dei Famigliari Vittime del Terrorismo, per chiedere giustizia per i loro morti ed esigere la libertà dei nostri cinque familiari incarcerati. 

 

Sono di incalcolabile valore le loro testimonianze, per smascherare la doppia morale del governo degli Stati Uniti, specialmente nei momenti difficili nei quali, davanti ad auditorium differenti, alla ricerca della solidarietà necessaria, dobbiamo parlare di quello che tanto ci fa male e ferisce.  

 

Oggi si è consegnata la distinzione per il 30˚Anniversario del Crimine delle Barbados ai nostri Cinque Eroi, 

 

A nome delle madri, genitori, figli e mogli che amiamo infinitamente e sentiamo la mancanza del ritorno a casa di questi valorosi uomini, molte grazie per farci custodi di queste distinzioni. 

 

Di seguito darò lettura al messaggio di gratitudine che a nome dei suoi quattro fratelli, Ramon inviò dopo aver saputo di questo alto riconoscimento.  

 

 

Cari fratelli e sorelle: 

Riceviamo oggi come un alto onore, insieme ad orgoglio e molta responsabilità, questa distinzione commemorativa del 30˚Anniversario del criminale sabotaggio all'aeroplano di Cubana di Aviazione alle Barbados. 

Portiamo nel cuore la memoria eterna di tutti gli esseri umani innocenti che sono stati assassinati vigliaccamente in atti di terrorismo e la certezza che porteremo davanti alla giustizia finale tutti i criminali che hanno eseguito tali atrocità. 

Non abbiamo il minimo dubbio, che non ci fermeremo mai davanti a questa battaglia, per fare giustizia dei terroristi, per i loro atti.  

Non cederemo mai, né un momento nella difesa di Cuba, della nostra Rivoluzione e del nostro Socialismo. 

Non smetteremo mai di lottare per un mondo migliore, di cui l'umanità ha bisogno. 

Non smetteremo mai di sognare, dato che sono i sogni le mete dei rivoluzionario. 

La memoria di tutti i nostri cari caduti lo esige da noi. 

Grazie di tutto cuore, per questo riconoscimento che sapremo onorare con le nostre stesse vite. 

Presto ci vedremo a Cuba, per continuare insieme le nostre lotte per la giustizia e la verità. 

Ricevano cinque abbracci rivoluzionari, a nome dei miei quattro fratelli e da me. 

Hasta la Victoria Siempre! 

 

Ramón Labañino Salazar 

14 ottobre 2006 

USP Beaumont, Texas

 

 

Per ultimo, prese la parola Ricardo Alarcon de Quesada. Con la sua riconosciuta semplicità e la sua chiarezza di parole, unite da una profonda conoscenza e da poderose ragioni, quelle dei Cinque, quelle del popolo cubano che affronta da quaranta sette anni le aggressioni costanti dell'imperialismo yankee, il Presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare segnalò che il popolo cubano continuerà lottando fino a che I Cinque ritornino alla loro Patria ed il peso della giustizia cada sui confessi assassini Luis Posada Carriles ed Orlando Bosch, che godono della totale impunità che concede loro la Casa Bianca. 

 

  Alarcon enfatizzò che la giornata di solidarietà mondiale a beneficio dei Cinque non è finita né finirà, fino a che tutti i Cinque non siano di ritorno a Cuba, e che questa Giornata avrà un momento speciale il 27 dicembre, quando si realizzeranno cinque anni da aver dettato le sentenze e che loro pronunciassero le loro testimonianze trascendentali, unica opportunità che hanno avuto per difendersi, benché in condizioni eccessivamente difficili.