27 settembre 2006 - www.granma.cu

 

 

Dichiarazione finale del

 

 

XIX Congresso della CTC
 

 


Dal giorno del trionfo della Rivoluzione Cubana, i successivi governi degli Stati Uniti hanno proclamato la loro maligna intenzione di distruggere il potere rivoluzionario e ripristinare il capitalismo e la loro dominazione neocoloniale nel nostro paese.

Per ottenere i loro propositi hanno applicato contro Cuba un genocida blocco economico, commerciale e finanziario, rafforzato, sempre più, da nuove leggi e decisioni delle amministrazioni nordamericane per tentare di piegare per fame e malattie il nostro popolo.

Con esso, nel suo patologico e viscerale odio contro la Rivoluzione, hanno lanciato contro Cuba ogni tipo di aggressioni: invasioni, guerra sporca, sabotaggi, guerre biologici e propagandistiche, abominevoli atti terroristici, tentativi di assassinio del Comandante in Capo e di altri dirigenti della Rivoluzione, così come hanno organizzato e finanziato la controrivoluzione interna ed altri criminali piani per raggiungere i loro fini.

L'ingiusta condanna dei nostri Cinque fratelli prigionieri nelle carceri dell'impero per lottare contro il terrorismo, mentre proteggono noti terroristi come Luis Posada Carriles ed Orlando Bosh, dimostra che il governo di Bush non ha rinunciato a nessuno di questi metodi per cercare di piegarci.

Nell'infausta data del 20 maggio 2004, il presidente George W. Bush firmò il chiamata Piano per la Transizione a Cuba, infame programma che contiene ed indurisce tutte le pratiche in passato utilizzate e pretende spogliare definitivamente il nostro popolo della sua indipendenza e sovranità e schiavizzarlo per sempre.

Più recentemente, nel passato mese di luglio, nella sua disperazione di compiere il vecchio sogno di annichilirci, il Piano Bush è stato rinforzato, perfino con una clausola segreta che non può contenere un'altra cosa che un piano di aggressione diretta al nostro paese preceduta da un criminale magnicidio. Ciò diventa più evidente se teniamo conto che come parte di questi programmi, vari alti funzionari dell'amministrazione Bush hanno apertamente dichiarato la loro intenzione, dopo la sparizione fisica del Comandante in Capo, di agire per ostacolare, per tutte le vie possibili, che i suoi  compagni più vicini, quelli che essi chiamano i "suoi complici", assumano la direzione del paese. Si riferiscono così, spregiativamente, ai valenti compagni della generazione storica e successiva, che per più di mezzo secolo, hanno diretto, con Fidel, il processo liberatore rivoluzionario della nostra Patria.

Tenuto conto di tutto ciò, i delegati e delegate al XIX Congresso della CTC, Decidiamo:

1. Intensificare la nostra lotta contro il genocida blocco, oggi intensificato, che c'è stato imposto da quasi 48 anni e reclamare alla comunità internazionale il suo più pieno appoggio alla risoluzione che, in questo senso, il nostro paese presenterà nei prossimi giorni davanti all'Assemblea Generale di Nazioni Unite.

2. Denunciare e respingere i piani di aggressione e destabilizzazione contenuti nel Piano Bush e cercare tutte le vie possibili che ci permettano di incrementare la nostra preparazione politica, ideologica e militare per affrontare tutti i tentativi di distruggere il potere rivoluzionario.

3. Ratificare un'altra volta che oggi e sempre, le strade ed i centri di lavoro di Cuba sono e saranno dei rivoluzionario e che non potranno mai essere presi da traditori e mercenari al servizio dell'impero.

4. Continuare la lotta per la liberazione di nostri Cinque Eroi prigionieri dell'impero e la giusta punizione ai veri terroristi, responsabili di orrendi crimini contro il nostro popolo che godono di libertà e protezione negli Stati Uniti.

5. Ratificare la nostra più profonda convinzione che a Cuba solo ci sarà transizione verso più Rivoluzione, più giustizia sociale, più socialismo, e che accompagneremo Fidel per sempre e che quando, per legge della vita, non stia più con noi, staremo in piedi, in prima fila, lottando con Raúl ed i suoi compagni di gesta, con il Partito che essi fondarono e che non sparirà mai, per fare invincibile la Rivoluzione ed il socialismo.

6. Esprimere il nostro più profondo riconoscimento a tutto il nostro popolo per la disciplina, fiducia, unità, maturità, responsabilità e saggezza manifestatesi nel compimento del Proclama del Comandante in Capo. Questa risposta, serena e virile, è la nostra arma più potente per sconfiggere tutte le aggressioni e tentativi di sconfiggere la Rivoluzione.

7. Proclamare: La Rivoluzione Socialista a Cuba è invincibile!

Avana, 27 settembre 2006



 

 

 

27 settembre 2006 - www.granma.cu

 

Il nostro popolo ha dato una formidabile

prova di fiducia nel suo Partito, nei suoi

         dirigenti e soprattutto di fiducia in sé stesso


Discorso pronunciato dal Generale dell'Esercito Raúl Castro Ruz, Secondo Segretario del CC del Partito e Ministro delle FAR, in chiusura del XIX Congresso della Centrale dei Lavoratori di Cuba.

 

Palazzo delle Convenzioni, Città de L'Avana, 27 settembre 2006

Anno della Rivoluzione Energetica a Cuba.
 

 

 

 

Compagne e compagni. Delegati ed invitati:

Comincio con il trasmettervi il saluto del Comandante in Capo. Come si è ricordato, è la prima volta, dal trionfo della Rivoluzione, che non può essere fisicamente presente ad un congresso operaio, ma come voi avete espresso, qui ci sono le sue idee ed anche i suoi insegnamenti.

In queste conclusioni non mi propongo riassumere tutto quanto affrontato dal Congresso. Mi limito ad esprimere che dopo due giorni di interscambio con voi, oltre a quanto analizzato nelle nove commissioni che si riunirono, simultaneamente, il passato lunedì, di cui mi sono mantenuto informato, è possibile affermare che sono state identificate le cause di un numero importante di problemi e deficienze, nelle quali la CTC ed ogni sindacato hanno riconosciuto le loro responsabilità ed, allo stesso tempo, hanno segnalato i responsabili alle direzioni amministrative. Naturalmente, ci sono temi la cui soluzione risponde ad istanze superiori del paese.

Sono discussioni che, senza dubbio, hanno contribuito a rischiarare quali sono le migliori vie per sradicarli.

Il prossimo anno deve essere di lavoro intenso per il nuovo Consiglio Nazionale ed il suo Segretariato, perché sono i responsabili, per ciò che ad ognuno compete, di mettere in pratica le decisioni del Congresso, che ha avuto il merito di incentrarsi su temi fondamentali per il paese e pertanto per i lavoratori, come la Rivoluzione Energetica, i programmi della Battaglia di Idee, la lotta per la liberazione dei Cinque Eroi, la produzione di alimenti, il Perfezionamento Imprenditoriale ed altri importanti temi vincolati con la produttività, i salari, l'impiego e l'organizzazione del lavoro, solo per menzionare alcuni esempi.

Si é inoltre analizzato, con lo spirito critico che occorre ed ha anche avuto l'attenzione richiesta, un tema decisivo nelle attuali circostanze: l'andamento della battaglia contro le indiscipline, le illegalità, il delitto e la corruzione.

Sono temi cruciali sui quali bisognerà continuare a discutere in futuro, perché come approfondiamo qualunque di essi, si scoprono riserve non sfruttate, deficienze derivate, molte volte, dalla mancanza di previsione, disorganizzazione o indolenza, senza ignorare l'esistenza di cause obiettive, che indubbiamente predominarono negli anni più difficili del periodo speciale.

 

Fidel diede la prima grande lezione su come farlo, davanti a centinaia di rappresentanti dei lavoratori zuccherieri — in quella tappa, FNTA: Federazione Nazionale dei Lavoratori Zuccherieri — che, in una plenaria sindacale tra altre rivendicazioni, reclamavano, con la forza che dava loro il nuovo potere rivoluzionario, lo stabilimento di quattro turni lavorativi negli zuccherifici.

Questo accadde il 9 febbraio 1959, nel teatro della CTC, quando solo erano trascorsi 49 giorni dal trionfo della Rivoluzione e questa ancora non aveva applicato, in ordine economico, nessuna misura decisiva.

Erano giuste richieste dei lavoratori che affrontavano una situazione molto difficile, dopo essere stati sfruttati, per anni, dai monopoli nordamericani e dagli oligarchi del patio, che ancora erano padroni. Ma nelle nuove circostanze, accettare quelle richieste significava un colpo molto serio all'economia di un paese che era appena uscito dalla guerra e le cui finanze pubbliche erano state semplicemente saccheggiate.

Il Comandante in Capo non dubitò di spiegare, con gran pazienza e durante varie ore, perché bisognava rinunciare, in quel momento, a tali richieste. Tra molte altre cose disse loro:

"Questa Rivoluzione è la vostra Rivoluzione. Bisogna difendere la Rivoluzione con più calore con cui si difende una semplice richiesta. La Rivoluzione è la richiesta di oggi e la richiesta del futuro. La Rivoluzione sono i salari del futuro; il benessere di oggi ed il benessere, molto superiore, del futuro".

Quasi due anni dopo, nel gennaio 1961, quando la maggior parte dei mezzi di produzione erano già stati nazionalizzati, Blas Roca e Lázaro Peña, che lottarono tenacemente, per lunghi anni, per strappare ogni centesimo possibile ai borghesi a beneficio dei lavoratori, dedicarono un gran sforzo a spiegare il nuovo ruolo del sindacato in un centro di lavoro proprietà del popolo.

Argomentarono perché, senza trascurare la difesa dei diritti dell'operaio, il suo compito fondamentale passava ad essere di impulso alla produzione o ai servizi, perché ora, di essi, beneficiavano tutta la società. Queste idee le esposero in un esteso articolo firmato da entrambi, del quale varrebbe la pena riassumere le tesi fondamentali e divulgarle nuovamente.

Sempre ho creduto nella necessità dei sindacati e della loro importanza nel socialismo, benché, naturalmente, cambiando i metodi ed avendo molto presente la differenza tra essere rappresentante degli interessi degli operai sfruttati nel capitalismo, ed esserlo dei padroni collettivi dei mezzi di produzione, della classe dirigente della società socialista.
 


LE SOLUZIONI POSSONO SOLO USCIRE DAL

CONTATTO DIRETTO CON I LAVORATORI
 


Ma, in realtà, nei primi anni della Rivoluzione non avevamo unanimità al riguardo. Ciò mi ha portato, in differenti momenti, a riflettere abbastanza sul tema benché sempre con chiara coscienza che le soluzioni  possono solo scaturire dal lavoro pratico quotidiano dei dirigenti sindacali, dal contatto diretto coi lavoratori, dai loro problemi ed aspirazioni.

 

Per questo motivo il Comandante in Capo, realizzando le conclusioni del 53° Plenum del Consiglio Nazionale della CTC, celebrato nel 1987, esortò una volta di più i lavoratori e quadri sindacali a pensare a queste cose — cito le sue parole — "che non si trovano nei libri, che non si trovano nella teoria".

Il movimento operaio — aggiunse allora Fidel — non è una semplice organizzazione professionale, bensì un'organizzazione di masse, politica, che è importante abbia le sue risposte, le sue meditazioni, le sue analisi, le sue soluzioni ai problemi della società.

Il XIII Congresso della CTC, l'ultimo diretto da Lázaro Peña, è il migliore esempio di compimento pratico di questa linea tracciata dal compagno Fidel, dal trionfo della Rivoluzione.

Questo evento occupa un posto privilegiato nella storia del nostro movimento operaio per la forma autocritica, matura e creativa con cui, dalla base fino alla direzione nazionale, si sforzò di trovare le vie più azzeccate per affrontare le molti e complesse sfide di quel momento.

Questo Congresso, che concludiamo oggi, si è ugualmente sforzato  di cercare soluzioni ai principali problemi derivati dalla situazione attuale, differente e più complessa di quella esistente negli anni settanta del secolo scorso e che pertanto esige agire colla massima creatività ed intelligenza.

 

Sarebbe un errore pensare che sia già riuscito, perfettamente, a trovare queste soluzioni. Nonostante, ci sono progressi nella ricerca di una risposta alla domanda cruciale su come ottenere che l'organizzazione sindacale non si sciolga nell'infinità di compiti congiunturali e si concentri su quelli veramente principali, in ciò che realmente definisce la sua ragione di essere nel socialismo e in particolare nel momento che stiamo vivendo.

Ad un dirigente sindacale di base e perfino ad un'istanza intermedia o nazionale, può risultare realmente difficile identificare qual é il compito principale tra i molti che deve affrontare quotidianamente.

Per confermarlo basta leggere le cento pagine della Relazione Centrale, le numerose risoluzioni analizzate dalle nove commissioni ed approvate questa mattina, ed il resto dei documenti del Congresso, tutti giusti e corretti, ma comprensivi di un ampio universo di compiti.

Molti di voi sanno come la penso al riguardo. L'ho detto in maniera franca e chiara, in più di un incontro con quadri della CTC di differenti livelli ed anche in riunioni simili del Partito. In mezzo al coacervo di fenomeni avversi presenti nella nostra società negli ultimi anni, come conseguenza del periodo speciale ma anche di errori vecchi e nuovi di tutti noi, a volte i dirigenti sindacali non hanno adottato le migliori decisioni o usato le forme di lavoro più adeguate.

Comincio col dire che non pretendo imputare la responsabilità di una deficienza o di un'altra su nessun compagno e in particolare neppure solamente sul movimento sindacale.
 


IL LAVORO SINDACALE HA SVOLTO UN IMPORTANTE RUOLO NELLA COMPRENSIONE E RISPOSTA IMMEDIATA DEI LAVORATORI DAVANTI AD OGNI APPELLO DEL PARTITO E DEL COMANDANTE IN CAPO

 

 

Considero — ed è anche l'opinione del Partito — che la direzione della CTC che affrontò le enormi difficoltà derivate dal crollo del campo socialista e la sparizione dell'URSS, come la massa di dirigenti dell'organizzazione, indipendentemente da qualunque errore di stile, forme o metodi di lavoro, dimostrò essere fedele alla Rivoluzione fino alle ultime conseguenze e tenere la disposizione a lottare ed il coraggio politico che esigevano le circostanze.

Col loro lavoro contribuirono a mantenere l'unità del nostro popolo intorno al Partito ed al Comandante in Capo ed ad ottenere la comprensione e l'appoggio alle dure misure che furono necessarie adottare per salvare la Patria, la Rivoluzione ed il Socialismo.

 

I cambiamenti negli organismi superiori di direzione della CTC, approvati dal Congresso, ubbidiscono alla logica di rinnovo dei dirigenti.

A nome del nostro Partito, trasmetto un meritato riconoscimento ai membri del Consiglio Nazionale e del Segretariato che concludono oggi il loro mandato.

 

Il compagno Pedro Ross diresse per 17 anni la CTC. Egli stesso, lo scorso 30 gennaio, a causa del processo di questo Congresso, mi inviò una lettera al Comitato Centrale nel quale si mise a disposizione del Partito per compiere qualunque compito, e tra vari candidati a sostituirlo incluse il compagno Salvador Valdes Mesa, che come sappiamo ha una lunga carriera, di successo, come dirigente della CTC.

Precisamente per questi risultati, nel 1995, si sollecitò all'organizzazione operaia la sua liberazione da Secondo Segretario per compiere importanti compiti, primo a capo del Ministero del Lavoro e Previdenza sociale, e dopo, nel 1999, come Primo Segretario del Partito nella provincia di Camaguey, carica che occupò fino a pochi mesi fa.

 

A questo compagno, voi, avete affidato l'alta responsabilità di guidare la direzione del nostro movimento sindacale. Confidiamo che il nuovo Consiglio Nazionale ed il Segretariato eletti avranno successo nell'importante compito che ora assumono.

Il lavoro sindacale ha svolto senza dubbi un'importante ruolo nella comprensione e risposta immediata dei lavoratori davanti ad ogni appello del Partito e del Comandante in Capo, anche nei momenti di più acuta contrazione economica derivata dal periodo speciale.

Nonostante, non possiamo ignorare l'impronta negativa lasciata dalle difficoltà materiali e soprattutto da alcune misure adottate nello sforzo affinché il paese sopravvivesse. Il compagno Fidel l'ha spiegato con limpida chiarezza in più di un'occasione, come i pericoli che ciò implica, specialmente nel suo fondamentale intervento del 17 novembre dello scorso anno, nell'Aula Magna dell'Università di L'Avana.
 


UNA DELLE PIÙ DIFFICILI SFIDE DEL LAVORO IDEOLOGICO È OTTENERE CHE IL LAVORATORE SI SENTA PADRONE COLLETTIVO DELLE RICCHEZZE DELLA SOCIETÀ ED AGISCA DI CONSEGUENZA

 

 

Come molte volte si è detto ed abbiamo ascoltato anche in questo Congresso, una delle più difficili sfide del lavoro ideologico è ottenere che il lavoratore si senta padrone collettivo delle ricchezze della società ed agisca di conseguenza.

È qualcosa che si ottiene quasi in forma spontanea nei momenti di definizione, quando bisogna affrontare un grande e decisivo compito o un pericolo imminente minaccia la Rivoluzione ma è più difficile da raggiungere nel lavoro quotidiano.

Non dico che questa sia l'unica causa dei fatti di corruzione e furto, delle illegalità e le indiscipline lavorative. Ma nelle condizioni del socialismo è molto difficile affrontare questi pericolosi vizi senza il concorso dei lavoratori, essi sono la forza essenziale.

Se sradicare questi mali è compito fondamentale dell'amministrazione, non possiamo esonerare dalla sua gran responsabilità gli unici padroni delle ricchezze del paese che non sono altri che voi stessi ed il resto del popolo.

 

Non dimentichiamo mai che questo continua ad essere, come disse Fidel proclamando il socialismo nel 1961: "La Rivoluzione Socialista e democratica degli umili, con gli umili e per gli umili".

È certo che i sindacati hanno intrapreso azioni, forse più del numero parliamo di quantità, ma come voi avete autocriticamente riconosciuto, il suo ruolo deve essere superiore, più effettivo e per questo contano la sua esperienza, leadership e i sufficienti riconoscimento sociali.

In tale senso, credo che possa avere qualche valore l'esperienza sviluppata dal Sindacato Nazionale dei Lavoratori Civili della Difesa.

 

Può essere utile per quanto — come dissi ieri — in questo sindacato, per le dissimile attività che sviluppano i suoi soci, sono rappresentati 18 dei 19 sindacati nazionali, con l'unica eccezione dei tabaccai.

Nel febbraio 2004, come Secondo Segretario del Partito feci forti critiche ai dirigenti sindacali nel settore della difesa, ma sempre con un carattere costruttivo, convinto che i suoi problemi erano anche nostri, del Partito e delle amministrazioni.

Ogni valutazione si discusse profondamente, fino a trovare le vere cause di ogni deficienza. I compagni riconobbero i loro errori e precisarono anche le questioni che non rendevano possibile, a loro giudizio, che il dirigente sindacale, soprattutto di base, si concentrasse sulle cose fondamentali.

A partire da queste premesse, con la permanente orientazione del Partito, attraverso le Direzioni Politiche delle FAR ed il MININT che hanno rango di Dipartimento del Comitato Centrale, si stabilirono sei gruppi multidisciplinari che studiarono, in dettaglio, un uguale quantità di temi. Questo lavoro preventivo si fece senza precipitazioni, per 8 mesi, e permise di elaborare un dettagliato piano di azione.

 

Tenendo conto che il compimento di alcuni misure proposte colpiva quanto stabilito in determinati documenti rettori del lavoro sindacale, dopo le corrispondenti analisi si realizzò una riunione del Segretariato Nazionale della CTC che autorizzò applicare le proposte, processo che cominciò nel gennaio 2005.

Come si sa, il Sindacato Nazionale dei Lavoratori Civili della Difesa effettuò, pochi giorni fa, il suo VIII Congresso che valutò i risultati positivi di tutto questo sforzo.

Non è qualcosa di perfetto, bisognerà continuare a migliorarlo, ma credo che costituisca un esempio che non ci sia niente che non possa risolversi, se lavorano uniti il Partito, l'organizzazione sindacale e l'amministrazione, purché si faccia con obiettivi chiari e in forma organizzata, senza fanfare né fretta, perché benché svolgano differenti responsabilità, tutti sono in definitivi compagni rivoluzionari con uguali principi ed interessi, cioè, non esistono contraddizioni di nessun tipo.
 


IL LAVORO SINDACALE DEVE MATERIALIZZARSI

NEL CENTRO DI LAVORO
 


Sono parte di questa massa di lavoratori, che come già dissi, ha dimostrato molte volte la sua disposizione a difendere la Rivoluzione e fare quanto sia necessario per questo obiettivo, ciò che non ci dà diritto a fargli perdere tempo con compiti mal concepiti, poco organizzati o semplicemente immanenti.

 

Li richiamo a meditare con profondità circa l'utilità reale di quanto fa il nostro movimento operaio, ad eliminare il superfluo e a concentrarsi sul realmente decisivo.

Con ragione, in questo Congresso, si è abbastanza insistito  che il lavoro sindacale deve materializzarsi nel centro di lavoro. È qualcosa che non può trasformarsi in una consegna. Ottenerlo esige che ogni dirigente agisca quotidianamente in corrispondenza con questo principio essenziale.

Concentrarsi sul centro di lavoro implica conversare con la gente, per davvero, per conoscere cosa pensa. Non accontentarsi di parlare bensì anche ascoltare, benché non ci piaccia ciò che ci dicano; riconoscere quando sbagliamo e se è il caso, dire all'altro che non ha ragione, o criticare sempre, faccia a faccia, gli atteggiamenti scorretti e, di passaggio, chiarisco che questi concetti sono validi non solo per il movimento sindacale.

 

In onore della brevità, basandomi sulla fiducia che teniamo mutuamente e sulla vostra maturità, ho parlato di deficienze e fui parco menzionando i successi.

Non significa ignorare l'enorme lavoro e gli importanti risultati raggiunti dal movimento operaio e dai suoi dirigenti durante questi anni, né che ignoro le difficoltà di ogni tipo che affrontano nel loro lavoro.

Se ottenni di preoccuparli più di quanto già stavano; se ottenni motivarli a pensare una ed un'altra volta fino a trovare la soluzione più adeguata ad ogni tema concreto, do per compiuto l'obiettivo di questo intervento.

Considero che in questo modo il nostro movimento operaio riuscirà a mantenersi all'altezza delle sfide, ogni volta maggiori, e darà un'importante contribuzione allo sforzo per sfruttare al massimo, a beneficio di tutto il popolo, le prospettive che, a poco a poco, si vanno aprendo allo sviluppo economico e sociale del paese, base obiettiva della solidità della Rivoluzione nel terreno politico-ideologico e della difesa.
 


NON POSSIAMO DIMENTICARE CHE COMBATTIAMO CON UN NEMICO MOLTO POTENTE

 

 

Non possiamo dimenticare neppure un momento che combattiamo un nemico molto poderoso e capace di percorrere qualunque via per raggiungere il suo proposito di cancellare la Rivoluzione dalla faccia della Terra, senza che rimanga la minima vestigia della sua esistenza.

Come vi dicevo ieri, basta sfogliare il chiamata Piano Bush e ricordare il suo annunciato annesso segreto, per comprovare che l'impero si propone strappare al nostro popolo fino all'ultima delle conquiste che ha raggiunto in tanti anni di lotta.

Il suo obiettivo è portare questo paese ad una situazione ancora più terribile di quella esistente nel dicembre 1958, a quei tempi in cui la repressione, il lutto, l'umiliazione, la miseria, la disoccupazione, l'analfabetismo e le malattie si impadronivano di migliaia di case cubane.

Come dissi recentemente in un'intervista al periodico Granma, hanno perfino designato il commissario yankee, un certo McCarry, come se , in questo mondo, nulla fosse cambiato da quando, nel 1898, fecero fallire la nostra indipendenza e c'imposero vari commissari.

Dentro quella stessa assurda logica agisce il Presidente degli Stati Uniti, quando dice che a Cuba deve esserci transizione, cioè, un vergognoso ritorno alla spazzatura del capitalismo neocoloniale che imposero, per sessanta anni, a questo paese o quando ci minacciò, in data recente, che "prenderanno nota di quanti si oppongono a ciò".

Ripeto il consiglio che gli diedi in quel momento: meglio che annoti nella lista gli annessionisti salariati del suo Ufficio di Interessi, che sono pochi, perché ha bisogno di molta carta per scrivere i nomi dei milioni di donne ed uomini che sono pronti a ricevere, fucile alla mano, il commissario designato.
 


OGGI IL NOSTRO POPOLO È MOLTO PIÙ AGGUERRITO,

SPERIMENTATO E COSCIENTE

 

 

Davanti ai grandi pericoli esterni e quelli derivati dalle nostre deficienze, a nulla serve lamentarsi, la cosa essenziale è affrontarli col massimo di energia e decisione.

Lavorare con organizzazione, costanza e disciplina, educati semplicemente allo stretto compimento del dovere; cercare costantemente la maggiore effettività in ogni compito e le vie per eliminare le deficienze; pensare con la propria testa come risolvere i problemi, trattando, inoltre, di evitare che ci sorprendano; e consolidare ogni passo avanti che facciamo, sia grande o piccolo.

Molto si è avanzato da quei giorni iniziali del trionfo della Rivoluzione, presto saranno 48 anni, in cui tutto era da fare e credevamo di sapere come affrontare ogni compito, quando in realtà non eravamo che ottimisti carichi di buone intenzioni.

Non dobbiamo dimenticare mai quell'avvertimento di Fidel, nel suo primo discorso nella capitale, l'8 gennaio 1959, e che la vita, in forma tanto probatoria, ha confermato:

"Siamo in un momento decisivo della nostra storia. La tirannia è stata sconfitta. L'allegria è immensa. E, tuttavia, rimane  ancora molto da fare. Non c'inganniamo credendo che in futuro tutto sarà facile. Forse in futuro tutto sarà più difficile".

Oggi il nostro paese è molto più agguerrito, sperimentato e cosciente — siamo perfino il doppio della popolazione di allora, nonostante la bassa natalità, qualcosa che ieri analizzammo. Lo ha dimostrato, abbondantemente, in questi ultimi mesi, dopo il Proclama del Comandante in Capo, con la formidabile prova che ha dato e continua a dare, di fiducia nel suo Partito, nei suoi dirigenti e soprattutto nella sua fiducia in sé stesso.

È il risultato della coscienza e maturità raggiunte dopo molti anni di difficili e continui combattimenti, ma nella stessa misura che crescono e si consolidano queste virtù del nostro popolo, aumenta anche l'esigenza verso chi lo dirige e rappresenta.

Credo che voi siete stati all'altezza dell'impegno contratto coi milioni di cubani e cubane che vi scelsero delegati a questo importante evento, quegli stessi che con stoicismo ed esemplare coscienza di classe, lottano giornalmente contro difficoltà e problemi nel centro lavorativo e nella vita quotidiana, che con il loro sudore ed intelligenza continuano a far avanzare la Rivoluzione.

A nome del Comandante in Capo e del nostro Partito, Auguri per i risultati di questo Congresso e soprattutto successi nel molto lavoro che abbiamo davanti!

Un popolo unito, con la tempera e la coscienza del nostro, è la principale garanzia che, in questa terra, potremo sempre gridare:

Viva Cuba libera!
 

 

 

 

27 settembre 2006 - A.N.Betancourt www.granma.cu

 

Una lotta risoluta contro

le tendenze negative

● Raúl presiede le sessioni del XIX Congresso della CTC. L’importante incontro si conclude oggi

 

 

Questo Congresso rappresenta un bilancio critico dell’operato del movimento operaio negli ultimi tempi; esprime la volontà di lottare risolutamente contro i residui negativi lasciatici dal Periodo Speciale e soprattutto va a segnare il momento in cui stiamo riprendendo in nuove condizioni la via dello sviluppo, ha affermato il segretario generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC), Pedro Ross Leal, presentando la Relazione Centrale nella prima sessione plenaria del XIX Congresso operaio, presieduta dal Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, Secondo Segretario del Comitato Centrale del Partito.

 

Il dirigente sindacale ha menzionato aspetti relativi alla ripresa economica, al funzionamento delle organizzazioni di base, alla costante battaglia per l’efficienza, al risparmio ed al perfezionamento imprenditoriale, alla difesa, all’impiego e al salario, all’emulazione socialista e all’attenzione integrale ai lavoratori.

 

Il nostro paese ha oggi la possibilità di fare un salto qualitativo in settori vitali della società ed il lavoro sindacale è decisivo in questo senso, ha puntualizzato.

I delegati e gli invitati hanno inviato di buon ora un saluto e gli auguri di un costante miglioramento del suo stato di salute al Presidente Fidel Castro, considerato presente in ogni dibattito del Congresso, come sempre alla testa di tutte le battaglie.

 

Il tema della Rivoluzione Energetica nelle sue molteplici sfaccettature ha generato un ampio dibattito. È stato esposto, come segnale di buon augurio, il significativo risparmio registratosi nel settore residenziale.

 

I dati offerti indicano che il lavoro deve rivolgersi soprattutto al settore statale, che consuma il 55% del totale.

 

Altri settori analizzati criticamente sono stati la produzione di alimenti, la lotta antivettoriale in corso e le missioni affidate alle persone della terza età affiliate alla CTC.

 

Oggi continueranno i dibattiti in sessione plenaria e nelle ore notturne si chiuderà l’evento, con la presentazione della Segreteria Nazionale della Centrale dei Lavoratori di Cuba.
 

 

 

26 settembre 2006 - www.granma.cu

 

La CTC a congresso

● Impiego, organizzazione del lavoro e salari sono stati i temi dibattuti nel Congresso Operaio

 

 

Il 19º Congresso della Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC), ha iniziato ieri le sue sessioni, suddiviso in nove Commissioni di Lavoro. I delegati hanno esaminato nella giornata di lunedì le 16 risoluzioni che verranno approvate oggi nell’assemblea plenaria, analisi che ha reso possibile l’ulteriore arricchimento dei documenti e la definizione delle risoluzioni corrispondenti.

 

Le commissioni hanno dibattuto sui temi dell’impiego, dell’organizzazione del lavoro e dei salari, sulla formazione dei lavoratori, sulla cultura e lo sport, il lavoro internazionale della CTC ed il sostegno alla politica estera della Rivoluzione.

 

Un aspetto rilevante, quello della produttività, è stato trattato nella 9º Commissione.

 

La produttività del lavoro, studiata da diversi punti di vista ed in diversi settori dell’economia risalta, a giudizio dei delegati riuniti nel Palazzo delle Convenzioni, come un elemento cruciale del mondo del lavoro cubano. Da questa dipendono il benessere e la qualità della vita, così come l’applicazione giusta e funzionale del principio di distribuzione socialista “da ciascuno secondo le sue capacità e a ciascuno secondo il suo lavoro”, ha segnalato il giornale Trabajadores.

 

I dirigenti sindacali e i lavoratori provenienti da diversi angoli dell’arcipelago cubano hanno indicato con energia la necessità di migliorare l’organizzazione e la disciplina in tutti gli ordini, in modo che i propositi possano venire concretizzati.

 

José Ramón Machado Ventura, membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba, ha affermato ieri che il Congresso della CTC è iniziato bene e ha aggiunto che le sue conclusioni saranno decisive in questo momento cruciale che sta vivendo il paese.

 

Ha definito la Commissione che ha trattato il tema dell’impiego, dell’organizzazione del lavoro e dei salari come una delle più importanti del forum. Oggi l’assemblea plenaria discuterà le 16 risoluzioni.
 

 

 

25 settembre 2006 - www.granma.cu

 


 

Il Congresso dei Sindacati di Cuba

dibatterà  temi vitali per l’Isola

                                                                                                                 

 

I lavoratori cubani, nell’ambito del XIX Congresso della Centrale Sindacale, dibatteranno da lunedì 25 temi vitali per lo sviluppo sociale ed economico dell’Isola.

 

L'importante incontro durerà quattro giorni, con la partecipazione di 1.437 delegati delle diverse province cubane, ha confermato una fonte ufficiale della  CTC. L'istanza sindacale rappresenta più di tre milioni di iscritti, 19 sindacati nazionali ed i delegati al congresso, eletti dalla base, che lavoreranno in commissioni e assemblee generali per svolgere il programma stabilito.

 

Domenica 24  i partecipanti  stabiliranno i contatti con le autorità dell'amministrazione centrale dello Stato, in un primo scambio sugli aspetti dei lavori in ognuno dei settori. 

 

Lunedì 25 sezioneranno le commissioni di lavoro che dibatteranno sul  funzionamento e la vita interna dell'organizzazione, l'emulazione socialista e l'attenzione ai pensionati,tutti temi prioritari per lo Stato e per il movimento operaio.

 

Le commissioni si occuperanno di politica ed ideologia, difesa, lavoro internazionale della centrale sindacale, uso e organizzazione del lavoro e retribuzione.

 

Un gruppo di delegati analizzerà le conquiste e le sfide nel settore della scienza, le tecnologie e le innovazioni, sottolineando l’importanza  dei lavoratori alla soluzione dei problemi relazionati con la produzione.

 

Una commissione lavorerà ai temi d’educazione, cultura e sport, considerati molto importanti per lo sviluppo e la crescita delle masse operaie cubana.

 

Il 26 e 27 settembre il lavoro del Congresso continuerà in assemblee generali  che si svolgeranno nel salone principale del Palazzo delle Convenzioni della capitale. Le delegazioni di tutta l'Isola dovranno, nell'ultimo Giorno dei lavori, eleggere il nuovo segretariato nazionale della CTC.

 

Nelle settimane precedenti sono stati realizzati incontri nelle sedi dei sindacati nazionali, membri della CTC, per analizzare il lavoro realizzato a livello settoriale dal precedente Congresso.