America bugiarda



| Giovedì 16 Marzo 2006 - 13:39 | Cristiano Tinazzi |

 

 

Per il generale americano Bantz Craddock, il Venezuela sta esportando il suo “populismo estremista” negli altri Paesi dell’America Latina. Accusando il governo di Hugo Chavez d'ingerenze nelle elezioni di Perù e Nicaragua, Craddock, capo del Comando Sud dell’esercito Usa, in un’audizione al Senato, ha riferito che “è in atto un effetto destabilizzante in tutta la regione”, dicendosi convinto che “l’aspetto preoccupante sia l’esportazione di un populismo radicale in democrazie immature e instabili”. Secondo il generale, Caracas interferisce “a sufficienza” nelle diverse elezioni che si stanno svolgendo in America Latina: “E’ cosa nota e il governo del Perù lo ha reso pubblico - ha detto – L’influenza di questo movimento populista sta espandendosi in diverse nazioni che affronteranno le elezioni nel corso di quest’anno”, ha aggiunto Craddock, avvertendo che si tratta di “democrazie fragili e quindi la situazione è molto difficile. La realtà dei fatti è ben diversa: il governo peruviano teme che Ollanta Humala, accreditato, secondo gli ultimi sondaggi al 30%, un punto sotto la candidata dei conservatori, Lourdes Flores, possa vincere al primo turno elettorale. Siamo preoccupati”, ha affermato quindi il generale, accennando infine all’enorme quantità petrodollari di cui dispone Caracas che potrebbero essere impiegati “non solo in Venezuela, ma in tutta la regione”. Il pericolo per tutta l’area dell’America Latina è dunque il Venezuela, ma può arrivare anche dalla Cina, secondo quanto affermato dal generale Craddock nell’audizione al Senato. Il capo del Comando Sud dell’esercito Usa ha infatti ricordato che il ‘Protection act’ del 2002 impedisce aiuti e addestramento militare in quei Paesi che consentono l’estradizione di cittadini americani alla Corte criminale internazionale; così sono finiti gli aiuti americani in 11 Paesi della regione. “Alcuni di questi Paesi sono critici, come Perù, Ecuador, Brasile e Bolivia”, ha spiegato Craddock, e l’assenza americana “potrebbe aprire le porte a nazioni che non condividono i nostri principi democratici”, ha sottolineato. Nel riportare le dichiarazioni del generale, il quotidiano americano ‘Washington Times’ rileva che dopo la visita dell’anno scorso del presidente cinese Hu Jintao in Venezuela sono stati siglati “accordi economici da centinaia di milioni di dollari”; che Pechino ha di recente offerto di vendere armi al governo di sinistra della Bolivia e che i cinesi hanno fornito apparecchiature militari a Cuba, mentre collaborano con il Brasile in un progetto satellitare che potrebbe avere applicazioni militari. Non si capisce con quale logica gli americani pretendano di non essere invisi alla maggior parte dei governi latinoamericani presentandosi con motivazioni aberranti come quelle descritte: secondo questa (pseudo)logica, si dovrebbe premiare i Paesi che non perseguono gli americani che compiono atti criminali all’interno dei propri confini. Una distorta interpretazione della realtà che porta sempre più lontani gli Stati Uniti dal concetto di giustizia, se mai ne hanno avuto uno. E che sposterà sempre di più gli stati latinoamericani verso la sovranità e l’indipendenza insieme a tutti quei Paesi nel mondo che non sottostanno ai diktat imperialisti a stelle e strisce.