Bush, il più grande

 

genocida del mondo
 

 

 


| mecoledi 24 Maggio 2006 | Cristiano Tinazzi |
 

 

I parlamentari boliviani e venezuelani, separatamente hanno rigettato nei giorni scorsi in maniera molto decisa le critiche fatte dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush, il quale aveva espresso la sua preoccupazione “per l’erosione della democrazia” in Venezuela e Bolivia, ricordando che il rispetto al diritto della proprietà e dei diritti umani è “essenziale” per la pace e la prosperità nella regione. Bush aveva esternato questa dichiarazione durante un incontro con i rappresentanti dell’industria di Chicago dopo aver parlato di Iraq e della lotta al terrorismo internazionale. Il presidente statunitense deve “sciacquarsi la bocca” prima di parlare del Venezuela, ha affermato il presidente del Congresso venezuelano, il deputato Nicolas Maduro.
“Oggi George Bush in maniera cinica vorrebbe dare una valutazione della democrazia in Venezuela. Noi lo chiediamo invece a quel 60 per cento dell’opinione pubblica americana che rifiuta il governo di George Bush: in che Paese è erosa la democrazia?” ha detto il deputato a Unión Radio. La stesso coro di critiche da parte dei rappresentanti liberamente e legittimamente eletti dal popolo è avvenuto in Bolivia. Il capogruppo del Movimiento Al Socialismo (MAS), il diputado César Navarro, ha accusato il presidente George W. Bush di essere “il più grande genocida che vi sia al mondo” aggiungendo che non ha nessuna autorità per parlare di democrazia visto che ha condotto delle guerre di occupazione in Afghanistan e Iraq che sono costate decine di migliaia di morti e di feriti. “Il presidente degli Stati Uniti rappresenta il genocidio nel mondo, perché non ha rispettato i diritti umani né la sovranità dei popoli” ha commentato il parlamentare in risposta alla preoccupazione manifestata da Bush sui diritti umani e sul diritto di proprietà, a suo dire indebolitisi in Bolivia e Venezuela.
Il presidente della Camera dei Senatori, Santos Ramírez Valverde, ha ribadito che solo le dittature militari, che impongono politiche economiche nefaste contrarie alle realtà latinoamericane, possono essere le cause della erosione del sistema democratico nella regione. Alla stessa maniera Valverde ha rigettato in toto le generiche affermazioni del presidente statunitense e ha chiesto una presa di posizione ufficiale da parte dell’ambasciata statunitense riguardo alle dichiarazioni del suo capo di stato e una risposta chiara ed ufficiale da parte del governo boliviano a quelle infamanti e non veritiere accuse.
La dinamica dell’‘incidente’: uno dei rappresentanti degli industriali di Chicago chiede a Bush come il governo degli Stati Uniti stia lavorando con Venezuela e Bolivia e sulla coalizione nella quale è impegnato il presidente Hugo Chávez per l’integrazione del continente latinoamericano.
“Sono preoccupato”, ha risposto Bush, “permettetemi di dirlo apertamente. Sono preoccupato per l’erosione della democrazia in quei Paesi che lei ha menzionato”. Questa è la prima volta che Bush traccia un parallelo tra i due Paesi da quando è salito alla presidenza Evo Morales, ed è la prima volta che vengono accomunati i due Paesi in una presunta mancanza di democrazia al loro interno.
Precedentemente, la segretaria di stato Condoleezza Rice aveva detto che Chávez aveva una “influenza negativa” in America Latina e che le relazioni statunitensi con la Bolivia dipendevano da come si sarebbe comportato Morales. “Vorrei continuare a ricordare che il rispetto dei diritti umani e del diritto di proprietà è essenziale in ogni Paese affinché vi siano pace é prosperità”, aveva concluso Bush a Chicago. Chávez ha definito Bush come un terrorista e Morales gli ha attribuito la responsabilità ‘morale’ di due esplosioni avvenute a La Paz poco dopo aver assunto i poteri. “Voglio ricordare ai nostri popoli (del continente ndr.) che intromettersi nelle elezioni politiche di altri Paesi per raggiungere obbiettivi di basso respiro non è un sinonimo di buona vicinanza” ha detto Bush, riferendosi alle accuse mosse a Chávez di essersi intromessi nelle questione politiche di diversi Paesi (ad esempio il Perù). La stessa identica cosa però l’hanno fatta gli Stati Uniti in El Salvador, dove hanno invitato a non votare per il rappresentante sandinista alle prossime elezioni. Per il deputato del Mas César Navarro