L’Eni deve rispettare

 

le leggi



| Lunedi 10 Aprile 2006 - 13:14 |


 

La Eni deve rispettare le leggi venezuelane relative al pagamento delle imposte ed osservare le sue leggi per ottenere una equa e giusta soluzione
L’Ambasciata della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, esercitando il suo diritto alla replica rispetto all’uso inadeguato dell’informazione da parte del quotidiano “Corriere della Sera”, informa sugli eventi accaduti nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, relativi a Petróleos de Venezuela (PDVSA) ed Eni. Da due anni, il Venezuela sta studiando la sostituzione degli accordi operativi ed associazioni nella zona petrolifera chiamata ‘Faja del Orinoco’, che hanno costituito l’espressione dell’apertura petrolifera dal 1986 al 1987, concessioni mascherate che influiscono nel pieno esercizio della sovranità nazionale e violano la nostra Costituzione e le nostre leggi vigenti. Da quattro mesi inoltre si richiede alle imprese petrolifere internazionali di rispettare la nazione bolivariana pagando le imposte.
Lo Stato della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha deciso di salvaguardare l’industria petrolifera nazionale ed impiegare e distribuire gli incassi prodotti dal petrolio in iniziative sociali, come base per lo sviluppo economico-sociale della nazione. I risultati degli obiettivi raggiunti dal governo venezuelano sono stati riconosciuti ed ampiamente diffusi sia da fonti nazionali che internazionali, per cui è fondamentale evitare alcune imprecisioni nell’uso dell’informazione, dal momento che oggi il nostro paese considera sacro il diritto dell’essere informato e di informare, con responsabilità sociali ed in forma veritiera, opportuna e completa, principi elementari dell’esercizio della democrazia, della partecipazione, della libertà, della giustizia; inoltre il paese è profondamente rispettuoso degli investimenti esteri, negli ambiti del diritto internazionale e nel rispetto della nostra Costituzione e delle nostri leggi, esigendo come in qualunque parte del mondo il compimiento di ogni impresa straniera delle leggi nazionali e la cancellazione degli impegni legali e fiscali.
In questo contesto, quasi la totalità delle imprese petrolifere internazionali hanno onorato, da vari mesi, i loro impegni con il Servizio Nazionale Integrato dell’Amministrazione Tributaria (Seniat); mentre le imprese Eni e Total sono state multate e chiuse per 48 ore per non aver rispettato le leggi venezuelane vigenti e per omissione di alcuni requisiti nelle fatture, tra gli altri aspetti. Il Sovrintendente Nazionale Tributario, Dottor José Vielma Mora, ha dichiarato che ‘noi non vogliamo arrivare a questo tipo di sanzioni, ma è nostro obbligo applicare le leggi senza nessun tipo di distinzione, soprattutto ad imprese che hanno ottenuto straordinari introiti con la commercializzazione del petrolio e che rifiutano il riconoscimento ed il pagamento delle imposte allo Stato”; si tratta di imposte arretrate dal 2001 (data dell’entrata in vigore della nuova legge sugli idrocarburi). Vielma Mora ha indicato, prevenendo futuri problemi, che per potersi trasformare a imprese miste, le imprese petrolifere devono cancellare i loro debiti con l’ente tributario. Inoltre, per poter far parte del nuovo modello di imprese miste, si deve pagare il 30% di royalties (invece dell’1%), a cui si aggiunge un vantaggio aggiuntivo del 3,33% da consegnare ai fondi di sviluppo dei Municipi dove hanno la loro sede le imprese; si esige inoltre una tassa del 5% sul reddito sugli accordi operativi, in sostituzione del 34% come figurava nei vecchi contratti. Eni non ha accettato di pagare le tasse, per cui la giustizia venezuelana ha sentenziato un embargo lo scorso 24 marzo (circa 46 milioni di dollari per conti da pagaree a PDVSA); mentre, Total ha pagato lo scrso 29 marzo 19,4 milioni di dollari di un totale di 108 milioni di dollari di debito con il governo venezuelano.
Dalla data dell’entrata in vigore, il 1 aprile, dei nuovi accordi operativi per la migrazione a imprese miste, questi furono firmati da Repsol YPF, Chevron ed Harvest, Shell, BP, China Nacional Petroleum (CNP), Petrobrás y Teikoku, ed anche CGC, Tecpetrol, Perezco e le venezuelane Suelopetrol, Vinccler, Inemaka e Open. Per il 2005 la produzione petrolifera nazionale in asociazione con imprese straniere è stata di 500 mil b/d (dei quali Eni – campo Dación- ha prodotto 50 mila b/d), di un totale di più di tre milioni di barili di petrolio di produzione nazionale.
Queste 16 imprese che hanno firmato accordi di migrazione a imprese miste, nei tempi stabiliti dal governo venezuelano, opereranno in una area di 15.259 km, che significa una riduzione del 64% di terre inattive che ora potranco utilizzarsi per lo sviluppo agricolo della nazione; di questa area assegnata, cinque terreni saranno lavorati directamente da PDVSA mentre i restante dalla Corporación Venezolana de Petróleo (CVP). Con la nuova legge, l’impresa dello Stato (PDVSA) controlllerà circa il 63% delle sue azioni e il 37% resterà nelle mani di soci privati, mediante capitale misto. Le nuove regole permettono al Venezuela avere un accesso all’80% degli introito per reddito petrolifero (invece del 33%), che saranno riinvestiti nel paese, in piani sociali e di sviluppo endogeno sostenibile.
Nel caso delle imprese che non hanno pagato le loro imposte e che non hanno rispettato i loro doveri nei confronti delle leggi venezuelane, come anche dichiarato dallo stesso Ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela, William Brownfield, che le imprese petrolifere internazionali devono rispettare le leggi di ogni paese, il Ministero di Energia e Petrolio ha assunto il controllo dei due terreni petroliferi in cui operavano Eni e Total ed ha inserito come dipendenti propri coloro che erano stati assunti da entrambe le imprese.
Nel caso in cui non si raggiunga un accordo soddisfacente per entrambe le parti, nel rispetto della legge venezuelana vigente, il Venezuela ha previsto la possibilità di confrontarsi con le due imprese petrolifere europee, dal momento che i veccchi accordi operativi stabilivano l’arbitraggio internazionale. Ciononostante, il governo è aperto al dialogo pepr poter raggiungere un acordó giusto ed equo. D’altra parte, Paolo Scaroni, Direttore Esecutivo di Eni, “non abbiamo alcun problema sul fatto che il governo venezuelano desideri prendere il controllo di questi terreni. Il problema è che si deve stabilire un giusto valore alle cose. Ciò che faremo è di darci un giusto tempo per i negoziati. Confidiamo che in questo periodo di tempo le cose si aggiustino di comune accordo. Credo che abbiamo circa due o tre mesi per trovare una soluzione”. Questa posizione del Venezuela di riaffermare la sua sovranità, attraverso il controllo dei terreni petroliferi si basa su molteplici risoluzioni del diritto internazionale, come ad esempio la risoluzione Nº 1803 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 14 dicembre 1962, dalla quale si può citare come garanzia di base: il diritto dei popoli e delle nazioni alla sovranità permanente sulle loro ricchezze e risorse naturali deve esercitarsi nell’interesse delo sviluppo nazionale e del benessere del popolo del relativo Stato.