Una nuova alba  
 


| Mercoledì 25 Gennaio 2006 - 13:36 | Cristiano Tinazzi |
 

 

Il presidente della Bolivia, Evo Morales e quello del Venezuela, Hugo Chávez si sono dati appuntamento lunedì per firmare otto accordi che riguardano principalmente gli scambi commerciali, l’alleggerimento del deficit boliviano di gasolio e la cooperazione energetica. La Bolivia ha ottenuto il rifornimento garantito e continuo di 200 mila tonnellate di petrolio all’anno, mentre il Venezuela in cambio riceverà la fornitura di 200 mila tonnellate di soya e 20 mila tonnellate di pollo. I due presidenti hanno siglato il patto nel Palazzo del governo di La Paz (lo stesso dove hanno prestato giuramento pochi giorni prima i ministri di Morales) come preambolo all’inaugurazione dell’apertura degli uffici della compagnia petrolifera venezuelana, la Pdvsa, in Bolivia. Con questa decisione, la Bolivia è formalmente membro dell’iniziativa socioeconomica dell’Alba (Alternativa Bolivariana para las Américas). “Siamo convinti che il governo è disposto ad aiutarci e a comprare la nostra la soya”, ha detto Morales, aggiungendo inoltre che nel campo dell’educazione sono state create 5 mila borse studio, offerte principalmente agli studenti delle zone rurali e si è parlato anche di importanti progetti in campo sanitario. “Non vogliamo essere uno stato-mendicante, chiediamo che vengano comprati i nostri prodotti e che in questo modo si crei un settore di vendita per i piccoli produttori”, ha detto Morales, confermando l’interessamento del Giappone a comprare Quinua e zucchero. Bolivia e Venezuela hanno firmato anche i seguenti accordi: energetico, ortofrutticolo e di sviluppo rurale, scolastico, di sviluppo sociale, educativo e sportivo, di salute e medicina. E inoltre hanno firmato la dichiarazione di Pace. “Noi ci mettiamo al vostro servizio - ha detto Chávez – con modestia, con le cose che in sette anni abbiamo appreso, gli errori che abbiamo commesso, i successi che abbiamo conseguito; umilmente collaboreremo con voi in questo sforzo gigantesco, che oggi comincia”. Il ministro venezuelano per l’Energia e il Petrolio, Rafael Ramírez, ha spiegato che il suo Paese non accetterà il pagamento in dollari per la fornitura di combustibile, ma soya, la principale produzione in campo agricolo della Bolivia dell’est. I 30 milioni di dollari sotto forma di donazione che Chávez aveva offerto a Morales alcune settimana fa, si sono concretizzati in una serie di programmi che il governo boliviano gestirà autonomamente. L’apertura degli uffici della Pdvsa invece, permetterà di fornire assistenza tecnica alla compagnia petrolifera YPFB (Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos), che sarà ristrutturata totalmente con il progetto di formare una serie di società nelle quali il governo terrà la maggioranza delle azioni. Inoltre sono state aperte agenzie della Banca di sviluppo (Bandes) e della Banca Industriale venezuelana, la quale ha in serbo un progetto di apertura di crediti per 50 milioni di dollari per finanziare operazioni nel settore dello sviluppo della microimprenditoria (microcredito). Questo l’incontro con il Venezuela.
Sul fronte dei rapporti con il Cile invece, la frase con cui la maggior parte dei media boliviani e cileni hanno letto il promettente incontro tra il presidente uscente cileno Ricardo Lagos e quello boliviano è stata: “È finita la guerra fredda”. “Abbiamo un’opportunità per stabilire una relazione sempre migliore e per approfondire i passi avanti degli ultimi mesi” ha confermato un soddisfatto Lagos alla stampa del suo Paese, dichiarandosi fiducioso per il futuro. Da parte sua sia domenica sia lunedì il neo-presidente Morales ha espresso la sua volontà di ristabilire un rapporto costruttivo con il ricco e potente vicino, con cui la Bolivia non intrattiene da trent’anni relazioni diplomatiche ed è accomunata da reciproci desideri di rivalsa che risalgono a una guerra combattuta ormai 130 anni fa. “Ho molta fiducia nel popolo cileno, nelle sue organizzazioni sociali, nella comprensione del suo Stato per saldare o riparare il tema storico del conflitto con la Bolivia. Abbiamo bisogno, come due Paesi vicini e fratelli, di relazioni. Fino a quando potremo continuare a vivere in inimicizia con un Paese vicino?” ha detto Morales, secondo cui la presenza di Lagos in Bolivia lo scorso 22 gennaio “ha generato speranza”. I due presidenti hanno parlato a quattr’occhi delle relazioni tra i rispettivi Paesi, soffermandosi su quello che è il punto dolente per il Cile: “Produciamo molta poca energia e quella che abbiamo è soprattutto idroelettrica. Pertanto siamo interessati a qualsiasi altra soluzione energetica” ha confessato Lagos durante una conferenza stampa svoltasi a La Paz. “Se in una transazione commerciale mi dicessero: ‘C’è gas boliviano disponibile’, io direi: ‘Allora lo compro’” ha aggiunto il presidente cileno, destando compiacimento in Morales. Le relazioni tra Bolivia e Cile passano ora attraverso le due grandi ‘novità’ degli ultimi due mesi: il primo capo dello Stato indigeno in Bolivia e il primo presidente donna, la socialista Michelle Bachelet, in Cile.