Hugo Chávez, lascia la Comunità

Andina delle Nazioni

 

A.Montero Soler

 

 

 

La decisione del Venezuela di abbandonare la Comunità Andina delle Nazioni (CAN) si è trasformata in un argomento in più per mettere in discussione, con la consueta velleità, la sovranità di questo paese che si propone di mantenere una strategia legittima di preservazione dei suoi interessi nazionali e promuovere una strategia altrettanto legittima di integrazione regionale su basi diverse da quelle che nutre la CAN.

Di nuovo, i mezzi di comunicazione cercano di giustificare la decisione alludendo al presunto carattere capriccioso del Presidente Chávez proprio come, a suo tempo, valutarono nello stesso modo la sua decisione di ritirare le riserve monetarie venezuelane dalle banche statunitensi.

Tuttavia, come accadde in quel caso, dietro la decisione di abbandonare la CAN vi sono ragioni di sufficiente spessore che sono andate maturando durante questo ultimo anno nel quale il Venezuela ha avuto la Presidenza pro tempore di questa organizzazione.

Tali ragioni riportano, fondamentalmente, alla decisione di Perù e Colombia, due dei suoi cinque membri, di firmare il trattato di libero commercio (TLC) con gli Stati uniti; inoltre, ad essi si unirà probabilmente a breve l’Ecuador, con le sue negoziazioni al proposito che sono già molto avanzate, nonostante la contestazione sociale si vada radicalizzando.

Con la firma de tali trattati si modificherà la legislazione comune andina in materie tanto importanti per il bene dei loro popoli come sono la produzione di generici dell’industria farmaceutica o la registrazione della proprietà intellettuale su elementi della biodiversità, siano essi animali, piante e anche le conoscenze ancestrali dei popoli originari.

Al tempo stesso, non si può sottovalutare la via che aprono questi trattati alla penetrazione di prodotti statunitensi in mercati terzi andini attraverso la frode che suppone la realizzazione di trasformazioni di basso valore aggiunto in prodotti importati da alcuni dei paesi che hanno firmato il TLC cercando di fargli acquisire la condizione nazionale e, pertanto, possano eludere le tariffe doganali con le quali la CAN ha tentato di proteggere la sua produzione nazionale di fronte al resto del mondo.

Come si può notare, basterebbero una serie di ragioni commerciali per dare fondamento alla decisione del Venezuela di abbandonare la CAN (...)

Il seguito di questo articolo si può leggere nella sua versione originale e integrale sul sito www.rebelion.org
 


04-05-2006
Alberto Montero Soler (amontero@uma.es) è professore di Economia Applicata all’Università di Malaga (Spagna)
Traduzione copyleft perlumanita.it di Marina Minicuci

 

 

 

REQUIEM PER LA CONFEDERAZIONE ANDINA


DOPO L'ANNUNCIO DEL RITIRO DEL VENEZUELA

 

 

25 aprile 2006 tratto da www.radiocittaperta.it

 

 

La Comunità andina delle nazioni (Can), creata nel 1969 da Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù e alla quale, nel 1973, si é aggregato il Venezuela, vacilla più che mai. Anzi ''é morta'', ha sparato ieri come al solito, il presidente Hugo Chavez, poco dopo aver inviato all'organismo una lettera in cui annuncia il suo ritiro dal blocco.


''In giugno la Bolivia non assumerà la presidenza della Can'' gli ha fatto eco, guarda caso, da La Paz, il collega Evo Morales.


Motivo della decisione del primo e dell'avvertimento del secondo uno solo: i Trattati di libero commercio (Tlc) siglati da Colombia e Perù con gli Stati Uniti.


''Usciamo dalla Can per proteggerci dall'invasione dei prodotti Usa che possono arrivare attraverso la Colombia ed il Perù'', ha appunto tuonato Chavez nel corso del suo abituale show radiotelevisivo 'Alo Presidente'. ''E' una decisione strategica per salvaguardare gli interessi nazionali'' ha anche aggiunto non dimenticando di sottolineare, come in mille altre occasioni, che Washington ''vuole imporre una dittatura  internazionalé'.


Morales, invece, oltre a parlare di ''tradimento nei confronti dei popoli indigeni'' da parte dell'ormai uscente presidente peruviano Alejandro Toledo, ha sparato ancora più grosso contro il colombiano Alvaro Uribe che ha firmato con la Casa Bianca ''perché sappiamo bene a che classe sociale appartiene e da dove viene''.    


In quest'ultimo caso, al di là dell'aspetto ideologico per le ovvie differenze tra l'uno e l'altro, gioca comunque un peso importantissimo la questione della soia.


La Bolivia, infatti, vende la maggior parte della sua soia alla Colombia (nel 2005, ben 170 milioni di dollari su un totale di 255) ed il Tlc tra Bogotà e Washington consentirebbe ai produttori Usa - grazie anche ai sussidi - di espellere quelli boliviani, costringendoli a trovarsi altri mercati.


Oggi, il governo colombiano ha respinto tale addebito adducendo il solito tema della ''sovranità''.


A La Paz, invece, lo stesso Morales ha fatto un po' marcia indietro, annunciando che il ministero degli esteri si appresta a inviare lettere ai governi della Can, ''in cui a Hugo Chavez si chiederà di revocare la sua richiesta di ritiro dal blocco e a Toledo e a Uribe di lasciare in sospeso i rispettivi Trattati con Washington''.


Il presidente boliviano ha anche chiesto a Chavez, attuale presidente di turno della Can, di convocare immediatamente un  vertice per affrontare la questione e salvare il blocco.  


Al di là del fatto che, per regolamento, prima che Caracas possa uscire dall'organismo devono passare almeno cinque anni, sembra un annuncio fatto d'intesa con Chavez che, mercoledi', si riunisce a Brasilia con i colleghi Luiz Inacio Lula da Silva e l'argentino Nestor Kirchner, a loro volta in ambasce, perché anche il Mercosur vacilla più che mai.


In pratica, Chavez che, forte degli introiti alle stelle del greggio, continua a cercare di tirare i fili in America Latina, vuol sapere cosa ne pensano i suoi due colleghi più 'forti' della regione. Anche perché, a suo tempo, lo stesso Lula aveva lanciato la possibilità di un'intesa tra Mercosur e Can.

 

Che sembra però più lontana che mai, visto che in entrambi i blocchi, al di là delle sbandierate affinità di sinistra o di  destra, ognuno cerca sempre di tirare l'acqua al suo mulino.

 

(ANSA)

 

 

 

Il Venezuela lascia la Comunità Andina,

 

CAN, e allarma sui TLC

 

 

24 aprile 2006 PL

 

 

Il Venezuela ha formalizzato la sua uscita dalla Comunità Andina delle Nazioni, CAN, ed ha avvisato il blocco sul pericolo per il futuro che apporteranno i Trattati di Libero Commercio con gli Stati Uniti.

 

La denuncia dell’accordo presentata dal ministro degli esteri Alí Rodríguez, sottolinea che i patti di Colombia e Perù con Washington pretendono di assimilare le normative di questo trattato alla Comunità Andina e il Venezuela pensa che si sta producendo una modificazione di fatto della natura e dei principi originali della CAN, in forma inaccettabile.

 

Questa è la prima delle cinque ragioni esposte da Rodríguez nella comunicazione di cui PL ha avuto una copia e con la quale quali inizia il processo di separazione del paese, che durerà cinque anni.

 

Il secondo argomento stabilisce che i TLC privilegiano gli interessi specifici al di sopra di quelli dei popoli e incrementano le ingiustizie sociali e non rispettano i diritti umani che si devono garantire per obbligo espresso delle Costituzioni.

 

Rodríguez ha spiegato che lo stato democratico e sociale di diritto e giustizia propugna nel nostro caso la preminenza dei diritti umanai come fondamentali e accettare di vulnerarli sarebbe in pratica come derogare la nostra Costituzione.

 

Il terzo motivo è che i TLC promuovono una ingiusta distribuzione della ricchezza e frenano l’impulso dello sviluppo integrale del popolo con la progressiva scomparsa dei settori produttivi nazionali e la conseguente perdita della sovranità economica.

 

Il documento stabilisce in questo punto che i TLC presentano la stessa concezione neoliberista dell’Area di Libero Commercio delle Americhe, ALCA, promossa dagli USA.

 

La comunicazione spiega che tutto questo si traduce in ingiustizia, disuguaglianza, esclusione, privilegi delle minoranze, discriminazione e annullamento dei principi d’uguaglianza e progressività delle garanzie dell’osservanza dei diritti, stabilendo nuove forme di colonialismo.

 

Infine si sottolinea che la CAN ha dato il permesso di negoziare con terzi paesi, ma questo non significa che il Venezuela sia disposto ad assumere le normative e i Trattati di Libero Commercio con gli USA e precisa che questi accordi implicano lo stabilimento di principi e normative similari a quelle proposte con l’ALCA, di fronte alle quali il Venezuela ha sempre mantenuto una chiara opposizione, come altri paesi dell’America del sud.

 

La comunicazione riafferma i sentimenti di fraternità tra i nostri popoli e la volontà d’integrazione orientata alle sue aspirazioni storiche.

 

La Repubblica Bolivariana del Venezuela, si assicura, prenderà tutte le iniziative che considera pertinenti per la realizzazione di questa volontà.
 

 

 

Il Venezuela ufficializzerà l’uscita

 

 

dalla Comunità Andina

 

 

22 aprile 2006 PL

 

 

Il Venezuela presenterà i documenti necessari per ufficializzare la sua uscita della Comunità Andina delle Nazioni (CAN) ha detto il vicecancelliere venezuelano Pavel Rondón.

In una conversazione telefonica, da Bruxelles, col giornale venezuelano Panorama, Rondón ha spiegato che ha comunicato la decisione in una riunione a Bruxelles tra rappresentanti del blocco Andino e dell'Unione Europea.

Rondón ha precisato che ciò concorda con quanto denunciato dal presidente Hugo Chávez secondo cui la firma dei trattati di libero commercio, di altri soci del CAN con gli Stati Uniti, ha decretato la morte del raggruppamento regionale.

Con l'uscita del Venezuela si apre un punto interrogativo sull'esistenza della CAN, che rimarrebbe integrata dalla Colombia, Bolivia, Ecuador e Perù.

Tuttavia, Colombia e Perù hanno firmato accordi di libero commercio con gli Stati Uniti ciò che negozia anche l'Ecuador, cosa che renderà inoperanti, secondo gli esperti, gli accordi nel contesto del blocco Andino.

Per il Venezuela, ufficializzando la sua uscita dal CAN, rimarrà vigente unicamente il programma di liberazione che permetterà al paese, per cinque anni, di continuare importando ed esportando prodotti con le stesse condizioni.

“L’unica cosa che si mantiene è il programma di liberazione. Questo vuole dire che possiamo continuare ad importare ed esportare dalla comunità per cinque anni, salvo si emetta una decisione contraria” ha chiarito Rondón.

Héctor Navarro, presidente del gruppo Venezuela nel Parlamento Andino, ha affermato che il suo paese si é trovato davanti ad “una situazione di fatto” dopo la firma dei trattati di libero commercio con gli Stati Uniti.

Tuttavia ha aggiunto che, salvo la Colombia, esistono poche possibilità che il Perù possa ratificare l'accordo e ha valutato difficile la firma da parte dell'Ecuador a causa dell'ingovernabilità del paese.

In un’intervista al programma "Con Fiducia" di Venezuelana di Televisione, Navarro ha detto: “No: la comunità finì perché la Colombia decise di firmare il trattato di libero commercio con Washington; le implicazioni di questo accordo avranno serie ripercussioni per l'economia del Venezuela e degli altri membri”.

Ig/is/ml