30 luglio 2006 F.Piccioni  - www.ilmanifesto.it

Gazprom e Chavez

a braccetto

Accordo per sviluppare l'estrazione del gas venezuelano e un contratto di forniture militari russe, negoziati con Putin. Il colosso energetico di Mosca si avvia a diventare l'«ottava sorella»
 


La notizia è di quelle che fanno incazzare Washington. Forse per questo l'hanno resa nota con un paio di giorni di ritardo, in pieno esodo vacanze un po' in tutto l'occidente industrializzato.
Gazprom, il colosso statale russo ha firmato giovedì un accordo con il Venezuela per sviluppare la produzione di gas nel paese di Chavez. L'intesa è stata siglata alla presenza dei due presidenti, che tra l'altro condividono anche la preferenza per il controllo statuale delle risorse energetiche: sia Gazprom che Pdvsa (la compagnia nazionale venezuelana) hanno infatti per azionista di maggioranza assoluta i rispettivi stati.
Nonostante le riserve nazionali di gas naturale siano stimate in 4.100 miliardi di metri cubi, infatti, il Venezuela ne estrae soltanto 30 miliardi l'anno, che finiscono interamente nel consumo interno. Per garantirsi un export - che andrebbe ad affiancare quello, per ora più copioso, del greggio - Chavez aveva dunque bisogno di un partner politicamente affidabile e tecnologicamente in grado di sviluppare anche questo settore energetico. L'esperienza russa nel costruire e gestire pipeline lungo percorsi di migliaia di chilometri, del resto, è anche la ragione dei contatti in corso tra la stessa Gazprom e la brasiliana Petrobras. Un «allargamento» dell'influenza russa nel «cortile di casa» sudamericano, per di più in favore di due tra i più indisciplinati governi locali, che certo non può piacere a Bush.
Tanto più che l'accordo energetico è stato accompagnato dall'annuncio della firma di un contratto per forniture militari russe all'ingovernabile Chavez: 790 milioni di euro (non dollari, altro segno sgradito) per 30 aerei da combattimento Su-30, 30 elicotteri e 100mila kalashnikov modello Ak-130, nonché per la costruzione di uno stabilimento per la costruzione di Kalashnikov e relative munizioni. Robetta, dal punto di vista strettamente militare; ma che per il Venezuela rappresenta l'unico modo per ammodernare il proprio arsenale, specie sotto l'intensificarsi delle «pressioni» statunitensi. Che infatti hanno gridato la propria contrarietà fino a chiedere a Mosca di riconsiderare i termini del contratto.
Più importante, sul piano strategico, è il ruolo che va assumendo Gazprom nel mondo. In un mercato, come quello energetico, caratterizzato da domanda e prezzi crescenti, il colosso russo sta conquistando spazi prima impensabili. Già ora fornisce la metà del gas consumato dall'Europa occidentale. La pipeline sottomarina nel Baltico gli permetterà di bypassare territori infidi come la Polonia o l'Ucraina, presentandosi perciò alla metà ricca dell'Europa come un fornitore energetico più affidabile di adesso (grazie anche alla presidenza del consorzio, affidata all'ex cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder). Sul lato settentrionale, l'avvio dello sfruttamento di un gigantesco giacimento di gas nella penisola di Kola (nel circolo polare artico) consentirà di rifornire gli Usa, via nave, con tempi di percorrenza di una sola settimana; l'obiettivo è conquistare il 10% del mercato Usa in pochissimi anni. I negoziati con l'Eni per uno scambio reciprocamente vantaggioso - Gazprom chiede di vendere almeno il 10% del proprio gas direttamente sul mercato italiano - vanno avanti lentamente, ma vanno avanti («entro la fine dell'anno, forse», secondo Paolo Scaroni, si dovrebbe arrivare alla firma). E poi contratti e partnership con i cinesi, altrettanto e più affamati di energia sicura, senza guardare troppo al prezzo.
Già, il prezzo. La Bbc, ieri, mandava on line l'analisi di Adam Sieminski, capoeconomista del settore per Deutsche bank. Il quale parla del limite di 100 dollari al barile come della soglia oltre cui ci sarebbe uno shock per l'economia globale. E al tempo stesso del mercato delle «option», pieno al momento di gente convinta che il prezzo potrebbe arrivare - per qualche uragano o per l'allargamento del conflitto mediorientale - a 125 dollari. Ossia 100 euro. Gazprom, forte della fame di ruolo della Russia, ora «con le mani libere» per la crisi del Wto, diventa un player globale. Capace di diventare l'«ottava sorella».

 

 

28 luglio 2006 M.P.Rotondò - www.rinascita.info

 

Russia-Venezuela:

 

incontro fra Putin e Chavez

 

 

 

L’incontro fra i due stretti alleati si conclude nel migliore dei modi. Dopo essere passato dalla Bielorussia, Chavez è sbarcato a Mosca dove ha continuato a tessere la sua rete d’alleanze politicamente scorrette secondo i canoni di Washington.
Cooperazione economica, intese energetiche, militari, scambi di vedute sul problema del nucleare iraniano, sui missili nord coreani e sull’attuale crisi in Vicino oriente. Questo il grosso degli argomenti discussi nell’incontro fra i due presidenti.
Chavez ha tenuto prima di ogni cosa a ribadire l’alleanza strategica con Mosca e la “ferma determinazione a consolidare le relazioni”, mentre Putin ha definito il Venezuela “un partner naturale”, felicitandosi per lo sviluppo dei rapporti bilaterali.
Tale relazione privilegiata dovrebbe continuare a far crescere il valore dello scambio commerciale in diverse direzioni. Caracas, innanzi tutto, intende incrementare il livello di scambi economici complessivo che già negli ultimi anni è cresciuto intensamente: dal 2004 ad oggi, il flusso commerciale fra i due Paesi è infatti incrementato di circa il 62%.
Molto importante l’intesa fra i due presidenti per quanto riguarda il settore energetico. Venezuela e Russia sono due fra i Paesi più ricchi al mondo di risorse energetiche, sia gas che petrolio. Grazie ad un accordo fra le due nazioni, si vedrà la nascita di nuovi progetti comuni in Venezuela per fruttare in chiave congiunta le imponenti capacità energetiche venezuelane, le più consistenti del continente americano. Fra questi progetti è inclusa la possibile costruzione di un oleodotto che vuole collegare il centro del Paese sud americano alla costa, di modo da creare un nuovo snodo di rifornimento per le petroliere. Ancora più strategico il progetto del super gasdotto da 8000 km che intende congiungere i giacimenti venezuelani ai mercati energetici Brasiliani e Argentini, con la possibilità di essere estesi anche al Cile. Il costo del progetto è stimato a circa 20 miliardi di dollari e mira a trasportare entro il 2011 circa 100 milioni di metri cubi di gas l’anno: un piano costoso che potrà essere realizzato solo grazie a capitali provenienti da diversi Paesi e grazie alle conoscenze tecniche in questo settore della Russia.
L’incontro fra Putin e Chavez ha inoltre prodotto un accordo sul rifornimento di tecnologia militare russa all’esercito venezuelano. Trenta aerei da combattimento Sukhoi Su-30 ed altrettanti elicotteri militari, per un valore di un miliardo di dollari, saranno presto recapitati a Caracas. E non solo. Secondo voci vicine alla Difesa russa, il Venezuela potrebbe arrivare ad una commessa di 3 miliardi di dollari, comprendendo missili terra-aria e forse anche un sottomarino. Chavez ha già ordinato oltre 100 mila Ak-103, l’ultimo modello dei classici Kalashnikov AK-47 oltre che aver stretto un accordo per crearne una fabbrica sul suolo venezuelano.
L’imponente commessa militare del presidente venezuelano è da intendersi come una risposta al tentativo da parte dell’amministrazione Bush di isolare militarmente Caracas, vista ormai come una capitale ostile per Washington. Chavez ha quindi tenuto a ringraziare Putin per i suoi aiuti “che rompono la politica statunitense di disarmare completamente il Venezuela”.
In tale quadro, il presidente venezuelano è tornato ad attaccare gli Stati Uniti, definendoli un “impero che rappresenta oggi la peggior minaccia al mondo” paragonandoli ad “un gigante cieco e stupido che non capisce il mondo, i diritti umani, e nulla che riguardi l’umanità, la cultura e la coscienza”. Secondo Chavez, il ruolo degli Stati Uniti è soltanto quello di “affogare il pianeta in nome della libertà” ovvero, “ciò che succede in Iraq, Vicino oriente e America Latina”.
Finita la visita in Russia, Oggi è il turno di Teheran, dove il presidente venezuelano è atteso nel pomeriggio. Chavez continuerà, così, a tessere la sua ragnatela in chiave antiamericana cercando di creare un asse abbastanza forte per contrastare l’imperialismo a stelle e strisce.

 

 

Mosca 26 luglio 2006 www.granma.cu

Chávez ha iniziato la

 

sua visita in Russia
 

 

 

 

Il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, è arrivato mercoledì in questa capitale per iniziare l’ultima tappa di una visita di lavoro in Russia, durante la quale firmerà accordi di grande importanza per la collaborazione bilaterale, ha informato PL.

 

Prima lo statista aveva visitato la fabbrica di armi Izmash, mondialmente nota per i fucili automatici AK, sostenendo un incontro con il veterano inventore di questi fucili, Mijail Kalashnikov.

 

Chávez ha anche assistito ad una dimostrazione di tiro reale con calibro di fuoco e con granata ed è stato testimone del gemellaggio sottoscritto tra il governo di Izhevsk e la città venezuelana di Maracay, situata nello stato di Aragua, a circa 100 km da Caracas.

 

In base ad un accordo di cooperazione tecnico-militare tra Russia e Venezuela, a Maracay verrà costruito il primo impianto in America Latina con licenza di produrre fucili Kalashnikov, ha informato la televisione russa.

 

Chávez si riunirà lunedì con il presidente russo Vladimir Putin. Entrambi i paesi devono firmare accordi di cooperazione in materie come l’energia, le miniere, l’industria automotrice, le ferrovie, il trasporto aereo, la costruzione di macchinari, l’infrastruttura, la sfera bancario-finanziaria, le alte tecnologie e la pesca.

 

 

25 luglio 2006 www.legnostorto.it

 

Russia: arriva Chavez e compra

 

armi, irritazione americana
 

 

 

È passata appena una settimana dal G8 di San Pietroburgo dove il presidente russo Vladimir Putin e il presidente degli Stati Uniti George W. Bush avevano pubblicamente riaffermato i rapporti amicizia che li legano. Ma oggi é il giorno dell'arrivo in Russia di Hugo Chavez, il presidente venezuelano dai ben noti sentimenti antistatunitensi. Lo scopo? L'acquisto di 30 jet da combattimento Sukhoi Su30 e di altrettanti elicotteri militari, per un totale di un miliardo di dollari. I due leader, inoltre, discuteranno anche della costruzione di due fabbriche di Kalashnikov in Venezuela, senza contare i centomila Kalashnikov AK103 che il Paese sudamericano ha comprato lo scorso anno dalla Russia. Si tratta, come fa notare anche la stampa estera, di un'ulteriore prova dell'intenzione di Putin di riportare la Russia a giocare un ruolo di contrappeso all'Occidente sullo scacchiere internazionale.

Come c'era da aspettarsi, l'accordo ha suscitato grande irritazione e preoccupazione da parte degli Stati Uniti, tanto più che fa il paio con il recente incontro di Chavez con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che Washington definisce "l'ultimo dittatore europeo". "Qui ho trovato un altro amico", aveva detto Chavez ai reporter dopo una lunga stretta di mano con il leader bielorusso. Uno di quegli amici, aveva aggiunto, con il quale formare "una squadra", "come una squadra di calcio". Solo che, aveva precisato Chavez, si tratterà di "una squadra di combattimento". Questi ultimi fatti - é ovvio - minacciano di raggelare i rapporti diplomatici con Washington che, peraltro, ha più volte chiesto alla Russia di riconsiderare il commercio di armi con il Venezuela, una nazione che per il dipartimento di Stato non collabora alla lotta al terrorismo.

Non é un mistero che Washington abbia proibito alle case produttrici statunitensi di vendere agli Stati sudamericani ricchi di petrolio, accusati di sostegno alla guerriglia irachena e di relazioni ravvicinate con Cuba, Iran e Corea del Nord. Inoltre, l'itinerario di Chavez nel suo "giro del mondo", comprende anche nazioni come Iran, Qatar, Vietnam e Mali, che con gli Stati Uniti hanno rapporti tutt'altro che distesi. Per di più, Frank Urbancic, funzionario di punta del dipartimento di Stato, ha affermato di recente che nella lotta della comunità internazionale al terrorismo, il Venezuela é "un punto debole" e si é detto preoccupato che la vendita delle armi possa contribuire a mettere a repentaglio i governi filostatunitensi dell'area. Secondo esperti militari, nel volger di pochi anni i jet Sukhoi potrebbero trasformare quella venezuelana nell'aeronautica più potente di tutto il Sudamerica.

Secondo Chavez, gli armamenti sono assolutamente necessari per ostacolare i piani degli Stati Uniti di invadere il Venezuela e mettere le mani sulle ingenti riserve petrolifere di cui dispone. E proprio recentemente ha perfino dichiarato di potersi immaginare la scena di caccia Sukhoi venezuelani che lanciano missili contro una portaerei americana al largo di La Guaira, il primo porto del Venezuela. La Russia, dal canto suo, non ritiene sia stato violato alcun accordo: la vendita rappresenta una semplice breccia in una regione tradizionalmente dominata dagli Stati Uniti.

 

 

24 luglio 2006 www.granma.cu

 

Le prospettive di cooperazione
 

russo-venezuelana
 

 

 

Il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha affermato a Caracas che le prospettive d’incremento della cooperazione con la Federazione Russa sono ampie e riguardano molti settori, ha riferito a Mosca la radio nazionale russa.

 

Durante la sua quarta visita in Russia, dal 2001, il leader venezuelano sottolineerà l'interesse di Caracas di cooperare con Mosca soprattutto nel settore energetico.

 

"La Russia dispone di tecnologie molto moderne e di una grande esperienza per l'estrazione e il trasporto del gas e per questo noi invitiamo le sue principali compagnie a partecipare alla costruzione del maggiore gasdotto del mondo", ha detto, aggiungendo che questo nuovo gasdotto attraverserà tutta l'America del Sud ed avrà un'estensione di otto mila chilometri.

 

"Il Venezuela è disposto a sviluppare la cooperazione con le imprese russe per la prospezione e l’estrazione del gas naturale, del petrolio e nella costruzione degli impianti petrolchimici", ha specificato Chávez che h definito positiva per la difesa del suo paese la crescita della cooperazione tecnico-militare con Mosca, ed ha apprezzato la conclusione dei contratti per l'acquisto di 24 aeroplani caccia Su-30 ed un lotto di elicotteri Mi-17.

 

Riferendosi al positivo ruolo della Federazione Russa nella comunità mondiale, ha specificato che la prioritaria della cooperazione dev’essere l'interazione dei due paesi, con l'obiettivo di formare un mondo multipolare giusto ed equo.

 

"Valutiamo molto positivamente il dinamismo sviluppato negli ultimi anni delle relazioni tra Russia e Venezuela", ha detto ancora il presidente, citato da la Voce della Russia.

 

Nella sua prossima visita, Chavez rivaluterà i 37 accordi e le 11 lettere d’intenzioni firmate tra le due nazioni.

 

Durante il suo soggiorno di tre giorni, il governante visiterà Volgograd, Mosca ed Iszhek, la città natale del designer e fabbricante dei fucili più famosi del mondo, Mijail Kalashnikov.

 

A Mosca, il presidente discuterà negoziati con alcuni dirigenti russi e assisterà alla firma di nuovi accordi nei campi dell’energia, la scienza e le innovazione tecnologica, della cultura e per la somministrazione di macchinari per l'agricoltura.

 

L'Agenzia Federale Spaziale russa aveva annunciato recentemente che durante la visita di Chávez sarebbe stato firmato un contratto sull'allenamento e il volo nel cosmo della prima venezuelana e latino americana che compierà una missione nello spazio extraterrestre.

 

Inoltre verrà inaugurato un busto del Libertador, Simon Bolivar, nella capitale russa, e rimarrà aperta un'ampia dimostrazione bibliografica sulla sua vita e la sua opera.

 

Fino al 2003, lo scambio commerciale tra i due i paesi era di circa 60 milioni di dollari mentre nel 2006 l'importo delle operazioni mercantili tra le imprese delle due parti è cresciuto del 400%, senza includere il settore delle armi, ha dichiarato a Prensa Latina Alexis Navarro, ambasciatore del Venezuela nella Federazione Russa.