Nuestra America

 

 


Santos, la cospirazione contro il

Venezuela e l'Alleanza del Pacifico

 

 

 

  1.06.2013 - Atilio A. Boron http://lapupilainsomne.wordpress.com/

Per quanto se lo possa porre in questione, un accordo economico è anche un compromesso politico. Il pensiero neoliberale presenta le sue opzioni politiche (ad esempio, la promozione di un modello economico che rende i ricchi più ricchi e spoglia i poveri) come se fossero il risultato di un calcolo tecnico o di una razionalità astratta, quando vero é il contrario.

Questo vale sia per gli accordi conclusi sul piano nazionale che internazionale. Quindi non può causare sorpresa la provocazione in cui incorse il governo di Juan M. Santos - ora dice che era tutto un "malinteso" - nell'incontrare il candidato perdente della destra venezuelane Henrique Capriles. In questo modo, il presidente colombiano ha conferito legittimità alle sue scandalose accuse - negate dai controlli successivi effettuati sui risultati delle elezioni del 14 aprile - e si é irresponsabilmente allineato con il leader dell'ala fascista e più radicale golpista della destra venezuelana.

Solo con questo? No, perché la strategia di usura dell' antichavismo non é creazione originale venezuelana ma espressione delle direttive emanate da Washington per concretare il suo progetto di rimuovere e cercare di cancellare  il chavismo dalla faccia della terra. Per questo la Casa Bianca continua a non riconoscere la legalità e la legittimità della vittoria di Nicolas Maduro nelle ultime elezioni presidenziali. La testardaggine dell'insolito Premio Nobel per la Pace non è rancore personale ma la meticolosa osservanza del progetto di revisione della correlazione internazionale di forze nell'emisfero che nel 2005 provocò il naufragio dell'
ALCA in Mar del Plata. Componente fondamentale di questo progetto è la vessazione in corso, la delegittimazione e destabilizzazione dei governi bolivariani e progressisti della regione. L'impossibile sogno dell'impero é ripristinare in America Latina una situazione precedente alla Rivoluzione cubana, quando gli ordini della Casa Bianca sono eseguiti senza domande da parte dei governi della regione. Questo è il senso fondamentale della tanto pubblicizzata e incoraggiata Alleanza del Pacifico formata da Messico, Colombia, Perù e Cile, che per volere di Washington organizzò niente meno che sette vertici in poco più di un anno. L'obiettivo di questo iperattivismo diplomatico è essenzialmente politico ed in misura minore, economico. In primo luogo, cerca di rifare la mappa socio-politico regionale facendola finita con i governi dei paesi dell'ALBA e anche con i suoi alleati, come l'Argentina e il Brasile, "complici" per Washington della sconfitta dell'ALCA. Ed economico, perché l'AP è il pezzo più importante della controffensiva imperialista destinata adesso, in questo momento, a realizzare un' ALCA con un altro nome e, allo stesso tempo, per rafforzare il ruolo di "cavalli di Troia" che Washington ha assegnato ai governi dell'AP per minare dall'interno i progetti che suscitano  il rifiuto  viscerale della Casa Bianca come UNASUR, CELAC e, in misura minore, il Mercosur. Non sorprende che i governi e i politici più reazionari del continente, e d'Europa!, competono tra loro per vedere chi entra per primo in questa alleanza ideata e orchestrata dagli Stati Uniti per difendere i propri interessi utilizzando i suoi peones latino americani ed europei. Che senso ha che paesi come la Spagna, l'Australia, Uruguay e Giappone, che oggi hanno lo status di osservatori abbiano dichiarato che richiederanno l'adesione per diventare membri a pieno titolo della AP nel 2013". Australia e Giappone, hanno bisogno di questo strumento nord americano per collegarsi con il nuovo centro di gravità dell'economia mondiale che si trova, precisamente, nel loro intorno immediato, o é che si tratta di due paesi sottomessi militarmente, economicamente e diplomaticamente alla volontà della Casa Bianca e che quindi agiscono come gli si ordina?

Naturalmente, questo mostro nord americano, di cui Santos é il principale articolatore (ricordiamo che l'ultima e decisiva riunione si è tenuta il 22/23 maggio a Cali) richiede dei suoi protagonisti una abietta sottomissione agli editti e alle priorità imperiali. Per la Casa Bianca oggi nulla è più importante di approfittare della momentanea confusione causata dalla morte di Hugo Chavez per riordinare ciò che il Segretario di Stato John Kerry ha denominato - in un'espressione che per il suo carattere dispregiativo era caduta in disuso - il "cortile di casa" di Washington. E Santos ha obbedito al comando ed ha ricevuto uno screditato politico difeso dalla peggiore della destra latino americana ed europea - in primo luogo il corrotto Partito Popolare di Spagna, il cui capo nell'ombra è José M. Aznar - e colpevole di aver istigato atti criminali che hanno portato alla morte di undici chavisti e oltre un centinaio di feriti, oltre alla distruzione di numerosi centri di salute e uffici pubblici. L'obiettivo del giro latino americano di Capriles è quello di screditare il governo del suo paese ad ogni costo, anche deteriorando le già difficili relazioni tra Colombia e Venezuela. Ma Washington fa sapere ai suoi clienti che non ci sono limiti etici o scrupoli di sorta per isolare il governo del Venezuela, caratterizzandolo come uno "stato canaglia" e indebolirlo per facilitare la sua impotenza di fronte agli attacchi di Washington. Per far questo si combineranno strategie di ipocrita seduzione - Joe Biden lodando il Brasile come potenza già "emersa" ma senza parlare che è il paese che gli Stati Uniti hanno circondato di più basi militari in tutta l'America Latina - con un'altra più brutale, come quella che sicuramente avrà comunicato Roger Noriega nel suo viaggio in Colombia al presidente Santos, e con iniziative come quella dell'AP, che dato i suoi obiettivi e la straordinaria mobilitazione di risorse sarebbe molto pericoloso non prendere sul serio. Tutto indica che il popolo ed il governo venezuelano sono pienamente consapevoli di questa minaccia, e sono pronti a resistere e non solo, ma anche a vincere. Sanno che conteranno sulla solidarietà militante della maggioranza dei popoli e dei governi di Nuestra America che con le loro lotte sconfiggeranno questo nuovo tentativo di stabilire un ALCA, ora sotto un altro nome.
Nel nauseante contesto internazionale sopra segnalato si distacca il gesto d'onore del presidente Rafael Correa che, per bocca del suo cancelliere, ha dichiarato che l'Ecuador mai riceverà Capriles.

 

 

Santos, la conjura contra Venezuela y la Alianza del Pacífico

Atilio A. Boron

Por más que se lo suela poner en cuestión, todo acuerdo económico es a la vez un compromiso político. El pensamiento neoliberal presenta sus opciones políticas (por ejemplo, promover un modelo económico que enriquece a los ricos y espolia a los pobres) como si fueran el resultado de un cálculo técnico o de una racionalidad abstracta, cuando lo cierto es lo contrario.
Lo anterior vale tanto para los acuerdos sellados en el plano doméstico como en el internacional. Por eso no puede causar sorpresa la provocación en que incurrió el gobierno de Juan M. Santos –ahora dice que todo fue un “malentendido”- al recibir al perdidoso candidato de la derecha venezolana, Henrique Capriles. Al hacerlo, el presidente colombiano le confirió legitimidad a sus escandalosas denuncias –refutadas por sucesivas auditorías practicadas sobre los resultados electorales del 14 de Abril- y se alineó irresponsablemente con el líder del ala fascista y más radical y golpista de la derecha venezolana.
¿Sólo con ésta? No, porque la estrategia de desgaste del antichavismo no es creación original venezolana sino expresión de las directivas que emanan desde Washington para concretar su proyecto destituyente y tratar de borrar al chavismo de la faz de la tierra. Por eso la Casa Blanca continúa sin reconocer la legalidad y la legitimidad del triunfo de Nicolás Maduro en las pasadas elecciones presidenciales. El empecinamiento del insólito Premio Nobel de la Paz no es inquina personal sino el meticuloso cumplimiento del proyecto de reversión de la correlación internacional de fuerzas en el hemisferio que en el 2005 provocara el naufragio del ALCA en Mar del Plata. Componente fundamental de ese proyecto es el permanente acoso, la deslegitimación y la desestabilización de los gobiernos bolivarianos y progresistas de la región. El sueño imposible del imperio es restablecer en Latinoamérica una situación anterior a la Revolución Cubana, cuando las órdenes de la Casa Blanca eran obedecidas sin chistar por los gobiernos de la región. Este es el sentido fundamental de la tan publicitada y alentada Alianza del Pacífico conformada por México, Colombia, Perú y Chile, que a instancias de Washington organizó nada menos que siete Cumbres en poco más de un año. El objetivo de este hiperactivismo diplomático es principalmente político y, en menor medida, económico. Lo primero, porque pretende rehacer el mapa sociopolítico regional acabando con los gobiernos de los países del ALBA e inclusive con sus aliados, como los de Argentina y Brasil, “cómplices” según Washington de la derrota del ALCA. Y en lo económico, porque la AP es la más importante pieza de la contraofensiva imperialista destinada ahora, ya mismo, a concretar un ALCA con otro nombre y, a la vez, para potenciar el papel de “caballos de Troya” que Washington les tiene asignados a los gobiernos de la AP para socavar desde dentro a proyectos que suscitan el visceral rechazo de la Casa Blanca como la UNASUR, la CELAC y, en menor medida, el Mercosur. No sorprende que los gobiernos y políticos más reaccionarios del continente, ¡y los de Europa! compitan entre sí para ver quién entra primero a esa alianza concebida y orquestada por los Estados Unidos para defender sus propios intereses utilizando a sus peones latinoamericanos y europeos. ¿Qué sentido tiene que países como España, Australia, Uruguay y Japón, que hoy día tienen el estatus de observadores, hayan declarado que solicitarán su adhesión para convertirse en miembros plenos de la AP durante el 2013.” Australia y Japón, ¿necesitan de este instrumento norteamericano para vincularse con el nuevo centro de gravedad de la economía mundial que se halla, precisamente, en su entorno inmediato, o es que se trata de dos países sometidos militar, económica y diplomáticamente a la voluntad de la Casa Blanca y que por lo tanto actúan según se les ordena?
Claro está que este engendro norteamericano, del cual Santos es el principal articulador (recordar que la última y fundamental reunión se hizo el 22/23 de Mayo en Cali) requiere de sus protagonistas una abyecta sumisión a los edictos y las prioridades imperiales. Para la Casa Blanca hoy nada es más importante que aprovechar el momentáneo desconcierto provocado por la muerte de Hugo Chávez para reordenar lo que el Secretario de Estado John Kerry denominara -en una expresión que por su carácter despectivo había caído en desuso- al “patio trasero” de Washington. Y Santos obedeció el mandato y recibió a un desprestigiado político amparado por lo peor de la derecha latinoamericana y europea -principalmente el corrupto Partido Popular de España, cuyo jefe en las sombras es José M. Aznar- y culpable de haber instigado actos criminales que culminaron con la muerte de once chavistas y más de un centenar de heridos amén de la destrucción de numerosos centros de salud y oficinas públicas. El objetivo de la gira latinoamericana de Capriles es desprestigiar al gobierno de su país a cualquier precio, inclusive deteriorando las ya de por sí difíciles relaciones colombo-venezolanas. Pero Washington hace saber a sus clientes que no hay límites éticos ni escrúpulos de ningún tipo a la hora de aislar al gobierno de Venezuela, caracterizándolo como un “estado canalla” y debilitarlo para facilitar su indefensión ante los ataques de Washington. Para ello se combinarán estrategias de hipócrita seducción –Joe Biden bendiciendo a Brasil como potencia ya “emergida” pero sin hablar de que es el país al cual EEUU ha rodeado con más bases militares en toda Latinoamérica- con otras más brutales, como las que seguramente habrá comunicado Roger Noriega en su viaje a Colombia al presidente Santos, y con iniciativas como las de la AP, que dados sus objetivos y extraordinaria movilización de recursos sería muy peligroso no tomar seriamente en cuenta. Todo indica que el pueblo y el gobierno venezolanos son plenamente conscientes de esta amenaza, y están preparados para resistir y no sólo eso, sino también prevalecer. Saben que contarán con la solidaridad militante de la mayoría de los pueblos y los gobiernos de Nuestra América que con sus luchas derrotarán esta nueva tentativa de establecer un ALCA, ahora con otro nombre. En el nauseabundo contexto internacional arriba señalado cabe destacar el honroso gesto del presidente Rafael Correa que, por boca de su Canciller, hizo saber que Ecuador jamás recibiría a Capriles.