Maurizio Matteuzzi Roma 11 maggio 2006 tratto da il manifesto

Italia/Venezuela


Comandante Chavez

 

subcomandante Fausto
 

 

 

 

Chissà se con Pier Ferdinando Casini ancora presidente della Camera, il presidente venezuelano Hugo Chavez sarebbe stato ricevuto così prontamente e calorosamente come è accaduto ieri con Fausto Bertinotti. Arrivato verso le 6 del pomeriggio a Ciampino, Chavez è andato dritto a Montecitorio per incontrare il neo-presidente Bertinotti. Il primo di una serie di incontri fra ieri sera e oggi, prima di partire per Vienna dove prenderà parte - da protagonista di certo, visto il tipo - al vertice Unione europea-America latina, e poi per Londra e Algeri.


L'incontro a Montecitorio era giustificato dalla presenza con Chavez di una delegazione del parlamento venezuelano guidata dal suo presidente Nicolas Maduro (che poi Bertinotti ha accompagnato in una visita guidata alla Camera). Ma è probabile che alle ragioni di cortesia, si possa aggiungere anche una sostanza politica. L'abbraccio fra il «comandante Chavez» e il «subcomandante Fausto» (anche se il primo forse non condivide fino in fondo la passione del secondo per lo zapatista Marcos) è sembrato andare al di là delle regole formali del protocollo.


All'uscita dal colloquio, Bertinotti, davanti a telecamere e giornalisti in attesa nella Sala gialla, ha voluto ringraziare Chavez «per l'onore» della visita. Ha detto che gli sono piaciute le sue parole di «apprezzamento e apertura» verso il premier in pectore Prodi ma anche verso l'ex premier Berlusconi, «per il ruolo da lui svolto rispetto al Venezuela». Oltre alla logica collaborazione fra i due parlamenti e quella in materia di lotta «alla povertà» - sanguinosa piaga latino-americana -, a Bertinotti è piaciuto anche l'accenno che Chavez avrebbe poi ripetuto quando è stato il suo turno a parlare, al «debito» che il Venezuela dice di avere verso gli immigrati italiani (ora poi gli italo-venezuelani hanno eletto anche un loro deputato alla Camera nelle file dei Ds, l'italo-venezuelana Marisa Bafile, giornalista-proprietaria della «Voce d'Italia» a Caracas, peraltro assai poco amica di Chavez).


Chavez, nel suo intervento è stato inusualmente breve (e si capisce che deve essergli costato) e, come sempre molto diretto e caloroso («un bel tipo», diceva poi qualche giornalista che non l'aveva mai sentito prima o aveva sentito solo quello che la maggior parte dei giornali scrivono su quel pericoloso «caudillo populista»). Complimenti, per iniziare, all'«amico» Fausto Bertinotti e a Giorgio Napolitano per le rispettive elezioni, complimenti a tutte le forze politiche democratiche italiane che siedono in parlamento, «la voce del popolo». Al «caro amico da molti anni» Prodi, al «buon amico» Ciampi, all' «amico» Berlusconi che magari era il terzo di quei «senza vergogna» che hanno appoggiato Bush (che lui chiama, ma non qui a Roma, «Mr. Danger») ma che, al contrario di Blair e Aznar, «si è mostrato solidale con il Venezuela in tempi burrascosi» (Aznar sostenne l'effimero golpe padronal-sindacale dell'aprile 2002 a Caracas).


Poi ha parlato di Roma, culla della civiltà, Roma dove è «nato» Simon Bolivar come Libertador (fu a Montesacro nel 1805 che giurò di liberare e unificare l'America latina, il sogno che Chavez ha fatto proprio), Roma da cui in senso lato è partito «l'eroe dei due mondi» Garibaldi, Roma che ha visto fiorire il Cristianesimo e il Rinascimento...


Il rinascimento che «i nuovi tempi» stanno portando in America latina e i «valori cristiani» a cui s'ispira la rivoluzione bolivariana. Ma non solo quella: «Ho un amico che non è cristiano ma che mi ha detto di essere cristiano sul piano sociale. E' Fidel Castro», ha concluso. Una chiusa da copione.


Oggi il clou della giornata di Chavez sarà l'incontro con Benedetto XVI e il cardinal Sodano. Il terzo di Chavez in Vaticano ma il primo con papa Ratzinger. Tema ufficiale, la povertà. Ma ce n'è un altro, altrettanto importante per quanto non dichiarato, ed è il tentativo di migliorare i rapporti fra Chavez e la chiesa cattolica venezuelana che, nonostante i «valori cristiani» della rivoluzione, nella sua gerarchia gli è sempre stata ostile.


Mentre voci parlano di possibili incontri anche con Prodi e Napolitano, è confermato invece quello con Fassino. Un'interessante novità dopo l'insensata linea anti-chavista seguita in questi anni dai Ds.

 

Anubi D’Avossa Lussurgiu 11 maggio 2006 tratto http://www.liberazione.it/giornale/060511/default.asp

Ieri l’incontro ufficiale a Montecitorio (e poi un colloquio a quattr’occhi)


Chavez e Bertinotti: tra Venezuela


e Italia accordi anche economici

 

 


«Buenas tardes, muchachos»: così si è presentato ieri sera poco prima delle 19 il presidente del Venezuela, Hugo Chavez, alla piccola folla di giornalisti e personale di Montecitorio assiepata nella Sala Gialla, prima di infilarsi in quella del Cavaliere con un sorridente Fausto Bertinotti presidente della Camera dei deputati per l’incontro ufficiale, insieme alla sua delegazione governativa e parlamentare. L’unico appuntamento previsto nell’agenda ufficiale del rapido passaggio romano di Chavez, oltre a quello con il capo di un altro Stato, la Santa Sede: sarà infatti ricevuto stamane in udienza da Papa Ratzinger, Benedetto XVI. E ha già detto di volergli «parlare di lotta alla povertà».
Ma la visita a Montecitorio e l’incontro con Bertinotti sono una “prima” assoluta del presidente venezuelano, mai venuto in Italia in visita di Stato, nemmeno in quest’occasione. Pur se approdato a Roma per celebrare il duecentesimo del “giuramento di Montesacro” di Simon Bolivar, “El Libertador”, l’anno passato; e pur avendo anche presenziato al vertice Fao.

L’appuntamento con Bertinotti presidente della Camera è, insomma, il primo in forma ufficiale con un’istituzione nazionale italiana. E di qualche significato: non solo per il profilo politico degli interlocutori, al di là delle vesti formali; e non solo quindi per una caratteristica oggettiva dell’incontro, quella di incrociare due protagonisti “da sinistra”, nelle loro diverse peculiarità, l’uno alla testa di un Venezuela cruciale (anche per forza energetica) nella “nuova fase” latinoamericana, l’altro in quest’Italia con una nuova scena politica e istituzionale. Si è trattato di un appuntamento di maggior significato anche sotto il profilo del confronto generale in corso sullo scacchiere geopolitico ed economico tra quel Cono Sur e un’Europa al cospetto di veri e propri bivi.

Sarà il profilo della più importante tappa del viaggio di Chavez, quella che lo vedrà da stasera a Vienna per il quarto vertice fra capi di Stato e di governo di Ue, Caribe e America Latina. Preceduto da annunci di una nuova offensiva nei confronti degli accordi di libero commercio: e da quelli, fatti di persona, di voler introdurre una nuova tassa sul petrolio, ad arricchire il braccio di ferro con multinazionali e interessi Usa dopo la mossa di rinazionalizzazione degli idrocarburi avanzata dall’alleato Evo Morales presidente della Bolivia.
Non a caso la parola chiave nel “briefing” con la stamapa di Bertinotti e Chavez (in ordine di intervento) dopo l’incontro ufficiale di circa un’ora, è stata «cooperazione». Quella «tra i due governi», spiega ovviamente il primo, «esula da questo nostro rapporto»; ma è, aggiunge subito, la stessa «che in questo nostro incontro sollecitiamo». Bertinotti puntualizza, significativamente, che «la delegazione parlamentare italiana e quella venezuelana» hanno assunto un «impegno a definire una forma di collaborazione per contribuire a migliorare i rapporti tra i due paesi, anche sul terreno economico». Appunto con «l’obiettivo» di «un protocollo di collaborazione tra i due Parlamenti» così da «contribuire alla formazione di un rapporto assai intenso tra l’Unione Europea e l’America Latina». Gli scopi? Sono quelli di «una convivenza pacifica nel mondo» e, ancora, d’«una cooperazione economica che affronti i grandi problemi della povertà e della diseguaglianza».
Sarà poi Chavez stesso a spiegare, prendendo la parola a sua volta, che al momento della partenza da Caracas si era ancora alla vigilia (e nell’incertezza) dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Il clima diventato speciale (quanto delicato) della giornata è echeggiato infatti nell’aggiunta fatta da Bertinotti nel suo “report” pubblico sull’incontro: là dove definisce «apprezzato» nelle espressioni del presidente venezuelano il suo «interesse all’apertura del confronto con tutte le forze politiche» italiane, e con esso «le speranze riposte nel nuovo governo di Romano Prodi ma anche l’apprezzamento per il ruolo svolto da Silvio Berlusconi nei confronti del Venezuela».

Parole dovute, certo, ma che Chavez ribadisce alla stampa quando con tutta la sua verve da uomo (e politico d’eccezione) del Caribe: «L’Italia per noi è una sola», con il «massimo rispetto per tutte le forze politiche e correnti popolari rappresentate». E porge prima di tutto le «felicitazioni» a Bertinotti, oltre che a Napolitano e al capo dello Stato uscente Carlo Azeglio Ciampi, «grande amico»; ma ripete il ricordo di Berlusconi, «solidale con noi in un momento difficile», anni in cui Caracas ha visto anche tentativi di golpe.

Quello che Chavez ha a cuore di lanciare è un messaggio “in chiaro” di «affetto e infinita voglia di avvicinarci sempre di più». Motivato con il legame bolivariano del giuramento del 1805, oltre che con l’icona di Garibaldi e fin con i «valori cristiani» accanto a quelli di «democrazia» e «pace». Con l’occhio all’udienza papale di oggi, certo («chiederò anzitutto la benedizione», dice Chavez passando tra i giornalisti, mani giunte, occhi al cielo e sorriso indio; e «poi parlerò di povertà nel mondo»). E con una battuta sul «mio e nostro grande amico, Fidel Castro, che cristiano non è ma di recente ha detto di esserlo nel sociale...». Motivazione sostanziale, però, nella vigilia di Vienna, è l’attesa forte di un nuovo approccio della politica estera europea, e anche di quella economica.

L’ufficialità a Montecitorio finisce così: con un po’ di panico del protocollo della Camera per le interviste dei media latinoamericani al seguito presidenziale, tra voci di incontri con Napolitano o Prodi. E con Chavez che scompare, ma con Bertinotti. Verso l’unico incontro informale vero: quello tra loro due, da soli, due teste e due speranze.



 

11 maggio 2006 tratto - GI -

 

 

La  visita di Chávez in Italia

 

• Emblematico il suo incontro con il Papa

 

 

Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha incontrato il neo eletto presidente della  Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti, a Roma, in attesa di incontrare il Papa in Vaticano.

 

"È formidabile", ha detto Bertinotti quando Chávez  ha rotto il protocollo per salutare i giornalisti e i dipendenti della Camera.

 

“Per noi l’Italia è una, la Repubblica è una e il popolo italiano è uno”, ha affermato Chávez a Montecitorio, dove ha salutato e ringraziato tutte le forze politiche di destra, centro e sinistra.

 

Nell’ambito dell’udienza con Benedetto XVI ha commentato che la Rivoluzione Bolivariana è molto cristiana e ha invitato, dalla Camera dei Deputati italiana, a lottare contro la povertà e l’esclusione e a far esistere la pace.

 

L’ambasciatore venezuelano presso la Santa Sede, Iván Rincón Urdaneta, ha detto che la lotta contro la povertà è uno dei temi centrali dell’incontro con Benedetto XVI. 

 

È la terza volta che Chávez visita il Vaticano, ma la prima volta che incontra questo nuovo Pontefice.

 

Il 30 settembre del 1999 e il 12 ottobre del 2001 Chávez fu ricevuto dall’allora Papa Giovanni Paolo II.

 

“La povertà è un problema comune in America Latina e nel caso del Venezuela  l’attuale governo sta promuovendo programmi che hanno l’obiettivo di sradicarla”, ha detto il diplomatico.

 

Il vice presidente del Venezuela, José Vicente Rangel, ha affermato da Caracas che l’incontro di Hugo Chávez e il Papa Benedetto XVI si può considerare emblematico.

 

“La riunione con il Papa è emblematica e definisce e profila chiaramente le nuove relazione dello Stato Venezuelano con il Vaticano”, ha sottolineato. 

 

Ansa ha riferito che in accordo con le fonti ufficiali, Chávez non ha scartato la possibilità di un incontro con Romano Prodi.

 

L’Italia  è la prima tappa di una lungo giro: Chávez andrà in Austria, Gran Bretagna, Libia e Algeria.

 

A Vienna parteciperà al vértice  UE-America Latina e Caraibi.