Give me Five

 

 

 

Ricardo Alarcón de Quesada

 

Ringrazio gli organizzatori di questo Incontro Internazionale di Solidarietà per l’opportunità di parlare riguardo ai Cinque compatrioti che tra poco compiranno 14 anni di crudele ed ingiusto castigo per lottare contro il terrorismo che dagli Stati Uniti si è praticato contro Cuba per oltre mezzo secolo.

 

Loro sono l’ispirazione e la guida per i lavoratori ed il popolo cubano impegnati oggi nei molteplici e complessi compiti di attuare i cambiamenti al nostro modello di sviluppo, per perfezionare la nostra società e renderla sempre più efficiente e socialista. Gerardo, Ramón, Antonio, Fernando y René, figli di questo popolo, educati e forgiati dalla sua Rivoluzione, sono stati capaci di mantenersi fermi e di non farsi piegare, nonostante l’isolamento, dimostrando, nella solitudine, la forza indistruttibile dei propri ideali, proclamando giorno e notte che si, si può, che la Patria ed il socialismo possono resistere e vincere. Per questo la lotta per liberarli, affinché tornino a casa immediatamente e senza condizioni è una priorità per i cubani ed un compito nel quale dobbiamo sforzarci senza tregua e senza sosta fino alla vittoria totale.

 

Però questa causa è d’importanza strategica per tutti, oltre i confini dell’Isola. Lo è specialmente per i popoli dell’America Latina ed i Caraibi che sono stati vittime del terrorismo orchestrato dal Nord e per lo stesso popolo degli Stati Uniti che ha il diritto e la necessità di darsi un governo che impari a vivere in pace con i propri vicini; però questa causa è importante anche per i popoli di tutto il mondo che affrontano i gravi pericoli della violenza e l’irrazionalità di una politica imperiale arrogante e sciocca.

 

Concluse tutte le possibilità di appello ordinarie, i Cinque attendono il verdetto della Corte di Miami riguardo il procedimento straordinario o Habeas Corpus, ultima possibilità che offre il sistema giuridico nordamericano. Il Giudice deve inoltre rispondere alla richiesta presentata affinché convochi udienze orali nelle quali esaminare nuove prove ed argomentazioni che gli permettano di emettere una sentenza giusta.

 

Il centro della questione sta nella necessità di fare chiarezza sui numerosi aspetti occulti di questo processo.

 

Da un lato bisogna scoprire fino a che punto è arrivata la congiura del governo coi i mezzi d’informazione locali di Miami, che ricevettero finanziamenti ufficiali per lanciare una feroce campagna di propaganda e realizzarono provocazioni e minacce per fare pressione e spaventare i membri della giuria, rendendo assolutamente impossibile il lavoro del tribunale. Queste azioni giustificarono, in quel momento, le proteste della stessa giuria; anni dopo la conclusione del processo si è saputo pubblicamente che i provocatori ricevettero sostanziosi pagamenti dal governo federale. Sono ormai sette anni che varie organizzazioni della società civile reclamano per via giuridica ed amministrativa che il governo sveli tutto quello che nasconde in merito a questa cospirazione. La stessa domanda è parte sostanziale degli Habeas Corpus dei nostri compagni.

 

Inoltre c’è un’altra richiesta rispetto al caso speciale di Gerardo Hernández Nordelo, condannato alla spropositata pena di due ergastoli più quindici anni, per un inventato delitto che non ha commesso, per un crimine mai esistito e che Gerardo sconta in una prigione di massima sicurezza in condizioni particolarmente dure.

 

Gerardo è stato accusato di una falsa ed irreale partecipazione nell’incidente del 24 febbraio del 1996 quando furono abbattuti in acque territoriali cubane due aerei di un gruppo terrorista che violava sistematicamente lo spazio aereo cubano, cosa che avevano fatto decine di volte nonostante le ripetute proteste del governo dell’Isola.

 

L’accusa era così debole che la stessa Procura degli Stati Uniti in una Mozione di Emergenza nel maggio del 2001 provò a ritirarla.

 

Gerardo non ebbe nulla a che fare con quell’incidente come ammise Washington in quel documento. Però c’è dell’altro. I lamentabili fatti di quel giorno avvennero nel territorio di Cuba e pertanto nessun tribunale nordamericano aveva la giurisdizione al riguardo.

 

Dal giudizio di Miami fino all’ultima petizione di Gerardo si chiede a Washington di mostrare le immagini dell’incidente rilevate dal satellite. La stessa richiesta è stata presentata davanti ai tribunali ed al governo da importanti istituzioni civili del paese. Con la stessa testardaggine, tanto l’Amministrazione di W. Bush come quella di Obama negano la diffusione di quelle immagini al pubblico. Sono quattordici anni di occultamento che si possono spiegare solo perché il governo degli Stati Uniti è consapevole che la volgare calunnia contro Gerardo era completamente priva di fondamento così come le accuse formulate contro di lui e contro i suoi compagni.

 

L’occultamento delle prove e la sfacciata ostilità contro gli accusati, insieme al fatto che il processo si svolgesse a Miami e non in un qualsiasi altro posto, provano la grossolana prevaricazione della Procura.

 

Nel 2005 in una sentenza storica la Corte d’Appello decise unanimemente di dichiarare il processo di Miami nullo e senza valore. È quanto dovrebbe fare il tribunale adesso che sono venuti alla luce nuovi elementi che rafforzano quella giusta decisione.

 

Ancora oggi sarebbe impossibile giudicare con equità i Cinque patrioti cubani a Miami. Ripassiamo sommariamente quanto successo in questa città nell’aprile del 2012, il mese appena trascorso.

 

Un annuncio a favore della libertà dei Cinque è stato ritirato a poche ore della sua installazione a seguito di minacce di morte. Nello stesso momento è stato punito nel suo lavoro ed è stato costretto ad uno spiacevole spettacolo di contrizione pubblica il direttore di una squadra sportiva che aveva osato sussurrare alcune parole non gradite alla mafia terrorista. Pochi giorni fa una bomba incendiaria ha distrutto completamente gli uffici di un’agenzia che organizza viaggi a Cuba, che si era occupata di trasportare i fedeli che volevano accompagnare nel suo viaggio sull’Isola il Papa Benedetto XVI. Nello stesso tempo i mezzi d’informazione locali di questa città hanno lanciato un’irrispettosa serie di insulti e calunnie contro il cardinale Jaime Ortega Alamino, Arcivescovo de L’Avana, perché Sua Eminenza aveva espresso alcune verità in maniera serena e ponderata.

 

Se così è Miami oggi, nel maggio del 2012, è facile immaginare quale fosse l’ambiente 14 anni fa quando l’impune sequestro di un bambino di sei anni scandalizzò il mondo e la restituzione di Elian provocò la frustrazione e la rabbia sfrenata della mafia batistiana-terrorista e fu in questo ambiente di odio e di violenza che i Cinque furono incarcerati e sottoposti a giudizio.

 

Ci sono stati cambiamenti significativi nell’emigrazione cubana. Però Miami continua ad essere Miami, continua ad essere il feudo di questa mafia che controlla le autorità ed i mezzi d’informazione.

 

È indispensabile denunciare con urgenza il blocco delle corporazioni che controllano e manipolano l’informazione ed impediscono al popolo nordamericano di conoscere la verità. Solleviamo la solidarietà internazionale fino a renderla un’onda incontenibile che sfondi il muro del silenzio e faccia in modo che il popolo nordamericano, con l’appoggio di tutto il resto del mondo, esiga al Presidente Obama che faccia ciò che può e deve fare: disporre la libertà immediata ed incondizionata dei Cinque, di tutti ed ognuno di loro. Affinché ci capisca meglio: Obama Give me Five.

 

L’Avana, 2 maggio 2012

Incontro Internazionale di Solidarietà