Operativi

 

"Di questo non si parlerà a El Paso:

 

 

Quando Posada "risolse" il ritorno a Miami

 

di un killer assoldato per uccidere Fidel

 

 

19 febbraio 2011 - J.G.Allard www.granma.cubaweb.cu

 

 

Quando al governo USA, in El Paso, gli fa difetto la memoria potrebbe ricorrere ad uno dei suoi ex agenti, come "Tony" Veciana, che si ricorda i suoi crimini.

 

Nel 1971, è stata la CIA che informò Antonio VeVecianaciana Blanch - dieci mesi prima che si realizzasse un viaggio di Fidel castro in Cile - e gli propose di organizzare un assassinio, lo consigliò che si realizzasse nel mezzo di una conferenza stampa, ed assicurò il trasporto delle armi a Santiago in un veicolo diplomatico statunitense. Posada Carriles, dopo il fallimento dell'operazione, fu incaricato di informare l'ambasciata degli Stati Uniti, spiegando quello che era successo e reintrodurre, con complicità ufficiale, nel territorio degli Stati Uniti uno dei due sicari selezionati da Orlando Bosch.

 

Tutto questo è stato rivelato, confermato, ed assicurato dallo stesso agente della CIA, Veciana, che, allora 79enne,  scelse, nel luglio 2007, di confessare dalle onde del programma radiofonico “La Noche se Mueve” del giornalista Edmundo Garcia, a Miami, una parte dei crimini che ha commesso nel corso di quasi cinque decenni, per conto dei servizi di intelligence USA nella loro guerra sporca contro Cuba.

 

Fondatore di Alpha 66, identificato come complice nel complotto per assassinare Kennedy, questo sicario formato nell’Operazione 40 è stato condannato, nel 1974 a New York, per traffico di droga.

 

"Ero in Bolivia lavorando per l’USAID in qualità di consulente della Banca Centrale" spiega il leader terrorista, affrontando il tema del fallito attentato in Cile, verificatosi nel 1971. Rivela che l'"aiuto allo sviluppo" offerto alla Bolivia da questa agenzia ufficiale degli Stati Uniti, legata sin dalla sua creazione ad attività di intelligence, era vasto.

 

"Abbiamo avuto un gruppo di cubani ... nella Banca Centrale, c’ero io come consulente bancario. Nella Banca Mineraria, stava Rafael Dalmau. Nella Banca Agricola c’era Charles Bacon che, nonostante il suo nome americano, era cubano di nascita e la CIA aveva altri personaggi che lavorano nel Ministero degli Interni".

 

 

Un funzionario della CIA mi

dice che  Fidel andrà in Cile

 

 

Un giorno, "un funzionario della CIA mi dice che Fidel andrà in Cile e mi chiede se sono disposto a partecipare all’organizzazione di un attentato" racconta Veciana. "Io stavo da quattro anni con base in Bolivia. E non avevo mai letto che Castro sarebbe andato in Cile. Fino a quando mi chiamò, dal Perù, qualcuno della CIA".

L'agenzia statunitense s’incarica di coordinare il contatto con i Carabinieri cileni che cospirano contro il governo democratico del socialista Salvador Allende.

"Egli mi informò che potevo aver fiducia delle due persone che sarebbero venute a farmi visita da parte dei Carabinieri del Cile".

Dove Veciana cercherà, allora, il supporto che gli è necessario? A Miami, naturalmente. Qui sta una gran riserva di sicari e cospiratori costituita, dalla CIA, da anni. E impunemente, alla testa di questo gruppo di terroristi, ci sono i suoi soci di Alpha 66, con uffici in Flagler Street.

"Ho mandato un telegramma in codice ad Alpha 66 ... Qui ci sono persone ancora in grado di confermare ciò ... per vedere se c'erano uomini d'azione pronti ad agire".

Veciana decide finalmente di recarsi in quello che, ancora oggi, é il santuario del terrorismo continentale.

"Andrés Nazario Sargent, allora capo di Alpha 66, mi ricevette... Intervistiamo diverse persone".

Tutti i candidati si rendono conto che, proponendo di partecipare a un attentato contro Fidel Castro, gli si chiede il suicidio.

"Non erano disposti a dare la loro vita."

 

El Isleño Dominguez e Marcos Rodriguez

 

Veciana deluso torna in Bolivia, dopo quattro giorni.

Tuttavia, dice, subito riceverà un nuovo messaggio cifrato di Sargent, annunciando di aver trovato due individui disposti ad unirsi alla cospirazione.

"Ritornai a Miami ... Le due persone appartenevano al gruppo di Orlando Bosch. Avevano lavorato con Poder Cubano (il gruppo Bosch) e nel CORU, erano "El Isleño" Dominguez, credo che il suo nome fosse Antonio e Marco Rodriguez. Io fornii loro tutti i modi per andare in Venezuela, ed in Venezuela, c’erano alcuni funzionari di Venevisión che mi diedero tutte le agevolazioni".

Il piano era quello di far passare i due sicari per cameraman di Venevision e poi infiltrarli in una conferenza stampa del Presidenziale cubano a Santiago del Cile.

Di chi è stata l'idea? Della stessa CIA,  conferma Veciana.

"Loro suggerirono la fotocamera ... suggerendo di fare l'attentato approfittando della conferenza in cui ci sarebbero stati 600 o 700 giornalisti".

Personale della CIA partecipò nella preparazione dell'attentato: «Dopo si andò completando con le persone che, in qualità di esperti, raccomandavano: è possibile fare questo, non si può fare questo ..."

Confessa: "Abbiamo avuto persone che conoscevano il modo in cui si sviluppavano le conferenze stampa che  dava Cuba: le persone che sarebbero andate alla cerimonia, che avrebbero dovuto lasciare le telecamere nell’antisala e le avrebbero controllate. Ma usando  un'arma piccola e nascondendola in un determinato settore della fotocamera, l’arma non sarebbe stata rilevata".

Ecco come Rodríguez e Domínguez "furono addestrati come cameraman ... e per loro ottenni le credenziali Venevisión".

In risposta a una domanda Veciana precisa: "'Venevision è sempre stata di Cisneros... era gestita da cubani residenti in Venezuela".

La preparazione dei due terroristi fu minuziosa.

"Abbiamo dovuti addestrarli perché essendo cubani, dovevano imparare la lingua venezuelana ... Stettero a Caracas circa 60 o 90 giornate addestrandosi a non essere individuabili".

Si chiede allora a Veciana: "Queste due persone sono state addestrate come tiratori, come killer, e assassini? ".

Il settantenne risponde con candore sorprendente: "Beh, io direi assassini".

"Erano uomini d'azione di Poder Cubano che avevano lavorato con Orlando Bosch".

I due "assassini" vanno a Santiago del Cile "molto prima che Castro arrivasse, cioè, erano lì e iniziarono a fare interviste con il governo del Cile, come se fossero giornalisti venezuelani".

All'inizio della intervista, ad una prima domanda sul tema dell' attentato di Santiago, Veciana disse: "Io non andai in Cile".

Ma nell’esaltarsi con il suo racconto dei fatti, improvvisamente, racconta tutto della sua presenza in quel paese.

"Sì, certo, fui in Cile," esclamò a un tratto e aggiunge  una strana rivelazione.

 

In un’auto diplomatica nord americana...

con le armi!

 

"Io andai da La Paz a Lima in una macchina diplomatica dell'ambasciata degli Stati Uniti con le armi" improvvisamente ammette Veciana notando che altri agenti nord americani lasciarono Lima per andare a Santiago del Cile e sommarsi al piano.

"Avevamo affittato in calle  Huérfanos, a Santiago, l'appartamento in cui (Rodríguez e Domínguez) dovevano passare per semplici giornalisti. Ci incontrammo da qualche parte sul confine tra Cile e Perù, e percorremmo da Arequipa, Tagna fino a Santiago".

"Lì, io avevo una base di appoggio  minima di tre persone che sapevano quello che si stava preparando, quando avevo bisogno di qualche movimento".

"Imparai a fare compartimenti dentro le mie attività anticastriste” precisa come per indicare che lasciò disinformato Posada.

La cospirazione, alla fine, fallisce. Dominguez e Rodriguez "si intimidiscono".

Marco Rodriguez aveva una condanna in sospeso di cinque anni negli Stati Uniti. "Era in libertà provvisoria, quando io lo portai dal paese in Venezuela" indica Veciana.

"Allora lì appare Posada Carriles. L'uomo che va all'ambasciata degli Stati Uniti e spiega la situazione e tutti i dettagli  è Posada Carriles".

"Egli fu l'uomo che lo portò (a Miami) in aereo e qui lo consegna alle autorità" confessa Veciana.

Ad El Paso, non si parlerà di questo. La CIA, la procura "antiterrorismo" e lo stesso governo nord americano, quando si parla di ciò, soffrono di amnesia cronica. Come non ci si ricorda di colui che con tanta fiducia visitava "l'ambasciata" per "spiegare" il caso di un omicida latitante e risolvere il problema con tanta celerità?