The Washington Post accusa Cuba

Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com

washington post assangeCiò che ha sopportato e ancora sopporta Cuba è da iscriverlo a lettere d’oro nella storia dell’umanità.

L’ultima accusa è stata fatta da The Washington Post in un editoriale pubblicato domenica 24.04.16, dove invita gli statunitensi che si recheranno sull’isola ad alzare la loro voce per difendere “la democrazia, ancora una volta”.

Prima del trionfo della Rivoluzione già il governo USA si sforzava di evitare che il suo leader, Fidel Castro Ruz, riuscisse a sconfiggere il dittatore Fulgencio Batista, sostenuto da loro da quando assunse il potere, nel 1952, con golpe militare.

Piani di terrorismo di stato, rivelano i crimini commessi contro il popolo cubano; un’invasione mercenaria anch’essa finanziata dal governo USA; pressioni politiche per ottenere l’isolamento della nascente Rivoluzione e la sua espulsione dall’OSA; azioni di guerra biologica dove introdussero parassiti e malattie contro la flora, la fauna e gli esseri umani, come lo fu la prima epidemia di meningoencefalite, all’inizio degli anni 1960 e negli anni ’80 il dengue emorragico, che durante la sua prima apparizione, nell’isola nel 1981, lasciò un saldo di 158 morti, di cui 101 erano bambini.

La guerra psicologica è una costante nella ostilità yankee contro Cuba. Iniziata nel 1960 con l’installazione di una stazione radio con trasmissioni illegali verso l’isola, chiamata Radio Swan, fu la istigatrice di false notizie per causare allarme e terrore nelle famiglie cubane.

Quella radio trasmise il 26.12.60 un messaggio sovversivo che avviò la criminale Operazione Peter Pan, con la quale riuscirono a far uscire da Cuba a 14048 minori non accompagnati, formando il mal chiamato esilio cubano.

Il messaggio di quella stazione radiofonica diceva: “Madre cubana, la prossima legge del governo sarà per toglierti i tuoi figli dai 5 anni e restituirteli a 18, convertiti in mostri del materialismo! Vai alla chiesa e segui gli orientamenti del clero!”.

Radio e TV Martí, seguono la similare linea d’azione contro la Rivoluzione, con la trasmissione di notizie false e distorte.

Le nuove tecnologie dell’informatica e delle comunicazioni sono anche utilizzate per queste campagne. Per questo fabbricarono, nel 2007, all’emigrata cubana, rimpatriata e blogger di successo, Yoani Sanchez, costruendole un’immagine internazionale, mediante la consegna dei più rinomati premi giornalistici che né lo stesso Gabriel Garcia Marquez ottenne in vita.

Un tema preferito, costruito dagli specialisti, alla fine degli anni ’70, è quello dei diritti umani, per i quali subornarono i delegati dell’estinta Commissione dei Diritti Umani dell’ONU, ottenendo, inizialmente, condannare Cuba, fino a quando il processo fu invertito di fronte alle ripetute menzogne.

Al crearsi il nuovo Consiglio dei Diritti Umani, furono gli USA, che non furono eletti per comporlo, poiché il voto era segreto.

La stampa yankee, e quella dei suoi alleati, è il mezzo utilizzato dalla CIA, dal Dipartimento di Stato e altre agenzie governative per sviluppare la guerra mediatica contro la Rivoluzione cubana; da qui che The Washington Post, lanciasse la sua ultima campagna contro Cuba.

Tuttavia, non fanno lo stesso contro paesi in cui le violazioni dei diritti umani, mediante l’assassinio di giornalisti e difensori dei diritti indigeni sono all’ordine del giorno, come nel caso di Messico, Honduras e Guatemala; qualcosa che non è mai accaduto a Cuba.

Nel suo editoriale domenicale mette in luce il motivo per cui Barack Obama, ha ampliato le licenze affinché i propri cittadini si rechino a Cuba.

La ragione è una sola, devono esercitare un’influenza sovversiva al fine di smontare il socialismo cubano dall’interno e così lo ha ribadito senza restrizioni.

Un altro aspetto che devono eseguire i viaggiatori yankee è rafforzare le attività private di alberghi e ristoranti, al fine di potenziare la cosiddetta società civile.

Di fronte alla realtà che stanno constatando gli statunitensi che visitano, per la prima volta l’isola proibita, molto diversa da quella che gli hanno raccontato, il loro governo si rende conto che le menzogne si sgretolano davanti ad una situazione schiacciante.

Cuba, bloccata ed aggredita, ha resistito e mostra livelli di assistenza sanitaria inimmaginabili per gli statunitensi, che devono pagare altissime assicurazioni sanitarie che non coprono le operazioni complesse né i trattamenti contro il cancro; cosa che i cubani ricevono gratuitamente.

Di fronte alla recente visita a L’Avana della delegazione del Comitato Presidenziale per le Arti e Scienze Umanistiche degli USA e la scoperta, che i suoi membri, hanno fatto del vasto spettro culturale cubano, la Casa Bianca percepisce che il suo boomerang li colpisce.

Forse ciò che ha motivato la pubblicazione dell’editoriale del Washington Post, sono state le dichiarazioni di George Stevens, co-presidente del Comitato Presidenziale, al congedarsi dell’Avana, quando senza nessuna pressione di alcun tipo, ha dichiarato: “Noi, tutti insieme, abbiamo visto meravigliosi contributi allo spirito umano nei nostri giorni qui a Cuba”.

Analoghi giudizi sono esposti, quotidianamente, da migliaia di nordamericani di ritorno da Cuba, al constatare che la realtà è molto diversa dalle bestialità, che per mezzo secolo, gli raccontarono.

Da qui l’esortazione contenuta nell’editoriale, forse scritto nella stessa Casa Bianca, e l’insistenza che le autorità dell’isola “perseguono i cubani che esercitano critiche contro lo Stato ed esiste repressione contro gli oppositori” scenario che non vedono né verificano quelli, che liberamente percorrono vie e piazze dell’arcipelago cubano, perché come José Martí ha detto: “Le verità reali sono i fatti”.

The Washington Post acusa a Cuba

Por Arthur González.

Lo que ha soportado y aun soporta Cuba es para inscribirlo con letras de oro en la historia de la humanidad.

La más reciente acusación la realizó el diario The Washington Post en un editorial publicado el domingo 24.04.2016, donde invita a los estadounidenses que viajen a la Isla a levantar su voz para defender “la democracia, una y otra vez”.

Antes de triunfar la Revolución ya el Gobierno de Estados Unidos se esforzaba por evitar que su líder, Fidel Castro Ruz, lograra derrotar al dictador Fulgencio Batista, apadrinado por ellos desde que asumió el poder en 1952 mediante un golpe militar.

Planes de terrorismo de Estado, ponen de manifiesto los crímenes cometidos contra el pueblo cubano; una invasión mercenaria igualmente sufragada por el Gobierno estadounidense; presiones políticas para lograr el aislamiento de la naciente Revolución y su expulsión de la OEA; acciones de guerra biológica donde introdujeron plagas y enfermedades contra la flora, la fauna y los seres humanos, como fue la primera epidemia de Meningoencefalitis a inicios de la década de 1960 y en los años 80 el Dengue Hemorrágico, que durante su primera aparición en la Isla en 1981, dejó un saldo de 158 muertos, de ellos 101 fueron niños.

La guerra psicológica es una constante en la hostilidad yanqui contra Cuba. Iniciada en 1960 con la instalación de una estación de radio con transmisiones ilegales hacia la isla, denominada Radio Swan, fue la instigadora de noticias falsas para causar alarma y terror en las familias cubanas.

Esa radio transmitió el 26.12.1960, un mensaje subversivo que dio inicio a la criminal Operación Peter Pan, mediante la cual lograron sacar de Cuba a 14 mil 48 niños sin acompañantes, conformando de esa forma el mal llamado exilio cubano.

El mensaje de esa radioemisora decía: “¡Madre cubana, la próxima ley del gobierno será para quitarte a tus hijos desde los de 5 años y devolvértelos a los 18, convertidos en monstruos del materialismo! ¡Ve a la iglesia y sigue las orientaciones del clero!”.

La radio y la tv Martí, siguen similar línea de acción contra la Revolución, transmitiendo noticias falsas y distorsionadas.

Las nuevas tecnologías de la informática y las comunicaciones también son empleadas para estas campañas. Para eso fabricaron en 2007 a la emigrada cubana, devenida en repatriada y exitosa bloguera, Yoani Sanchez, conformándole una imagen internacional mediante la entrega de los más reconocidos premios de periodismo, que ni el mismísimo Gabriel García Márquez obtuvo en vida.

Un tema favorito, construido por sus especialistas a finales de los años 70, es el de los Derechos Humanos, para lo cual sobornaron a delegados en la extinta Comisión de los Derechos Humanos de la ONU, logrando inicialmente condenar a Cuba, hasta que el proceso fue revertido ante las mentiras reiteradas.

Al crearse el nuevo Consejo de Derechos Humanos, fue Estados Unidos quien no fue electo para integrarlo, pues la votación fue secreta.

La prensa yanqui, y la de sus aliados, es el soporte empleado por la CIA, el Departamento de Estado y otras agencias gubernamentales, para desarrollar la guerra mediática contra la Revolución cubana; de ahí que el The Washington Post, lanzara su más reciente campaña contra Cuba.

Sin embargo, no hacen lo mismo contra países donde las violaciones de los derechos humanos, mediante el asesinato a periodistas y defensores de los derechos indígenas, se suceden a diario, como son los casos de México, Honduras y Guatemala, algo que jamás ha sucedido en Cuba.

En su editorial dominical se pone de manifiesto el por qué Barack Obama, amplió las licencias para que sus ciudadanos viaje a Cuba.

La razón es una sola, deben ejercer influencia subversiva con el fin de lograr desmontar el socialismo cubano desde adentro y así lo ha reiterado sin cortapisas.

Otro aspecto que deben ejecutar los viajeros yanquis es fortalecer los negocios privados de hospedaje y restaurantes, con el fin de empoderar a la llamada sociedad civil.

Ante la realidad que están constatando los estadounidenses que visitan por primera vez a la isla prohibida, muy diferente a la que les han contado, su Gobierno se percata que las mentiras se desboronan ante una situación aplastante.

Cuba, bloqueada y agredida, ha resistido y muestra niveles de atención médica inimaginables para los estadounidenses, los que deben pagar altísimos seguros médicos que no cubren operaciones complejas, ni tratamientos contra el cáncer, algo que los cubanos reciben de forma gratuita.

Ante la reciente visita a La Habana de la delegación del Comité Presidencial para las Artes y las Humanidades de Esados Unidos y el descubrimiento que sus miembros hicieron del vasto espectro cultural cubano, la Casa Blanca percibe que su bumerang los golpea.

Quizás lo que motivó la publicación del editorial del Washington Post, fueron las declaraciones de George Stevens, copresidente de dicho Comité Presidencial, al despedirse de La Habana, cuando sin presiones de ningún tipo expresó: “Nosotros, todos juntos, hemos visto aportes maravillosos al espíritu humano en nuestros días aquí en Cuba”.

Criterios similares exponen diariamente miles de norteamericanos que retornan de Cuba, al constatar que la realidad es muy diferente a las barbaridades que durante medio siglo les contaron.

De ahí la exhortación realizada en el editorial, posiblemente redactado en la propia Casa Blanca, y la insistencia de que las autoridades de la isla “persiguen a los cubanos que ejercen críticas contra el Estado y existe represión contra los opositores”, escenario que no ven ni comprueba los que con entera libertad recorren calles y plazas del archipiélago cubano, pues como aseguró José Martí: “Las verdades reales son los hechos”.

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