Bogotà. «(Petro) è un leader del narcotraffico che promuove fortemente la produzione massiva di droghe, nei grandi e piccoli campi di tutta la Colombia», ha affermato il presidente Donald Trump, annunciando la sospensione degli aiuti al nostro Paese. La notifica è arrivata accompagnata da una minaccia: il leader statunitense assicura che, se Petro non metterà fine ai “campi di sterminio” legati alla produzione di droga, sarà lui stesso a chiuderli, «e non in modo gentile».
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La “guerra alla droga” non tocca i vassalli degli USA
Casi attuali di narcogeopolitica
La cosiddetta “guerra contro la droga” è stata per decenni una bandiera della politica estera USA verso l’America Latina. Tuttavia, un esame accurato della sua applicazione rivela un chiaro schema di convenienza geopolitica, in cui la presunta lotta al narcotraffico è spesso subordinata a obiettivi di realpolitik e d’influenza ideologica.
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Petro, l’ONU e la dignità
La geopolitica dello spettacolo nella “guerra contro la droga”
Petro critica gli omicidi degli USA nei Caraibi
In un’intervista concessa al Washington Post, il presidente colombiano Gustavo Petro ha messo frontalmente in discussione la strategia antidroga promossa dall’amministrazione Trump nei Caraibi. Le sue dichiarazioni mettono in rilievo la dimensione politica di una guerra alla droga che, dopo decenni di applicazione, è fallita nei suoi obiettivi dichiarati ed è diventata uno strumento di pressione geopolitica.
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Quando i narcos della CIA e della DEA operavano in Venezuela
Con la libertà operativa che per decenni gli concessero i governi della IV Repubblica (con il puntofijismo fino al collo negli affari di narcotraffico), il Venezuela non rimase esente dall’essere usato come piattaforma del narcotraffico internazionale capeggiato dalla CIA e dalla DEA.
Diversi casi esplosero nell’opinione pubblica durante gli anni 90, più per lotte interne tra interessi di potere che per altro, e rivelarono il legame stretto tra la CIA e la DEA nell’esportazione di droga dal Venezuela, mediante l’infiltrazione e il successivo controllo all’interno delle forze armate.
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Ragioni taciute della “decertificazione antidroga” della Colombia
Fallimento e interventismo USA in 50 anni
Il 15 settembre scorso il governo USA ha decertificato la Colombia per la prima volta dal 1996, quando era presidente Ernesto Samper Pizano. Accusa il paese sudamericano di “non adempiere in maniera dimostrabile” ai propri obblighi nella lotta contro la droga.
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Il massacro dei bananieri colombiani, 8 dicembre 1928
In Colombia, paese dell’America meridionale, agli inizi del Novecento i giacimenti di petrolio e le miniere d’oro, di platino e di altri metalli preziosi sono tutti in mano a multinazionali statunitensi e britanniche. La United Fruit Company ha il monopolio della produzione ed esportazione di banane, mentre altre multinazionali controllano quelle di cacao, tabacco e gomma naturale.
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Sulle tracce della mafia albanese: dall’Europa al Venezuela
Unito al narcotraffico internazionale
La mappa del narcotraffico in America Latina non risponde più alla logica dei grandi cartelli che monopolizzavano territori e rotte. Oggi si presenta come un intreccio frammentato, con molteplici organizzazioni medie e piccole che, in alleanza o in competizione, si contendono i corridoi verso l’Europa e il Nord America. In questa gamma di attori si collocano le mafie albanesi, clan discreti che sono riusciti a inserirsi nella catena logistica, soprattutto nei porti del Pacifico e dei Caraibi.
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ONU e UE confermano che il Venezuela è lontano dall’essere un narco-Stato
Rapporti contraddicono la finzione USA
Lo scorso mese di giugno, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (ONUDD) ha reso pubblico il suo Rapporto Mondiale sulle Droghe 2025, un documento di riferimento essenziale che illustra le rilevazioni del sistema mondiale di informazione dell’ONU in merito alla questione degli stupefacenti.
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John McNamara gestisce il nuovo canale diretto tra Washington e Caracas
Profilo dell’ambasciatore USA in Colombia
Il nome di John McNamara ha iniziato ad acquisire notorietà nella scena politica regionale dopo che, un mese fa, è esplosa una crisi diplomatica tra USA e Colombia.
Le tensioni sono emerse quando il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha dichiarato che il segretario di Stato USA, Marco Rubio, starebbe organizzando un colpo di Stato ai suoi danni. Questa affermazione ha scosso i corridoi di Foggy Bottom, a Washington, e ha portato a una richiesta immediata di ritrattazione, sotto la minaccia di sanzioni diplomatiche e sospensione dei servizi consolari.
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Cubainformacion: destra antipatriottica
Destra di Brasile e Colombia sostiene le sanzioni USA contro il proprio paese: vi ricorda Cuba?
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
A Cuba esiste un limite di dieci anni per esercitare la presidenza del paese, secondo la Costituzione del 2019, approvata in referendum dall’86% del voto popolare (1).
Al contrario, in El Salvador il Congresso ha appena approvato la possibilità della rielezione presidenziale indefinita, a favore dell’attuale presidente Nayib Bukele (2). Ma quale dei due paesi sarà, per i grandi media, una “dittatura” (3) e quale una “democrazia” (4)?
Gli Stati Uniti sostengono i loro lacchè
Il regime del dittatore criminale Donald Trump non si preoccupa più di apparire come un paese che difende la democrazia, poiché si sente così potente e persino in grado di mettere in ginocchio l’Unione Europea, che non gli importa più delle apparenze e ciò è evidente nella recente dichiarazione di alti funzionari del governo, che hanno definito la condanna da parte di un tribunale colombiano dell’ex presidente Álvaro Uribe Vélez come un atto di “persecuzione politica”.
Paramilitarismo, narcotraffico e morte: il vero dossier di Uribe
Il peggio resta impunito
La sentenza del 29 luglio 2025 contro Álvaro Uribe per frode processuale e corruzione in ambito penale, al termine di 475 giorni di processo e con l’individuazione della pena ancora in sospeso, non deve servire da cortina fumogena. Mentre i riflettori si concentrano sulla novità giudiziaria, si sfuma un contesto ben più grave: i legami con il paramilitarismo, le accuse di narcotraffico e la memoria dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante il suo governo.
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Una geopolitica dello sviluppo si insedia al confine con la Colombia
Verso una zona economica di pace
In un contesto di riapertura delle relazioni diplomatiche, di crescente interdipendenza economica e di urgente necessità di consolidare la pace lungo un’estesa frontiera storicamente conflittuale, Venezuela e Colombia hanno compiuto il passo strategico di creare una Zona Economica Speciale di Pace.
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Le frontiere energetiche del Venezuela: cooperazione vs. tutela
Un contrasto nelle relazioni di vicinato
Il 3 luglio, presso la Casona Cultural Aquiles Nazoa di Caracas, la vicepresidente e ministra degli Idrocarburi, Delcy Rodríguez, ha ricevuto il ministro colombiano delle Miniere e dell’Energia, Edwin Palma. L’incontro, il quarto di alto livello da quando Gustavo Petro ha ristabilito pienamente i rapporti bilaterali nel 2022, si è concentrato sul “rafforzamento dell’agenda energetica ed esplorazione di nuove opportunità di cooperazione”, secondo quanto dichiarato da entrambi i ministeri.
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