Tag Archives: golpe

Golpe e controgolpe nel XXI secolo: aprile, oggi

Misión Verdad

Ripubblichiamo questo lavoro speciale dell’anno scorso per ricordare e analizzare le giornate dell’aprile 2002, ancora oggi tanto pertinenti nella prassi sociopolitica nazionale quanto fondamentali per la storiografia della Rivoluzione Bolivariana. Le tecnologie del golpe, l’ascesa del fascismo, le trame politiche e geopolitiche di quell’epoca si sono aggiornate, ma non superate, nella fase attuale di aggressioni da parte di una destra estremista, sia nazionale che statunitense, che gioca con il fuoco (economico, commerciale, violento su più piani) nel tentativo di imporre con la forza un cambio di regime.

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USAID: l’agenzia del colpo di stato democratico

L’amministrazione Trump, nella sua smania di vendetta contro i suoi rivali del Partito Democratico, ha indubbiamente scoperto un segreto di Pulcinella, che almeno dall’inizio della Guerra Fredda ha determinato l’essenza della politica estera degli Stati Uniti. Tutte le decine di guerre e invasioni praticate dall’”Impero del Bene” dopo la Seconda Guerra Mondiale, contro governi disobbedienti, avevano la loro fase precedente, “ibrida” come si dice ora, cioè un’opera di destabilizzazione interna.

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Cuba – Colombia

Il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha espresso solidarietà al suo omologo colombiano, Gustavo Petro, che ha denunciato la realizzazione di un golpe per spodestarlo.

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L’orchestratore dei «colpi di stato morbidi»

Per imporre la sua volontà, gli USA hanno messo in pratica, in Sud America, strumenti come la politica del Buon Vicino, la Dottrina Monroe o quella del Grande Bastone.

Elizabeth Naranjo

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I patrocinatori del golpe che non cessa contro il Venezuela

Aznar, Atlas Network e il Dipartimento di Stato USA

Román Cuesta

Mentre scrivo questo articolo, la minaccia di un’altra operazione armata incombe sul popolo venezuelano. Il famoso mercenario Erik Prince (Blackwater), dopo aver fatto dichiarazioni alla fine di luglio in cui minacciava Nicolás Maduro, ha lanciato pochi giorni fa un conto alla rovescia che, secondo lui, “segnerà un cambio definitivo” nel paese caraibico.

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Lo stesso racconto, diverso protagonista


Che Edmundo González Urrutia non si sia presentato a nessuna delle fasi della perizia è una prova schiacciante che quella frode è una «favola».

Laura Mercedes Giráldez

Caracas, Venezuela – Il tentativo di insinuare una frode elettorale in Venezuela non è una novità. Non lo è nemmeno il sostegno al settore più radicale dell’opposizione da parte della Casa Bianca e di altri governi che, in alleanza di interessi transnazionali ed egemonici, insistono nel legittimare il racconto ipocrita della necessità di «trasparenza» e «garanzie democratiche».

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Golpismo, il genoma del capitalismo

Fabrizio Casari

Le scene di violenza in Venezuela, dove i nuovi “guarimberos” hanno attaccato uomini, uffici e simboli dell’istituzionalità del Paese, vanno decifrate per quello che sono: un tentativo di colpo di Stato voluto e sostenuto dagli Stati Uniti come tutti i precedenti tentativi nella storia delle relazioni USA-Venezuela. L’obiettivo era (ed è tuttora) il rovesciamento del governo di Maduro e l’instaurazione di un regime di estrema destra simile per molti aspetti a quello di Noboa in Ecuador e – per alcuni tratti – a quello di Milei in Argentina. La fisionomia golpista della destra venezuelana non sorprende.

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Venezuela nella geopolitica mondiale: la disputa per la sovranità

Marcos Roitman Rosenmann

Lo scenario per proclamare presidente Edmundo González si gioca su due fronti: interno e internazionale. Sul fronte interno, la Piattaforma Unitaria Democratica (PUD) manca della capacità di imporre la sua narrativa di frode. La sua unica carta consiste nell’incrementare i livelli di violenza, appellandosi a Dio come principale alleato.

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Gli specialisti nei colpi di Stato

Arthur González

Oggi il Venezuela soffre un nuovo tentativo di colpo di Stato orchestrato dagli USA, il più esperto specialista in questo tipo di azioni. Per raggiungere il loro obiettivo, dispiegano una enorme guerra mediatica, senza precedenti, mediante l’utilizzo di moderne tecnologie dai loro laboratori, creati appositamente per il lavoro di sovversione psicologica, con l’intento di conquistare le menti delle persone.

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Venezuela, il manuale di un golpe

Lorenzo Poli

Nel luglio 2024, il Woodrow Wilson International Center for Scholars (o Wilson Center) – uno degli United States Presidential Memorial, fondato a Washington DC come parte dello Smithsonian Institution, riconosciuto come uno dei primi dieci più importanti think tank al mondo – ha pubblicato un paper dal titolo “Venezuela Desk – How to stop a coup”, ovvero “come fermare un colpo di Stato in Venezuela”.

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Un esercito di bot per compensare il declino emotivo dell’agenda golpista

misionverdad.com

Il tentativo di colpo di Stato nel contesto delle elezioni presidenziali del 28 luglio sta perdendo forza nella sua capacità di mobilitazione. L’ala estremista dell’opposizione rappresentata da María Corina Machado e Edmundo González sta affrontando un’erosione del sostegno nelle reti sociali a causa di una strategia poco chiara che replica scenari falliti del passato, generando incertezza e cali emotivi tra i propri sostenitori.

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Esibiscano i verbali!

Atilio Borón

Il fragoroso e ben coordinato coro di pubblicisti al servizio dell’impero e delle sue classi dominanti ha intensificato le sue denunce contro il recente processo elettorale venezuelano. La campagna ha assunto dimensioni ciclopiche per la sua diffusione e per il suo tono, rabbioso e vociante. Per coloro che erroneamente sono considerati “giornalisti” invece di ciò che realmente sono, operatori propagandistici, la notizia internazionale esclusiva è stata l’elezione presidenziale in Venezuela. Il genocidio a Gaza, il catastrofico collasso dell’Ucraina, il pericolo di una Terza Guerra Mondiale e la catastrofe climatica sono insignificanti in confronto agli eventi che hanno il loro epicentro nel paese bolivariano.

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Guerra cognitiva in Venezuela

la manipolazione delle masse attraverso i social

Fabrizio Verde

Nell’era digitale, la guerra cognitiva è emersa come un potente strumento per manipolare le masse attraverso i social network. La guerra cognitiva, nota anche come manipolazione cognitiva, si riferisce all’uso di tattiche psicologiche per influenzare il comportamento individuale e collettivo. I social network, come Facebook, X (ex Twitter), Instagram e TikTok sono diventati un terreno fertile per la diffusione di disinformazione e propaganda, rendendoli piattaforme ideali per la guerra cognitiva.

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La vittoria di Nicolás Maduro e il golpismo latente

Carlos Fazio

Lo ha fatto di nuovo. Il chavismo irriducibile lo ha fatto di nuovo. In mezzo a una campagna mediatica di (dis)informazione e a una guerra comunicazionale di ultima generazione, in cui ha partecipato lo stesso Elon Musk – il miliardario sudafricano residente negli USA e proprietario di X ex Twitter – come “padrino” dell’estrema destra venezuelana, le basi bolivariane hanno vinto un’altra battaglia, questa volta alle urne: i voti hanno battuto i bot e Elon Musk.

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Venezuela, il mostro del golpismo

Fabrizio Casari

In Venezuela stiamo assistendo al ritorno delle “guarimbas”, con la violenza, gli omicidi e la distruzione che le accompagnano. Non manca il classico accompagnamento mediatico, con il mainstream occidentale che ne canta le lodi nel tentativo di trasformare il terrorismo in pacifismo e il fascismo in una corrente di democrazia un po’ vivace. Quello che sta accadendo in Venezuela però, nonostante i morti e i vandalismi golpisti, non porta con sé il consenso dei settori popolari, né tanto meno dei militari e delle agenzie di sicurezza. È un tentativo di golpe suave, attuato come da istruzioni di Washington, non ha nulla a che vedere con una protesta contro la lentezza delle elezioni.

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