Il tradimento come ultimo capitolo dell’Operazione Gedeon

misionverdad.com

Tarek El Aissami sapeva dell’operazione mercenaria

 

La mattina del 3 maggio 2020, il Venezuela è stato testimone di un tentativo di invasione effettuato da parte di un gruppo di mercenari addestrati in Colombia e sponsorizzati dall’amministrazione di Donald Trump, che aveva l’obiettivo di infiltrarsi nel territorio attraverso le coste degli stati di Aragua e La Guaira, allo scopo di assassinare membri del Governo bolivariano, iniziando dal presidente Nicolás Maduro, e creare una situazione di violenza e destabilizzazione nel paese che permettesse l’occupazione straniera del territorio venezuelano e la definitiva presa del potere da parte di Juan Guaidó.

A quattro anni dall’essere stata frustrata questa incursione mercenaria in Venezuela, è necessario evidenziare due aspetti che, nel contesto attuale, assumono una rilevanza cruciale, al di là delle evidenti lacune nella pianificazione e nell’esecuzione dell’operazione e delle indiscutibili responsabilità di settori dell’opposizione estremista venezuelana e di alcuni governi stranieri nel suo sviluppo.

In primo luogo, l’unione civico-militare-e di polizia che, in appena 48 ore, ha smantellato l’incursione e che si è trasformata in un elemento fondamentale per garantire la stabilità politica del paese.

In secondo luogo, sottolineiamo l’Operazione Gedeón come un piano in cui sono stati investiti significativi risorse politiche e finanziarie, mirato a sovvertire l’ordine costituzionale venezuelano, e che ha coinvolto attori internazionali, settori dell’opposizione estremista e, inoltre, secondo le nuove prove emerse, un settore di potere infiltrato nel “chavismo” che partecipava alla trama cospirativa PDVSA-Cripto.

L’INTELLIGENZA SOCIALE COME FATTORE CHIAVE

Oltre al completo fallimento militare e politico che è stata l’Operazione Gedeón, essa ha evidenziato due gravi errori di calcolo strategico da parte dei suoi organizzatori.

In primo luogo, si è basata su una percezione errata da parte degli attori estremisti sulla disponibilità delle popolazioni costiere a sostenere l’incursione mercenaria; e in secondo luogo, ha comportato un “salto nel vuoto” scommettendo sulla diserzione e sul sostegno delle forze dell’ordine pubblico al movimento insurrezionale.

Nessuno dei due scenari si è verificato e, per sorpresa dei mercenari, l’Operazione Congiunta Negro Primero ha potuto contare sulla partecipazione della comunità organizzata che insieme alle forze di polizia e militari sono riuscite a smontare i piani insurrezionali che l’Operazione Gedeón implicava. Senza tale coordinamento, le possibilità di successo sarebbero state ridotte o per lo meno compromesse, considerando che stiamo parlando di zone, soprattutto sulle coste di Aragua, senza una presenza militare significativa al momento.

La notevole partecipazione della comunità organizzata in un’operazione di tale portata non solo dimostra il suo incrollabile impegno nella difesa integrale del territorio nazionale, ma evidenzia anche il ruolo fondamentale che l’organizzazione popolare svolge nella gestione degli affari di Stato e di governo in Venezuela.

Così, avendo come quadro concettuale la dottrina militare bolivariana e specificamente la necessaria corresponsabilità tra lo Stato e i cittadini nella difesa integrale della nazione, l’organizzazione popolare si è convertita in un pilastro fondamentale per la costruzione di un sistema di difesa integrale robusto, in cui il popolo organizzato agisce come garante della sovranità e dell’indipendenza della nazione.

“AVEVAMO AL NOSTRO FIANCO I CORROTTI E I TRADITORI”

L’Operazione Gedeón ha messo in luce le estese reti internazionali e nazionali tessute dagli attori dietro la cospirazione contro le istituzioni dello Stato venezuelano. Questa trama, architettata dal 2017, si è concretizzata in un boicottaggio politico-diplomatico orchestrato dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), seguito dalla creazione del Gruppo di Lima e, infine, sostenuto dal Dipartimento di Stato USA che ha appoggiato l’autoproclamato “interim” di Juan Guaidó, a partire dal 2019.

Tuttavia, è stato con il fallito tentativo di colpo di Stato, del 30 aprile 2019, e con l’incursione mercenaria dell’Operazione Gedeón che è emersa, in tutta la sua portata, la dimensione militare di questa cospirazione.

Con l’incursione paramilitare sono emersi i governi di Ivan Duque, Colombia, e di Donald Trump, USA, poiché entrambi i paesi hanno fornito mezzi finanziari e logistici per lo sviluppo dell’operazione. Inoltre, come avrebbero dimostrato indagini successive, c’era un componente imprenditoriale non trascurabile nell’operazione internazionale contro il Venezuela.

Ma ciò che è più sorprendente, a quattro anni dall’operazione fallita, sono le implicazioni che settori governativi, oggi processati per tradimento della patria, hanno avuto nell’incursione mercenaria. Così il Presidente Nicolás Maduro, ha commentato nel suo programma televisivo che le recenti indagini sulla trama PDVSA – Cripto hanno rivelato che l’ex ministro Tareck El Aissami, insieme al settore che lo accompagnava, sapeva del fallito assassinio dell’agosto 2018, del tentativo di golpe, del 30 aprile 2019, e dell’Operazione Gedeón, del 2020.

Così, come ha affermato il Capo di Stato, ciò che sembravano ipotesi investigative si è concluso con la conferma delle varie prove ottenute dall’indagine PDVSA-Cripto che il Ministero Pubblico ha in corso: “Erano a conoscenza dell’attentato eseguito il 4 agosto 2018 contro di me. E sapevano anche del golpe avvenuto 5 anni fa, conosciuto come il colpo dei banani verdi, avvenuto ad Altamira il 30 aprile 2019, coordinati con Leopoldo López e con la Casa Bianca, con John Bolton, James Story e un cognome che appare come, ‘Fouli'”, di cui il presidente Maduro ha detto che “è colui che comandava e comanda ancora”.

Gli eventi che si sono svolti in quelle 48 ore in cui è stata smantellata l’operazione mercenaria ha mostrato al mondo la incrollabile volontà del popolo venezuelano di garantire la pace, la sovranità e la democrazia nel paese; tuttavia, non può passare inosservato l’impegno coi piani destabilizzanti che settori, presumibilmente leali alle istituzioni dello Stato, mantenevano con i fattori che tradizionalmente cospirano in Venezuela.


TARECK EL AISSAMI SABÍA DE LA OPERACIÓN MERCENARIA

LA TRAICIÓN COMO ÚLTIMO CAPÍTULO DE LA OPERACIÓN GEDEÓN

En la mañana del 3 de mayo de 2020, Venezuela fue testigo de un intento de invasión realizado por un grupo de mercenarios entrenados en Colombia y apadrinados por la administración de Donald Trump que tenía por objetivo incursionar en el territorio a través de las costas de los estados Aragua y La Guaira, con el propósito de asesinar a integrantes del Gobierno Bolivariano, empezando por el presidente Nicolás Maduro, y crear una situación de violencia y desestabilización en el país que viabilizara la ocupación extranjera del territorio venezolano y la definitiva toma del poder de Juan Guaidó.

A cuatro años de haberse frustrado esta incursión mercenaria en Venezuela, resulta necesario señalar dos aspectos que, en el contexto actual, adquieren una relevancia crucial, más allá de las evidentes fallas en la planificación y ejecución de la operación y las incuestionables responsabilidades de sectores de la oposición extremista venezolana y de algunos gobiernos extranjeros en su desarrollo.

En primer lugar, la unión cívico-militar-policial que, en apenas 48 horas, desmanteló la incursión y que se ha convertido en una pieza fundamental para garantizar la estabilidad política del país. En segundo lugar, resaltamos la Operación Gedeón como un plan donde se apostaron recursos políticos y financieros de peso, orientado a subvertir el orden constitucional venezolano, en la cual resultaron involucrados actores internacionales, factores de la oposición extremista y además, tras las nuevas evidencias conocidas, un sector de poder infiltrado en el “chavismo” que participaban en la trama conspirativa PDVSA-Cripto.

LA INTELIGENCIA SOCIAL COMO FACTOR CLAVE

Más allá del rotundo fracaso militar y político que supuso la Operación Gedeón, esta puso de relieve dos graves errores de cálculo estratégicos por parte de sus organizadores. En primer lugar, se basó en una equivocada percepción por parte de los actores extremistas sobre la disposición de las poblaciones costeras a apoyar la incursión mercenaria; y en segundo lugar, implicó un “salto al vacío” al apostar por la deserción y el apoyo de las fuerzas del orden público al movimiento insurreccional.

Ninguno de los dos escenarios se dio y para sorpresa de los mercenarios la Operación Conjunta Negro Primero contó con la participación de la comunidad organizada que juntamente con fuerzas policiales y militares lograron desmontar los planes insurreccionales que implicaba la Operación Gedeón. Sin esa articulación, las posibilidades de éxito se hubiese visto reducidas o por lo menos comprometidas, ya que estamos hablando de zonas, sobre todo en las costas de Aragua, sin presencia militar de importancia para el momento.

La destacada participación de la comunidad organizada en una operación de tal magnitud no solo pone de manifiesto su compromiso inquebrantable con la defensa integral del territorio nacional, sino que también resalta el papel fundamental que la organización popular desempeña en la gestión de los asuntos de Estado y de gobierno en Venezuela.

Así, teniendo como marco conceptual la doctrina militar bolivariana y específicamente la necesaria corresponsabilidad entre el Estado y los ciudadanos en la defensa integral de la nación, la organización popular se ha convertido en un pilar fundamental para la construcción de un sistema de defensa integral robusto, donde el pueblo organizado actúa como garante de la soberanía e independencia de la nación.

“TENÍAMOS A LOS CORRUPTOS Y TRAIDORES AL LADO”

La Operación Gedeón puso de relieve las extensas redes internacionales y nacionales que tejían los actores detrás de la conspiración contra la institucionalidad del Estado venezolano. Esta trama, urdida desde 2017, se materializó en un boicot político-diplomático orquestado desde la Organización de Estados Americanos (OEA), seguido por la creación del Grupo de Lima y, finalmente, respaldado por el Departamento de Estado estadounidense que amparó al autoproclamado “interinato” de Juan Guaidó a partir de 2019.

Sin embargo, fue con el fallido intento de golpe de Estado del 30 de abril de 2019 y la incursión mercenaria de la operación Gedeón que se desveló en toda su magnitud la dimensión militar de esta conspiración.

Con la incursión paramilitar quedaron en evidencia los gobiernos de Ivan Duque de Colombia y de Donald Trump de los Estados Unidos, ya que ambos países proporcionaron medios financieros y logísticos para el desarrollo de la operación. Asimismo, como lo demostrarían investigaciones posteriores hubo un componente empresarial nada desdeñable en la operación internacional contra Venezuela.

Pero lo más llamativo a cuatro años de la operación fracasada, son las implicaciones que sectores gubernamentales, hoy procesados por traición a la patria, tuvieron en la incursion mercenaria. Así el presidente Nicolás Maduro, comentó en su programa de televisión que las recientes investigaciones sobre la trama PDVSA – Cripto revelaron que el exministro Tareck El Aissami, junto con el sector que lo acompañaba, tenían conocimiento del magnicidio frustrado de agosto de 2018, del intento de golpe del 30 de abril de 2019 y de la Operación Gedeón de 2020.

Así, como lo manifestara el primer mandatario, lo que parecían hipótesis de investigación, se terminó de confirmar con las diversas pruebas obtenidas de la investigación PDVSA- Cripto que viene adelantando el ministerio público: “Estuvieron en conocimiento del atentado ejecutado el 4 de agosto de 2018 contra mi. Y también estaban en conocimiento del golpe ejecutado hace 5 años, conocido como el golpe de los plátanos verdes, realizado en Altamira un 30 de abril de 2019, coordinados con Leopoldo López y con la Casa Blanca, con John Bolton, James Story y un apellido que aparece, ‘Fouli’”, de quien el presidente Maduro dijo que “es el que mandaba y manda aún”.

Los acontecimientos que se desarrollaron en esas 48 horas en la que se logró desmontar la operación mercenaria mostró al mundo la inquebrantable voluntad del pueblo venezolano de garantizar la paz, la soberanía y la democracia en el país; no obstante, no puede pasar desapercibido el compromiso con los planes desestabilizadores que sectores, supuestamente leales a la institucionalidad del Estado, mantenían con los factores que tradicionalmente vienen conspirando en Venezuela.  

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