Continua ad aumentare la tensione politica in Colombia

misionverdad.com

 Lunedì scorso, 5 febbraio, abbiamo avvertito che si stava forgiando contro il presidente colombiano Gustavo Petro un nuovo caso di lawfare nella regione, la cui manovra implica una guerra per via giudiziaria-mediatica al fine di ottenere un cambio di regime per vie non convenzionali.

Allo stesso modo, abbiamo accennato che c’erano segnali dell’inizio di un processo di persecuzione contro membri del governo per ridurre il potere del presidente, da parte del procuratore generale Francisco Barbosa, pedina dell’ex presidente Ivan Duque, che ha messo l’istituzione al servizio delle élite conservatrici. Il mandato di Barbosa termina il 12 febbraio e negli ultimi giorni ha estremizzato le sue posizioni contro il Petro.

Lo scenario dello scontro è diventato più evidente giovedì 8 febbraio, quando la Corte Suprema di Giustizia ha informato della mancata elezione del nuovo Procuratore nazionale, cosa che ha provocato un assembramento di manifestanti davanti alla sede di questa istituzione situata nella capitale del paese. Paese. La Corte Suprema di Giustizia deve scegliere tra Amelia Pérez, Ángela María Buitrago o Luz Adriana Camargo.

I manifestanti, costituiti per lo più da organizzazioni sindacali, protestavano sul ritardo nella definizione della nuova autorità del Ministero Pubblico ed esigevano alla Corte che eleggesse immediatamente una delle tre candidate alla Procura proposte da Petro dallo scorso anno. La protesta mirava anche a impedire che la Procura venisse assunta, temporaneamente, dal sostituto procuratore Marta Mancera, braccio destro dell’autorità uscente e che forse continuerebbe la guerra contro il governo Petro.

Anticipando il golpe morbido contro di lui, Gustavo Petro aveva indetto marce, così come lo hanno fatto i capi di destra sostenendo che il presidente stava cercando di imporre una rivoluzione.

Per quanto riguarda il ritardo nel processo per eleggere la nuova autorità, e quindi fermare la rottura costituzionale orchestrata da Barbosa, Petro ha affermato che settori esterni alla Corte Suprema di Giustizia e legati al traffico di droga e alla corruzione cercano di interrompere il suo mandato. Da parte sua, la Corte ha alzato i toni ed ha accusato l’Esecutivo di mettere la democrazia “in sospeso”.

Diversi materiali audiovisivi mostrano che ci sono stati infiltrati che hanno cercato di cambiare il tono della protesta pacifica che si svolgeva davanti alla sede della Corte Suprema di Giustizia, come segnalato da diversi utenti nelle reti sociali. Va notato che uno scenario di violenza contribuirebbe a rafforzare la narrativa dell’opposizione secondo cui Petro vuole generare il caos per imporre una “rivoluzione”, stigma che hanno voluto proiettare poiché il presidente era legato a movimenti di sinistra.

Tutto indica che le tensioni politiche in Colombia continueranno a crescere finché il procuratore Francisco Barbosa, un aperto oppositore, continuerà a ricoprire l’incarico o a mantenere la sua influenza nell’istituzione per cercare di rovesciare Petro attraverso il lawfare, manovra che è stata usata contro altri governi progressisti della regione.

Tuttavia il presidente Petro potrebbe fidarsi degli sforzi e appelli che da istituzioni come l’OSA si potrebbero fare a favore della stabilità democratica del suo paese. Un breve riassunto del suo agire negli ultimi anni conferma che l’organizzazione è fonte di destabilizzazione, se non avessimo visto il colpo di Stato contro Evo Morales nel 2019.


SIGUE EN AUMENTO LA TENSIÓN POLÍTICA EN COLOMBIA

 

El pasado lunes 5 de febrero advertimos que se estaba fraguando contra el presidente colombiano, Gustavo Petro, un nuevo caso de lawfare en la región, cuya maniobra implica una guerra política por la vía judicial-mediática a fin de lograr un cambio de régimen por vías no convencionales.

Asimismo, mencionamos que había señales del inicio de un proceso de persecución contra miembros del gobierno para mermar el poder del presidente, por parte del fiscal general Francisco Barbosa, ficha del expresidente Iván Duque que puso la institución al servicio de las élites conservadoras. El periodo de Barboza termina el próximo 12 de febrero y en estos últimos días extrema sus posturas contra Petro.

El escenario de confrontación se hizo más evidente este jueves 8 de febrero cuando la Corte Suprema de Justicia informara que no había logrado elegir a la nueva Fiscal de la nación, lo que provocó que se congregaran manifestantes frente a la sede de esta institución ubicada en la capital del país. La Corte Suprema de Justicia tiene que elegir entre Amelia Pérez, Ángela María Buitrago o Luz Adriana Camargo.

Los manifestantes, mayoritariamente compuestos por organizaciones sindicales, reclamaban el retardo en la definición de la nueva autoridad del Ministerio Público y exigían a la Corte que eligiera de inmediato a una de las tres candidatas a la Fiscalía propuestas por Petro desde el año pasado. La protesta también buscaba impedir que la Fiscalía quedara a cargo de forma interina de la vicefiscal Marta Mancera, mano derecha de la autoridad saliente y quien posiblemente continúe la guerra contra el gobierno de Petro.

Adelantándose al golpe blando en su contra, Gustavo Petro había convocado marchas, así como lo hicieron líderes de derecha argumentando que el mandatario buscaba imponer una revolución.

Sobre el retardo del proceso para elegir a la nueva autoridad, y con ello frenar la ruptura constitucional orquestada por Barbosa, Petro dijo que sectores ajenos a la Corte Suprema de Justicia y ligados con el narcotráfico y la corrupción buscan interrumpir su mandato. Por su parte, la Corte elevó el tono y acusó al Ejecutivo de poner la democracia “en vilo”.

Distintos materiales audiovisuales evidencian que hubo infiltrados que intentaron cambiar el tono de la protesta pacífica que se venía registrando frente a la sede de la Corte Suprema de Justicia, como lo reportaron varios usuarios en redes sociales. Cabe destacar que un escenario de violencia contribuiría a afianzar la narrativa opositora de que Petro quiere generar caos para imponer una “revolución”, estigma que han querido proyectar debido a que el Presidente estuvo ligado a movimientos de izquierda.

Todo indica que las tensiones políticas en Colombia seguirán creciendo mientras el fiscal Francisco Barbosa, abiertamente opositor, continúe ejerciendo el cargo o mantenga su influencia en la institución para tratar de derrocar a Petro vía lawfare, maniobra que ha sido empleada contra otros gobiernos progresistas de la región.

Mal que bien podría el presidente Petro confiar en las gestiones y llamados que desde instituciones como la OEA se pudieran hacer en favor de la estabilidad democrática de su país. Un breve resumen de su accionar en años recientes confirma que la organización es fuente de desestabilización, si no veamos el golpe de Estado contra Evo Morales en 2019. 

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