Paesi UE e Cuba: lezioni del passato

Santiago Perez Benitez, Claudia Martinez Hernandez [1]  https://lapupilainsomne.wordpress.com

cuba-union-europeaL’esistenza stessa del modello cubano rappresenta una sfida al potere delle transnazionale e all’ordine globale imposto dallo Stato nordamericano e dalle grandi potenze dell’Europa Occidentale. A questo sistema non gli conviene Stati nazionali che negozino in modo energico con le transnazionale; manifestino posizioni ideologiche alternative; denuncino e cerchino di modificare l’ordine costituito, mentre si siano mostrati capaci di conservare il potere interno, nella loro società, e diversificare le loro relazioni estere. Cuba è un riferimento per i settori latino americano, europei e di altre società del chiamato terzo mondo, che desiderano cambiare le regole sistemiche di cui si avvantaggia il capitalismo europeo.


È per questo che è esistita, e continuerà ad esistere, una strategia a lungo termine del capitalismo globale, e dei suoi stati nazionali dominanti, per rovesciare, sovvertire o erodere, per quanto possibile, il sistema dell’isola attraverso metodi e strumenti economici, diplomatici, politici, comunicativi, ideologici sovversivi e, se necessario, militari. E’ impensabile che il governo USA, o le potenze della UE e della NATO, smettano di cercare questi obiettivi, anche se si firmerà, alla fine del 2015, un Accordo di Cooperazione e Dialogo Politico tra la UE e Cuba, e si ristabiliranno i rapporti diplomatici e si apriranno le Ambasciate negli USA e a Cuba. Per motivi strutturali, è praticamente impossibile che Washington o Bruxelles agiscano in e con Cuba come fanno altri paesi capitalisti sviluppati, per non parlare dei paesi del BRICS ed i restanti paesi dell’ONU, che rispettano lo status quo dell’isola.

Questo generalità, però, non spiega le sfumature che hanno differenziato le strategie per cercare di rovesciare o modificare il sistema cubano, tra gli USA e la UE, né le modifiche che si sono verificate nelle diverse congiunture delle relazioni bilaterali dell’isola con questi attori.

fidelcastro pizarraA differenza delle undici amministrazioni USA che hanno cercato, sin ora, di rovesciare il sistema cubano con lo scontro diretto, l’uso o l’impiego della minaccia militare, l’imposizione del blocco economico e l’isolamento internazionale; le maggiori potenze dell’Europa Occidentale non hanno bloccato né minacciato militarmente l’isola; hanno tenuto relazioni diplomatiche “normali” con L’Avana; hanno favorito le relazioni economiche; hanno offerto cooperazione e reso possibili gli scambi con gli organismi cubani. Le loro ambasciate agiscono, all’Avana, in modo legittimo.

La proiezione europea, differente da quella USA, è dovuta a diversi fattori:

°I paesi dell’UE non hanno avuto il potere “duro” -militare ed economico- per ottenere di cambiare la realtà cubana, attraverso minacce militari o blocchi economici.

°La politica verso Cuba non è stata un fattore che incide nella politica interna nei paesi della UE (ad eccezione della Spagna), come sì lo è stato per gli USA.

°La UE ha voluto marcare le differenze con gli USA, per rivendicare quote di autonomia in politica estera.

°Avevano concreti interessi economici approfittando dell’assenza dei concorrenti USA nel mercato dell’isola.

°Persistono pressioni della sua società civile, in cui sono sempre esistite simpatie per Cuba.

°Nella sua lettura -più paziente e riflessiva di quella USA- il modo migliore per ottenere i cambi a Cuba è stata quella dell’ “impegno costruttivo”, strategia che le ha già dato risultato per la trasformazione al capitalismo delle elite e società dei paesi Europa Occidentale.

°Sono partiti dal presupposto che “una transizione pacifica e riuscita di Cuba verso l’economia di mercato” esige un ruolo di sostegno attivo della UE.

La politica delle grandi potenze della UE, e di questa come entità, è stata d’ingerenza e ha coinciso con Washington nel mantenere l’opera di sovversione; attività d’intelligence; condanne in sedi multilaterali; pressioni diplomatiche, attivismo delle sue missioni a l’Avana, tra altri strumenti. Nel dialogo politico e negli altri incontri con il governo, gli europei -con maggiore accesso, fin ora, che gli USA- hanno cercato di ottenere concessioni da l’Avana nel campo della “democrazia” e “diritti umani”, al fine di ottenere legittimazione interna per quelli che percepiscono come “agenti” di cambiamento di sistema a Cuba, e modifiche agli ordinamenti interni, come il Codice Penale, tra gli altri.

Naturalmente, la differenziazione di sfumature tra le strategie USA e le potenze europee è stata utile per il governo cubano, che ha mantenuto una proiezione di scontro e, all’unisono, di cooperazione -secondo la congiuntura- con le istituzioni della UE e con i vari governi di Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Olanda, principali paesi membri con cui l’Avana ha mantenuto rapporti bilaterali. [2]

Questi paesi sono stati tradizionali fonti di importazione, tecnologie e crediti per Cuba; e mercati per le esportazioni cubane. Si sono distinti, in particolare dopo gli anni novanta, come importanti fonti di turisti e fonti d’investimento per l’economia dell’isola. In realtà, oggi detengono il 24% del commercio estero, il 24% dell’afflusso di turisti ed il 60% delle imprese comuni già esistenti. Dal punto di vista politico, l’Europa Occidentale ha rappresentato un punto importante per la diversificazione delle relazioni estere del paese, in particolare subito dopo la caduta del campo socialista.

Negli anni sessanta, nonostante le pressioni USA, le relazioni bilaterali con questi stati non si ruppero, e con conflitti e cooperazione -Guerra Fredda nel mezzo- si mantennero. In generale i rapporti bilaterali con questi paesi, fino alla fine degli anni ottanta,  sono stati segnati dal perdurare di legami storici e culturali; la preservazione degli interessi economici europei a Cuba; una certa riluttanza europea alle richieste USA di ridurre i legami con il paese; il supporto a Cuba in settori della società europea; le politiche governative europee verso i paesi socialisti dell’Europa Orientale e verso l’America Latina, i cui contesti definivano la strategia nei confronti di Cuba.

Da parte sua, le principali questioni che complicavano i rapporti, tra il 1959 ed il 1989, furono le nazionalizzazioni realizzate da Cuba; le differenze politico-ideologiche della guerra fredda; l’ingresso di Cuba nel CAME (COMECON ndt) ed il suo impegno per le relazioni con i paesi socialisti; l’aumento delle normative protezionistiche nel contesto dell’integrazione europea; ed il sostegno europeo alle varie forme di provocazione al Governo cubano, oltre ai conflitti in altre aree del mondo e nelle sedi multilaterali.

Un’altra variabile chiave per comprendere le politiche europee in questo periodo fu la percezione che stavano avendo, in ogni specifica situazione storica, della forza interna ed esterna della Rivoluzione Cubana. Un periodo di riavvicinamento, a giudicare dalle visite realizzate -qualcosa che oggi sembra ripetersi- fu a metà degli anni ottanta, quando era evidente la forza interna ed esterna del modello cubano. Ad esempio, nel 1985 ci visitarono il Cancelliere francese Roland Dumas e Giulio Andreotti, Ministro degli Esteri d’Italia. Nel novembre 1986 ci visitò il primo ministro spagnolo Felipe González, ripetendo la visita, che nel 1978, aveva fatto Adolfo Suarez.

Tuttavia, dopo la disintegrazione dell’URSS e l’emergere congiunturale di un mondo unipolare, prevalse la percezione europea della debolezza interna ed esterna di Cuba, ciò che portò ad un aumento della pressione, l’ingerenza negli affari interni e l’indurimento delle posizioni diplomatiche nei negoziati con l’Avana. Furono poche le visite di alti funzionari europei nel nostro paese.

Nel marzo 1989 Cuba presentò alla Commissione Europea i suoi obiettivi di cooperazione e propose lavorare per la conclusione di un Accordo Quadro che contribuisse alla formazione di un contesto politico giuridico più favorevole e facilitasse l’instaurazione di un dialogo permanente tra le parti. Questo avvenne poco dopo aver stabilito relazioni diplomatiche con l’allora Comunità Economica Europea, nel 1988. Tuttavia, la Commissione non rispose alla proposta formale cubana, forse perché aspettava il collasso del sistema rivoluzionario come uno scenario probabile, dopo la decomposizione dell’Unione Sovietica.

Da quell’anno ad oggi, Cuba non ha avuto un Accordo formale con la UE, a differenza del resto dei paesi dell’America Latina. E’ stato una specie di tempestoso percorso ciclico, di 26 anni, dove si hanno avute tappe di deterioramento, altre di distensione e momenti di crisi. Parallelamente, i rapporti con gli Stati Membri della UE hanno rispecchiato, con le particolarità di ciascuno e tenendo conto delle diverse situazioni nazionali, gli alti e bassi di questa relazione conflitto-cooperazione che è esistita tra Cuba e la UE.

Grosso modo, potrebbero essere elencate le seguenti tappe:

* Dal 1989 fino al 1996. Inizia il processo di deterioramento dei rapporti con l’acuirsi delle contraddizioni politico-ideologiche in seguito ai cambiamenti del contesto internazionale e la scomparsa dell’URSS. Si producono importanti conflitti di Cuba con gli stati membri per le crisi provocate nelle Ambasciate europee all’Avana, e le azioni contro Cuba nella Commissione dei Diritti Umani a Ginevra e nel Parlamento Europeo. Tuttavia, dopo i primi risultati positivi delle misure cubane per superare il Periodo Speciale, e i cambi realizzati, si generò una diversa percezione verso il paese e si aprirono prospettive per la cooperazione tra la UE e Cuba, ed un aumento dei nessi con gli Stati membri, in particolare con Spagna, Francia e Italia. Si succedettero importanti visite reciproche e s’incrementarono i legami economici e commerciali. Alla fine del 1995 si svolse un’importante visita, a Cuba, della troika allo scopo di sviluppare il dialogo politico e s’iniziò il processo per l’eventuale negoziazione di un Accordo Quadro. Questo, però, s’interruppe  con la provocazione del 24 febbraio 1996, che portò all’abbattimento di posizionecomuneaerei, l’adozione della legge Helms Burton negli USA, e, infine, l’adozione della Posizione Comune della UE, nel dicembre 1996, che postula come obiettivo della politica ufficiale della UE il cambiamento di regime a Cuba (che denominarono “transizione alla democrazia pluralista”) e la subordinazione delle azioni della UE ai cambiamenti interni che,  presumibilmente, Cuba avrebbe dovuto fare.

* Ciclo dal 1997 al 2003. Tappa in cui si produsse l’Intesa tra la UE e gli USA, e l’attuazione della Posizione Comune, invocata con grande frequenza, che causò un netto deterioramento delle relazioni bilaterali. La questione Cuba fu spesso affrontata nei Vertici Transatlantici. Tuttavia, dal 2000, ripresero le visite europee a Cuba, tra cui quella del ministro degli Esteri spagnolo, e diverse visite di funzionari cubani di alto rango nelle capitali europee. Fu decisiva la visita del Papa a Cuba, nel 1998. In Europa si appoggiarono le nostre rivendicazioni per il ritorno del bimbo Elián González. In risposta alle richieste provenienti da 71 paesi dell’Asia, dei Caraibi e del Pacifico, il 10 marzo 2000, Cuba ha espresso il suo interesse a sottoscrivere l’accordo dei paesi ACP con la UE, come mezzo per raggiungere un legame formale con l’Unione, ma a fronte delle inaccettabili condizioni della controparte europea dovette ritirarsi da esso. Nel dicembre 2001 una troika europea si recò a l’Avana per riprendere il dialogo politico, che generò un clima di una qualche distensione nei legami bilaterali. Oltre alla Spagna si evidenziarono i legami,  in quella fase, con i tedeschi, in particolare con gli stati federali. Il 24 febbraio 2003, in base alle richieste dei paesi ACP e funzionari della Commissione, Cuba ha presentato al Consiglio UE la sua formale richiesta di adesione all’Accordo di Cotonù. La situazione, tuttavia, si rese rapidamente strana per le provocazioni effettuate, in marzo a l’Avana, dalla controrivoluzione interna ed esterna, nel contesto delle “celebrazioni”, a Washington, per il “successo” della campagna militare in Iraq e l’aumento della minacce a Cuba. Per le azioni di Cuba d’imprigionare 75 controrivoluzionari la UE adottò sanzioni, nel giugno 2003, che tornarono a riportare le relazioni politiche con la UE ad un punto critico.

* Ciclo dal 2004 ad oggi. Dal 2004 al 2008 le relazioni rimasero danneggiate, anche se a partire dal 2005 sono state sospese, ma non eliminate, le sanzioni. All’inizio di questo periodo, come risposta alle sanzioni, la maggior parte delle Ambasciate rimasero praticamente “congelate” a l’Avana. Praticamente non si effettuarono visite ad alto livello tra Cuba e l’Europa Occidentale. L’entrata, nel maggio 2004, dei paesi ex socialisti dell’Europa Orientale nella UE peggiorò i rapporti di forza a favore dei nemici della normalizzazione con Cuba. Dal 2008 si profilò, per la terza volta, il cammino verso una certa determinata distensione delle relazioni, in quanto le sanzioni furono revocate. Si riannodò il Dialogo Politico Ministeriale, anche se ebbe luogo solo a febbraio dopo un lungo periodo di riflessione, dal 2010 fino al 2012, che si spiega con la resistenza di vari stati membri contrari alla normalizzazione; infine gli europei approvarono le direttive di negoziazione e, attualmente, per la prima volta, dall’aprile 2014, si sta negoziando un Accordo Quadro di Cooperazione e Dialogo Politico con Cuba che, secondo l’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, potrebbe essere firmato entro la fine del 2015. In questo periodo hanno visitato l’Avana il ministro degli esteri spagnolo e, per la prima volta in molti anni, i ministri degli esteri di Olanda, Italia, Francia, ed il presidente di quest’ultimo paese Francois Hollande. Nessuno ha incontrato la controrivoluzione interna. Sono anche aumentate le visite cubane in Europa e gli scambi con vari funzionari dei paesi membri, a vari livelli. Si è effettuata la VI Sessione di dialogo politico ministeriale, nel 2015, ed in giugno s’inizierà un dialogo, a livello tecnico, sui diritti umani tra Cuba e la UE.

In ciascuno di questi cicli i fattori comuni che più hanno influenzato il comportamento delle politiche della UE verso Cuba sono stati:

-La percezione europea della situazione interna ed esterna dell’isola.
-Lo stato delle relazioni degli USA con Cuba e la politica USA.
-La posizione dei governi degli Stati Membri più influenti nella definizione della politica della UE nei confronti di Cuba.

Questi fattori si sono espressi in modo diverso in ciascun ciclo, a seconda delle situazioni del contesto internazionale, regionale e bilaterale. Come notato, la percezione europea della situazione interna ed esterna di Cuba è stata determinante nel deterioramento dei legami nei primi anni novanta e, a partire dai primi risultati economici e cambi a Cuba, nella distensione verificatasi intorno al 1994 e 1995 . Attualmente ha influenzato il cambiamento della politica della UE, il rafforzamento interno di Cuba, dei suoi nessi esterni, in particolare con l’America Latina e altri attori del sistema internazionale. Allo stesso tempo, i cambi generati dall’aggiornamento del modello economico -ratificati dal VI Congresso del PCC nel 2011- hanno promosso la percezione europea che possano essere funzionali, a lungo termine, ai propri interessi strategici, per cui avrebbe dovuto “sostenerli e accompagnarli”. Il rilascio di prigionieri controrivoluzionari, nel 2010, attraverso negoziati con la chiesa cattolica e la Spagna, è stato anche un fattore che ha inciso nell’attuale complesso processo di distensione tra la UE e Cuba.

Il fattore USA, da parte sua, fu definitivo nell’azione europea verso Cuba in momenti come l’adozione della Legge Helms-Burton, gli accordi USA-UE, le provocazioni nel 2003 o, al contrario, l’annuncio del ripristino delle relazioni bilaterali, il 17 dicembre 2014, che ha consentito un maggiore sviluppo dei legami bilaterali con gli Stati Membri e della UE con Cuba. Si è registrato un aumento significativo degli interessi economici degli europei nel nostro paese, a fronte della cosiddetta “perdita della paura” di avere rapporti economici con Cuba, e le possibilità che esista una maggiore ulteriore flessibilità dei regolamenti del blocco contro Cuba. Per la prima volta si sta tendendo ad una identificazione delle politiche USA con le europee, non solo negli obiettivi ma nei metodi.

Il fattore dei cambi di governi negli Stati Membri, come esplicativi delle politiche europee verso Cuba, si è visto riflesso nelle differenze tra l’aggressività del governo spagnolo di Aznar e l’intenzione conciliante del governo spagnolo di Zapatero. Entrambi i governi, in modo opposto, furono decisivi nel processo di rottura del dialogo, nel 1996 con l’adozione della Posizione Comune, o la revoca delle sanzioni, nel 2008. Né fu uguale la posizione della Germania come influente Stato membro, nella posizione della UE nei confronti di Cuba, durante i tentativi di distensione nel 2001-2003 con il governo del partito socialdemocratico di Gerhard Schroeder, che la posizione ostruzionistica che ha giocato la Cancelleria Federale di Angela Merkel, nel seno della UE, nel periodo a partire dal 2008, benché non ha bloccato il processo di negoziazione.

Ci sono state anche altre variabili esplicative del percorso europeo, sia a favore o contro, il mantenimento dei legami con Cuba. Durante la fase sono stati costanti determinati interessi economici nel paese, indipendentemente dal livello delle relazioni politiche, quelli che si sono manifestati più fortemente nei momenti in cui si percepivano miglioramenti nell’economia cubana e cambiamenti favorevoli alla legislazione sugli investimenti stranieri, come avviene attualmente. Si è percepito come un importante elemento l’esistenza, all’interno della società europea, di un grande movimento di solidarietà con Cuba che, a volte, è riuscito a influire sulla presa di decisioni politiche e soprattutto relativizzare l’aggressione delle forze di destra in determinati governi, come quello britannico per esempio. Un ruolo importante lo hanno svolto le visite papali, nel 1998 e nel 2012, nonché il miglioramento delle relazioni tra il governo di Cuba e la Santa Sede e la Chiesa cattolica dell’isola.

L’insistenza di alcuni settori europei, di destra, nella promozione della controrivoluzione interna ed esterna, a Cuba, ha generato provocazioni che hanno implicato la reversione di certe tendenze verso la normalizzazione delle relazioni, come si osservò chiaramente nel periodo del 1996 con la provocazione degli aerei, o le azioni della primavera del 2003, che, alla fine, portarono, rispettivamente, all’adozione della Posizione Comune e alle sanzioni. E’ chiaro inoltre, che per quanto riguarda il tema Cuba, c’è, all’interno della UE, i suoi Stati Membri e nel Parlamento Europeo, un forte dibattito sul corso da seguire. Questa mancanza di consenso è ciò che ha spiegato la lentezza nel processo decisionale rispetto a Cuba così come le sue contraddizioni.

Nella misura in cui i paesi membri della UE, a causa della crisi, sono stati più divisi, si è reso più fattibile l’attuazione della politica bilaterale con gli Stati Membri. Quando le decisioni vengono prese all’unanimità i passi più importanti verso Cuba, a livello della UE,  si sono  rallentati o frenati, anche se possono essere più solidi. L’interazione tra le politiche degli Stati Membri e la politica a livello comunitario è diventata sempre più complessa e ricca di sfumature.

Per proiettare uno scenario delle relazioni della la UE ed i suoi stati membri con Cuba, bisogna inevitabilmente prendere come riferimenti e lezioni i fattori storici di cui sopra, nonché le modifiche che possano avere, in futuro, queste variabili. Anche se sarà un passo in avanti e la correzione di un errore storico, la possibile firma dell’Accordo di Cooperazione e di Dialogo Politico tra Bruxelles e l’Avana non significherà che i rapporti cambino il suo modello di sviluppo storico: conflitto e cooperazione, sia a livello della UE, come delle relazioni bilaterali tra Cuba e gli Stati membri.

L’Avana, 8 giugno 2015

[1] Membri del team di Ricerca del Centro di Ricerca di Politica Internazionale dell’Avana (CIPI), ascritto  all’Istituto Superiore di Relazioni Internazionali.

[2] Si citano solo i paesi più influenti all’interno della UE e nelle relazioni con Cuba. In generale, oggi Cuba ha relazioni diplomatiche con tutti i paesi della UE e ha Ambasciate in 21 di essi. Ci sono 18 paesi dell’Unione che hanno una rappresentanza all’Avana.

Países de la UE y Cuba: Lecciones del pasado

Santiago Pérez Benítez, Claudia Martínez Hernández[1]

La propia existencia del modelo cubano representa un desafío al poder de las transnacionales y al orden global impuesto por el Estado norteamericano y las principales potencias de Europa Occidental. A este ordenamiento no le convienen Estados nacionales que negocien de manera enérgica con las transnacionales; manifiesten posturas ideológicas alternativas; denuncien y traten de modificar el orden establecido, al tiempo que se hayan mostrado capaces de conservar el poder interno en su sociedad y diversificar sus relaciones externas. Cuba es un referente para los sectores latinoamericanos, europeos y de otras sociedades del llamado tercer mundo, que deseen cambiar las reglas sistémicas de las que se beneficia el capitalismo europeo.

Es por ello que ha existido, y seguirá existiendo, una estrategia de largo plazo del capitalismo global y de sus estados nacionales dominantes por derrocar, subvertir o erosionar, en la medida de lo posible, al sistema de la isla por métodos o instrumentos económicos, diplomáticos, políticos, comunicacionales, ideológicos, subversivos, encubiertos y si es necesario, militares. Resulta impensable que el gobierno norteamericano o las potencias de la UE y la OTAN dejen de buscar estos objetivos, incluso si se firmara a fines del año 2015 un Acuerdo de Cooperación y Diálogo Político entre la UE y Cuba, y si se restablecieran las relaciones diplomáticas y se abrieran Embajadas en EEUU y en Cuba. Por causas estructurales, resulta prácticamente imposible que Washington o Bruselas actúen en y con Cuba como lo hacen otros países capitalistas desarrollados, para no mencionar a los BRICS y el resto de los países de la ONU, que respetan el status quo en la Isla.

Esta generalidad, sin embargo, no explica los matices que han diferenciado las estrategias para tratar de derrocar o modificar al sistema cubano entre EEUU y la Unión Europea, ni los cambios que se han sucedido en las distintas coyunturas de las relaciones bilaterales de la isla con estos actores.

A diferencia de las once administraciones norteamericanas que han intentado hasta ahora derrocar al sistema cubano con el enfrentamiento directo, el uso o empleo de la amenaza militar, la imposición del bloqueo económico y el aislamiento internacional; las principales potencias de Europa Occidental no han bloqueado ni amenazado militarmente a la Isla; han tenido relaciones diplomáticas “normales” con la Habana; han fomentado las relaciones económicas; han ofertado cooperación y posibilitado los intercambios con organismos cubanos. Sus Embajadas actúan en la Habana de manera legítima.

La proyección europea diferente a la norteamericana se ha debido a múltiples factores:

Los países de la UE han carecido del poder “duro” –militar y económico- para lograr cambiar la realidad cubana a través de amenazas militares o bloqueos económicos. 

La política hacia Cuba no ha sido un factor de incidencia en la política interna en los países de la UE (con excepción de España) como sí lo ha sido para Estados Unidos. 

La UE ha deseado marcar diferencias con EEUU para reivindicar cuotas de autonomía en política exterior. 

Han tenido intereses económicos concretos aprovechando la ausencia de competidores norteamericanos en el mercado de la Isla. 

Persisten presiones de su sociedad civil donde han existido siempre simpatías por Cuba.

En su lectura – más paciente y reflexiva que la norteamericana- la mejor manera de provocar los cambios en Cuba ha sido la del “compromiso constructivo”, estrategia que ya les dio resultado para la transformación al capitalismo de las élites y sociedades de los países de Europa Oriental.

Han partido de la premisa de que “una transición pacífica y acertada de Cuba hacia la economía de mercado” exige un papel de apoyo activo de la UE.

La política de las principales potencias de la Unión Europea, y de ésta como entidad, ha sido injerencista y ha coincidido con Washington en el mantenimiento de la labor de subversión; trabajo de inteligencia; condenas en foros multilaterales; presiones diplomáticas, activismo de sus misiones en la Habana, entre otros instrumentos. En el diálogo político y demás encuentros con el gobierno, los europeos – con mucho mayor acceso hasta ahora que los norteamericanos-han tratado de obtener concesiones de la Habana en las áreas de “democracia” y “derechos humanos”, buscando obtener la legitimidad interna para los que perciben como “agentes” del cambio sistémico en Cuba, y modificaciones a ordenamientos internos como el Código Penal, entre otros.

Por supuesto, la diferenciación de matices entre las estrategias de EEUU y las potencias europeas ha sido de utilidad para el gobierno cubano, que ha mantenido una proyección de enfrentamiento y a la vez de cooperación –según sea la coyuntura- con las instituciones de la UE y con los distintos gobiernos de España, Francia, Reino Unido, Alemania, Italia y Holanda, principales países miembros con los que la Habana ha mantenido nexos bilaterales.[2]

Estos países han sido tradicionales fuentes de importación, tecnologías y créditos para Cuba; así como mercados para las exportaciones cubanas. Se han destacado, sobre todo después de los años noventa, como importantes emisores de turistas y fuentes de inversiones para la economía de la isla. De hecho, hoy ocupan el 24% del comercio exterior, el 24% de los emisores de turistas y el 60% de los negocios conjuntos existentes. Desde el punto de vista político, la Europa Occidental ha representado un punto importante para la diversificación de las relaciones exteriores del país, sobre todo inmediatamente después de la caída del bloque socialista.

En los sesenta, pese a las presiones de EEUU, las relaciones bilaterales con los estados mencionados no se rompieron, y con conflictos y cooperación – guerra fría de por medio- se mantuvieron. En general las relaciones bilaterales hasta fines de los ochenta con estos países estuvieron marcadas por la permanencia de los vínculos históricos y culturales; la preservación de los intereses económicos europeos en Cuba; determinada reticencia europea a la exigencia norteamericana de reducir los nexos con el país; el apoyo a Cuba en sectores de la sociedad europea; las políticas gubernamentales europeas hacia los países socialistas de Europa del Este y hacia América Latina, en cuyos contextos enmarcaban la estrategia hacia Cuba.

Por su parte, los principales temas que complejizaron las relaciones entre 1959 y 1989 fueron las nacionalizaciones realizadas en Cuba; las diferencias político-ideológicas de la guerra fría; el ingreso de Cuba al CAME y su apuesta por las relaciones con los países socialistas; el aumento de las regulaciones proteccionistas en el marco de la integración europea; y el apoyo europeo a diferentes formas de provocaciones al Gobierno cubano, además de los conflictos en otras áreas del mundo y en foros multilaterales.

Otra variable clave para entender las políticas europeas en este período fue la percepción que fueron teniendo en cada coyuntura histórica específica de la fortaleza interna y externa de la Revolución Cubana. Un período de acercamiento, a juzgar por las visitas realizadas –algo que hoy parece repetirse- fue el de mediados de los ochenta, cuando era notoria la fortaleza interna y externa del modelo cubano. Por ejemplo, en 1985 nos visitaron el Canciller francés Roland Dumas y Giulio Andreotti, Ministro de Relaciones Exteriores de Italia. En noviembre del 1986 nos visitó el Presidente del gobierno español Felipe González, repitiendo la visita que en 1978 había hecho Adolfo Suárez.

Sin embargo, después de la desintegración de la URSS y el surgimiento coyuntural de un mundo unipolar, primó la percepción europea de la debilidad interna y externa de Cuba, lo que motivó el incremento de la presión, la injerencia en los asuntos internos y el endurecimiento de las posiciones diplomáticas en las negociaciones con la Habana. Fueron contadas las visitas de altos funcionarios europeos a nuestro país.

En marzo de 1989 Cuba presentó a la Comisión Europea sus objetivos de cooperación y propuso trabajar en la conclusión de un Acuerdo Marco que contribuyera a la formación de un entorno político jurídico más favorable y facilitara el establecimiento de un diálogo permanente entre ambas partes. Esto fue poco tiempo después de establecer relaciones diplomáticas con la entonces Comisión Económica Europea en 1988. Sin embargo, la Comisión no respondió a la propuesta formal cubana, quizás porque esperaban el colapso del sistema revolucionario como un escenario probable luego de la descomposición de la Unión Soviética.

Desde ese año y hasta la actualidad, Cuba no ha tenido un Acuerdo formal con la UE, a diferencia del resto de los países latinoamericanos. Ha sido una especie de tormentoso sendero cíclico de 26 años donde ha habido etapas de deterioro, otras de distensión y momentos de crisis. Paralelamente, las relaciones con los Estados miembros de la UE han reflejado, con los particularidades de cada uno y atendiendo a las distintas coyunturas nacionales, los vaivenes de esta relación de conflicto-cooperación que ha existido entre Cuba y los países de la UE.

Grosso modo, pudieran señalarse las siguientes etapas:

Desde 1989 hasta 1996. Se inicia el proceso de deterioro de las relaciones con la agudización de las contradicciones político-ideológicas como resultado de los cambios en el contexto internacional y la desaparición de la URSS. Se producen importantes conflictos de Cuba con los estados miembros por las crisis provocadas en las Embajadas europeas en la Habana, y las acciones contra Cuba en la Comisión de Derechos Humanos en Ginebra y en el Parlamento Europeo. Sin embargo, tras los primeros resultados positivos de las medidas cubanas para superar el Periodo Especial, y los cambios realizados, se generó una percepción diferente hacia el país y se abrieron perspectivas para la cooperación entre la UE y Cuba, y un incremento de los nexos con los Estados miembros, sobre todo con España, Francia e Italia. Se sucedieron importantes visitas mutuas y se incrementaron los vínculos económicos y empresariales. A fines de 1995 se realizó una importante visita de la troyka a Cuba con vista a desarrollar el diálogo político y se comenzó el proceso para una eventual negociación de un Acuerdo Marco. Todo ello, sin embargo, se interrumpió con la provocación del 24 de febrero del 1996 que trajo consigo el derribo de las avionetas, la adopción de la Helms Burton en EEUU, y finalmente la adopción de la Posición Común de la UE en diciembre de 1996, que plantea como objetivo de la política oficial de la UE el cambio de régimen en Cuba (lo denominaron “transición a la democracia pluralista”) y la supeditación de las acciones de la UE a los cambios internos que supuestamente debía hacer Cuba.

Ciclo de 1997 hasta 2003. Etapa en la que se produjo el Entendimiento entre la UE y Estados Unidos (EEUU), y la aplicación de la Posición común, invocada con una gran frecuencia, lo que ocasionó un fuerte deterioro de las relaciones bilaterales. El tema Cuba se abordó con frecuencia en las Cumbres Trasatlánticas. Sin embargo, a partir del año 2000 se reiniciaron las visitas europeas a la Isla, incluyendo la del Canciller español, y varias visitas de altos funcionarios cubanos a capitales europeas. Fue clave la visita del Papa a Cuba en 1998. En Europa se apoyaron los reclamos de nuestro país para la devolución del niño Elián González. Como respuesta a los pedidos de 71 países de Asia, Caribe y Pacífico, el 10 de marzo del 2000 Cuba manifestó su interés en suscribir el acuerdo de los países ACP con la UE como vía de lograr un nexo formal con la Unión, pero ante los inaceptables condicionamientos de la contraparte europea tuvo que retirarse del mismo. A la altura de diciembre del 2001 una troyka europea viajó a la Habana para reanudar el diálogo político, que generó un ambiente de cierta distensión en los vínculos bilaterales. Además de con España, se destacaron los nexos en la etapa con los alemanes, sobre todo con los estados federales. El 24 de febrero del 2003, sobre la base de las peticiones de los países ACP y funcionarios de la Comisión, Cuba presentó en el Consejo de la UE su solicitud formal de adhesión al Acuerdo de Cotonú. La situación, sin embargo, se enrareció rápidamente por las provocaciones realizadas en marzo en la Habana por la contrarrevolución interna y externa, en el contexto de las “celebraciones” en Washington por la “exitosa” campaña militar en Irak, y el incremento de las amenazas para Cuba. Ante las acciones de Cuba de encarcelar a 75 contrarrevolucionarios, la UE adoptó sanciones en junio del 2003 que volvieron a retrotraer las relaciones políticas con la UE a un punto crítico.

Ciclo desde 2004 hasta la actualidad. Desde 2004 hasta 2008 las relaciones se encontraron deterioradas, a pesar de que a partir del 2005 se suspendieron, pero no eliminaron las sanciones. A inicios de este período, como respuesta a las sanciones, la mayoría de las Embajadas estuvieron virtualmente “congeladas” en la Habana. Prácticamente no se realizaron visitas de alto nivel entre Cuba y Europa Occidental. La entrada en mayo del 2004 de los países exsocialistas de Europa del Este a la UE empeoró la correlación de fuerzas a favor de los enemigos de la normalización con Cuba. A partir del 2008 se vislumbró, por tercera vez, el camino hacia determinada distensión de las relaciones, pues las sanciones fueron levantadas. Se reanudó el Diálogo Político Ministerial, aunque sesionó sólo en febrero del Después de un dilatado período de reflexión del 2010 hasta el 2012, que se explica por la resistencia de varios Estados Miembros opuestos a la normalización, finalmente los europeos aprobaron directivas de negociación y, en la actualidad, por primera vez, desde abril del 2014 se está negociando un Acuerdo Marco de Cooperación y Diálogo Político con Cuba que, según la Alta Representante Federica Mogherini pudiera firmarse para fines del 2015. En este período han visitado la Habana el Canciller español y por primera vez en muchos años, los Ministros de Relaciones Exteriores de Holanda, Italia, Francia, y el Presidente de este último país Francois Hollande. Ninguno se ha entrevistado con la contrarrevolución interna. También se han incrementado las visitas cubanas a Europa y los intercambios con varios funcionarios de los países miembros a distintos niveles. Se efectuó la VI Sesión de diálogo político ministerial en el 2015 y en el mes de junio se iniciará un diálogo a nivel técnico sobre derechos humanos entre Cuba y la UE.

En cada uno de estos ciclos los factores comunes que más influyeron en el comportamiento de las políticas de la UE hacia Cuba fueron:

La percepción europea sobre la situación interna y externa de la Isla.
El estado de las relaciones de los EEUU con Cuba y la política norteamericana.
La posición de los gobiernos de los Estados Miembros más influyentes en la definición de la política de la UE hacia Cuba.

Estos factores se manifestaron de forma diferente en cada ciclo, en dependencia de las coyunturas del contexto internacional, regional y bilateral. Como se apuntó, la percepción europea sobre la situación interna y externa de Cuba fue clave en el deterioro de los nexos a inicios de los noventa y a partir de los primeros resultados económicos y los cambios introducidos en Cuba, en la distensión ocurrida hacia 1994 y 1995. En la actualidad ha influído en el cambio de políticas de la UE, el fortalecimiento interno de Cuba, de sus nexos externos, sobre todo con América Latina y demás actores del sistema internacional. Al mismo tiempo, los cambios generados por la actualización del modelo económico–ratificados por el VI Congreso del PCC en el 2011- han promovido la percepción europea de que pueden ser funcionales, en el largo plazo, a sus intereses estratégicos, por lo que habría que “apoyarlos y acompañarlos”. La liberación de presos contrarrevolucionarios en el 2010, mediante negociaciones con la iglesia católica y con España, también fue un factor que incidió en el complejo proceso de distensión actual entre la UE y Cuba.

El factor norteamericano, por su parte, fue definitorio en la actuación europea hacia Cuba en momentos como la aprobación de la Ley Helms-Burton, los entendimientos EEUU-UE, las provocaciones en el 2003, o, en sentido contrario, el anuncio del restablecimiento de relaciones bilaterales el 17 de diciembre del 2014, que ha permitido un mayor desarrollo de los nexos bilaterales con los Estados miembros y de la UE con Cuba. Se ha percibido un incremento importante de los intereses económicos de los europeos en nuestro país, ante la llamada “pérdida del miedo” a tener relaciones económicas con Cuba, y las posibilidades de que existan mayores flexibilizaciones ulteriores de las regulaciones del bloqueo contra Cuba. Por primera vez se está tendiendo a una identificación de las políticas norteamericanas con las europeas, no sólo en los objetivos, sino en los métodos.

El factor de los cambios de gobiernos en los Estados Miembros como explicativos de las políticas europeas hacia Cuba se ha visto reflejado en las diferencias entre la agresividad del Gobierno español de Aznar y la intención conciliadora del también Gobierno español de Zapatero. Ambos gobiernos, de manera opuesta, fueron determinantes en el proceso de ruptura del diálogo en el 1996 con la adopción de la Posición Común, o en el levantamiento de las sanciones en el 2008. Tampoco fue igual la postura de Alemania como estado miembro influyente en la postura de la UE hacia Cuba durante los intentos de distensión en el 2001-2003 con el gobierno del partido socialdemócrata de Gerhard Schroeder, que la postura obstruccionista que ha jugado la Cancillería Federal de Angela Merkel en el seno de la UE en el período a partir del 2008, aunque no ha bloqueado el proceso negociador.

Han existido también otras variables explicativas del curso europeo, ya sea a favor o en contra, del mantenimiento de los nexos con Cuba. Durante la etapa han sido constantes determinados intereses económicos en el país, independientemente del nivel de las relaciones políticas, lo que se ha manifestado con mayor fuerza en los momentos en que se perciben mejoras en la economía cubana y cambios favorables a la legislación sobre la inversión extranjera, como en la actualidad. Se ha percibido como un elemento importante la existencia al interior de la sociedad europea de un importante movimiento de solidaridad con Cuba que, por momentos, ha logrado impactar en la toma de decisiones políticas y sobre todo relativizar la agresividad de fuerzas de derecha en determinados gobiernos como el británico, por ejemplo. Un papel importante lo han desempeñado las visitas papales en 1998 y en 2012, así como la mejoría de las relaciones entre el gobierno de Cuba y la Santa Sede y la iglesia católica en la Isla.

La insistencia de algunos sectores europeos de derecha en la promoción de la contrarrevolución interna y externa en Cuba ha generado provocaciones que han implicado la reversión de determinadas tendencias a la normalización de las relaciones, como se observó claramente en el período del 1996 con la provocación de las avionetas, o las acciones de la primavera del 2003 que al final llevaron a la adopción de la Posición Común y las sanciones respectivamente. Está claro, por otro lado, que en cuanto al tema Cuba existe al interior de la UE, sus Estados Miembros y en el Parlamento Europeo, un agudo debate con relación al curso a seguir. Esta falta de consenso es la que ha explicado la lentitud en la toma de decisiones respecto a Cuba, así como las contradicciones existentes.

En la medida en que los países miembros de la UE, producto de la crisis, han estado más divididos, se ha hecho más factible la aplicación de la política de bilateralización con los Estados Miembros. Cuando las decisiones se toman por unanimidad los pasos más importantes hacia Cuba, a nivel de la UE, se han ralentizado o frenado, aunque pueden ser más sólidos. La interacción entre las políticas de los Estados Miembros y la política a nivel comunitario se ha tornado cada vez más compleja y llena de matices.

Para proyectar un escenario de las relaciones de la UE y sus estados miembros con Cuba hay que inevitablemente tomar como referencias y lecciones los factores históricos mencionados, así como las variaciones que puedan tener estas variables en el futuro. Aunque será un paso de avance y la corrección de un error histórico, la posible firma del Acuerdo de Cooperación y de Diálogo Político entre Bruselas y la Habana no significará que las relaciones modifiquen su patrón de desarrollo histórico: conflicto y cooperación, tanto a nivel de la UE, como de las relaciones bilaterales de Cuba con los Estados miembros.

La Habana, 8 de junio del 2015

[1] Miembros del equipo de Investigaciones del Centro de Investigaciones de Política Internacional de la Habana (CIPI), adscripto al Instituto Superior de Relaciones Internacionales.

[2] Sólo se mencionan los países más influyentes al interior de la UE y en las relaciones con Cuba. De manera general, hoy Cuba tiene relaciones diplomáticas con todos los países de la UE y tiene Embajadas en 21 de ellos. Hay 18 países de la Unión que tienen representación en la Habana.

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