I Cinque in Sudafrica

5“Celebreremo anche la fine del blocco ha affermato domenica 21 l’Eroe della Repubblica di Cuba, Gerardo Hernández, durante l’omaggio reso dai Cinque al loro arrivo in Sudafrica al leader antiapartheid Oliver Tambo.

Hernández ha ringraziato per lo speciale appoggio del Sudafrica alla lotta per la liberazione degli antiterroristi cubani e ha detto che un giorno non lontano, con le forze della solidarietà, verrà eliminato anche l’assedio economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba.

Dopo il caloroso ricevimento popolare nell’aeroporto internazionale Oliver Tambo, a Johannesburgh, Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González sono andati al cimitero dove riposano i resti dei dirigenti del Congresso Nazionale Africano – ANC – deceduti, dove li aspettavano centinaia di persone.

Una delle persone presenti nel camposanto ha detto a Prensa Latina che: “L’emozione è molto grande perchè sono molti anni che reclamiamo la liberazione dei Cinque, e adesso sembra impossibile che siano tutti qui!”

“È stato un affetto davvero grande, ha detto René poco dopo, riferendosi alle impressioni iniziali dopo il loro arrivo.

I Cinque sono arrivati in Sudafrica domenica 21, invitati dal ANC, che ha organizzato la visita con il Partito Comunista e il Congresso dei sindacati sudafricani.

Hanno svolto un ruolo importante anche l’Associazione di Amicizia con Cuba in Sudafrica e l’Associazione degli Avvocati Democratici, tra gli altri.

La visita dei Cinque si estenderà sino al 3 luglio ed è la prima che realizzano tutti insieme fuori dall’America Latina. Hanno viaggiato tutti insieme solo in Venezuela sino ad ora e questo viaggio comprende le celebrazioni per il 60º anniversario dall’approvazione della Freedom Charter (la Carta della Libertà).

Il percorso dei Cinque è iniziato da Western Cape e toccherà le nove province del paese. In questo territorio meridionale sono stati ricevuti ieri martedì 23, nella sede del parlamento. Al termine della visita in Sudafrica continueranno il viaggio in Namibia e in Angola, ultima tappa del giro africano.

los-cinco-en-Sudafrica-6-580x386

I Cinque in Sudafrica col padre Michael Lapsley

los-cinco-en-Sudafrica-4-580x870E’ stato un forte abbraccio, interminabile, quello di Gerardo Hernandez, l’eroe in libertà, ed il padre sudafricano Michael Lapsley.

Lo avevano promesso ed è successo: un giorno cammineremo insieme nel Malecon de L’Avana o per le strade di Cape Town, e come patto tra cavalieri, l’hanno compiuto.

Se lo sono detti più di una volta nel carcere. Quando Lapsley attraversò l’oceano ed attraversò continenti per arrivare a quel carcere freddo e grigio in California dove come risultato di una sentenza ingiusta avevano condannato Gerardo a vivere due vite.
Il pastore anglicano, che porta su di sé il marchio del terrore, da quando ha conosciuto Gerardo ha detto che sarebbe stato suo amico.

Per Lapsley, quell’uomo di umore straordinario ricordava i leader sudafricani che hanno passato decadi della loro vita in prigione non per essere persone malvagie, bensì per credere in una causa umana, nella giustizia, nella pace.

Il sacerdote stava lì, al primo posto, quando le porte si aprirono nell’aeroporto di Cape Town ed uscì Gerardo. Solo che questa volta non c’erano catenacci, né lucchetti, né porte metalliche…

“Gerardo non si dimentica mai di ringraziare tutti quelli che si dimostrano solidali in Sudafrica ed in tutte le parti del mondo “, ha affermato in un’occasione il padre Lapsley.

Ora quello che un giorno sembrava lontano si trasformò in realtà. I Cinque vennero in persona a ringraziare e specialmente Gerardo corroborò a Lapsley che lui non fa mai una promessa che non possa compiere.

testo e foto di Deisy Francis Mexidor/ Prensa Latina

I Cinque a Robben Island: un omaggio a Mandela

f000827926.06 – Un cartello in inglese e in afrikaans annuncia Robben Island, un pezzetto di terra emersa dal mare davanti alle coste di Cape Town, che ha visto un passato di dolore per fortuna già storia per i sudafricani.

L’isola di sabbia secca, vento forte, mare calmo e subito agitato, circondata da scogli taglienti e con migliaia di uccelli che, con i loro suoni peculiari, la sorvolano, è oggi un simbolo di libertà.

Per giungere qui ci si imbarca nel Memoriale a Nelson Mandela, ubicato nel commerciale e turistico quartiere di Waterfront.

Sono 12 Km e circa mezzora di navigazione, sufficienti per collegare il presente con questo ieri di avversità che colpì lo spirito umano.

Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González, sono giunti fino qui.

Sono i Cinque cubani che si sono ispirati molto allo spirito di resistenza del detenuto 46664, Nelson Mandela, il più notevole di Robben Island, per sopportare l’isolamento e il carcere negli Stati Uniti.

Mandela fu confinato a Robben Island, che in olandese significa “Isola delle foche”, per 18 dei suoi 27 di prigione inflitti dal regime del apartheid.

Accompagnati da Ahmed Kathrada, compagno d idee e di carcere di Mandela, hanno percorso il luogo storico che è un museo dal 1º gennaio del 1997 e che nel 1999 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco).

Abitualmente per i turisti ci sono luoghi a cui non possono accedere: possono solo guardare da fuori, ma per i Cinque è stato differente.

Kathrada ha aperto la porta con forti sbarre e ha permesso loro di entrare nella cella di Mandela, un piccolo e umido spazio che è difficile immaginare.

Loro hanno osservato con attenzione le sbarre, tra le quali passano solo le mani, la coperta per terra, l’unico letto di Mandela, un seggiolino e la piccola finestra.

Ognuno di loro ha guardato, ha toccato le pareti e ha cercato di portare un’immagine quasi fotografica negli occhi: è stato un momento intimo e di riflessione. E non era necessario fare domande.

Poi quando si sono riuniti per una fotografia, Fernando ha annotato la data: Oggi è il 23 giugno. Nel 2001, 14 anni fa, il Comandante in Capo Fidel Castro disse che saremmo tornati a Cuba.

Nel libro dei visitatori, Gerardo aveva già scritto a nome dei Cinque: È stato un grande onore visitare questo luogo con alcuni dei bravi compagni di Nelson Mandela.

Senza dubbio tutti loro sono stati una fonte d’ispirazione e di forza per i Cinque cubani, per poter resistere più di 16 anni nelle prigioni degli Stati Uniti”, si legge nel messaggio.

“Un legato, ha sottolineato, che i Cinque onoreremo per il resto delle nostre vite”.

Il Presidente sudafricano Jacob Zuma ha salutato i Cinque

29.06 – Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha salutato, venerdì 26, i Cinque combattenti cubani, all’inizio della cerimonia ufficiale per i 60 anni dalla proclamazione della Freedom Charter (Carta della libertà).

Zuma ha dato un caldo abbraccio a Gerardo Hernández, Ramón Labañino, Antonio Guerrero, Fernando González e René González nel monumento eretto a Kliptown, Soweto, dove il 26 giugno del 1955 fu approvato lo storico documento.

Il mandatario, sorridente, ha parlato brevemente con i Cinque in visita in Sudafrica dal 21 de giugno, invitati dal Congresso Nazionale Africano (ANC) per assistere ai festeggiamenti per la data storica.

La Freedom Charter è una specie di documento programmatico sul paese sognato da coloro che lottarono per la libertà e l’eliminazione dell’apartheid.

Tra le associazioni che firmarono la Carta, sessant’anni fa, c’era anche il ANC.

Poi molti dei suoi membri furono reclusi e accusati di sedizione e tra loro Nelson Mandela.

Uno dei principi basici della carta è che il Sudafrica è di tutti coloro che ci vivono e non importa il colore della pelle. Inoltre sostiene la pace e l’uguaglianza.

“In questo momento i firmatari s’impegnano a combattere uniti, senza tralasciare sforzi nè valore, sino a che non si conquisteranno questi cambi democratici proclamati”, si legge.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.