Dichiarazione Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC)

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Giornalisti di media pubblici cubani hanno ricevuto, la settimana scorsa, messaggi e telefonate dall’Istituto Stampa e Società (IPYS), una ONG legata a campagne politiche contro governi ed organizzazioni progressiste in America Latina, particolarmente ossessionata dalle linee di attacco alla Rivoluzione bolivariana. Sorprendentemente, un funzionario della IPYS ha informato i nostri colleghi che erano stati selezionati, alcuni dei loro lavori, per un concorso di cronache sugli affari cubani a cui non avevano partecipato e che questo Istituto sponsorizza.

Poco dopo l’IPYS annunciava, con gran risonanza, una lista “ecumenica” di finalisti che include testi originariamente pubblicati su media pubblici e privati, tra questi alcuni con una linea editoriale apertamente antisocialista ed allineata alle politiche di Washington contro il governo cubano.

L’IPYS è l’organizzazione più importante del gruppo GALI (Gruppo Andino per le Liberà Informative), che canalizza i fondi per l’ingerenza e la sovversioni delle agenzie USA di fronte alle “violazioni della libertà di espressione”. Basta una sommaria ricerca in Internet e si troverà questa organizzazione in prima linea contro la Legge sui Media promossa dal governo di Rafael Correa in Ecuador; nelle campagne di notizie false contro Evo Morales (il caso TIPNIS, di un presunto figlio del presidente che non è mai esistito e che ha avvelenato un referendum in Bolivia), e nell’artiglieria mediatica che sostiene l’autoproclamato Juan Guaidó, in Venezuela, per citare alcuni esempi.

Chi paga e chi governa l’IPYS? I suoi donatori sono l’OSA, il National Endowment for Democracy (NED) e l’Open Society Foundations (OSF), di George Soros, finanziatori che orgogliosamente si proclamano sul sito web di questo istituto.

Dobbiamo ricordare cosa sono queste organizzazioni “caritatevoli”?

L’OSA, questo indifendibile organismo che agisce in nome della democrazia solo quando così conviene agli interesse USA ed alle oligarchie locali latinoamericane, non ha fatto nulla per fermare le dittature latinoamericane nell’epoca d’oro del Piano Condor e degli attentati terroristici della CIA contro civili cubani. Negli ultimi anni, l’organismo panamericano non solo si è prestato a demonizzare Venezuela, Cuba e Nicaragua agli ordini di John Bolton, ma è stato incapace di fare qualcosa per impedire un golpe in Honduras o per denunciare le cospirazioni parlamentari che hanno deposto i presidenti Fernando Lugo, del Paraguay (2012), e Dilma Rousseff, del Brasile (2016).

E la NED, “schermo della CIA” -appellativo che non si deve al quotidiano Granma, ma al New York Times? Chiunque controlli, ora, il sito ufficiale troverà l’elenco dei succosi bilanci federali destinati, nel 2018, al cambio di regime a Cuba- dovremo aspettare fino a gennaio per sapere cosa stanno consegnando nel 2019. Invariabilmente, i destinatari dei fondi della NED, come l’IPYS, militano nella nuova o vecchia controrivoluzione che di solito ha più risorse e mezzi per esprimersi dei cubani, perché è un’appendice della politica USA e dispone di tutta la stampa di destra per il suo portavoce. A ciò si aggiungono le azioni che palesemente violano la libertà di espressione dei rivoluzionari cubani sulle piattaforme USA, come il recente blocco di Twitter di oltre 200 account di giornalisti e media pubblici nazionali in questa rete, molti dei quali non sono stati restituiti. ai loro titolari.

George Soros, miliardario dietro l’Open Society, è un noto promotore del caos globale dall’Ucraina sino ai Balcani, secondo i documenti trapelati da DC Leaks. Di recente la sua mano pelosa, insieme alla NED, è apparsa dondolando la culla delle manifestazioni ad Hong Kong. Wayne Madsen, ex investigatore della famosa Agenzia per la Sicurezza Nazionale USA, nel suo libro ‘Soros: il quantum del caos’, ha documentato, per filo e per segno, la partecipazione dell’OSF nella destabilizzazione dei Balcani, il suo doppio gioco nel Caucaso, la sua collaborazione nel golpe in Honduras, la sua infiltrazione in Cina, le sue reti di supporto alle “rivoluzioni colorate” ed alle “rivoluzioni arabe” e la sua ingerenza in America Latina.

L’UPEC ha basi politiche ed etiche molto chiare; nel suo seno ospita molteplici opinioni, ma non siamo in comunicazione né con la NED, né con l’OSA, né con Open Society di Soros, funzionali alle strategie del governo USA per soffocare il nostro paese. Le loro operazioni sono immorali ed illegali sotto i principi civici e le norme legali cubane. Rafforzano ulteriormente il blocco economico, promuovono la destabilizzazione, corteggiano i media privati ​​e conducono una gigantesca campagna che nega l’essenziale al governo di Miguel Díaz-Canel, mentre omettono ciò che non gli conviene, travisano la realtà e calunniano, grossolanamente, coloro che difendono il socialismo e la Rivoluzione cubana.

L’IPYS ha manipolato i nostri colleghi per sponsorizzare una nuova campagna contro il sistema pubblico cubano. Ha impresso un timbro politico controrivoluzionario, con vergognosi echi nelle reti che arrivano all’estremo di suggerire che l’UPEC accetti denaro da organizzazioni che hanno le mani macchiate di sangue e usano la retorica della libertà di espressione per scopi ideologici e come ariete politico.

L’UPEC denuncia, energicamente, questa manipolazione e riafferma che la cosa più importante per la nostra organizzazione è persistere nel nostro progetto di trasformare il sistema dei media pubblici, per più socialismo e per più Rivoluzione. E se di sigle si tratta, che si tenga presente che l’UPEC continuerà a difendere i suoi postulati di fondazione senza il denaro né le falsità ​​di OSA, NED, OSF, IPYS ed altre filiali del governo USA.

Presidenza dell’Unione dei Giornalisti di Cuba


Ni la NED, ni Soros, ni la OEA: Declaración de la Unión de Periodistas de Cuba

Periodistas de medios públicos cubanos recibieron la semana pasada mensajes y llamadas telefónicas del Instituto de Prensa y Sociedad (IPYS), una ONG vinculada a campañas políticas contra gobiernos y organizaciones progresistas en América Latina, particularmente obsesionada con las líneas de ataque a la Revolución bolivariana. Sorprendentemente, un funcionario de IPYS informó a nuestros compañeros que habían sido seleccionados algunos de sus trabajos para un concurso de crónicas sobre asuntos cubanos en el que no habían participado y que auspicia este Instituto.

Poco después el IPYS anunciaba, con bombos y platillos, una lista “ecuménica” de finalistas que incluye textos publicados originalmente en medios públicos y privados, entre estos últimos algunos con una línea editorial abiertamente antisocialista y alineada a las políticas de Washington contra el gobierno cubano.

La IPYS es la organización más importante del grupo GALI (Grupo Andino de Libertades Informativas), que canaliza los fondos para la injerencia y la subversión de las agencias estadounidenses en el frente de las “violaciones a la libertad de expresión”. Basta una búsqueda somera en Internet y se encontrará a esta organización en primera línea contra la Ley de Medios que impulsó el gobierno de Rafael Correa en Ecuador; en las campañas de fake news contra Evo Morales (el caso TIPNIS, de un supuesto hijo del mandatario que nunca existió y que envenenó un referendo en Bolivia), y en la artillería mediática que sustenta al autoproclamado Juan Guaidó, en Venezuela, por citar algunos ejemplos.

¿Quién paga y quien manda en IPYS? Sus donantes son la OEA, la National Endowment for Democracy (NED) y la Open Society Foundations (OSF), de George Soros, financistas que orgullosamente se proclaman en la página web de este instituto.

¿Hará falta recordar qué son estas organizaciones “caritativas”?

La OEA, ese organismo indefendible que actúa en nombre de la democracia sólo cuando así conviene a los intereses estadounidenses y de las oligarquías locales latinoamericanas, no hizo nada para parar las dictaduras latinoamericanas en la época dorada del Plan Cóndor y los atentados terroristas de la CIA contra civiles cubanos. En años recientes, el organismo panamericano no solo se ha prestado para satanizar a Venezuela, a Cuba y a Nicaragua a la orden de John Bolton, sino que fue incapaz de hacer algo para impedir un golpe de Estado en Honduras o para denunciar las conspiraciones parlamentarias que depusieron a los mandatarios Fernando Lugo, de Paraguay (2012) y Dilma Rousseff, de Brasil (2016).

¿Y la NED, “pantalla de la CIA” -apelativo que no se le debe al diario Granma, sino a The New York Times? Quien revise ahora mismo la página oficial encontrará el listado de los jugosos presupuestos federales destinados en el 2018 al cambio de régimen en Cuba -tendremos que esperar a enero para saber los que están entregando en el 2019. Invariablemente, los destinatarios de los fondos de la NED, como el IPYS, militan en la nueva o vieja contrarrevolución que suele tener más recursos y medios para expresarse que los cubanos, porque es un apéndice de la política norteamericana y dispone de toda la prensa de derecha para su vocería. A esto se suman las acciones que violan flagrantemente la libertad de expresión de los revolucionarios cubanos en las plataformas estadounidenses, como el reciente bloqueo de Twitter a más 200 cuentas de periodistas y medios públicos nacionales en esta red, muchas de las cuales no han sido restituidas a sus titulares.

George Soros, multimillonario detrás de la Open Society, es un conocido promotor del caos global desde Ucrania hasta los Balcanes, según los documentos filtrados por DC Leaks. Recientemente su mano peluda, junto con la NED, ha aparecido meciendo la cuna de las manifestaciones en Hong Kong. Wayne Madsen, ex investigador de la célebre Agencia de Seguridad Nacional de los Estados Unidos, en su libro Soros: el quantum del caos, ha documentado con pelos y señales la participación de la OSF en la desestabilización de los Balcanes, su doble juego en el Cáucaso, su colaboración en el golpe en Honduras, su infiltración en China, sus redes de apoyo a las “revoluciones de color” y las “revoluciones árabes”, y su injerencia en América Latina.

La Unión de Periodistas de Cuba tiene bases políticas y éticas muy claras; caben en su seno múltiples opiniones, pero no comulgamos ni con la NED, ni con la OEA, ni con la Open Society de Soros, funcionales a las estrategias del gobierno de Estados Unidos para asfixiar a nuestro país. Sus operaciones son inmorales e ilegales bajo los principios cívicos y las normas jurídicas cubanas. Refuerzan aún más el bloqueo económico, promueven la desestabilización, cortejan a los medios privados y llevan adelante una gigantesca campaña que le niega la sal y el agua al gobierno de Miguel Díaz-Canel, mientras omiten lo que no les no les conviene, tergiversan la realidad y calumnian groseramente a quienes defienden el socialismo y la Revolución cubana.

La IPYS ha manipulado a nuestros compañeros para auspiciar una nueva campaña contra el sistema público cubano. Lleva impreso un sello político contrarrevolucionario, con vergonzosos ecos en las redes que llegan al extremo de sugerir que la UPEC acepte dinero de organizaciones que tienen las manos manchadas de sangre y usan la retórica de la libertad de expresión con fines ideológicos y como ariete político.

La Unión de Periodistas de Cuba denuncia enérgicamente esta manipulación y reafirma que lo más importante para nuestra organización es persistir con nuestro proyecto de transformar el sistema de medios públicos, para más socialismo y para más Revolución. Y si de siglas se trata, que se tenga en cuenta que la UPEC seguirá defendiendo sus postulados fundacionales sin el dinero ni las falsedades de la OEA, la NED, la OSF, la IPYS y otras subsidiarias del gobierno de Estados Unidos.

Presidencia de la Unión de Periodistas de Cuba

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