Cubainformacion: pesudo giornalismo progressista

Il rocker e la pittrice: personaggi di un copione contro Cuba

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación

Che la causa della grave crisi a Cuba non sia la guerra economica degli USA, bensì il sistema socialista dell’isola, non è una tesi esclusiva del giornalismo cavernicolo di Miami. Anche quello che si dice progressista. Oggi analizzeremo il documentario “Cuba: la rivoluzione che svanisce” (1), commissionato dal canale tedesco Deutsche Welle al giornalista finlandese Pertti Pesonen (2).

Idea 1. Fallimento economico

La principale idea forza è quella del “fallimento” del modello economico della Rivoluzione cubana. “Questo è un paese in rovina economicamente”: questa frase, all’inizio del documentario, riassume la durissima situazione economica di Cuba. La prova che questo paese povero e senza risorse soffre uno spietato blocco contro la sua economia? No, il blocco USA appena è denunciato dalla viceministra cubana dell’Economia – una voce ufficiale e, quindi, “sospetta” per lo spettatore – e da un professore universitario con una fugace apparizione. Niente blocco, la colpa è del sistema: “Il sistema sociale creato dai sovietici neppure funziona adeguatamente”. Menzionare le riforme di mercato introdotte nel Paese negli ultimi anni? No. Perché offuscare l’idea dell’”immobilismo” cubano in un copione così ben costruito?

La tesi del “modello fallito” è sostenuta concettualmente, in numerose apparizioni, dalla professoressa Alina López Hernández, che si presenta come “socialista” (3): “Questo tipo di modello di socialismo burocratico (…) “è stato un modello di socialismo che non ha funzionato neanche in altri contesti”. La guerra economica da parte USA, la persecuzione degli ingressi, degli investimenti e dei crediti del Paese non sono per López un “elemento decisivo”: “Il blocco ha inciso come un elemento, ma a mio giudizio non è un elemento decisivo”.

Ma dalla critica al “socialismo burocratico”, il copione passa presto alla glorificazione del capitalismo: quello esistente nella Cuba di Batista. Per cui introduce un secondo personaggio: la pittrice in pensione Nilda Bouzo (4): “Quando Fidel prese il controllo di questo paese, lo trovò come un gioiellino. Pulito, tutto appena fatto, dipinto (…) e ascolti, solo bisogna uscire a fare una passeggiata, per vedere se piangi o no”. Per idealizzare questa fotografia della Cuba prima della Rivoluzione, da cui -naturalmente- vengono fatte scomparire le immense sacche di miseria contadina e periurbana, l’analfabetismo o la brutale repressione politica (5), compaiono nuovi personaggi: “Era pulito, bello, eravamo tutti uniti. (…) Distrussero una cosa buona”. “Purtroppo, L’Avana era una città bellissima che prosperava, soprattutto l’architettura e la cultura. (…) Ma tutto è andato in rovina. (…) Magari rimanga qualcosa dell’Avana che si costruì prima della Rivoluzione”. Del blocco USA niente: nemmeno una parola.

Idea 2. Paura e repressione

La seconda idea forza è quella della paura della repressione, il cui conduttore concettuale nel copione è un terzo personaggio: il rocker Javier Rodríguez (6). Cuba sarebbe quel paese in cui nessuno osa parlare contro il Governo, tranne -ovviamente- persone coraggiose come lui: alla gente “hanno posto tanta paura, da tanti anni, che non osa, è come quegli animali che hanno vissuto in cattività per tutta la vita e tu apri loro la rete e loro stanno davanti alla giungla e non sanno cosa fare, e preferiscono tornare dentro. Qui avevo cibo e acqua, fammi entrare. Preferiscono non arrischiarsi alla libertà”.

E insieme alla paura, la simulazione: “Mentono in modo molto sfacciato e la gente è sempre meno stupida. Accetta la menzogna, dicono che “questo è quello che è ufficiale” e tacciono, ma sanno che è una menzogna. Cuba è un paese di simulatori”.

E, naturalmente, la censura nei media cubani: “C’è quello che dicono i media ufficiali, c’è quello che vedi con i tuoi occhi per strada. (…) In televisione, sui giornali va tutto bene, tutto è perfetto”. Perché per parlarci della complessa realtà di Cuba già abbiamo il New York Times, la CNN, El País… O le decine di media a tema cubano finanziati dal governo USA (7). Anche se tutti, proprio tutti, ripetano -nelle sue molteplici versioni di pluralità fittizia- la stessa unica verità. Sebbene nei media “ufficiali” cubani, criticabili, insufficienti, imperfetti, i problemi del Paese siano affrontati in modo più approfondito che in tutti gli altri (8).

Ma il copione non solo necessita di una rigida selezione di opinioni. Anche di flagranti menzogne: “Leonardo Padura è lo scrittore cubano più famoso. (…) Ma le sue opere non si trovano a Cuba nonostante abbiano tanti lettori”. Falso. A Cuba sono stati pubblicati molti dei romanzi di questo scrittore, a cui il Ministero della Cultura ha assegnato il Premio Nazionale per la Letteratura (9), e che presenta le sue opere ad ogni Fiera Internazionale del Libro dell’Avana (10). Altro discorso è quello delle sue novità, per le quali Leonardo Padura ha un contratto in esclusiva con il gruppo spagnolo Planeta (11).

A proposito, lo stesso Padura nell’intervista smontava il mito dell’assenza di critica sull’isola: “Come scrittore, e come altri colleghi scrittori, registi, artisti di teatro, pittori, artisti plastici, abbiamo dato quella visione un po’ critica della realtà cubana. Si può fare una lettura di molti problemi della realtà del paese attraverso questo tipo di opera artistica”.

La situazione economica di Cuba, frutto della scomparsa del turismo durante i due anni di pandemia, più l’assedio USA con 240 nuove sanzioni, è molto grave. La penuria raggiunge tutti gli ambiti: dai mercati e trasporti sino all’elettricità o alle sale operatorie (12). E in questo scenario, gli strateghi di Washington e Miami cercano di dare il colpo di grazia alla Rivoluzione cubana. Per fare questo, devono convincere l’opinione pubblica che l’esperimento cubano è definitivamente fallito. E gli sceneggiatori del “giornalismo progressista” lavorano con entusiasmo.


El rockero y la pintora: personajes de un guion contra Cuba

José Manzaneda, coordinador de Cubainformación

Que la causa de la grave crisis en Cuba no es la guerra económica desde EEUU, sino el sistema socialista de la lsla, no es una tesis exclusiva del periodismo cavernícola de Miami. También del que se dice progresista. Hoy analizaremos el documental “Cuba: la revolución que se desvanece” (1), un encargo del canal alemán Deutsche Welle al reportero finlandés Pertti Pesonen (2).

Idea 1. Fracaso económico

La principal idea fuerza es la del “fracaso” del modelo económico de la Revolución cubana. “Esto es un país en ruinas económicamente”: esta frase, al comienzo del documental, resume la durísima coyuntura económica en Cuba. ¿Evidencia de que este país pobre y sin recursos sufre un bloqueo despiadado contra su economía? No, el bloqueo de EEUU apenas si es denunciado por la viceministra cubana de Economía -una voz oficial y, por tanto, “sospechosa” para el espectador- y por un profesor universitario de aparición fugaz. Nada de bloqueo, la culpa es del sistema: “El sistema social creado por los soviéticos tampoco funciona debidamente”. ¿Mencionar las reformas de mercado introducidas en el país en los últimos años? No. ¿Para qué empañar la idea del “inmovilismo” cubano en un guion tan bien construido?

La tesis del “modelo fracasado” es sostenida conceptualmente, a lo largo de numerosas apariciones, por la profesora Alina López Hernández, quien se presenta como “socialista” (3): “Este tipo de modelo de socialismo burocrático (…) “ha habido un modelo de socialismo que no ha funcionado tampoco en otros contextos”. La guerra económica desde EEUU, la persecución de ingresos, inversiones y créditos del país no son para López un “elemento decisivo”: “El bloqueo ha incidido como un elemento, pero a mi juicio no es un elemento decisivo”.

Pero de la crítica al “socialismo burocrático”, el guion pasa pronto a la glorificación del capitalismo: el existente en la Cuba de Batista. Para lo cual, introduce un segundo personaje: la pintora jubilada Nilda Bouzo (4): “Cuando Fidel cogió este país lo encontró como una joyita. Limpio, todo recién hecho, pintado (…) y oiga, solo hay que salir a la calle a caminar, para ver si Vd. llora o no”. Para idealizar esta fotografía de la Cuba previa a la Revolución, de la que -por supuesto- se hacen desaparecer las inmensas bolsas de miseria campesina y periurbana, el analfabetismo o la brutal represión política (5), aparecen nuevos personajes: “Esto era lindo, bonito, todos éramos unidos. (…) Destruyeron una cosa buena”. “Tristemente La Habana fue una ciudad bonita que iba prosperando, sobre todo la arquitectura y la cultura. (…) Pero todo se fue a la ruina. (…) Ojalá que quede algo de La Habana que se construyó antes de la Revolución”. Del bloqueo de EEUU, tampoco: ni una palabra.  

Idea 2. Miedo y represión

La segunda idea fuerza es la del miedo a la represión, cuyo conductor conceptual en el guion es un tercer personaje: el rockero Javier Rodríguez (6). Cuba sería ese país en el que nadie se atreve a hablar en contra del Gobierno, salvo -claro está- valientes como él: a la gente “le han metido tanto miedo, durante tantos años, que no se atreven, es como esos animales que han vivido en cautiverio durante toda la vida y tú les abres la reja y se quedan frente a la selva y no saben qué hacer, y prefieren entrar de nuevo. Aquí yo tenía agua y comida, déjame entrar. Prefieren no arriesgarse a la libertad”.

Y junto al miedo, la simulación: “Mienten muy descaradamente y la gente cada vez es menos tonta. Acepta la mentira, dicen que `esto es lo que es oficial´ y siguen calladitos, pero saben que es mentira. Cuba es un país de simuladores”.

Y, cómo no, la censura en los medios cubanos: “Está lo que dicen los medios oficiales, está lo que tú ves con tus ojos en la calle. (…) En la televisión, en los periódicos todo está bien, todo está perfecto”. Porque para hablarnos de la realidad compleja de Cuba ya tenemos a The New York Times, la CNN, El País… O las decenas de medios de temática cubana que financia el Gobierno de EEUU (7). Aunque todos, absolutamente todos, repitan -en sus múltiples versiones de pluralidad ficticia- la misma verdad única. Aunque en los medios “oficiales” cubanos, criticables, insuficientes, imperfectos, los problemas del país se aborden con bastante mayor profundidad que en todos ellos (8).

Pero el guion no solo necesita de una selección estricta de opiniones. También de mentiras flagrantes: “Leonardo Padura es el escritor cubano más famoso. (…) Pero sus obras no pueden encontrarse en Cuba pese a tener tantos lectores”. Falso. En Cuba se han publicado muchas de las novelas de este escritor, al que el Ministerio de Cultura otorgó el Premio Nacional de Literatura (9), y que presenta sus obras en cada Feria Internacional del Libro de La Habana (10). Otro asunto es el de sus novedades, para las que Leonardo Padura tiene un contrato exclusivo con el Grupo español Planeta (11).

Por cierto, el propio Padura desmontaba en la entrevista el mito de ausencia de crítica en la Isla: “Como escritor, y como otros colegas escritores, cineastas, teatristas, pintores, artistas plásticos, he dado esa visión un poco crítica de la realidad cubana. Se puede hacer una lectura de muchos problemas de la realidad del país a través de este tipo de obras artísticas”.

La situación económica de Cuba, resultado de la desaparición del turismo durante dos años de pandemia, más el cerco de EEUU con 240 nuevas sanciones, es muy grave. El desabastecimiento alcanza todos los ámbitos: desde los mercados y el transporte hasta la electricidad o los quirófanos (12). Y en este escenario, los estrategas de Washington y Miami intentan dar el tiro de gracia a la Revolución cubana. Para ello, necesitan convencer a la opinión pública de que el experimento cubano, definitivamente, ha fracasado. Y los guionistas del “periodismo progresista” trabajan con entusiasmo. 

  1. https://www.youtube.com/watch?v=3bJwlpaT4O8
  2. https://www.facebook.com/pertti.pesonen.1/?locale=es_LA
  3. https://www.laizquierdadiario.com/Alina-Lopez-Hernandez-En-Cuba-vivimos-la-crisis-mas-grande-de-todo-el-periodo-posterior-a-1959
  4. https://jovencuba.com/frustracion-generacional/
  5. http://www.cubadebate.cu/opinion/2013/10/19/50-verdades-sobre-la-dictadura-de-fulgencio-batista-en-cubas/
  6. https://adncuba.com/noticias-de-cuba/actualidad/no-hay-valor-ni-huevos-ni-verguenza-musico-cubano-vuelve-enviar
  7. https://www.cubainformacion.tv/especiales/20201029/88443/88443-los-millones-independientes-de-adn-cubanet-diario-de-cuba-y-observatorio-cubano-de-ddhh-italiano-francais
  8. https://www.youtube.com/watch?v=jm2WSkyf74s
  9. https://www.ecured.cu/Leonardo_Padura
  10. https://www.cubanosfamosos.com/es/obras-de-leonardo-padura-se-venden-en-la-feria-internacional-del-libro
  11. https://es.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Padura
  12. https://www.jornada.com.mx/2023/04/27/opinion/018a1pol
Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.