Intervista all’ambasciatrice cubana

“Oltre centomila visite e migliaia di altri interventi. Basta chiedere ai calabresi che hanno curato”.

Intervista all’ambasciatrice cubana in Italia Mirta Aurora Granda Averhoff sull’esperienza dei medici cubani in servizio in Calabria

«Io credo che nessuna campagna di discredito o di demoralizzazione possa resistere alla forza delle testi­monianze quotidiane dei calabresi curati dai medici cubani». È nettis­sima l’Ambasciatrice di Cuba in Ita­lia, Mira Aurora Granda Averhoff.

In una esclusiva. intervista al Quotidiano del Sud l’Ambasciatri­ce risponde punto su punto a tutte le polemiche sollevate nei giorni scorsi sull’esperienza dei medici cubani in Calabria.

Come è nata l’iniziativa dei me­dici cubani in Calabria?

«La presenza delle due brigate mediche cubane del Contingente Internazionale di Medici Specializ­zati in Situazioni di Disastro e Gra­vi Epidemie “Henry Reeve” a Cre­ma e Torino, in Lombardia e Pie­monte, nel 2021, quando l’Italia era l’epicentro della pandemia di Covid-19, ha posto le basi per lo svi­luppo della collaborazione medica nel Paese. All’epoca le circostanze erano molto sfavorevoli, non si co­nosceva la reale portata della ma­lattia, eppure il servizio sanitario cubano ha dato prova di valore, professionalità e altruismo. A ciò si aggiunge il prestigio che Cuba si è guadagnata in 60 anni di collaborazione medica in più di 60 Paesi, con oltre 1.988 milioni di persone curate in tutto il mondo.

Devo aggiungere che solo du­rante la pandemia di Covid-19, 57 Brigate “Henry Reeve” hanno for­nito assistenza in 40 paesi.

Questi precedenti hanno attirato l’attenzione delle autorità della Ca­labria, dove si registrava una nota carenza di professionisti della sa­lute. Su iniziativa del Presidente della Regione. Roberto Occhiuto, è stata contattata la Comercializadora de Serricios Médicos Cubanos S. A. (SMC). una società che si occu­pa della commercializzazione di servizi medici, sanitari e accademi­ci sia a Cuba sia all’estero».

Come vengono reclutati i medi­ci a Cuba e qual è la lo­ro formazione e il loro background educati­vo?

Cuba ha un sistema sanitario universale e gratuito, con una con­cezione internaziona­lista e un sistema inte­grato di insegnamen­to, cura e ricerca a di­sposizione di tutti i cittadini con una partecipazione comunitaria e intersettoriale.

Tutti gli studenti hanno la possi­bilità di accedere alla facoltà di me­dicina al termine della scuola supe­riore, sostenendo i relativi esami di ammissione all’università. Esisto­no 13 università di medicina e la Scuola Latinoamericana di Medici­na, che ha formato più di 29.000 medici provenienti da 121 Paesi. Il corso dura 6 anni e, una volta lau­reati , i medici entrano nei diversi li­velli del sistema optando per le spe­cializzazioni mediche, con una du­rata media di 4 anni.

Cuba offre la possibilità di forma­re professionisti in 67 specialità, di cui 57 mediche (25 cliniche: 12 chi­rurgiche, 9 biomediche, 4 di base, 4 diagnostiche, 3 di salute pubblica), 5 stomatologiche, 4 infermieristi­che e 1 di psicologia della salute.

Il primo livello di assistenza co­stituisce la base del Sistema Sanita­rio Nazionale. È composto da 450 policlinici, 113 cliniche stomatolo­giche, 146 case di maternità, 158 case per anziani, 301 case per non­ni e 30 centri psicopedagogici.

Il secondo livello conta 171 isti­tuzioni, di cui 150 ospedali e 21 Unità nazionali subordinate, che includono i 13 Centri di ricerca del terzo livello di assistenza».

Qual è il livello attuale di salu­te e medicina a Cuba?

«Il sistema sanitario cubano ha risentito della crisi globale post Covid 19 e dell’inasprimento del bloc­co economico, commerciale e fi­nanziario durante il mandato del presidente Donald Trump, in tem­pi di pandemia, misure che non so­no state allentate dall’attuale am­ministrazione del presidente Joe Biden. La continua presenza di Cu­ba nella Lista degli Stati Sponsor del Terrorismo, designazione uni­laterale del governo statunitense, ostacola i trasferimenti finanziari e la normale gestione delle relazioni econo­miche del Paese con il mondo.

In questo complesso scenario, Cuba destina circa il 26% del budget 2024 al Sistema Sani­tario Nazionale, che garantirà l’erogazione di 110 milioni di visite nell’assistenza primaria. Inoltre, 375.000 ricoveri negli ospedali na­zionali, che comprendono il consu­mo dei farmaci necessari ai pazien­ti e la continuità del processo di ri­parazione e manutenzione costrut­tiva delle loro strutture, l’igienizzazione e la sanificazione.

Il settore sanitario continua a es­sere prioritario e strettamente le­gato all’industria biotecnologica e dei propri farmaci. Uno degli esem­pi più recenti è stato lo sviluppo di cinque vaccini per affrontare la pandemia, tra cui Soberana 02, l’u­nico vaccino pediatrico per i bambi­ni a partire dai due anni di età, un processo a cui ha partecipato il ri­cercatore italiano Fabrizio Chiodo.

Nonostante le difficoltà, conti­nuiamo a garantire il diritto alla salute per tutti i cubani».

È a conoscenza delle polemiche delle ultime settimane in Cala­bria tra alcune associazioni e an­che settori politici riguardo ai medici cubani?

«Sono consapevole delle polemi­che e delle dichiarazioni del Presi­dente Occhiuto. Credo però che nessuna campagna di discredito o di demoralizzazione possa resiste­re alla forza delle testimonianze quotidiane dei calabresi curati dai medici cubani. Vi invito a contat­tarli e a intervistarli, i pazienti so­no quelli che possono davvero rac­contare la verità e le loro esperien­ze. Quello che è certo è che i medici cubani e italiani che lavorano in Calabria sono riusciti in modo con­giunto a riportare speranza e servi­zi sanitari in una regione che ne ha bisogno».

Qual è la sua opinione generale sull’esperienza dei lavoratori cu­bani nella regione Calabria?

«L’esperienza dei nostri medici in Calabria è una pagina in più nel glorioso libro della collaborazione internazionalista. La Calabria, co­me Crema e Torino, anche se in tempi e contesti diversi, sono spazi geografici simbolici e sono esempi affidabili del cambio di paradigma della cooperazione, dei Paesi del Sud che assistono i Paesi del Nord.

Le relazioni bilaterali tra Cuba e l’Italia sono caratterizzate da ri­spetto e solidarietà. Siamo popoli molto simili per tradizioni e cultu­ra. L’esperienza della Calabria di­mostra che è possibile la collabora­zione tra Stati con sistemi politici diversi, ma uniti da interessi co­muni come la garanzia del diritto alla vita e alla salute della popola­zione.

Posso fornire alcuni dati che dimostrano il successo del lavoro medico cubano in Ca­labria. A fine dicembre 2023, i medici hanno partecipato a 104.520 visite mediche, di cui 64.965 nel corpo di guardia, 4.737 in me­dicina interna, 3.944 in pediatria, 3.296 in ginecologia e ostetricia, 2.878 in chirurgia generale, 13.355 in ortopedia, 2.619 in medi­cina intensiva, 7.931 in cardiolo­gia e 795 in fisiatria. Ci sono stati 771 parti, 374 parti cesarei e 397 parti vaginali, 7.103 interventi chirurgici, di cui 2.190 maggiori e 4.913 minori, 688 procedure di anestesia.

In termini di diagnostica, sono state effettuate 12.993 radiografie, 7.524 esami ad alta tecnologia (mammografia, TAC e risonanza magnetica), 9.249 elettrocardio­grammi, 3.230 ecocardiogrammi e 5.344 ecografie.

Questi dati non fanno che con­fermare la volontà politica di Cuba di continuare a offrire la propria collaborazione all’Italia e ai Paesi del mondo che ne hanno bisogno per salvaguardare vite umane e tu­telare il diritto alla salute».

Come risponde alle osservazio­ni e ai quesiti posti all’ONU sul presunto sfruttamento dei medi­ci cubani in questo tipo di espe­rienze e cosa rimane alla coopera­tiva statale che gestisce le som­me e quanto va a Cuba e come vie­ne utilizzato lì?

«Il lavoro dei medici cubani e la loro collaborazione all’estero si svolge nel rispetto dei principi di altruismo, umanesimo e solidarie­tà internazionale sanciti dall’arti­colo 16 della nostra Costituzione. È inoltre coerente con le linee guida delle Nazioni Unite sulla coopera­zione sud-sud e triangolare.

La liceità dei servizi professiona­li forniti da Cuba all’estero non è so­lo sancita dalla legislazione nazio­nale, ma anche da strumenti giuri­dici internazionali come: la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazio­ne universale dei diritti umani, il Patto internazionale sui diritti eco­nomici e sociali e l’Accordo genera­le sul commercio dei servizi.

D’altra parte, negli strumenti giuridici sottoscritti con la Parte straniera, vengono concordate, co­me obbligo della controparte e co­me causa di risoluzione del rappor­to tra le due parti in caso di inadem­pienza, le clausole relative alle con­dizioni di lavoro, di alloggio e di trasporto degli operatori sanitari, che sono adeguate e ottimali, con le garanzie necessarie per lo sviluppo e la sicurezza del professionista nella sua vita quotidiana.

È assolutamente falso che la li­bertà di movimento dei nostri me­dici sia limitata, che il loro diritto alla privacy sia leso, che le loro co­municazioni siano vio­late o che siano sotto sorveglianza da parte di funzionari governa­tivi. Non ci sono restri­zioni di movimento du­rante le missioni inter­nazionali. Si adottano solo le misure di sicu­rezza individuali e col­lettive necessarie per la loro salvaguardia e protezione, in base alle caratteristiche della co­munità in cui si trovano, proprio come fanno le organizzazioni e gli enti internazionali in occasione di missioni ufficiali di qualsiasi tipo, visto che, purtroppo, in diversi Paesi si sono verificati attentati al­la vita dei medici e sequestri di per­sonale cubano.

La selezione del personale sani­tario cubano per partecipare alla fornitura di servizi sanitari che lo Stato e il governo cubano concor­dano con altri Stati, governi, orga­nizzazioni e istituzioni straniere si basa sulla volontà libera, informa­ta e consapevole degli operatori sa­nitari, che prestano i loro servizi in condizioni che garantiscono il ri­spetto della loro dignità e dei diritti fondamentali del lavoro, escluden­do così qualsiasi tentativo di consi­derare il lavoro che svolgono come lavoro forzato.

Infine, in alcuni contratti di col­laborazione medica retribuita con alcuni Paesi, una percentuale delle entrate viene utilizzata dal Mini­stero della Salute Pubblica di Cuba per sostenere la vasta rete sanita­ria del mio Paese, per acquistare forniture e farmaci per gli ospeda­li. per mantenere le nostre struttu­re e per sviluppare l’industria bio­tecnologica e farmaceutica, sempre al servizio del nostro popolo e del mondo».


Mira Aurora Granda Averhof diplomatica ingegnere nucleare

Ingegnere nucleare. Mira Aurora Granda Averhof ha completato diversi studi in questo campo e nel settore delle relazioni internazionali e del diritto internazionale, tra cui un diploma in Diplomazia multidimensionale presso il Casin in Svizzera e il corso di Diplomati­co di alto livello e il Workshop di formazio­ne per portavoce. È stata relatrice in nu­merosi eventi e conferenze internazionali. Negli ultimi 23 anni ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità presso Ministe­ro delle Relazioni Estere di Cuba e per il servizio diplomatico.

Direttrice degli Affari politici multilaterali, coor­dinatrice del Vertice iberoamericano, vice coordina­trice della Celac e della Celac-Ee. Vanta una vasta esperienza nei negoziati intemazionali e nelle que­stioni dell’Onu. È stata Capo Staff delle Questioni Globali del Comitato Ong dell’E­cosoc, questioni di disarmo, pace e sicu­rezza internazionale. Ha. partecipato a eventi internazionali, tra cui tutti i vertici della Celac e della Celac-Ue, nonché i verti­ci iberoainericani dal 2008, il VII Vertice dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, i vertici Cuba-Caricom e i vertici Alba. Ha accompagnato le visite ufficiali all’estero dei presidenti cubani. Da gennaio 2022 è Ambascia­trice di Cuba in Italia, con accreditamento seconda­rio presso la Repubblica di San Marino e Malta.

Fonte: quotidianodelsud.it

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