La Brigata Henry Reeve e il sistema sanitario cubano

https://www.farodiroma.it

Alessandra Riccio, ispanista, traduttrice, saggista, aderisce alla campagna per il conferimento del premio nobel per la pace ai medici cubani. Si occupa di studi culturali, post-coloniali e di genere. Saggi suoi su María Zambrano, Dulce María Loynaz, Victoria Ocampo, Alba de Céspedes. Ha tradotto Alejo Carpentier, Ernesto Guevara, José Revueltas, Lisandro Otero. È autrice di Racconti di Cuba (Iacobelli, 2011) e (con altre) di Oltrecanone (Iacobelli, 2015). Pubblichiamo il suo contributo, ringraziandola di tutto cuore.

Nel 2014 sono stata invitata a Bayamo, una cittadina dell’Oriente cubano molto importante per la storia dell’Isola: è lì che nel 1868 è cominciata la guerra di indipendenza  dalla Corona di Spagna; è lì che Carlos Manuel de Céspedes ha liberato gli schiavi della sua piantagione. Sempre a Bayamo, nel 1953, contemporaneamente a quanto avveniva nella Caserma Moncada di Santiago, un gruppo di insorti ha tentato l’assalto ad una postazione dell’esercito di Batista, anche in questo caso finito tragicamente.

Ero stata invitata per le celebrazioni di un importante anniversario del Padre della Patria, Carlos Manuel de Céspedes, per parlare di sua nipote, Alba de Céspedes, partigiana, giornalista e scrittrice antifascista, che negli ultimi anni della sua vita aveva ritrovato in Cuba, e nella Cuba rivoluzionaria, la patria dimenticata. Per molti anni, quella celebre scrittrice ha lavorato al romanzo che voleva dedicare alla sua isola, senza riuscire a terminarlo. E’ stato pubblicato postumo con il titolo di Con gran amor.

Partecipavano a quelle giornate di celebrazione, gli studenti di medicina della locale succursale della Escuela Latinoamericana de Medicina (ELAM), fondata negli anni Novanta all’Avana ma rapidamente cresciuta sia in diverse succursali che nella platea di giovani che hanno potuto accedervi non più solo dall’America Latina, ma anche dagli altri paesi del Terzo Mondo. La Scuola fa parte del Programma Integrale di Salute che, come è ormai riconosciuto universalmente, è uno dei successi della Rivoluzione. I giovani studenti della sezione di Baiamo provenivano dall’Africa e dall’Asia, studiavano gratuitamente a Cuba con la missione di tornare nei loro paesi per curare e insegnare ai propri connazionali. Erano uomini e donne giovani, allegri e belli nei loro camici bianchi, la semplice uniforme che distingue i medici in tutto il mondo. La loro presenza nelle giornate di celebrazione propiziava scambi di conoscenza e di familiarità con la popolazione e offriva anche l’occasione di conoscere qualcosa della cultura del paese che li ospitava. Erano anche invitati a prendere parte alle feste popolari e ad intervenire nelle discussione arricchendo il dibattito. Impossibile dimenticare quanto ha dichiarato un giovane africano circa la sua impressione sulla vita a Cuba, quando ha detto di avere, per la prima volta, saputo cosa volesse dire vivere in pace. Gli studenti, poi, sono stati protagonisti della cerimonia di chiusura delle celebrazioni dando vita a canti e danze delle loro terre, nei loro abiti tradizionali. Vedere delle splendide ragazze delle Isole Salomon danzare facendo volteggiare le loro gonnelline di foglie di palme, induceva a pensare con ammirazione e sgomento al loro avvenire di medici in quelle isole lontane.

La creazione della ELAM si deve alla convinzione di Fidel Castro dell’indispensabile necessità di offrire ai paesi del Terzo Mondo l’istruzione necessaria per essere utili a se stessi; i disastri che l’uragano George, seguito a ruota dall’uragano Mitch avevano seminato per l’America Centrale e il Caribe rendevano evidente un problema che Cuba aveva già dovuto affrontare subito dopo la vittoria della Rivoluzione, quando la maggior parte dei professionisti, in gran parte medici, avevano abbandonato il paese lasciandolo privo di competenze. Da allora, lo Stato ha disegnato un sistema sanitario in grado di offrire copertura ad ogni singolo cittadino, il numero di medici per abitante è fra i più alti del mondo; la copertura territoriale è fitta; la mortalità infantile, minima; l’assistenza agli anziani, capillare. La medicina cubana è una medicina attenta a prevenire e non solo a curare, tuttavia questa organizzazione sanitaria promossa a sistema subiva molto spesso delle scosse dovute ai frequenti passaggi di violenti cicloni o ad epidemie che, una volta entrate nell’isola – e ne sono entrate di molti tipi, non infrequentemente indotte- spazzavano il territorio con gravi conseguenze. Per far fronte a questo tipo di disastri, nei primi anni del Duemila, è stata creata la Brigata Henry Reeve il cui nome completo è Contingente Internazionale di Medici Specializzati in Situazioni di Disastri e Gravi Epidemie. Ho ben presente una foto che ritrae la Brigata pronta a partire ad horas, camice bianco e zaino d’ordinanza, per andare a soccorrere la popolazione di New Orleans vittima dell’uragano Katrina, uno dei cinque più violenti che abbiano mai colpito gli Stati Uniti d’America. Fidel Castro aveva immediatamente offerto al Presidente George W. Bush l’aiuto di questa brigata di medici specializzata in disastri ricevendone uno scontroso rifiuto.

Ma alla Brigata non sono mancate di certo popolazioni da soccorrere dal terribile terremoto del Pakistan, alle tante piaghe di cui soffre Haiti, dall’Angola al Cile del terremoto di magnitudine 8,8 della scala Richter nel 2010 che ha devastato il centro-sud di quel paese. Fino all’epidemia di Evola in Africa dove la brigata medica cubana si è distinta per competenza e specializzazione.

Adesso, l’epidemia di Coronavirus ha messo in movimento venticinque brigate Henry Reeve in molti paesi del mondo fra cui l’Italia dove stanno operando due gruppi di medici e infermieri del Contingente. Date le difficile e sospettose relazioni che molti paesi del mondo mantengono con Cuba, compreso il nostro, si verifica il paradosso che spesso i paesi che richiedono l’aiuto della brigata non riconoscono il titolo di studio rilasciato dalle Università cubane. In Brasile e perfino in Venezuela si sono registrate proteste indignate degli Ordini dei Medici locali che ne contestavano l’esercizio della professione fingendo di non sapere che, nelle zone e alle condizioni in cui lavoravano i cubani, nessun medico laureato in Università private e costose, specializzato spesso in università straniere (ancora più care) sognava per la sua carriera un dispensario in una villaggio della selva amazzonica o un consultorio nella savana venezuelana; ancor meno un lavoro organizzato, voluto e pagato dallo stato. Ma a Cuba la professione medica è pensata al servizio della popolazione, ha un approccio di medicina preventiva, conta su istituti di ricerca sanitaria di altissima specializzazione e –soprattutto- sa che il medico va dove c’è bisogno di lui e vi resta fino a quando c’è bisogno di lui.

In questi giorni in cui il virus ha contagiato anche l’isola, voglio citare, per la sinteticità ed efficacia, quanto ha scritto Roberto Livi sul Manifesto del 6 maggio scorso, poche righe asciutte per riassumere un lavoro enorme e a tratti eroico: “Nei quartieri più colpiti e per gli anziani il personale sanitario consiglia (non si impone) l’applicazione di una medicina omeopatica il Prevengo-Vir che rafforza la risposta del sistema immunitario. Come cura per i contagiati vengono adoperati anche prodotti brevettati dai laboratori cubani come l’antiretrovirale Kaletra e l’Interferon Alfa 2B – usato e prodotto anche in Cina, il vaccino CIGB2020 – che ha lo scopo di aumentare la risposta immunitaria nelle persone nella prima fase dell’infezione, come pure la validità del vaccino cubano contro la meningite Va-Mengoc Bc, sempre per rafforzare il sistema immunitario. In alcuni ospedali viene sperimentato l’uso di plasma del sangue di persone guarite. Tutta l’assistenza medica è gratuita”.

Alessandra Riccio

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.