11 settembre, Cile e la CIDH

V. Ángel Fernandez – https://lapupilainsomne.wordpress.com

cidh-chileCome già è abituale gli 11 settembre, varie sono le commemorazioni di fatti luttuosi.

Le Torri Gemelle furono l’obiettivo, nel 2001, in precedenza lo era stata Cuba, quando, nel 1980, il diplomatico Felix Garcia fu assassinato, nel Queens, da un membro dell’organizzazione terroristica Omega 7. Ma oggi, senza dimenticare questi avvenimenti, vorrei far riferimento al 42esimo anniversario dell’11 settembre cileno.

salvador allendeIn stretta sintesi, tutto iniziò con l’arrivo alla presidenza di Salvador Allende, che, utilizzando i percorsi delle tanto difesa opzione delle urne, aveva stabilito un governo di Unità Popolare. Il discorso e la pratica esecuzione delle misure presidenziali, dispiacquero, apertamente, ai padroni della democrazia. Il resto è storia più che nota. Attentati, eliminazione di figure, pressioni in ogni modo e, infine, l’aperta esplosione militare contro il governo istituzionale.

Ora, che di tanto in tanto appaiono  denunce di diversi personaggi ed anche entità, che si fanno chiamare istituzionale, per criticare e apertamente destabilizzare la nostra regione americana, vale la pena tornare sul passato per conoscere la realtà di chi sono questi attori del nuovo gioco democratizzatore.

Rivedendo alcuni documenti dell’OSA e della sua Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH), possiamo trovare alcune azioni che, al non essere  la drammaticità dei fatti più che dimostrati, provocherebbe la semplice risata.

Dallo stesso 11 settembre, sia nella capitale Santiago che in altre città, l’esercito lanciò una caccia a tutti coloro che avevano a che fare con l’amministrazione Allende. La detenzione arbitraria, le sparizioni, le vessazioni senza distinzione di sesso o l’aperta e diretta tortura, furono introdotte come forma di azione dei rappresentanti militari. Alcuni che riuscirono  a scampare alle persecuzioni denunciarono quello che stava accadendo, insieme con vari mezzi stampa, che giunsero a trasmettere scene che si spiegavano da sé.

Ebbene, in questi archivi trovati su Internet all’interno dei siti di questi organismi, appaiono i “profondi” reclami che tanto importanti istituzioni, realizzarono ai militari detentori del potere.

Nella II Sezione della Relazione annuale della CIDH per il 1973, corrispondente al suo XXXI periodo, s’informa della visita del Segretario Esecutivo della CIDH alla Repubblica del Cile, tra il 12 e il 17 ottobre, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla situazione dei diritti umani. In un primo momento, sembra che non credessero a ciò che si stava denunciando e non osassero giudicarlo come violazione, iter qualificativo molto comune nelle relazioni di tale Commissione.

Furono varie le richieste presentate, ma una delle risposte Governo (?) cileno è un gioiello da non dimenticare: “… la persona a cui la domanda si riferisce è detenuta nella Scuola Militare del paese …” e ora arriva la ciliegina sulla torta: “… dove gode di un eccellente trattamento, come hanno potuto comprovare giornalisti e personalità straniere …”. Alla luce di tutto ciò che sappiamo oggi, la detenzione in qualsiasi scuola militare, in quei giorni, poteva essere descritta in qualsiasi altro modo, meno che “eccellente trattamento”.

Più avanti, per evitare che coloro che pagano dubitassero del lavoro svolto, la relazione esplicita che le espressioni relazionate a detenzione arbitraria, assassini e torture “… corrispondono ai denuncianti e non alla Commissione Interamericana dei i Diritti Umani, che non apre processo su di esse né sollecita alcuna dichiarazione sulle stesse …” e chiude questo paragrafo della relazione affermando: “… altri casi la Commissione ha deciso di archiviarli per non essersi comprovata la presunta violazione o perché le autorità nazionali avevano adottato misure per far cessare la violazione o riparare il diritto o diritti violati …”. Neppure lo stesso Augusto Pinochet avrebbe fatto un rapporto più condiscendente sulla situazione in Cile.

Casualmente, il punto 5 di quella relazione è dedicata al tema Cuba e qui si esprime la possibilità di analizzare “… denunce su fatti di presunte violazioni dei diritti umani a Cuba …”. Cioè, in relazione ai militari cileni, si cercano parole che non siano altisonanti e tanto meno di condanna, ma per la nostra isola caraibica, sì appare la presunzione di violazione. Sono solo sfumature, diranno alcuni.

Se si rimangono alcuni dubbi circa l’uso del linguaggio, nella riunione del 1974, ritorna il tema del Cile nell’agenda CIDH, solo richiede che le misure contro gli oppositori “… si conformino al rispetto dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell’Uomo …”. Arriva oltre, poiché rispetto alle donne, i golpisti esprimevano:” … si sono adottate speciali disposizioni per garantire il corretto trattamento delle donne detenute e che il rispetto di queste direttive si controlli periodicamente…”

E per concludere, i militari inviarono una risposta dando “… assicurazione alla Commissione che (il governo) avrebbe continuato ad adempiere i suoi obblighi degli impegni interamericani di rispetto dei diritti umani, aggiungendo che le persone detenute, che hanno ricevuto trattamento umanitario, solo saranno condannate una volta giudicate…”. Potreste chiedervi: chi allora sarà il responsabile per le scomparse, i torturati e per tutti coloro i cui diritti furono violati?

Infine, nelle riunioni della CIDH, del 1975, dove anche il tema cileno fu all’ordine del giorno, la risposta dei militari al potere usa la Costituzione per giustificare un arresto e scrivono: “… in virtù delle facoltà che concede all’Esecutivo lo Stato d’Assedio, contemplato nella Costituzione Politica cilena del 1925, attualmente in vigore e conosciuta da questa Commissione … “. Certo, c’è un piccolo dettaglio che quei signori ignorarono e che alla CIDH non interessò ribattere. Lo Stato d’Assedio nella Costituzione è un diritto del Governo legalmente costituito, non si riferisce mai al diritto degli autori di un colpo di stato, che da quando lo commettono, diventano violatori di tutta la legalità stabilita, tra cui l’obbligatorietà che su di loro stessi cada tutto il peso della legge che quella Costituzione difende.

Relazione annuale 1974 – Cile – Fonte: http://www.cidh.org/annualrep/74sp/Chile.htm
Relazione annuale 1973 – Sezione II (a) – https://www.cidh.oas.org/annualrep/73sp/sec.2a.htm
Relazione annuale 1973 – Sezione di seconda https://www.cidh.oas.org/annualrep/73sp/sec.2.htm
Relazione annuale 1975 – Sezione IIIe – https://www.cidh.oas.org/annualrep/75sp/sec.3e.htm

El 11 de septiembre, Chile y la Comisión Interamericana de Derechos Humanos.

 Por Víctor Ángel Fernández
 
 Como es ya habitual los 11 de septiembre, varias son las conmemoraciones de hechos luctuosos.
 
 Las Torres Gemelas fueron las destinatarias en 2001, previamente lo había sido Cuba, cuando en 1980, el funcionario diplomático Félix García fuera asesinado en Queens por un miembro de la organización terrorista Omega 7. Pero hoy, sin olvidar estos acontecimientos, deseo referirme al 42 aniversario del 11 de septiembre chileno.
 
 En una estrecha síntesis, todo comenzó con la llegada a la presidencia de Salvador Allende, quien, utilizando las vías de la tan defendida opción de las urnas, había instaurado un gobierno de la Unidad Popular. El discurso y la ejecutoria práctica de las medidas presidenciales, abiertamente disgustaron a los dueños y señores de la democracia. El resto es historia más que conocida. Atentados, eliminación de figuras, presiones en todos los sentidos y, por último, la explosión militar abierta contra el gobierno institucional.
 
 Ahora, que de cuando en cuando salen denuncias de diferentes personajes y también de entidades, que se hacen llamar institucionales, para criticar y abiertamente desestabilizar nuestra región americana, vale la pena volver sobre el pasado para conocer la realidad de quiénes son estos actores del nuevo juego democratizador.
 
 Revisando algunos documentos de la OEA y su Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), podemos encontrar algunas actuaciones que, de no ser por lo traumático de los hechos más que demostrados, llamarían a la simple risa.
 
 Desde el mismo 11 de septiembre, tanto en la capital Santiago, como en otras ciudades, el ejército emprendió una cacería de cuanta persona hubiera tenido algo que ver con el mandato de Allende. Fuera la arbitraria detención, las desapariciones, el vejamen sin distinción de sexos o la tortura abierta y directa, se implantaron como forma de acción de los representantes castrenses. Algunos que lograron escapar de la persecución denunciaron lo que estaba sucediendo, sumado a varios medios de prensa, los cuales llegaron a transmitir escenas que se explicaban por sí mismas.
 Pues, en esos archivos encontrados en Internet dentro de los sitios de estos organismos, aparecen las “profundas” reclamaciones que tan destacadas instituciones, realizaron a los militares dueños del poder.
 
 En la Sección Segunda del Informe anual de la CIDH para 1973, correspondiente a su trigésimo primer período, se informa de la visita del Secretario Ejecutivo de la CIDH a la República de Chile, entre los días 12 y 17 de octubre con el objetivo de recabar información sobre la situación de los derechos humanos. De inicio, parece que no creían lo que se estaba denunciando y tampoco se atrevían a juzgarlo como violación, proceder calificativo muy habitual en los informes de esta Comisión.
 
 Fueron varias las solicitudes presentadas, pero una de las respuestas del ¿gobierno? chileno es una joya para no olvidar: “…la persona a la que se refiere la solicitud, está detenida en la Escuela Militar del país…” y ahora viene la guinda del pastel: “…donde goza de excelente trato, como lo han podido comprobar periodistas y personalidades extranjeras…”. A la luz de todo lo que hoy conocemos, la detención en cualquier escuela militar de aquellos tiempos podía calificarse de cualquier cosa, menos de “excelente trato”.
 
 Más adelante, para evitar que los que pagan duden del trabajo realizado, el informe deja explícito que las expresiones relacionadas con detención arbitraria, asesinatos y torturas, “…corresponden a los denunciantes y no a la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, que no abre juicio acerca de ellas ni solicita pronunciamiento alguno sobre las mismas…” Y cierra este párrafo del informe expresando: “… otros casos la Comisión decidió archivarlas por no haberse comprobado la violación alegada o por que las autoridades nacionales habían adoptado las medidas correspondientes para hacer cesar la violación o reparar el derecho o derechos violados…”. Ni el mismísimo Augusto Pinochet hubiera hecho un informe más condescendiente sobre la situación en Chile.
 
 Casualmente, el punto 5 de ese informe se dedica al tema Cuba y aquí se expresa la posibilidad de analizar “…reclamaciones sobre hechos presuntamente violatorios de los derechos humanos en Cuba…” O sea, en lo relacionado con los militares chilenos, se buscan palabras que no sean altisonantes y mucho menos condenatorias, pero para nuestra Isla del Caribe, sí aparece la presunción de violación. Son sólo matices, dirán algunos.
 
 Por si quedan algunas dudas sobre el uso del lenguaje, en la reunión de 1974, regresa el tema de Chile a la agenda y la CIDH, sólo reclama que las medidas contra los opositores “…se ajustaran al respeto de los derechos humanos consagrados en la Declaración Americana de los Derechos y Deberes del Hombre…” Llega a más, pues con respecto a las mujeres, los golpistas expresaban: ”… se han adoptado disposiciones especiales para garantizar el correcto tratamiento de las mujeres privadas de libertad y que el cumplimiento de estas directivas se controla periódicamente… ”
 
 Y para concluir, que los militares enviaron una respuesta dando “…seguridades a la Comisión de que seguiría (el gobierno) cumpliendo con sus obligaciones derivadas de los compromisos interamericanos de respeto a los derechos humanos, agregando que las personas detenidas, las cuales recibían trato humanitario, sólo serían condenadas una vez juzgadas…” Pudiera usted preguntarse: ¿quién entonces será el responsable por los desaparecidos, los torturados y por todos aquellos, cuyos derechos fueron violentados?
 
 Por último, en las reuniones de la CIDH de 1975, donde también el tema chileno fue parte del orden del día, la respuesta de los militares en el poder usa la Constitución para justificar una detención y escriben: “… en virtud de las facultades que otorga al Ejecutivo el Estado de Sitio contemplado en la Constitución Política chilena de 1925, actualmente vigente y conocidas por esa Comisión…” Claro, hay un pequeño detalle que aquellos señores obviaron y que a la CIDH no le interesó rebatir. El Estado de Sitio en la Constitución es un derecho del Gobierno legalmente constituido, no se refiere nunca al derecho de los autores de un golpe de estado, los cuales desde que lo cometen, se convierten en violadores de toda la legalidad establecida, incluida la obligatoriedad de que sobre ellos mismos caiga todo el peso de la ley que esa constitución ampara.
 
 Informe Anual 1974 – Chile – Fuente: http://www.cidh.org/annualrep/74sp/Chile.htm
 Informe Anual 1973 – Seccion Segunda (a) – https://www.cidh.oas.org/annualrep/73sp/sec.2a.htm
 Informe Anual 1973 – Seccion Segunda- https://www.cidh.oas.org/annualrep/73sp/sec.2.htm
 Informe Anual 1975 – Seccion IIIe – https://www.cidh.oas.org/annualrep/75sp/sec.3e.htm

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