Relazione Raul Castro VII Congresso PCC

raulVIICompagne e compagni :

Diamo inizio alle sessioni del 7º Congresso del Partito Comunista di Cuba, quando si compie il 55º anniversario della proclamazione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, del carattere socialista della Rivoluzione, il 16 aprile del 1961, nel funerale delle vittime dei bombardamenti alle basi aeree del giorno precedente, preludio dell’invasione mercenaria a Playa Girón, organizzata dal governo degli Stati Uniti che fu sbaragliata in meno di 72 ore, grazie alle azioni precedentemente realizzate dalla sicurezza dello Stato e al coraggio dei combattenti dell’Esercito Ribelle, dei poliziotti e dei miliziani che per la prima volta lottarono difendendo il socialismo al comando diretto di Fidel.

Ci riuniamo oggi a cinque anni esatti dal Congresso precedente, compiendo l’Obiettivo di Lavoro N.º17 approvato dalla Prima Conferenza Nazionale del Partito, che stabilisce di mantenere la periodicità fissata negli Statuti per la celebrazione dei congressi del Partito, salvo di fronte a minacce di guerra, disastri naturali o altre situazioni eccezionali.

Il 7ª Congresso, organo supremo dell’organizzazione del Partito, conta sulla partecipazione di mille delegati, proposti dalla base ed eletti democraticamente, che rappresentano più di 670.000 militanti, membri di circa 54.500 nuclei. Come si potrà apprezzare è diminuita la militanza nel nostro Partito e questo è influenzato dalla dinamica demografica negativa che affrontiamo, dall’effetto di una politica restrittiva di crescita dal 2004 e dalle insufficienze proprie nel lavoro di captazione, trattenimento e motivazione del potenziale dei militanti.

È anche vero che negli ultimi anni siamo riusciti a frenare questa tendenza.

Nel periodo trascorso abbiamo applicato quanto stabilito nel 18º Obiettivo della Prima Conferenza Nazionale, d’effettuare come minimo due Plenum del Comitato Centrale ogni anno, per analizzare la marcia del processo d’implementazione delle Linee, il compimento del piano d’economia e del bilancio e degli stessi obiettivi segnalati.

Nelle sessioni ordinarie dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, organo supremo del potere dello Stato, sono stati dibattuti ugualmente due volte l’anno, come l’esecuzione del piano dell’economia e il compimento delle Linee.

Arriviamo al 7º Congresso con la presentazione di quattro importanti progetti di documenti rettori in vari dei quali si è cominiciato a lavorare praticamente dalla conclusione del 6º Congresso del PCC

Questi sono:

Primo: La rassegna dell’evoluzione dell’economia nel quinquennio 2011-2015.

Il rapporto sui risultati dell’implementazione delle Linee di politica economica e sociale del Partito e la Rivoluzione.

L’Attualizzazione delle Linee per il periodo 2016-2021.

Secondo: Le Basi del Piano Nazionale di sviluppo economico e sociale sino al

2030: la proposta della visione della manutenzione. Assi e settori strategici.

Terzo: Concezione del modello economico e sociale cubano di sviluppo socialista.

Quarto: Il lavoro del Partito nel compimento degli obiettivi approvati nella Prima Conferenza Nazionale e delle indicazioni del primo Segretario del Comitato Centrale.

Sono documenti molto vasti e di grande complessità che segneranno la rotta del processo rivoluzionario cubano, del Partito e della società verso il futuro, nella costruzione di un socialismo prospero e sostenibile.

Sono strettamente vincolati tra sè e li dobbiamo mettere a fuoco non come un’opera totalmente terminata, né come un prisma statico o dogmatico, ma

come documenti che dopo i dibattiti di questo Congresso, come abbiamo fatto partendo dal 6º Congresso, saranno posti a valutazioni periodiche nelle quali predomini una visione dinamica di questi documenti programmatici.

A differenza del Congresso precedente, quando la proposta delle Linee è stata sottoposta precedentemente ad un’ampia consultazione con la militanza del Partito, la gioventù comunista e il popolo in generale, e poi all’approvazione in quell’evento, si ratificò nell’Assemblea Popolare, in questa occasione non abbiamo realizzato questo processo, considerando che si tratta della conferma e della continuità della linea accordata cinque anni fa per l’attualizzazione del nostro modello economico e sociale.

I quattro progetti enumerati che si presentano in questa occasione sono risultati di un’elaborazione collettiva con la partecipazione di professori universitari, accademici, investigatori di scienze economiche e sociali e funzionari del Governo e del Partito.

Per la loro analisi nelle rispettive commissioni sono stati dibattuti in due Plenum del Comitato Centrale del Partito nei mesi di dicembre e di gennaio scorsi, in un processo che ha apportato più di 900 opinioni e suggerimenti, che hanno permesso l’elaborazione di una nuova versione sottoposta al criterio dei delegati al Congresso in riunioni in tutte le province, agli inizi di marzo, con il contributo di circa 3500 invitatati in rappresentazione dei differenti settori della società, includendo i deputati dell’Assemblea Nazionale con i cui interventi e proposte, che hanno superato la cifra di 8.800, è stata preparata la versione finale.

È la prima volta che presentiamo a un Congresso del Partito il tema della concezione che raccoglie le basi teoriche e le caratteristiche essenziali del modello economico e sociale, al quale aspiriamo come risultato del processo d’ attualizzazione.

In questi cinque anni sono state elaborate otto versioni della Concezione, analizzate successivamente, prima nelle riunioni della Commissione del Burò Politico per il controllo dell’implementazione degli accordi del 6º Congresso e poi nel Burò Politico e nel Plenum del Comitato Centrale con la partecipazione dei Consiglio dei Ministri.

Il progetto relazionato alle basi del Piano Nazionale di Sviluppo sino al 2030 è frutto del lavoro realizzato da quattro anni da accademici e specialisti degli organismi del Governo e della Commissione Permanente per l’implementazione e lo sviluppo

Riguarda un tema d’importanza trascendentale la cui grande complessità tecnica non ci ha permesso di giungere al Congresso con il Piano Nazionale di Sviluppo sino al 2030 terminato, com’era il proposito iniziale, ma presentiamo le sue basi ossia la visione della nazione e gli assi e i settori strategici e questo ci offre uno strumento formidabile per continuare a lavorare sino alle sue conclusioni che speriamo di realizzare nel 2017.

Abbiamo stabilito che i due documenti, cioè la Concezione e le basi del Piano Nazionale di Sviluppo, dopo la loro analisi nel Congresso siano dibattuti democraticamente dalla militanza del Partito e dall’Unione dei Giovani Comunisti da rappresentanti delle organizzazioni di massa e di vasti settori della società con il proposito di arricchirli e perfezionarli.

Con questo fine sollecitiamo al Congresso che dia facoltà al Comitato Centrale che sarà eletto d’introdurre le modifiche che risultino dal processo di consultazione per la loro approvazione definitiva, includendo aggiustamenti pertinenti alle Linee che si approveranno in questo evento.

Dall’approvazione delle Linee nel Congresso precedente era chiaro che il processo della loro implementazione non era un cammino facile, libero da ostacoli e contraddizioni, così come le trasformazioni fondamentali richieste per l’attualizzazione del modello avrebbero necessitato più di cinque anni.

La pratica ha confermato la giustezza di quella valutazione.

Abbiamo continuato ad avanzare con passo sicuro, senza fretta, ma senza pause, ossia gradualmente e con l’integrità necessaria per assicurarci il successo.

L’ostacolo fondamentale che abbiamo affrontato, come avevamo previsto, è il peso di una mentalità vecchia che forma un atteggiamento d’inerzia e un’assenza di fiducia nel futuro. Non sono mancati, com’era logico aspettarsi, sentimenti di nostalgia per momenti meno complessi del processo rivoluzionario, quando esistevano l’Unione Sovietica e il campo socialista.

All’altro estremo sono state presenti aspirazioni mascherate da ristrutturazione del capitalismo come soluzione ai nostri problemi.

Nonostante questo abbiamo lavorato con sistematicità e intensità all’implementazione delle Linee: è stato implementato totalmente il 21% delle 313 approvate. Si trovano in fase d’implementazione il77% e non è iniziata per il 2%.

Queste cifre non mostrano con tutta la chiarezza quanto si è lavorato e avanzato nel processo, che non è poca cosa, e s’incontra il suo riflesso nell’approvazione di 130 politiche e l’ammissione di 344 nuove norme legali di differenti ranghi, con la modifica di 55 e la derogazione di 684.

Senza dubbio la lenta posta in pratica delle regole giuridiche e della loro assimilazione soprattutto, ha dilatato l’implementazione delle politiche approvate.

Come risultato del lavoro realizzato nell’implementazione delle Linee e dei nuovi compiti che si sono incorporati al processo d’attualizzazione del modello economico, si sottopone alla considerazione del Congresso una proposta attualizzata per il periodo 2016-2021, con un totale di 268 linee, delle quali 31 conservano la redazione originale, 193 se modificano e si aggregano 44 nuove.

Valutando il ritmo delle trasformazioni in corso, non si deve perdere di vista il fatto che nel caso di Cuba non si ammetterà mai la detta “terapia di choc” frequentemente usata a detrimento delle classi più umili della società.

Questa premessa corrisponde al principio che nessuno resterà abbandonato e condiziona in gran misura la velocità dell’attualizzazione del modello economico cubano, in cui sono innegabili l’influenza della crisi economica internazionale e in particolare gli effetti del blocco economico contro l’Isola.

Le formule neoliberiste che propugnano la privatizzazione accelerata del patrimonio statale e dei servizi sociali, come la salute, l’educazione e la sicurezza sociale, non saranno mai applicate nel socialismo cubano.

Pur con le limitazioni economiche presenti, si sono preservati e perfezionati i servizi sociali alla popolazione in educazione, salute, cultura, sports e sicurezza sociale. Senza dubbio dobbiamo insistere sulla necessità di migliorare in modo sostenuto la loro qualità.

Le trasformazioni realizzate nei riordino di questi settori, nonostante le lamentele e le incomprensioni iniziali che sono state debitamente chiarite, anche realizzando quanto richiesto, hanno contribuito ad elevare la qualità dei citati servizi con un miglior costo nel bilancio e questo si nota negli indici di salute ottenuti, com’è il caso, per citare solo un dato, del tasso di mortalità infantile di 4.2 per ogni mille nati vivi, somigliante a quello che si ottiene in pochi paesi tra i più sviluppati.

Il riordino della rete scolare ha permesso di ridurre la quantità dei centri e di circa 250.000 alunni interni, mentre si è rovesciata la piramide esistente nella formazione dei tecnici medi e operai specializzati con incremento delle iscrizioni nell’educazione tecnico professionale.

È in marcia un programma di manutenzione e recupero dell’infrastruttura costruttiva e degli strumenti del sistema di educazione.

Nel sistema nazionale di salute si esegue un insieme di misure indirizzate alla riorganizzazione, compattazione e regionalizzazione dei servizi con l’obiettivo di migliorare lo stato di salute della popolazione, incrementare la qualità e la soddisfazione del popolo per i servizi prestati e rendere efficiente e sostenibile il sistema mentre si garantisce il suo sviluppo.

Il perfezionamento delle strutture di direzione e la sistemazione dei collettivi ha permesso la diminuzione di 152 000 posti e la risistemazione di circa 20.000 medici nell’attività assistenziale. Queste decisioni orientate all’uso razionale delle risorse hanno permesso la riduzione nel bilancio assegnato alla salute di circa 2 milioni di pesos.

In forma parallela, ci sono state difficoltà nella consegna alle farmacie di medicinali importati o di produzione nazionale e persistono condizioni igienico sanitarie che propiziano la trasmissione di malattie infettive come il colera, dengue, chikungunya e ultimamente la zika.

Attualmente si applica il Piano d’azione per affrontare le malattie trasmesse dalla zanzara Aedes, che non si può vedere come una effimera e ulteriore campagna ma che deve garantire la sua sostenibilità nel tempo.

Le decisioni nell’economia non possono in nessun caso significare una rottura con gli ideali d’uguaglianza e giustizia della Rivoluzione e tanto meno incidere sull’unità della maggioranza del popolo attorno al Partito. Non si permetterà che come conseguenza di queste misure si generino l’instabilità e l’incertezza nella popolazione di Cuba.

Per questo insisto che è necessaria molta sensibilità e volontà politica per avanzare nell’implementazione delle Linee.

È necessario assicurare più spiegazioni al popolo, più disciplina e più esigenza e un maggiore e più vicino seguimento al processo dei cambi. Si devono tenere come abbiamo detto, orecchie e piedi ben posti sulla terra.

La mostra più eloquente della complessità del processo d’implementazione radica nella dualità monetaria e cambiaria, un tema al quale non si è smesso di lavorare in tutti questi anni e la sua risoluzione non resterà per le calende greche; anche se non rappresenta la soluzione magica delle distorsioni strutturali dell’economia, darà un impulso fondamentale per avanzare nel resto dei compiti dell’attualizzazione del nostro modello economico.

L’ordine monetario del paese faciliterà la creazione delle condizioni necessarie per superare i nocivi effetti dell’egalitarismo e renderà realtà il principio socialista che dice che “a ognuno secondo le sue capacità e ad ognuno secondo il suo lavoro”. Co questo sarà possibile rettificare il fenomeno della detta “piramide invertita”che permette di retribuire in maniera giusta il lavoro in funzione della sua quantità, qualità e complessità, e che il livello di vita corrisponda alle entrate legali di ogni cittadino, fenomeno che genera la caduta di motivazioni nella forza lavoro e anche nei quadri e toglie gli stimoli di una promozione a maggiori responsabilità.

È propizia l’occasione per ratificare ancora una volta la decisione di garantire depositi bancari in divisa internazionale, i pesos cubani convertibili e i pesos cubani, così come il contante in potere della popolazione e delle persone giuridiche straniere e nazionali.

L’impresa statale socialista definita come la forma principale di gestione nell’ economia nazionale, si trova in una posizione svantaggiosa paragonata al crescente settore non statale, che ha il beneficio di lavorare in un circuito monetario basato nel tasso di cambio di 1 X 25, mentre esiste la parità del CUC con il peso cubano. Si dovrà trovare una soluzione a questa importante distorsione nel più breve tempo possibile, nella cornice dell’unificazione monetaria e cambiaria.

Questa anomalia sommata al discreto disimpegno della nostra economia non ha permesso d’avanzare in modo sostenuto nell’implementazione delle Linee vincolate ad una lenta eliminazione delle gratuità indebite e dei sussidi eccessivi, considerando che non è stato possibile generalizzare l’incremento delle entrate dei lavoratori per assicurare l’offerta stabile di determinate mercanzie nel mercato liberato.

Anche se sono stati eliminati o soppressi alcuni prodotti della canasta familiare a prezzo politico, cioè la famosa tessera annonaria, ed è stata trasferita la vendita al minuto di questi al mercato liberato a prezzi non sussidiati, si mantiene una alto livello di sussidio per una variata gamma di prodotti e di servizi basici.

D’altra parte l’elevato indice di invecchiamento della popolazione cubana che inoltre migra dalla campagna alla città, si concentra ed eleva il suo livello di qualificazione, rappresenta un problema strategico per lo sviluppo che si origina nell’esistenza da anni di un insieme di fattori sociali, economici e culturali non facili da rovesciare.

È stata elaborata la politica per affrontare questa situazione con la definizione di 76 misure e 252 azioni la cui applicazione sarà graduale dipendendo dall’impegno dell’economia e dai risultati che si otterranno in un lungo tempo.

È stata approvata la politica per l’investimento stranero, riconosciuto come una fonte importante e necessaria per lo sviluppo del paese ed è stata posta in vigore una nuova Legge in questa materia che offe incentivi e sicurezza giuridica agli investitori e preserva la sovranità nazionale, la protezione dell’ambiente e l’uso razionale delle risorse naturali.

È stata costituita la Zona Speciale di Sviluppo di Mariel, con vantaggi addizionali per attrerre gli investitori nazionali e stranieri ed è stata assicurata la cornice giuridica con le infrastrutture necessarie per il loro insediamento, lo spiegamento produttivo con l’obiettivo di generare esportazioni, promuovere la sostituzione di importazioni, propiziare il trasferimento di tecnologie e abilità di gestione delle quali sappiamo quasi niente, generare fonti di lavoro e di finanziamento a lungo tempo e fomentare la logistica che facilita lo sviluppo di alti livelli d’efficienza.

Senza svalutare minimamente l’ostacolo che significa il blocco nordamericano e la sua applicazione extraterritoriale, è necessario dimenticare pregiudizi arcaici rispetto gli investimenti stranieri e avanzare risolutamente nella preparazione del disegno e del concetto di nuovi affari.

La destinazione degli investimenti si è modificata sostanzialmente e se 5 anni fa la sfera di produzione e le infrastrutture ricevevano il 45% di questi, nel 2015 hanno accumulato il 70%.

Inoltre nel processo degli investimenti si sono incrementati il rigore e il controllo nel compimento dei piani e in senso generale sono migliorati i suo indici nonostante si mantengano non poche tensioni nei rifornimenti e nella garanzia della forza lavoro debitamente preparata e motivata, e rimangono l’improvvisazione, la superficialità e la mancanza d’integralità a causa di una corretta preparazione delle opere, cosa che conduce a tempi d’esecuzione dilatati e danni alla qualità dei lavori terminati.

Nel proposito di rinforzare il ruolo delle imprese statali socialiste e della loro autonomia, siamo andati avanti nella superazione delle funzioni statali delle imprese, modificando lentamente le relazioni degli organismi del governo con le imprese i cui dirigenti oggi hanno maggiori facoltà per la loro gestione.

Questo è un tragitto che non si percorre in un giorno o in un mese, ma che maturerà a mediano e lungo termine, nella misura in cui si consolideranno le condizioni organizzative, la capacità dei quadri e si supererà l’abitudine d’ aspettare istruzioni dall’alto per agire, nella cornice delle facoltà già assegnate invece di promuovere l’iniziativa e lo spirito imprenditore.

Avanza il processo di perfezionamento degli organismi dell’amministrazione centrale dello Stato e delle entità nazionali, includendo in una prima tappa gli organismi globali e delle sfere della produzione e si è concluso il processo in quattro; altri quattro sono stati eliminati e si sono fusi e 13 sono in tappa d’implementazione. Continua il lavoro con gli organismi vincolati ai principali servizi alla popolazione.

È in fase d’implementazione l’esperimento che si sviluppa nelle province di Artemisa e Mayabeque, con l’idea di una successiva generalizzazione che, tra gli altri aspetti, prevede la separazione delle funzioni della direzione delle assemblee del potere popolare e dei consigli d’amministrazione, e questo permette che le assemblee si concentrino nell’attenzione diretta ai delegati, ai consigli popolari e al lavoro delle Commissioni nel loro lavoro di controllo e fiscalizzazione.

L’applicazione del nuovo modello nelle amministrazioni locali ha condotto ad una notevole riduzione degli incarichi di questi organi in provincia e nel municipio, senza generare instabilità nel loro funzionamento e favorendo la loro autorità per esercitare le funzioni statali assegnate.

Così come si legge nelle conclusioni del progetto sulla relazione e sui risultati dell’ implementazione delle Linee, ci sono state insufficienze e deficienze da parte degli organismi delle entità includendo la stessa Commissione Permanente per l’Implementazione e lo Sviluppo, provocando dilazioni nell’applicazione di alcune misure e la formazione di proposte che addolcivano la mancanza d’integralità o continuano una visione limitata soprattutto in quello che si riferisce alla valutazione dei livelli di rischio e nell’apprezzamento corretto dei costi e benefici di determinate misure.

Inoltre si sono presentati problemi nella conduzione e nel controllo delle politiche approvate e nella divulgazione e preparazione di differenti livelli di direzione. Soprattutto in quest’ultimo aspetto della preparazione di differenti livelli di direzione c’è stato chi ha creduto che elaborando un comunicato e mandandolo da un estremo all’altro del paese e chiedendo che i quadri lo studiassero, già si risolveva il problema e quando siamo andati vedere, ognuno aveva applicato le misure a modo suo. Questo è successo con la Risoluzione 17 del Ministero del Lavoro e la Sicurezza Sociale, un tema così importante come questo, sul quale farò un riferimento durante questo discorso.

In alcuni casi è mancato il senso dell’urgenza quando gli effetti in pratica non sono stati quelli desiderati e persino, in occasioni, contrari allo spirito della misura adottata, e questo si traduce nel fatto che se non si affronta decisamente una deviazione quando è piccola, poi con la sua massificazione, la giusta rettifica diventa un problema politico.

Un esempio grafico di questo lo rappresenta il comportamento dei prezzi dei prodotti agricoli con la riapparizione del fenomeno della speculazione e l’accaparramento a beneficio di pochi e a detrimento della maggioranza della popolazione.

Anche se comprendiamo che il fattore primordiale nella crescita dei prezzi risiede in un livello di produzione che non soddisfa la domanda e che i passi avanti in questa materia sono condizionati da fattori oggettivi e soggettivi, non possiamo restare a braccia conserte di fronte all’irritazione dei cittadini per il maneggio senza scrupoli dei prezzi da parte di intermediari che pensano solo a guadagnare sempre più.

Il riconoscimento del mercato nel funzionamento dell’economia socialista no implica che il Partito, il Governo e le organizzazioni di massa smettano di realizzare il loro ruolo nella società affrontando qualsiasi situazione che danneggi la popolazione, nè tanto meno dire : “è una questione del Governo e io non mi ci metto”. Io Partito, io Governo a qualsiasi livello e io membro di un’organizzazione di massa mi metterei in qualsiasi problema ingiusto che danneggia la nostra popolazione. (Applausi).

Per questo, appena è iniziata la discussione nel Parlamento su questo tema che i deputati qui presenti in particolare ricorderanno bene, nel quale abbiamo tardato a reagire, ho appoggiato immediatamente il secondo segretario del Partito, compagno Machado Ventura, che è andato a combattere per tutto il paese, affrontando questo problema(Applausi).

E dobbiamo arrivare alla conclusione di questo fatto, come di molti altri, che il peggio che può fare, il peggio che può fare un rivoluzionario o una semplice persona onesta, comunista o no, è stare a braccia incrociate di fronte a un problema.

Non abbiamo il diritto e tanto meno in tempi come questi in cui stiamo vivendo, con i cambi che stiamo introducendo. È un’esperienza che vale la pena ricordare perchè la possiamo incontrate centinaia di volte per non dire migliaia, nella realizzazione di questo gigantesco compito che stiamo elaborando per il miglioramento del nostro paese e del nostro socialismo.

L’introduzione della regola dell’offerta e la domanda non è nemica del principio di pianificazione. I due concetti possono convivere e completarsi a beneficio del paese, com’è stato dimostrato con successo nei processi di riforma in Cina, e di rinnovo in Viet Nam, come loro li definiscono. Noi li chiamiamo attualizzazioni perché non cambieremo l’obiettivo fondamentale della Rivoluzione.

Positive le esperienze realizzate in alcune province con l’adozione recente di una serie di misure organizzative tra le quali l’incremento dell’ammasso nell’interesse di assicurare la presenza dei prodotti nei mercati statali, inducendo la diminuzione dei prezzi dell’offerta e la domanda.

Questo è un tema che necessità un seguimento costante da parte delle istituzioni coinvolte.

Nel mezzo di queste circostanze i salari e le pensioni continuano ad essere insufficienti per soddisfare le necessità di base delle famiglie cubane. Anche se il salario medio ha visto una crescita del 43% nel periodo 2010-2015, questo si è concentrato negli ultimi due anni partendo da decisioni adottate a favore dei lavoratori della salute pubblica, l’investimento straniero, la sfera dello sport e la flessibilità nei sistemi di pagamenti del settore delle imprese.

Senza dubbio non è stato possibile estendere alla maggioranza delle attività gli incrementi di salario previsti nella politica approvata.

L’implementazione di nuovi sistemi di pagamento per risultati, stabilita dalla Risoluzione Nº 17 del ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale che ho citato poco fa, ha influenzato in senso generale la crescita delle motivazioni dei lavoratori e l’aumento della produttività che ho potuto verificare personalmente visitando differenti fabbriche e conversando con i lavoratori.

Di sicuro si sono presentate molte mancanze originate soprattutto da un’inadeguata preparazione delle condizioni e includendo la preparazione dei dirigenti d’impresa e nel seguimento.

In questa questione si e tardato a correggere le incongruenze di concetto poste in manifesto nella loro applicazione.

Le esperienze c’insegnano che non basta che i documenti siano ben elaborati. Si devono preparare gli esecutori diretti e dopo un certo tempo si devono assegnare altri corsi, controllare le loro conoscenze per l’applicazione di queste importanti attività, controllare il loro dominio delle regole, esigere sistematicamente che si realizzino in pratica le disposizioni e si reagisca opportunamente di fronte alle deviazioni, impedendo che divengano problemi politici più forti.

Il nostro Eroe Nazionale José Martí, indicò che “governare è prevedere”. Che parole semplici sono…solo tre! È possibile che per alcuni dei nostri funzionari sia tanto difficile apprendere queste tre parole dell’insegnamento martiano? Cioè governare è prevdere e dobbiamo apprendere a prevedere per evitare diversi problemi. Devo riconoscere in generale che durante l’implementazione delle Linee non abbiamo previsto abbastanza nè siamo stati agili nella correzione delle mancanze.

Oltre a non prevedere poi ci mettiamo a pensare a come risolvere il problema che si è creato e non abbiamo l’agilità necessaria per affrontare immediatamente il problema. Sto parlando crudamente, come corrisponde in un congresso del Partito comunista e in tutte le riunioni dei comunisti.

È proseguito l’ampliamento del settore non statale dell’economia mentre l’impiego statale si riduce del 81,2% nel 2010 e giunge al 70,8 nel 2015. Più di mezzo milione di cubani sono registrati come lavoratori indipendenti, prestano servizi e generano produzioni molto necessarie.

Si sta formando un’atmosfera che non discrimina né stigmatizza il lavoro indipendente debitamente autorizzato; senza dubbio si sono presentate manifestazioni di corruzione e illegalità di fronte alle quali è stato insufficiente lo scontro, e tardivo, come nel caso degli evasori delle tasse o l’esercizio illegale di attività non permesse.

Riaffermiamo il principio socialista del predominio della proprietà di tutto il popolo sui mezzi fondamentali di produzione, come la necessità di scaricare lo Stato da altre attività determinanti nello sviluppo della nazione.

Dato che desideriamo una maggior efficienza e più qualità nella produzione e nei servizi del settore statale favoriamo anche il successo delle forme non statali di gestione sula base in tutti i casi dello stretto compimento della legislazione vigente.

Continuano in fase sperimentale la creazione e il funzionamento delle cooperative di produzione non agricole, sopratutto nel commercio, la gastronomia, i servizi tecnici, la piccola industria e la costruzione.

In questa attività ci sono stati dei successi, ma ugualmente ci sono state deficienze che partono da una insufficiente preparazione e diffusione della politica approvata e del norme emesse alle quali ci siamo riferiti in varie occasioni in questa Relazione, come inadeguate organizzazioni e controllo delle contabilità, aumento dei prezzi e restrizioni per accedere ai rifornimenti e ai servizi del mercato all’ingrosso.

Nello stesso tempo è risultata poco appropriata la conduzione con il controllo di questo esperimento da parte delle istanze corrispondenti,ragione per cui abbiamo deciso di concentrare lo sforzo consolidando le cooperative già create e avanzando gradualmente.

Nel mezzo di un ambiente internazionale sfavorevole caratterizzato dalla crisi economica globale iniziata alla fine del decennio scorso, nel quinquennio 2011-2015 il prodotto interno lordo del nostro paese è cresciuto con un tasso medio annuale del 2,8 %, insufficiente per assicurare la creazione delle condizioni produttive e delle infrastrutture necessarie per avanzare nello sviluppo e migliorare il consumo della popolazione.

In questo complesso contesto è stato eseguito un insieme di azioni indirizzate al risanamento del debito, una questione nella quale abbiamo realizzato risultati significativi e che con il compimento degli impegni finanziari assunti, contribuisce al ristabilimento della credibilità internazionale dell’economia cubana e favorisce maggiori possibilità di commercio, investimenti e finanziamento per lo sviluppo.

Non possiamo retrocedere in questa sfera e con questo proposito. Dobbiamo assicurare un adeguato bilancio nei crediti e le loro strutture, nel pagamento di debiti ordinari, nel debito corrente e nel compimento del piano; non ci dobbiamo impegnare mai più.

Se s’introduce un insieme di misure disegnate per eliminare trappole che tolgono stimoli alle differenti forze produttive della nostra agricoltura che non sono maturate e al ritmo della crescita della produzione agricola nel paese, ancora sarà sufficiente. Per mantenere la media ogni anno si devono dedicare almeno 2000 milioni di dollari all’importazione di alimenti, la metà dei quali si potrebbero produrre in Cuba, esportando anche gli eccessi.

Continua ad espandersi l’esportazione dei servizi medici e del turismo, che apportano più della metà delle entrate in divisa del paese mentre si riduce il peso specifico delle esportazioni tradizionali colpito dalla caduta dei prezzi.

Questa realtà sostiene la convenienza di proseguire differenziando le nostre fonti d’ingresso, per non tornare mai più a dipendere da un mercato, nè da un prodotto e sviluppare relazioni commerciali e di cooperazione mutuamente vantaggiose con tutti i paesi apportando un adeguata equilibrio in questa sfera.

L’innegabile prestigio internazionale della medicina cubana, frutto genuino della Rivoluzione e della preoccupazione del compagno Fidel, racchiude enormi potenzialità ancora non sfruttate in tutte le loro dimensioni come per esempio le prestazioni dei servizi medici a pazienti stranieri in Cuba, per cui si dedicano investimenti che in definitiva apporteranno benefici alla popolazione cubana che accede gratuitamente alla salute pubblica.

In quanto al turismo, negli anni scorsi, dal 6º Congresso, sono state poste a disposizione circa 10.900 nuove abitazioni e sono state ristrutturate altre 7000, con l’aggiunta di 14000 affittate in CUC dai lavoratori indipendenti, oltre all’apertura di installazioni e servizi extra alberghieri che hanno permesso di proseguire nel sentiero ascendente di questo importante settore dell’economia, che ha grandi possibilità per stimolare lo sviluppo di altri settori e generare catene di produzione.

Il programma degli investimenti alberghieri nelle principali destinazioni del paese marcia bene, a buon ritmo e si riprende la costruzione d’emblematici alberghi di lusso nella capitale per affrontare il deficit delle abitazioni esistente. Ogni hotel che sorge è una fabbrica in più, che genera in queste forme entrate da esportazioni, molto necessarie al paese.

L’anno scorso abbiamo superato per la prima volta il numero di tre milioni e mezzo di visitatori e si sta considerando la competitività del prodotto turistico cubano negli altri i mercati differenziati, senza ignorare le inefficienze presenti che cospirano contro la qualità e i servizi.

Si stanno formando le condizioni per far sì che nel quinquennio 2016-2020 si ottengano risultati superiori, per creare nella nostra economia le basi per uno sviluppo economico e sociale sostenibile.

Nell’introduzione di questa Relazione ho spiegato che per prima volta si presenta al massimo incontro del Partito il progetto di Concetto del modello economico e sociale cubano.

L’obiettivo principale di questo documento è esporre e dare fondamenta con chiarezza alle tracce guida principali del modello, in modo che serva da guida teorica e concettuale per la costruzione del socialismo in Cuba, in corrispondenza con le nostre caratteristiche, gli sforzi propri, orientati come base dalla storia della nazione e dal processo rivoluzionario, dalla cultura nazionale, dalle condizioni interne e la situazione internazionale, così come dall’esperienza dei processi di sviluppo economico e sociale socialista in altri paesi.

I principi che sostentano il concetto partono dal legato martiano, dal marxismo leninismo, dal pensiero del leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz e dall’opera stessa della Rivoluzione.

Come ho già esposto, la complessità teorica e pratica di questo progetto e la sua trascendentale ripercussione di fronte al futuro, consigliano che non sia approvato nella cornice di questo Congresso.

Al suo posto proponiamo ai delegati di continuare il dibattito e adottare in principio questo progetto perché serva da base al profondo e democratico processo d’ analisi per la militanza del Partito, l’Unione dei Giovani Comunisti, e per ampli settori della nostra società, i cui risultati si presenteranno all’approvazione definitiva del Comitato Centrale.

Ossia, per le ragioni esposte, continuare a discutere dai municipi e con la partecipazione democratica di tutto il Partito, la gioventù, i rappresentanti delle organizzazioni di massa etc,. con l’obiettivo di concludere la sua elaborazione, si dà facoltà al Comitato Centrale del Partito per la sua approvazione.

Inoltre si suppone che si presenti all’Assemblea Nazionale, organo supremo del potere dello Stato a cui corrisponde dargli valore legale.

Uno dei nuovi aspetti che ha suscitato la maggior attenzione e anche una certa polemica è quello riferito alle relazioni di proprietà, ed è logico che si così, dato che in dipendenza del predominio di una forma di proprietà sulle altre, si determina il regime sociale di un paese.

In Cuba socialista e sovrana la proprietà di tutto un popolo sui mezzi fondamentali di produzione è e continuerà ad essere la forma principale dell’economia nazionale e del sistema socio economico e quindi costituisce la base del potere dei lavoratori.

Il riconoscimento dell’esistenza della proprietà privata ha generato inquietudini oneste di non pochi dei partecipanti alle discussioni prima del Congresso, che hanno espresso la preoccupazione che facendolo, avremmo fatto i primi passi verso il ritorno del capitalismo in Cuba.

Nella mia condizione di Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito, ho il dovere d’assicurare che questo non è assolutamente il proposito di questo concetto.

Si tratta precisamente, compagne e compagni di chiamare le cose con il loro nome e non rifugiarci dietro a illogici eufemismi per nascondere la realtà.

L’incremento del lavoro indipendente, l’autorizzazione della contrattazione dei lavoratori, hanno permesso nella pratica l’esistenza di piccole medie e micro imprese private che oggi funzionano senza la debita personalità giuridica, ma esistono di fronte alla lagge grazie ad un piano regolatore disegnato per le persone naturali dedicate a piccoli affari, realizzati dal lavoratore e la sua famiglia-

La Linea Nº 3 approvata dal 6º Congresso, che si propone di mantenere e rinforzare il progetto attualizzato, precisa senza dubbio che nelle forme di gestione non statale, non si permetterà la concentrazione della proprietà e si aggiunge che nemmeno della ricchezza, per cui l’impresa privata agirà in limiti bene definiti e costituirà un elemento complementare della trama economica del paese e tutto sarà regolato dalla legge.

Non siamo ingenui nè ignoriamo che le aspirazioni di poderose forze esterne scommettono su quello che chiamano il potere sulle forme non statali di gestione con il fine di generare agenti di cambio nella speranza di distruggere la Rivoluzione e il socialismo in Cuba per altre vie.

Le cooperative, il lavoro indipendente e la media, piccola e micro impresa private non sono per la loro essenza antisociali nè controrivoluzionarie e la gran maggioranza di chi vi lavora sono rivoluzionari, patrioti che difendono i principi e si beneficiano delle conquiste di questa Rivoluzione.

Il quarto progetto dei documenti citati che si sottopone al 7º Congresso, è quello riferito al lavoro del Partito nel compimento degli obiettivi approvati nella sua Prima Conferenza Nazionale.

Su questo particolare considero che ci sono stati progressi nel superamento dei modi e degli stili di lavoro che propiziavano l’interferenza del Partito nelle funzioni e le decisioni che corrispondono allo Stato, al Governo e alle istituzioni amministrative.

Al suo posto abbiamo sviluppato con sistematicità l’esercizio della direzione e del controllo del Partito sul compimento degli accordi del 6º Congresso, senza tralasciare di agire insieme alle autorità nell’attenzione diretta delle situazioni che danneggiano la popolazione, come abbiamo segnalato.

L’autorità morale del Partito esige dai suoi militanti e in particolare da coloro che svolgono responsabilità di direzione, esemplarità, combattività, preparazione, qualità etiche dimostrate, come politiche e ideologiche e uno stretto e permanente vincolo con le masse.

Il Partito ha continuato a promuovere la partecipazione dei collettivi dei lavoratori, degli studenti e del popolo nell’esecuzione delle politiche e delle misure vincolate al processo di attualizzazione del modello economico, coadiuvando per trasformare l’azione dei militanti dei nuclei del Partito e dei quadri, partendo dal nutrimento sistematico delle opinioni e delle proposte delle masse.

Ugualmente si è ottenuto un maggior vincolo e attenzione dal Partito all’Unione dei Giovani Comunisti, alle organizzazioni degli studenti e dei movimenti giovanili, con l’obiettivo di elevare il loro protagonismo e sviluppare il loro lavoro ideologico e politico con i militanti e i giovani e questo presuppone la difesa della loro indipendenza organica incentivando le iniziative.

Nello stesso tempo il Partito ha dato priorità all’attenzione delle organizzazioni di massa, che in questo periodo hanno assunto considerevoli trasformazioni nel loro operato ed hanno celebrato i rispettivi congressi nella cui preparazione e sviluppo si è generato un vasto dibattito sul funzionamento dei queste organizzazioni nel compimento delle loro funzioni nel lavoro politico-ideologico.

Abbiamo constatato che continua lo stretto vincolo dal Partito e del resto dei nostri organismi e entità con le differenti istituzioni religiose e le associazioni di fraternità nelle varie sfumature della vita nazionale e questo ha contribuito all’unità dei cubani credenti o meno.

Va considerato che nella misura in cui si avanza nell’implementazione del nuovo modello si disegnerà uno scenario distinto per le organizzazioni del Partito caratterizzato dalla crescente eterogeneità dei settori e dei gruppi nella nostra società, che origina dalle differenze delle loro entrate. Tutto questo impone la sfida di preservare e rinforzare l’unità nazionale in circostanze diverse da quelle a cui eravamo abituati in epoche precedenti

L’articolo Nº 5 della Costituzione della Repubblica consacra il Partito Comunista come la forza dirigente superiore della società e dello Stato che organizza e orienta gli sforzi comuni verso la costruzione del socialismo.

Gli Statuti dell’organizzazione lo definiscono come un fedele continuatore del Partito Rivoluzionario fondato da Martí per dirigere la lotta per l’indipendenza; del primo Partito Comunista simbolizzato in Carlos Baliño e Julio Antonio Mella e frutto della fusione volontaria delle tre organizzazioni rivoluzionarie che furono protagoniste della lotta contro la tirannia di Batista.

In Cuba abbiamo un Partito unico, molto onorato, che rappresenta e garantisce l’unita della nazione cubana, arma strategica principale che abbiamo costruito per edificare l’opera della Rivoluzione e difenderla da ogni tipo di minaccia e di aggressione.

Per questo non è casuale che ci si attacchi e si esiga da quasi ogni parte del pianeta, per debilitarci, perchè ci si divida in diversi partiti in nome della sacrosanta democrazia borghese. Sono concetti che non si devono prestare alla confusione: nè oggi, nè mai.

Se riusciranno un giorno a frammentarci, sarà l’inizio della fine. Non dimenticatelo mai! Se riusciranno un giorno a frammentarci sarà l’inizio della fine nella nostra Patria, della Rivoluzione, del socialismo e dell’indipendenza nazionale, forgiati con la resistenza e il sacrificio di varie generazioni di cubani dal 1868

Credo che mi dobbiate permettere un piccolo aneddoto molto reale che io racconto con piacere e vorrei condividere con voi.

Com’e naturale, con rappresentanti di differenti livelli degli Stati Uniti ho dovuto discutere e riunirmi molto e con alcuni che senza essere nordamericani rappresentano altri paesi e anche con loro. Quando siamo andati a discutere dei diritti umani, dato che avevamo detto che eravamo disposti a discutere di qualsiasi questione… mi hanno passato una note che diceva “Siamo dal vivo” e io credo che lo siamo vivi (Risa e applausi).

Io mi diverto e voglio che tutti quelli che hanno l’amabilità di vederci dal vivo siano contenti, includendo chi sta all’estero. Abbiamo detto che siamo disposti a parlre di tutti i diritti umani.

Rivedendo documenti, l’altro giorno su Trattati e Convenzioni, in questa materia in cui nessuno li firma tutti, risulta che noi siamo parte di 44 e gli Stati Uniti di soli18. Io ho detto che mentre si pretende di continuare a politicizzare i diritti umani, questo non camminerà. Per esempio per noi salario uguale per lo stesso lavoro sia uomo o donna, è un diritto umano. In altri paesi tra i quali gli Stati Uniti non lo è, e le donne guadagnano meno e così posso citare decine di detti diritti umani.

L’assistenza medica gratuita in Cuba è un diritto umano. In quanti paesi del mondo lo è? In molti non è un diritto umano, è un affare. Nel nostro paese l’educazione è gratuita. In quanti paesi del mondo, l’educazione è gratuita, è ugualmente un affare. Cioè questo tema dei diritti umani lo abbiamo discusso con tutti e in ogni luogo e a quelli che hanno ragione gliela daremo.

Quello che più mi diverte parlando dei diritti umani è quando mi dicono che in Cuba c’è un solo partito e io dico: “Sì come da voi c’è un solo partito”, e i nordamericani mi rispondono: “No, ne abbiamo due” e come se io non lo sapessi mi dicono i loro nomi: Democratica e Repubblicano. “Certo questo è vero, questo è come se in Cuba avessimo due partiti. Fidel ne dirige uno e io l’altro (Risate e applausi).

Sicuro che Fidel dice: “Io voglio dirigere il comunista e io dirò, bene io dirigerò l’altro, non importa il nome (risate).

Come dicevamo qui c’erano tre organizzazioni: la 26 di Luglio, il Partito Socialista Popolare e il Direttorio Rivoluzionario 13 Marzo. Avremmo potuto fare tre partiti, ma tutti coincisero nella necessità di unirsi per fare un solo partito e fondere i loro rispettivi organi di stampa, per essere più forti. Tutti i dirigenti ebbero la magnifica e decisiva decisione nel fare quel passo. Perchè ci dovremmo dividere adesso? Quello che dev’essere è un partito molto democratico, questo è quello che aspiriamo, e che si possa discutere con profondità e intera libertà qualsiasi problema.

Nella stessa CTC, gli operai si devono unire per essere più forti. In qualsiasi agenzia di stampa occidentale che si riferisca alla nostra Central de Trabajadores, aggiungono tra parentesi: “unica”, come se questo fosse un delitto. Loro vogliono modellare il mondo. Già sapete a chi mi riferisco: agli Stati Uniti e a tutti quelli che li accompagnano. Aggiustare il mondo alle loro convenienze è quello che vogliono fare e per questo dobbiamo stare allerta oggi più che mai.

Loro stessi hanno detto: 50 anni di blocco non hanno dato risultato e non possiamo isolare Cuba al contrario stiamo correndo di restare isolati noi in America Latina. Questo va cambiato. E perchè lo vanno a cambiare? Per altri metodi più difficili da combattere. Da li l’importanza di queste questioni che devono essere sufficientemente chiare nella nostra mente e nel nostro popolo.

Non è ozioso reiterare che sono concetti che non si devono prestare alla confusione nè oggi nè mai. Se riuscissero un giorno a frammentarci sarebbe l’inizio della fine nella nostra Patria della Rivoluzione, del Socialismo, dell’indipendenza nazionale forgiati con la resistenza e il sacrificio di varie generazioni di cubani dal 1868.

L’esistenza di un partito unico presuppone di stimolare il più ampio e sincero scambio di opinioni dentro l’organizzazione del partito, come nel suo vincolo nella base con i lavoratori e la popolazione.

Il Partito è obbligato a potenziare e perfezionare in maniera permanente la nostra democrazia, per cui è imprescindibile superare definitivamente la falsa unanimità, il formalismo e la simulazione. Il Partito ha il dovere di favorire e garantire la partecipazione sempre più ampia della cittadinanza alle decisioni fondamentali della società. Non abbiamo alcun timore per le opinioni diverse o le discrepanze, perchè solo la discussione franca e onesta delle differenze tra i rivoluzionari ci condurrà alle migliori decisioni.

Sappiamo che il Partito e la Rivoluzione contano con l’appoggio e la maggioranza del popolo ed è un fatto che nessuno può negare, ma nonostante non ignoriamo che in determinati settori della popolazione esistono manifestazioni di mancanza d’impegno e disinteresse per i temi della vita politica e che si mantengono opinioni negative sull’esemplarità di alcuni militanti e quadri, cosi come la distanza dal nostro popolo.

Si è verificata nel periodo più recente una crescita delle azioni indirizzate a fomentare i valori della società dei consumi, la divisione, l’apatia, lo scoraggiamento, lo sradicamento, la mancanza di fiducia nella direzione della Rivoluzione e del Partito, seminano una serie di opinioni che cercano di fraic apparire come una società senza futuro.

Si stimola l’emigrazione illegale e disordinata dei giovani e degli specialisti di diversi settori con la protezione della Legge de Ajuste Cubano la Politica dei piedi asciutti – piedi bagnati e il Programma di Parole, ossia, il permesso per risiedere negli Stati Uniti assegnato con assoluta rapidità ai nostri medici, quelli che prestano servizio all’estero, questione alla quale mi riferirò più avanti.

In queste circostanze s’impone rinforzare un lavoro preventivo intelligente, fermo e sistematico ed elevare le esigenze e il controllo da parte degli organi incaricati di affrontare la sovversione politico ideologica, così come elevare la combattività dei militanti, la vigilanza nei centri di lavoro e il lavoro ideologico con le nuove generazioni, potenziando l’insostituibile ruolo della famiglia e della scuola. Ripeto, potenziando l’insostituibile ruolo della famiglia e della scuola.

Siamo avanzati nelle azioni dirette a forgiare una cultura di comunicazione nel paese e sono diminuite le manifestazioni di segretismo, ma senza dubbio si presentano sempre vuoti d’informazioni e interpretazioni sbagliate, perché non è sufficiente la divulgazione della marcia del processo di attualizzazione e l’implementazione delle politiche approvate.

L’influenza nella nostra realtà delle complessità del mondo in cui viviamo, la politica di ostilità e di aggressione, le azioni indirizzate a introdurre piattaforme di pensiero neoliberista e di restauro capitalista appoggiate da una perversa strategia di sovversione politico ideologica che attenta contro le essenze stesse della Rivoluzione, la cultura cubana, la storia e i valori che in queste sono stati forgiati, l’innegabile esistenza dei problemi accumulati nella società ai quali si somma lo stesso processo d’implementazione delle Linee e i profondi cambi nei quali ci troviamo immersi, così come il nuovo scenario nelle relazioni tra Cuba e gli StatI Uniti che impone sfide elevate al lavoro ideologico. Questi programmi sono indirizzati verso settori che il nemico identifica come i più vulnerabili e comprende i giovani, gli intellettuali, i lavoratori associati alla forma non statale e le comunità con le maggiori difficoltà materiali ed economiche.

Così come salvaguardiamo nel popolo la memoria storica della nazione e perfezioniamo il lavoro ideologico differenziato con speciale enfasi verso la gioventù e l’infanzia, dobbiamo migliorare tra noi la cultura anti capitalista e anti imperialista, combattendo con argomenti, convinzione e fermezza le pretese di stabilire indici di ideologia piccolo borghese, caratterizzati dall’individualismo, l’egoismo l’affanno di lucro, la banalità e l’esacerbazione del consumismo.

Il miglior antidoto contro le politiche della sovversione consistono nel lavorare con integralità e senza improvvisazione, fare bene le cose, migliorare la qualità dei servizi alla popolazione, non lasciare accumulare problemi, rinforzare la conoscenza della storia di Cuba, l’identità e la cultura nazionali accrescere l’orgoglio di essere cubani e propagare nel paese un ambiente di legalità, di difesa del patrimonio pubblico, di rispetto alla dignità delle persone, ai valori, alla disciplina sociale.

Lo sviluppo dell’economia nazionale con la lotta per la pace e la fermezza ideologica, costituiscono le principali missioni del Partito. L’economia è sempre il tema pendente fondamentale e il lavoro politico ideologico è un tema permanentemente vincolato intimamente alla battaglia economica, perchè assicura la partecipazione cosciente, attiva e impegnata della maggioranza della popolazione nel processo d’attualizzazione del modello economico e sociale.

In materia di politica dei quadri siamo avanzati, anche se non ci dichiariamo soddisfatti. Sono stati fatti passi importanti nella preparazione e riqualificazione dei quadri del Partito, statali, di governo e delle imprese, anche se si deve insistere nella preparazione specifica per la realizzazione degli incarichi assegnati.

Non tralasceremo l’influenza negativa che rappresentano in questa sfera fattori obiettivi e soggettivi come il già citato fenomeno della piramide invertita, che favoriscono la fluttuazione dei quadri e la mancanza di motivazioni per impegnarsi con le missioni affidate.

Si perdono grandi potenzialità a causa dell’inadeguato lavoro con le riserve di quadri e per la debole influenza dei responsabili nel processo di selezione e formazione del gruppo e questo propizia che persone senza impegno o etica siano impegnate in responsabilità vincolate al controllo e alla disposizione di risorse materiali e finanziarie, creando l’atmosfera per la corruzione e altre illegalità e indiscipline

Ugualmente si è incrementata progressivamente e in modo sostenuto la promozione delle donne, dei giovani, dei negri e dei meticci in incarichi di direzione sulla base del merito, nel suo transito graduale per differenti responsabilità e con azioni personali. Nonostante questo non ci sentiamo compiaciuti con i risultati raggiunti perchè persistono vecchie abitudini e pregiudizi che cospirano contro la politica dei quadri del Partito.

Si dovrà proseguire senza tregua nel combattimento contro qualsiasi vestigia di razzismo che ostacola o frena la promozione in incarichi di direzione di negri, mulatti e meticci, il cui peso specifico nel totale della popolazione cubana ha continuato ad aumentare, di censimento in censimento. Per consolidare i risultati in questa importante e giusta politica della Rivoluzione è necessario lavorare con sistematicità, previsione e internazionalità.

Una questione di questa importanza non può restare alla mercè della generazione spontanea e dell’improvvisazione.

La quantità di donne con incarichi di decisione è aumentata, poco, ma è aumentata negli incarichi dove si decide, ma le cifre non esprimono il potenziale di cui disponiamo, dato che le donne sono il 49% della massa dei lavoratori nel settore statale civile e il 66.8% della forza lavoro con la maggior qualificazione tecnica e professionale del paese. Senza dubbio solo il 38% degli incarichi è occupato dalle donne negli organismi dello Stato, di Governo, nelle entità nazionali, nei Consigli d’Amministrazione, nelle Organizzazioni Superiori di Direzione delle imprese.

Mi attengo alla più stretta verità quando affermo sulla base della mia esperienza in tanti anni di Rivoluzione che le donne in generale sono più mature e migliori amministratrici degli uomini e per questo, anche se riconosco il progresso realizzato, considero che con la direzione del Partito si deve proseguire ad elevare la promozione delle nostre combattive donne, soprattutto in incarichi decisivi in tutta la nazione.

Nella Relazione Centrale del 6to. Congresso mi ero riferito alla necessità di pensare lentamente, senza precipitazione, nè improvvisazioni, alla creazione di una riserva di quadri debitamente preparati, con sufficiente esperienza e maturità, per assumere i nuovi e complessi impegni di direzione del Partito, nello Stato e nel Governo.

Inoltre avevo espresso la convenienza e la necessità di limitare a un massimo di due periodi esecutivi di cinque anni l’impegno degli incarichi politici e statali fondamentali che determinerà il Comitato Centrale, nel caso del Partito e delle organizzazioni di massa, mentre il nostro Parlamento per quel che riguarda lo Stato e il Governo.

Considero che in questo tema di significato strategico siamo avanzati ugualmente, anche se nei prossimi cinque anni, per ragioni ovvie, saranno definitivi e dovremo introdurre limiti addizionali nella composizione degli organismi superiori del Partito, cioe il Comitato Centrale, la Segreteria e il Burò Politico, in un processo di transito che si deve eseguire e concludere con la celebrazione del prossimo congresso. Questo è un quinquennio di transito per non fare le cose di corsa, ma non è togliere uno per metter un altro che ha dieci anni di meno etc. Siamo in ritardo e quello che vogliamo fare è precisamente che questo fluisca con naturalezza e dev’ essere ben precisato nelle leggi o nei regolamenti che si stabiliranno.

Proponiamo di stabilire 60 anni come età massima per entrare nel Comitato Centrale del Partito. Si potrebbe stabilire in qualsiasi momento anche per contare con supplenti nel Comitato Centrale più giovani. Tutte queste cose si possono fare. La questione è avere un metodo, un cammino, un progetto, perchè le cose non ci sorprendano e si sviluppino con naturalezza

In questo caso le entrate devono essere a partire dal futuro, con meno di 60 anni. Non si creda che perchè non si può stare a un livello della direzione del paese, non si può fare niente. L’esperienza di alcuni paesi ci ha dimostrato che questo non è mai positivo e anche se è un segreto a voce, non dimentichiamo che già alla fine della tappa dell’Unione Sovietica che stimiamo e amiamo come sempre, che in un breve periodo di tempo morirono tre segretari del Comitato Centrale del Partito.

Per questo proponiamo di stabilire 60 anni come età massima per entrare nel Comitato Centrale e 70 per coprire incarichi di direzione nel Partito.

Questo sommato al limite di due periodi consecutivi per occupare responsabilità politiche garantirà dalla base il ringiovanimento sistematico in tutto il sistema degli incarichi nel Partito. E ripeto che dopo ci si dovrà regolare con precisione, perchè ci sarà chi ha 70 o 80 anni e può occupare un posto importante, ma non un’attività di dirigente importante per ovvie ragioni e per l’esperienza con cui stiamo parlando.

Com’è logico se sarà approvata questa proposta nel Congresso, si introdurranno le modifiche corrispondenti anche negli Statuti del Partito. Pensiamo che questa stessa politica debba essere applicata nelle istituzioni statali, di governo e nelle organizzazioni di massa.

Nel mio caso non è un segreto che nel 2018 si concluderà il secondo mandato consecutivo come presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, e cederò questa responsabilità a chi sarà eletto.

Queste modifiche in materia di posti e di età limite e per impegnare incarichi d direzione, si fisseranno nella Costituzione della Repubblica, che proponiamo di riformare nei prossimi anni, considerando le importanti trasformazioni associate all’attualizzazione del modello economico e sociale e della sua concezione. Nella Costituzione si deve riflettere tutto quello che facciamo nel momento in cui sia pronto quello che dev’essere raccolto nella stessa e soprattutto discusso con la popolazione.

La Costituzione vigente, approvata nel referendum popolare del 1976, 40 anni fa e riformata parzialmente nel 1992 e nel 2002 risponde a circostanze storiche e condizioni economiche e sociali che sono cambiate con il passare del tempo e con la stessa implementazione delle Linee di Politica Economica e Sociale del Partito e la Rivoluzione.

Il processo di riforme che dovrà essere approvato dall’Assemblea Nazionale in corrispondenza alle sue facoltà costituenti, prevede un’ampia partecipazione popolare, includendo la realizzazione di un referendum costituzionale.

Questa sarà un opportunità per aggregare nella nostra Costituzione altre questioni che necessitano garanzie costituzionali.

Devo risaltare che nell’apporto di questi cambi costituzionali proporremo di ratificare il carattere irrevocabile del sistema politico e sociale indicato nella attuale Costituzione, che include il ruolo dirigente del Partito Comunista di Cuba nella nostra società (applausi) e che nell’attuale Costituzione è l’articolo Nº 5.

Dedicherò alcune riflessioni al tema della difesa.

Facendolo è propizio ricordare le parole di Fidel nella relazione centrale del 1º Congresso, quando disse : “Fino a che esisterà l’imperialismo, il Partito, lo Stato e il popolo presteranno ai servizi della difesa la massima attenzione. La Guardia Rivoluzionaria non si tralascerà mai. La storia insegna persino con troppa eloquenza che coloro che dimenticano questo principio non sopravvivono all‘errore.

La dottrina di Guerra di tutto il Popolo costituisce la fondamenta strategica della difesa del paese e definisce che ogni cubano conosca e disponga di un mezzo, un luogo e una forma di lotta contro il nemico, sotto la direzione del Partito in un sistema politico militare ed economico unico di preparazione e realizzazione della guerra. Se l’aggressore tenterà d’occupare Cuba, dovrà affrontare milioni di cubane e di cubani in una mortale vespaio senza fronte, retroguardia, fianchi e nemmeno riposo, giorno e notte.

Come facciamo ogni quattro anni dal 1980, pianifichiamo di realizzare in novembre l’Esercizio Strategico Bastione 2016, con l’obiettivo di attualizzare ed esercitare i dirigenti, i capi e gli organi di direzione e comando nella conduzione delle azioni previste nei piani definitivi del paese. Questa attività, com’è tradizione, si concluderà con la celebrazione in un fine settimana di due giorni nazionali della difesa, con una partecipazione popolare di massa.

Alcuni giorni dopo, il 2 dicembre arriveremo al 60º anniversario dello sbarco del Granma, data che marca la fondazione delle nostre Forze Armate Rivoluzionarie e che celebreremo con una Rivista Militare dedicata al compagno Fidel nel suo 90º compleanno (applausi prolungati) e alla nostra agguerrita gioventù che parteciperà con un impressionante e compatto blocco che chiuderà la sfilata, come erede e continuatrice delle glorie di combattente del popolo cubano in tutta la sua storia.

Compagne e compagni:

Dal 6º Congresso sono avvenuti molti fatti e cambi sostanziali nell’arena internazionale.

Sono passati 15 mesi da quando abbiamo annunciato simultaneamente con il presidente Barack Obama, la decisione di ristabilire le relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, sulla base delle uguaglianza sovrana, la non ingerenza nei temi interni e il rispetto assoluto della nostra indipendenza. Poche ore prima di quella dichiarazione si era compiuta la promessa di Fidel sul ritorno in Patria di tutti i Cinque Eroi (Applausi).

Siamo giunti a questo momento grazie all’eroica resistenza e ai sacrifici del popolo cubano, alla sua lealtà, ai suoi ideali e ai principi della Rivoluzione, che ha contato sul decisivo appoggio della solidarietà internazionale, così evidente in molteplici eventi e nelle organizzazioni internazionali, in particolare la schiacciante votazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite contro il blocco.

La mappa politica di Nuestra America è cambiata con l’influsso dei passi avanti delle forze politiche di sinistra e dei movimenti popolari che hanno contribuito al progresso e all’integrazione regionale, simbolizzata nella costituzione della Comunità degli Stati Latinoamericani dei Caraibi – CELAC – nel dicembre del 2011.

Tutto questo aveva collocato gli Stati Uniti in una situazione d’isolamento insostenibile nell’emisfero e aveva posto in crisi il detto sistema interamericano, com’è apparso evidente nel reclamo dell’eliminazione del blocco e contro l’esclusione di Cuba dal VI Vertice delle Americhe a Cartagena, nel 2012.

Inoltre sono avvenuti cambi nella società nordamericana e nell’emigrazione cubana a favore delle modifiche della politica degli USA verso Cuba.

Nell’aprile dell’anno scorso abbiamo partecipato al 7º Vertice delle Americhe, a Panamá, con la fronte in alto. Non è necessario ripetere qui le considerazioni esposte in quell’occasione.

In questo periodo trascorso dal 17 dicembre del 2014, abbiamo constatato risultati concreti nel dialogo e la cooperazione tra Cuba e gli Stati Uniti.

Indubbiamente il blocco economico, commerciale e finanziario imposto da più di mezzo secolo è sempre vigente con indiscutibili effetti d’intimidazione di portata extra territoriale, anche se riconosciamo la posizione del Presidente Obama, e degli alti funzionari dell’amministrazione contro il blocco e i ripetuti richiami nell’interesse d’eliminarlo.

Le misure annunciate poco prima della sua visita a L’Avana per introdurre alcune modifiche all’applicazione del blocco partendo dall’utilizzo delle sue facoltà esecutive sono positive, ma insufficienti.

Come abbiamo detto nell’incontro tra i due presidenti con la stampa, per avanzare verso la normalità delle relazioni si dovrà eliminare il blocco che provoca privazioni alla nostra popolazione e costituisce il principale ostacolo per lo sviluppo economico del paese, restituire il territorio illegalmente occupato dalla Base Navale a Guantánamo contro la volontà del governo e del popolo cubano.

Inoltre si dovranno sopprimere i programmi indirizzati al cambio del sistema economico e sociale che abbiamo scelto sovranamente, tra le altre politiche lesive sempre vigenti.

La politica migratoria continua ad essere usata come un’arma contro la Rivoluzione. Si mantengono in vigore la Legge “de Ajuste cubano”, la “politica dei piedi asciutti piedi bagnati” e il “Programa di Parole per Professionisti medici cubani, che stimolano l’emigrazione illegale e insicura e ci vogliono spogliare del nostro personale qualificato.

Queste pratiche non corrispondono al dichiarato cambio di politica verso Cuba e generano difficoltà a terzi paesi.

Non sono poche le dichiarazioni di funzionari del governo nordamericano che riconoscendo il fallimento della politica contro Cuba non dissimulano, affermando che i propositi sono gli stessi, si sono solo modificate le forme.

Abbiamo la volontà di sviluppare un dialogo rispettoso e costruire un nuovo tipo di relazioni con gli Stati Uniti, come quello che non è mai esistito tra i due paesi, perchè siamo convinti che questo può apportare solo benefici reciproci

Nonostante ciò, va reiterato che non si deve pretendere che per ottenerlo Cuba rinunci ai suoi principi della Rivoluzione, nè realizzi concessioni inerenti alla sua sovranità e indipendenza, ceda nella difesa de suoi ideali o tantomeno nell’esercizio della sua politica estera impegnata con le giuste cause e la difesa dell’auto determinazione dei popoli, p al tradizionale appoggio a paesi fratelli.

Come stabilisce la Costituzione della Repubblica, “le relazioni economiche diplomatiche e politiche con qualsiasi altro Stato non potranno mai essere negoziate di fronte ad aggressioni, minacce o coercizione di una potenza straniera”.

È lungo e complesso il cammino verso la normalità dei vincoli bilaterali e avanzeremo nella stessa misura in cui siamo capaci di mettere in pratica l’arte della convivenza civile o, quel che è lo stesso, accettare e rispettare le differenze che sono e saranno numerose e profonde; non fare di queste il centro della nostra relazione ma invece concentrarci in quello che ci avvicina e non in quello che ci separa, promuovendo il beneficio dei due paesi.

Le relazioni con gli Stati Uniti storicamente hanno rappresentato una sfida per Cuba per la loro permanente pretesa d’esercitare il loro dominio sulla nostra nazione e la determinazione dei cubani d’essere liberi e indipendenti senza dare importanza ai pericoli da affrontare, nè al prezzo che dobbiamo pagare (applausi).

L’unità del popolo attorno al Partito, il suo profondo patriottismo e la cultura politica ci hanno permesso d’affrontare la politica d’aggressione e di ostilità e servirà da scudo per vincere qualsiasi tentativo di sgretolare lo spirito rivoluzionario dei cubani: questa è una sfida soprattutto per i più giovani che il Partito riconosce come continuatori dell’opera rivoluzionaria e delle convinzioni patriottiche dei loro nonni e dei loro genitori.

Ringraziamo per l’appoggio che in tutti questi anni abbiamo ricevuto dalla comunità internazionale, dai partiti, dai movimenti politici, le organizzazioni sociali, gli intellettuali, accademici, religiosi, artisti, leaders sindacali, contadini e studenti, amici solidali che da tutte le parti del mondo ci hanno accompagnato nella nostra lotta. Sappiamo che possiamo continuare a contare su di loro nella battaglia per la costruzione di un mondo migliore.

Ratifichiamo a tutti che avranno sempre l’appoggio incondizionato e solidale di Cuba eternamente rivoluzionaria e internazionalista.

L’America Latina e i Caraibi si trovano sotto l’effetto di una forte e articolata controffensiva imperialista e oligarchica contro i governi rivoluzionari e progressisti in un complesso contesto marcato dalla decelerazione dell’economia che ha un impatto negativo nella continuità delle politiche di sviluppo, l’inclusione sociale, e le conquiste realizzate dai settori popolari.

Questo atteggiamento reazionario utilizza metodi e tecnologie proprie della nuova dottrina di guerra non convenzionale, specialmente nel terreno destabilizzatore e golpista.

Questa politica è indirizzata in particolare contro la fraterna Repubblica Bolivariana del Venezuela e si è intensificata negli ultimi mesi in Bolivia, Ecuador, Brasile, come in Nicaragua e El Salvador.

Recenti rovesci dei governi della sinistra nell’emisfero sono usati per annunciare la fine di un ciclo storico progressista e per aprire al ritorno del neoliberismo, demoralizzare le forze e i partiti politici, i movimenti sociali e le classi lavoratrici e lo dovremo affrontare con più unità e maggior articolazione delle azioni rivoluzionarie.

Siamo fermamente convinti che il popolo del Venezuela difenderà il legato del caro compagno Hugo Chávez Frías e impedirà lo smantellamento delle conquiste realizzate.

Alla Rivoluzione Bolivariana e Chavista, al Presidente Maduro e al suo governo, all’unione civico-militare del popolo venezuelano ratifichiamo la nostra solidarietà e il nostro impegno con la ferma condanna della pretesa d’isolare il Venezuela mentre si dialoga con Cuba.

Domandiamo che si rispettino la sovranità e l’indipendenza degli Stati e non si ripetano le azioni d’ingerenza nei loro temi interni. Nello stesso tempo riaffermiamo l’appoggio deciso a tutti i governi rivoluzionari e progressisti guidati da leaders di prestigio, le cui politiche economiche e sociali hanno apportato giustizia, dignità, sovranità e benefici tangibili a grandi maggioranze della regione più disuguale del pianeta.

Inoltre si rinnovano gli sforzi degli Stati Uniti e dei loro alleati per incidere nell’unità e nel processo d’integrazione regionale, frustrare l’avanzata della CELAC, dell’ALBA e UNASUR e di altri, mediante una presunta riforma del sistema inter- americano e in particolare la OSA, così come si assegna il maggior protagonismo ad altri schemi affini ai loro interessi egemonici.

Non dimenticheremo mai che la OSA – Organizzazione degli Stati Americani, fondata dagli Stati Uniti alla fine della metà del secolo scorso, all’inizio della Guerra Fredda- è servita solo per interessi contrari a quelli di Nuestra America. Questa organizzazione giustamente definita come “il ministero delle colonie degli Stati Uniti”, dal cancelliere della dignità, il compagno Raúl Roa García, è quella che sanzionò Cuba e si mise d’accordo per dare il suo appoggio e riconoscere un governo marionetta se si fosse consolidata l’invasione mercenaria di Playa Girón. È interminabile la lista delle sue azioni contro la nascente Rivoluzione cubana e altri governi rivoluzionari e progressisti.

Anche se non abbiamo mai stimolato altri paesi ad abbandonare questa organizzazione, devo reiterare quello che ho detto in Brasile alcuni anni fa parafrasando José Martí, che “prima che Cuba ritorni alla OEA si uniranno il mare del nord e il mare del sud e nascerà un serpente da un uovo d’aquila”.

È indispensabile continuare ad avanzare nel consolidamento della CELAC come meccanismo di unione politica genuinamente latinoamericano e caraibico, basato nel concetto dell’unità nella diversità.

Il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato dai capi di Stato e di Governo durante il Secondo Vertice celebrato a L’Avana, mantiene piena vigenza e i suoi principi devono guidare le relazioni tra i nostri Stati ed anche a livello internazionale.

Manteniamo i nostri sforzi come abbiamo fatto sino adesso per aiutare nel processo di pace in Colombia.

È invariabile il tradizionale appoggio dI Cuba agli sforzi della Repubblica Argentina per recuperare la sovranità sulle Isole Malvine, Georgie del Sud e Sandwich del Sud.

Raffermiamo la nostra solidarietà con il popolo di Puerto Rico e la sua aspirazione d’ottenere l’autodeterminazione e l’indipendenza e condanniamo qualsiasi forma di colonialismo.

Proseguiremo appoggiando attualmente dalla Presidenza dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, la piena integrazione regionale  e la difesa dei legittimi interessi delle nazioni dei Caraibi in materia economica e ambientale e nell’appoggio a alla loro giusta domanda di compenso per le terribili conseguenze della schiavitù e del colonialismo.

Continueremo assegnando una speciale priorità alla nostra cooperazione con Haiti.

I popoli fratelli del Terzo Mondo che si sforzano per trasformare le eredità di secoli di dominio coloniale sanno che conteranno sempre con la solidarietà e l’appoggio di Cuba e che continueremo a mantenere gli impegni di cooperazione sulla base di condividere quello che abbiamo e non quello che ci avanza.

Una conferma di questo è stata la partecipazione eroica del personale medico cubano nella lotta contro l’Ébola, che ha ricevuto elogi universali.

Continueremo a dare priorità allo sviluppo molteplice delle relazioni con tutti gli amici e i soci che ci hanno accompagnato in questi anni e manterremo lo scambio di esperienze con i Partiti e i governi dei paesi socialisti.

Ugualmente reiteriamo la politica del nostro Partito di sviluppare relazioni con tutte le forze e movimenti politici indipendentemente dal loro segno ideologico.

La prossima firma dell’Accordo del Dialogo Politico e di Cooperazione tra Cuba e l’Unione Europea, che comprende l’eliminazione della Posizione Comune, un’ingerenza e la positiva evoluzione dei vincoli bilaterali con i suoi Stati membri sono fattori che contribuiscono a creare un clima propizio per lo sviluppo di una interrelazione reciprocamente vantaggiosa con questo importante blocco di nazioni.

A questo si unisce il recente accordo realizzato con il Club di Parigi, che permetterà di rendere normali le relazioni con la comunità finanziaria internazionale.

La visita a Cuba, l’anno scorso, del Papa Francisco,le sue prediche a favore della pace e l’equità, dello sradicamento della povertà, la difesa dell’ambiente e le sue analisi sulle cause dei principali problemi che colpiscono l’umanità, hanno contribuito ad stringere i vincoli tra la Santa Sede e Cuba, nella cornice del 80º anniversario del loro stabilimento.

Lo storico incontro a L’Avana tra Papa Francisco e il Patriarca Kirill, nel mese di febbraio scorso, ci ha onorato profondamente e ci ha permesso di reiterare l’impegno di Cuba con la preservazione della pace e la promozione del dialogo a livelli internazionali.

Sono sempre maggiori le minacce alla pace e alla sicurezza internazionale che derivano dal tentativo dell’imperialismo nordamericano d’imporre la sua posizione egemonica di fronte ai cambi nell’equilibrio mondiale della filosofia d’usurpazione e controllo delle risorse naturali strategiche, che si evidenziano nel crescente carattere offensivo e aggressivo della dottrina militare della NATO e nella proliferazione di guerre non convenzionali con il pretesto di affrontare “il terrorismo internazionale”; l’acuirsi delle contraddizioni con la Russia e la Cina e il pericolo di una guerra di dimensioni incalcolabili in Medio Oriente.

Come abbiamo avvertito già da tempo, l’espansione della Nato verso la frontiera con la Russia ha provocato gravi pericoli per la pace e la stabilità e questo si aggrava per applicazione di arbitrarie e ingiuste sanzioni unilaterali contro questo paese.

La situazione in Siria, a causa dell’intervento straniero ha avuto un saldo di centinaia di migliaia di vite ed enormi distruzioni.

Confidiamo nella capacità del popolo e del governo della Siria per incontrare una soluzione pacifica che preservi l’indipendenza e l’integrità territoriale di questa nazione.

Le ondate di rifugiati verso l’Europa commuovono la coscienza dell’umanità. Sono conseguenza dell’intervento straniero le guerre provocate dall’esterno e lo stesso sottosviluppo, ponendo in evidenza la doppia facciata e l’ipocrisia nel trattamento dei diritti umani, l’aumento della xenofobia, il razzismo e la discriminazione dei migranti, cosi come il rafforzamento delle forze neo fasciste.

Manteniamo la nostra tenace opposizione al terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, del quale siamo stati vittime dallo stesso trionfo della Rivoluzione.

Condanniamo l’occupazione di Israele dei territori palestinesi e di altri paesi arabi senza la cui soluzione non si otterrà una pace durevole in questa regione.

Reiteriamo la nostra solidarietà con la Repubblica Araba Saharaui Democratica nella lotta contro l’occupazione del suo territorio.

La sfavorevole situazione economica internazionale, marcata dall’aggravamento della crisi dei sistemi mondiali e le tendenze di recessione delle principali economie rendono più vulnerabili e precarie le situazioni dei paesi del Terzo Mondo, dove si accentuano l’ingiustizia e l’irrazionalità dell’ordine economico che è indispensabile sostituire e si pone in evidenza la necessità di costruire una nuova architettura finanziaria internazionale.

Consideriamo che se non accadrà non saranno viabili gli obiettivi proclamati in materia di sviluppo sostenibile e inclusione sociale nel Vertice delle Nazioni Unite, per l’approvazione dell’Agenda di Sviluppo Sostenibile 2030.

Ugualmente crediamo che la cornice di cooperazione accordata dopo il Vertice di Parigi sul cambio climatico è sempre limitata dalla persistenza e imposizione degli indici irrazionali di produzione e consumo incompatibili con la preservazione della specie umana. La mancanza di volontà politica delle nazioni industrializzate impedisce di stabilire impegni effettivi sui finanziamenti e il trasferimento di tecnologie a tono con il concetto di responsabilità comuni ma differenziate.

Nelle complesse circostanze della nostra regione e del mondo, la politica estera della Rivoluzione Cubana si manterrà fedele ai principi originali che abbiamo difeso nelle congiunture più difficili e di fronte alle più gravi minacce e sfide.

Finalmente, compagne e compagni, abbiamo davanti intense giornate di lavoro in questo Congresso, convinti che sarà un evento storico e fruttifero dal quale usciranno le indicazioni principali del nostro lavoro per la consecuzione di una nazione sovrana, indipendente, socialista ,prospera e sostenibile.

Molte grazie

Informe Central al 7mo. Congreso del Partido Comunista de Cuba, presentado por el Primer Secretario del Comité Cen­tral, General de Ejército Raúl Castro Ruz, La Habana, 16 de Abril de 2016, Año 58 de la Revolución

Compañeras y compañeros:

Damos inicio a las sesiones del 7mo. Congreso del Partido Comunista de Cu­ba cuando se cumple el 55 aniversario de la proclamación, por el Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, del carácter socialista de la Revolución, el 16 de abril de 1961, en la despedida del duelo de las víctimas en los bombardeos a las bases aéreas el día anterior, preludio de la invasión mercenaria por Playa Girón, organizada por el gobierno de los Estados Unidos y que fue derrotada en menos de 72 horas, gracias a las acciones previas acometidas por la Seguridad del Estado y al coraje de los combatientes del Ejército Rebelde, policías y milicianos, que por vez primera lucharon defendiendo el socialismo, bajo el mando directo de Fidel.

Nos reunimos hoy, a los cinco años exactos del anterior Congreso, con lo cual damos cumplimiento al Objetivo de trabajo No. 17 aprobado por la Primera Conferencia Nacional del Partido, que estableció mantener la periodicidad fijada en los Estatutos para la celebración de los congresos del Partido, salvo ante la amenaza de guerra, desastres naturales y otras situaciones excepcionales.

El 7mo. Congreso, órgano supremo de la organización partidista, cuenta con la participación de mil delegados, propuestos desde la base y electos democráticamente, que representan a más de 670 000 militantes, integrados en aproximadamente 54 500 núcleos.

Como podrá apreciarse, ha disminuido la militancia de nuestro Partido, lo que está influenciado por la negativa dinámica demográfica que afrontamos, el efecto de una política restrictiva de crecimiento desde el año 2004 y las insuficiencias propias en el trabajo de captación, retención y motivación del potencial de militantes. Cierto es también que en los últimos años se ha logrado frenar esta tendencia.

En el período transcurrido, se ha venido aplicando lo establecido en el Ob­jetivo No. 18 de la Primera Confe­rencia Nacional, de efectuar como mínimo dos plenos del Comité Central al año donde se analiza la marcha del proceso de implementación de los Lineamientos, el cumplimiento del Plan de la Economía y el Presupuesto y de los propios Objetivos señalados. En las sesiones ordinarias de la Asamblea Nacional del Poder Popular, órgano supremo del poder del Estado, se han debatido igualmente dos veces al año la ejecución del Plan de la Economía y el cumplimiento de los Lineamientos.

Arribamos al 7mo. Congreso con la presentación de cuatro importantes proyectos de documentos rectores, en varios de los cuales se comenzó a trabajar prácticamente al concluir el 6to. Congreso de la Organización. Estos son:

Primero: Reseña de la evolución de la economía en el quinquenio 2011-2015. Informe sobre los resultados de la implementación de los Lineamientos de la Política Económica y Social del Partido y la Revolución. Actualización de los Linea­mientos para el período 2016-2021.

Segundo: Bases del Plan Nacional de desarrollo económico y social hasta 2030: Propuesta de Visión de la nación. Ejes y sectores estratégicos.

Tercero: Conceptualización del modelo económico y social cubano de desarrollo socialista.

Cuarto: Trabajo del Partido en cumplimiento de los Objetivos aprobados en la Primera Conferencia Nacional y de las Directrices del Primer Secretario del Comité Central.

Son documentos abarcadores y de gran complejidad que marcarán el rum­bo del proceso revolucionario cubano, del Partido y de la sociedad hacia el futuro en la construcción de un socialismo próspero y sostenible.

Están estrechamente vinculados en­tre sí y debemos enfocarlos no como una obra totalmente terminada ni con un prisma estático o dogmático, sino que tras los debates en este evento, tal y como hicimos a partir del 6to. Congreso, serán sometidos a evaluaciones periódicas, don­de predomine una visión dinámica de estos documentos programáticos.

A diferencia del Congreso anterior cuando la propuesta de los Lineamientos fue sometida previamente a amplia consulta con la militancia del partido, la juventud comunista y el pueblo en general y posterior a su aprobación en ese evento se refrendó por la Asamblea Na­cional, en esta ocasión no se realizó ese proceso considerando que se trata de la confirmación y continuidad de la línea acordada hace cinco años en cuanto a la actualización de nuestro modelo económico y social.

Los cuatro proyectos enumerados que se presentan a este evento son resultado de una elaboración colectiva, con la participación de profesores universitarios, académicos, investigadores de las ciencias económicas y sociales y funcionarios del Gobierno y el Partido.

Para su análisis en las respectivas co­misiones, fueron debatidos en dos plenos del Comité Central del Partido, en los meses de diciembre y enero pasados, proceso que aportó más de 900 opiniones y sugerencias que conllevaron a la elaboración de una nueva versión para someterla al criterio de los delegados al Congreso, en reuniones en todas las provincias, a inicios de marzo, con la contribución de más de 3 500 invitados en representación de los diferentes sectores de la sociedad, incluidos todos los diputados de la Asamblea Nacional, con cuyas intervenciones y propuestas, que superaron la cifra de 8 mil 800, se preparó la versión final.

Es la primera vez que presentamos a un Congreso del Partido el tema de la Conceptualización, que recoge las bases teóricas y las características esenciales del modelo económico y social al que aspiramos como resultado del proceso de actualización.

A lo largo de estos cinco años se elaboraron ocho versiones de la Conceptua­lización que fueron analizadas sucesivamente, primero en las reuniones de la Comisión del Buró Político para el control de la implementación de los acuerdos del 6to. Congreso y posteriormente en el Buró Político y en los plenos del Comité Central, con la participación del Consejo de Ministros.

Por su parte, el proyecto relacionado con las bases del Plan Nacional de De­sarrollo hasta el 2030, es fruto de la labor realizada desde hace cuatro años por académicos y especialistas de los or­ganismos del gobierno y de la Comisión Permanente para la Implementación y Desarrollo. Aborda un asunto de alcance trascendental, cuya gran complejidad téc­nica no nos permitió llegar al Con­greso con el Plan Nacional de Desarrollo hasta el 2030 terminado, como era el propósito inicial, sino que se presentan sus bases, o sea, la Visión de la Nación y los Ejes y Sectores Estratégicos, lo cual nos proporciona una formidable herramienta para continuar trabajando hasta su conclusión, que esperamos alcanzar en el año 2017.

Hemos concebido que ambos documentos, es decir, la Conceptualización y las bases del Plan Nacional de Desa­rro­llo, luego de su análisis en el Con­greso, sean debatidos democráticamente por la militancia del Partido y la Unión de Jó­venes Comunistas, representantes de las organizaciones de masas y de am­plios sectores de la sociedad, con el propósito de enriquecerlos y perfeccionarlos.

Con ese fin solicitamos al Congreso que faculte al Comité Central que sea electo para introducir las modificaciones que resulten del proceso de consulta y su aprobación definitiva, incluyendo los ajustes pertinentes a los Lineamientos que se aprueben en este evento.

Desde la aprobación de los Linea­mien­tos por el pasado Congreso nos que­daba claro que el proceso de su im­plementación no constituiría un camino fácil, libre de obstáculos y contradicciones, así como que las transformaciones fundamentales requeridas para la actualización del modelo nos tomarían más de un quinquenio. La práctica ha confirmado la justeza de aquella apreciación. Hemos continuado avanzando con paso seguro, sin prisas, pero sin pausas, o sea, con la gradualidad e integralidad necesarias para alcanzar el éxito.

El obstáculo fundamental que hemos enfrentado, tal y como previmos, es el lastre de una mentalidad obsoleta, que conforma una actitud de inercia o de ausencia de confianza en el futuro. No han faltado, como era lógico esperar, sentimientos de nostalgia hacia otros mo­mentos menos complejos del proceso revolucionario, cuando existían la Unión Soviética y el campo socialista. En el otro extremo han estado presentes aspiraciones enmascaradas de restauración del capitalismo como solución a nuestros problemas.

Pese a ello se ha trabajado con sistematicidad e intensidad en la implementación de los Lineamientos, habiéndose implantado totalmente el 21% de los 313 aprobados. Se encuentran en la fase de implementación el 77% de ellos, mientras que no se ha iniciado en el 2%.

Estas cifras no logran mostrar con toda claridad cuánto se ha trabajado y avanzado en el proceso, que no es poco ni mucho menos, y encuentran su reflejo en la aprobación de 130 políticas y la emisión de 344 nuevas normas legales de diferentes rangos, la modificación de 55 y la derogación de 684. Sin embargo, la lenta puesta en práctica de las regulaciones jurídicas y su asimilación, sobre todo, ha dilatado la implantación de las políticas aprobadas.

Como resultado de la labor realizada en la implementación de los lineamientos y las nuevas tareas que se incorporaron al proceso de actualización del modelo económico, se somete a la consideración del Congreso una propuesta actualizada para el período 2016-2021, con un total de 268 lineamientos, de ellos 31 conservan la redacción original, 193 se modifican y se agregan 44 nuevos.

Al valorar el ritmo de las transformaciones en curso, no debe perderse de vista el hecho de que en el caso de Cuba jamás puede permitirse la aplicación de las llamadas “terapias de choque”, frecuentemente empleadas en detrimento de las clases más humildes de la sociedad. Esta premisa, que se corresponde con el principio de que nadie quedará desamparado, condiciona en gran medida la velocidad de la actualización del modelo económico cubano, en lo cual es innegable la influencia de la crisis económica internacional y en particular los efectos del bloqueo económico contra Cuba.

Las fórmulas neoliberales que propugnan la privatización acelerada del patrimonio estatal y de los servicios so­ciales, como la salud, la educación y la seguridad social, nunca serán aplicadas en el socialismo cubano.

Aun con las limitaciones económicas presentes, se han preservado y perfeccionado los servicios sociales a la población cubana en Educación, Salud, Cultura y Deportes y la Seguridad Social. Sin em­bargo, debemos insistir en la necesidad de mejorar sostenidamente su calidad.

Las transformaciones realizadas en el reordenamiento de estos sectores, a pe­sar de las quejas e incomprensiones iniciales que fueron debidamente esclarecidas o realizados los ajustes requeridos, han contribuido a elevar la calidad de los citados servicios con un menor costo presupuestario, lo que se evidencia en los indicadores de salud obtenidos, co­mo es el caso, por sólo mencionar un dato, de la tasa de mortalidad infantil de 4,2 por cada 1 000 nacidos vivos, semejante a la que se obtiene en muy pocos de los países más desarrollados.

El reordenamiento de la red escolar permitió reducir la cantidad de centros y alrededor de 250 000 alumnos internos, mientras que se invirtió la pirámide existente en la formación de técnicos medios y obreros calificados mediante el incremento de la matrícula en la educación técnico-profesional.

Está en marcha un programa de mantenimiento y recuperación de la infraestructura constructiva y el equipamiento del sistema de Educación.

En el sistema nacional de Salud se ha venido ejecutando un conjunto de medidas dirigidas a su reorganización, compactación y regionalización de los servicios, con el objetivo de mejorar el estado de salud de la población, incrementar la calidad y satisfacción del pueblo por los servicios que se le prestan y hacer eficiente y sostenible el sistema, a la vez que se garantiza su desarrollo.

El perfeccionamiento de las estructuras de dirección y el ajuste de las plantillas propició la disminución de 152 000 plazas y la reubicación de más de 20 000 médicos en la actividad asistencial. Estas decisiones, unidas a otras orientadas al uso racional de los recursos, permitieron la reducción del presupuesto asignado a la Salud en más de 2 000 millones de pesos.

De forma paralela, se han presentado dificultades en el suministro a las farmacias de medicamentos importados y de producción nacional y persisten condiciones higiénico-sanitarias que propician la trasmisión de enfermedades infecciosas como el cólera, dengue, chikungunya y últimamente el zika. En la actualidad se acomete el Plan de acción para el enfrentamiento a enfermedades trasmitidas por el mosquito Aedes que no puede verse como una efímera campaña más, sino que debe garantizar su sostenibilidad en el tiempo.

Las decisiones en la economía no pueden, en ningún caso, significar una ruptura con los ideales de igualdad y justicia de la Revolución y mucho menos resquebrajar la unidad de la mayoría del pueblo en torno al Partido. Tampoco se permitirá que como consecuencia de esas medidas se genere inestabilidad e incertidumbre en la población cubana.

Por eso insisto en que se requiere mu­cha sensibilidad e intencionalidad po­lítica para avanzar en la implementación de los Lineamientos. Es preciso asegurar más explicación al pueblo, más disci­plina y exigencia y un mayor y más cercano seguimiento al proceso de cambios. Hay que tener, como ya hemos dicho, los oídos y los pies bien puestos sobre la tierra.

La muestra más elocuente de la complejidad del proceso de implementación radica en la dualidad monetaria y cambiaria, asunto en el que no se ha dejado de trabajar a lo largo de estos años, y cuya solución no quedará para las calendas griegas, ya que aunque no representa la solución mágica a las distorsiones es­tructurales de la economía, significará un impulso fundamental para avanzar en el resto de las tareas de la actualización de nuestro modelo económico.

El ordenamiento monetario del país facilitará crear las condiciones requeridas para superar los nocivos efectos del igualitarismo y hacer realidad el principio socialista que expresa “de cada cual según su capacidad, a cada cual según su trabajo”. Con ello será posible rectificar el fenómeno de la llamada “pirámide in­vertida” que no permite retribuir de manera justa el trabajo en función de su cantidad, calidad y complejidad y que el nivel de vida se corresponda con los in­gresos legales de los ciudadanos, generando desmotivación de la fuerza laboral y también en los cuadros, lo cual desestimula su promoción a mayores responsabilidades.

Es propicia la ocasión para ratificar, una vez más, la decisión de garantizar los depósitos bancarios en divisas internacionales, en pesos cubanos convertibles y pesos cubanos, así como el efectivo en poder de la población y las personas jurídicas extranjeras y nacionales.

La empresa estatal socialista, definida como la forma principal de gestión en la economía nacional, se encuentra en una posición desventajosa en comparación con el creciente sector no estatal que se beneficia por trabajar en un circuito monetario basado en la tasa de cambio de 1 X 25, mientras que para ella rige la paridad del CUC con el peso cubano. Esta importante distorsión deberá ser solucionada a la mayor brevedad posible, en el marco de la unificación monetaria y cambiaria.

Esa anomalía sumada al discreto de­sempeño de nuestra economía no ha permitido avanzar sustancialmente en la implementación de los lineamientos vinculados a la eliminación paulatina de las gratuidades indebidas y los subsidios excesivos, teniendo en cuenta que no se ha podido generalizar el incremento de los ingresos de los trabajadores, ni asegurar la oferta estable de determinadas mercancías en el mercado liberado.

A pesar de que se disminuyeron o su­primieron algunos productos de la ca­nasta familiar normada, dígase la famosa libreta de abastecimientos, y se trasladó la venta minorista de estos al mercado liberado a precios no subsidiados, se mantiene un alto nivel de subsidio en una variada gama de productos y servicios básicos.

Por otra parte, el elevado índice de envejecimiento de la población cubana, la cual además migra del campo a las ciudades, se concentra y eleva su nivel de calificación, representa un problema estratégico para el desarrollo, que se origina en la existencia desde hace años de un conjunto de factores socioeconómicos y culturales no fáciles de revertir. Fue elaborada la Política para enfrentar esta situación, definiéndose 76 medidas y 252 acciones, cuya aplicación será gradual dependiendo del desempeño de la economía y los resultados se obtendrán en el largo plazo.

Fue aprobada la Política para la In­versión Extranjera, reconocida como una fuente importante y necesaria para el desarrollo del país y se puso en vigor una nueva Ley en esta materia, la cual a la par de brindar incentivos y seguridad jurídica a los inversionistas, preserva la soberanía nacional, la protección del medio ambiente y el uso racional de los recursos naturales.

Se constituyó la Zona Especial de De­sa­rrollo del Mariel con ventajas adicionales para la atracción de inversionistas nacionales y foráneos, y se aseguró el marco jurídico y la infraestructura necesaria para su asentamiento y despliegue productivo con el objetivo de generar exportaciones, promover la sustitución de importaciones, propiciar la transferencia de tecnologías y habilidades gerenciales de los cuales apenas sabemos nada, generar fuentes de empleo y de financiamiento de largo plazo y conformar la logística que facilite alcanzar altos niveles de eficiencia.

Sin menospreciar en lo más mínimo el obstáculo que en este sentido significa el bloqueo norteamericano y su aplicación extraterritorial, se requiere dejar atrás prejuicios arcaicos respecto a la inversión extranjera y avanzar resueltamente en la preparación, diseño y concreción de nuevos negocios.

El destino de las inversiones se ha mo­dificado sustancialmente, si hace 5 años la esfera productiva y las infraestructuras recibían el 45% de ellas, en el 2015 acumularon el 70%. Asimismo, en el proceso inversionista se ha incrementado el rigor y el control en el cumplimiento de los planes y en sentido general mejoraron sus indicadores, a pesar de que se mantienen no pocas tensiones en los suministros y el aseguramiento de fuerza de trabajo debidamente calificada y mo­tivada, al tiempo que subsiste la improvisación, superficialidad y falta de integralidad a causa de una incorrecta preparación de las obras, lo que conduce a dilatados plazos de ejecución y afectaciones en la calidad de las terminaciones.

En el propósito de fortalecer el papel de la empresa estatal socialista y su autonomía, se ha avanzado en la separación de las funciones estatales de las empresariales, modificándose de manera paulatina las relaciones de los organismos del Gobierno con las empresas, cuyos directivos cuentan hoy con mayores facultades para su gestión.

No obstante, este es un trayecto que no se recorre en un día, semanas o me­ses, sino que madurará a mediano y lar­go plazos en la medida en que se consoliden las condiciones organizativas, la capacitación de los cuadros y se supere el hábito de esperar por instrucciones des­de arriba para actuar en el marco de fa­cultades ya otorgadas, en lugar de promover la iniciativa y el espíritu emprendedor.

Ha continuado al propio tiempo el avance del proceso de perfeccionamiento de los organismos de la Admi­nistra­ción Central del Estado y entidades na­cionales incluyéndose, en una primera etapa, a los organismos globales y de la esfera productiva. Se concluyó el proceso en cuatro de ellos, se extinguieron o fusionaron cuatro y 13 están en la etapa de implantación. Prosigue el trabajo con los organismos vinculados a los principales servicios a la población.

También se encuentra en fase de implementación el experimento que se desarrolla en las provincias de Artemisa y Mayabeque, con vistas a su posterior generalización, que entre otros aspectos persigue la separación de funciones de la dirección de las asambleas del Poder Popular y de los Consejos de Adminis­tra­ción, lo que permite que las asambleas se concentren en la atención directa a los delegados, consejos populares y al trabajo de las Comisiones en su labor de control y fiscalización.

La aplicación del nuevo modelo en las administraciones locales ha conducido a una notable reducción de los cargos de esos órganos en provincia y municipio, sin generar inestabilidad en su funcionamiento, favoreciendo su autoridad para ejercer las funciones estatales asignadas.

Tal y como se expresa en las conclusiones del proyecto de informe sobre los resultados de la implementación de los Lineamientos, han existido insuficiencias y deficiencias por parte de los organismos y entidades, incluyendo la propia Comisión Permanente para la Im­ple­mentación y Desarrollo, ocasionando dilaciones en la aplicación de algunas medidas, la conformación de propuestas que adolecían de falta de integralidad o con una visión limitada, fundamentalmente en lo referido a la valoración de los niveles de riesgo y en la apreciación correcta de los costos y beneficios de determinadas medidas.

También se manifestaron problemas en la conducción y control de las políticas aprobadas y en la divulgación y capacitación a los diferentes niveles de dirección. Sobre todo en este último aspecto de la capacitación de los diferentes niveles de dirección hubo quien se creyó que elaborando un papel y mandándolo de un extremo al otro del país y pidiendo que se lo estudiaran los cuadros ya se resolvía el problema, y cuando fuimos a ver cada uno aplicó la medida a su manera; así sucedió con la Resolución 17 del Ministerio de Trabajo y Seguridad Social, en un tema tan importante como ese, sobre el cual haré una breve referencia en el transcurso de este discurso.

En algunos casos ha faltado sentido de la urgencia cuando los efectos en la práctica no han sido los deseados y hasta, en ocasiones, contrarios al espíritu de las medidas adoptadas, lo que se traduce en que al no enfrentar decididamente una desviación cuando todavía es pequeña, luego de su masificación la justa rectificación se convierte en un problema político.

Un ejemplo gráfico de lo anterior lo representa el comportamiento de los precios de los productos agropecuarios con la reaparición del fenómeno de la especulación y el acaparamiento en beneficio de unos pocos y en detrimento de la mayoría de la población.

Aunque comprendemos que el factor primordial en el crecimiento de los precios reside en un nivel de producción que no satisface la demanda y que el avance en esta materia está condicionado por factores objetivos y subjetivos, no podemos quedarnos con los brazos cruzados ante la irritación de los ciudadanos por el manejo inescrupuloso de los precios por parte de intermediarios que solo piensan en ganar cada vez más.

El reconocimiento del mercado en el funcionamiento de la economía socialista no implica que el Partido, el Gobierno y las organizaciones de masas dejen de cumplir su papel en la sociedad de en­frentar cualquier situación que dañe a la población, ni mucho menos decir: “es una cuestión del Gobierno, yo no me puedo meter”. Yo Partido, yo Gobierno, de cualquier nivel, y yo miembro de una organización de masas me metería en cualquier problema injusto que afecte a nuestra población (Aplausos).

Por eso, apenas se produjo la discusión en el Parlamento sobre este tema, que recordarán sobre todo los diputados aquí presentes y que tardamos mucho en reaccionar, apoyé inmediatamente al Segundo Secretario del Partido, compañero Machado Ventura, que salió al combate por todo el país enfrentándose a ese problema (Aplausos).

Y debemos sacar la conclusión de este hecho, como de otros muchos, que lo peor que puede haber, lo peor que puede hacer un revolucionario o una simple persona honesta, comunista o no, es quedarse cruzado de brazos ante un problema. No tenemos derecho, mucho me­nos en los tiempos en que estamos viviendo y en los cambios que estamos introduciendo. Es una experiencia que vale la pena recordar, porque nos la podemos encontrar cientos de veces, por no decir miles de veces, en el cumplimiento de esta gigantesca tarea que estamos elaborando para el mejoramiento de nuestro país y de nuestro socialismo.

La introducción de las reglas de la oferta y la demanda no está reñida con el principio de la planificación. Ambos conceptos pueden convivir y complementarse en beneficio del país, como se ha demostrado exitosamente en los procesos de reforma en China y de renovación en Vietnam, como ellos lo califican. No­sotros le hemos llamado actualización porque no vamos a cambiar el objetivo fundamental de la Revolución.

Positivas son las experiencias obtenidas en algunas provincias con la adopción reciente de una serie de medidas organizativas, entre ellas, el incremento del acopio en interés de asegurar la presencia de productos en los mercados estatales, induciendo la disminución de los precios de oferta y demanda. Este es un asunto que requiere un seguimiento cons­tante por parte de todas las instituciones involucradas.

En medio de estas circunstancias los salarios y pensiones siguen siendo insuficientes para satisfacer las necesidades básicas de la familia cubana. Aunque el salario medio experimentó un crecimiento del 43% en el período 2010-2015, este se concentró en los dos últimos años, a partir de las decisiones adoptadas a favor de los trabajadores de la Salud Pública, la Inversión Extranjera, la esfera del Deporte y por la flexibilización en los sistemas de pago en el sector empresarial. Sin embargo, no ha sido posible extender a la mayoría de las actividades presupuestadas los incrementos salariales previstos en la política aprobada.

La implementación de los nuevos sistemas de pago por resultado establecidos por la Resolución No. 17 del Ministerio de Trabajo y Seguridad Social, a la que hice mención hace un instante, si bien influyó en sentido general en la elevación de la motivación de los trabajadores y el aumento de la productividad, que pude precisar personalmente visitando diferentes fábricas y conversando con los trabajadores, cierto es que también se presentaron múltiples deficiencias, originadas en lo fundamental por la inadecuada preparación de condiciones previas, in­cluyendo la capacitación de los directivos empresariales y el seguimiento.

En esta cuestión igualmente se tardó en corregir las incongruencias conceptuales que se pusieron de manifiesto en su aplicación.

Las experiencias nos enseñan que no basta con que los documentos normativos estén bien elaborados, hay que preparar a los ejecutores directos y pasado un tiempo volverles a dar algunos cursillos y controlar cómo están sus conocimientos para la aplicación de estas im­portantes actividades, comprobar su dominio de las regulaciones, exigir con sistematicidad que se cumplan en la práctica las disposiciones y reaccionar oportunamente ante las desviaciones, impidiendo que se conviertan en problemas políticos mayores.

Nuestro Héroe Nacional, José Martí, razonó que “Gobernar es prever”, ¡qué simples palabras, son solo tres! ¿Será posible que a algunos de nuestros funcionarios les sea tan difícil aprenderse esas tres palabras de las enseñanzas martianas? Es decir, “gobernar es prever”. Tenemos que aprender a prever pa­ra evitarnos bastantes problemas. Debo reconocer que en general durante la implementación de los Lineamientos no hemos sido suficientemente previsores ni ágiles para actuar en la corrección de las deficiencias.

Además de no prever, después nos ponemos a pensar cómo resolver el problema que se creó y no tenemos la agilidad necesaria para enfrentar inmediatamente al problema. Estoy hablando con toda crudeza, como corresponde en un congreso de nuestro Partido Co­munista y en todas las reuniones de los comunistas.

Ha proseguido la ampliación del sector no estatal de la economía, en tanto el empleo estatal se reduce del 81,2% en el 2010 a 70,8 en el 2015. Algo más de medio millón de cubanos están registrados como trabajadores por cuenta propia, prestan servicios y generan producciones muy necesarias. Se va conformando una atmósfera que no discrimina ni estigmatiza el trabajo por cuenta propia debidamente autorizado; sin embargo se han presentado manifestaciones de corrupción e ilegalidades, ante las cuales el enfrentamiento ha resultado, una vez más, insuficiente y tardío, como es el caso por ejemplo de conductas evasoras del pago de tributos y el ejercicio ilegal de actividades no permitidas.

Reafirmamos el principio socialista del predominio de la propiedad de todo el pueblo sobre los fundamentales me­dios de producción, así como la necesidad de descargar al Estado de otras actividades no determinantes en el desarrollo de la nación.

Como mismo aspiramos a mayor eficiencia y calidad en la producción y servicios del sector estatal, también favorecemos el éxito de las formas no estatales de gestión, sobre la base, en todos los casos, del estricto cumplimiento de la legislación vigente.

Continúa en fase experimental la crea­ción y funcionamiento de cooperativas de producción no agropecuarias, principalmente en el comercio, la gastronomía, servicios técnicos, pequeña industria y la construcción.

En esta actividad también se han producido algunos logros, pero igualmente se han puesto de manifiesto deficiencias, que parten de la insuficiente preparación y divulgación de la política aprobada y las normativas emitidas —a las que hemos hecho referencia en varias ocasiones en este informe—, inadecuada organización y control de la contabilidad, aumento de los precios y restricciones para acceder a suministros y servicios en el mercado mayorista.

Al propio tiempo ha resultado inapropiada la conducción y control de este experimento por las instancias correspondientes, razón por la que decidimos concentrar el esfuerzo en consolidar las cooperativas ya creadas y avanzar con gradualidad.

En medio de un entorno internacional desfavorable, caracterizado por la crisis económica global iniciada a finales de la década pasada, en el quinquenio 2011-2015 el producto interno bruto de nuestro país creció a una tasa promedio anual del 2,8 %, no suficiente para asegurar la creación de las condiciones productivas y de infraestructura requeridas para avanzar en el desarrollo y mejorar el consumo de la población.

En este complejo contexto se ejecutó un conjunto de acciones enfiladas al sa­neamiento de las finanzas externas del país y en particular el reordenamiento de la deuda, cuestión en la que se han logrado resultados significativos y que, de conjunto con el cumplimiento de los com­pro­misos financieros asumidos, con­tribuye al restablecimiento de la credibilidad in­ternacional de la economía cubana y fa­vorece mayores posibilidades de comercio, in­versiones y financiamiento para el desarrollo.

No podemos retroceder en esta esfera y con ese propósito debemos asegurar un adecuado balance en la toma de créditos y su estructura, el pago de las deudas reordenadas, la deuda corriente y el cumplimiento del plan. Nunca más de­be­mos volver a empeñarnos.

Foto: Juvenal Balán

Por otra parte, se viene introduciendo un conjunto de medidas diseñadas para eliminar trabas que desestimulaban a las diferentes formas productivas de nuestra agricultura, pero no han madurado y el ritmo de crecimiento de la producción agropecuaria todavía no es suficiente, mientras que, como media, cada año el país debió dedicar alrededor de 2 mil millones de dólares a la importación de alimentos, la mitad de los cuales podemos producir en Cuba y hasta exportar los excedentes.

Continúa expandiéndose la exportación de servicios médicos y el turismo, los que aportan más de la mitad de los ingresos en divisas del país, al tiempo que se reduce el peso específico de las exportaciones tradicionales, golpeadas por la caída de sus precios.

Esta realidad corrobora la conveniencia de proseguir diversificando nuestras fuentes de ingreso para no volver jamás a depender de un mercado ni de un producto y desarrollar relaciones comerciales y de cooperación mutuamente ventajosas con todos los países, configurando un adecuado equilibrio en esta esfera.

El innegable prestigio internacional de la medicina cubana, fruto genuino de la Revolución y de los desvelos del compañero Fidel, encierra enormes potencialidades todavía no explotadas en toda su dimensión, como por ejemplo la prestación de servicios médicos a pacientes extranjeros en Cuba, para lo cual se acometen inversiones que en definitiva también reportarán beneficios a la población cubana, que accede gratuitamente a la salud pública.

En cuanto al turismo, en los años transcurridos desde el 6to. Congreso se pusieron en explotación más de 10 900 nuevas habitaciones y se restablecieron otras 7 000, complementándose con el aumento hasta más de 14 000 de las habitaciones que arriendan en CUC los trabajadores por cuenta propia y el despliegue de instalaciones y servicios extrahoteleros, lo que ha permitido proseguir la senda ascendente de esta importante rama de la economía, que posee grandes posibilidades para impulsar el desarrollo de otros sectores y generar encadenamientos productivos.

El programa de inversiones hoteleras en los principales destinos del país marcha a buen ritmo y se retoma la construcción de emblemáticos hoteles de lujo en la capital para enfrentar el déficit habitacional existente. Cada hotel que se inaugura es una fábrica más que ge­nera dentro de nuestras fronteras ingresos de exportación muy necesarios para el país.

El pasado año se sobrepasó por primera vez la cifra de tres millones y medio de visitantes. Se viene consolidando la competitividad del producto turístico cubano en mercados emisores diversificados, sin ignorar las insuficiencias presentes que conspiran contra la calidad de los servicios.

Se vienen conformando condiciones para que en el quinquenio 2016-2020 ob­tengamos resultados superiores y crear en nuestra economía las bases para un desarrollo económico-social sostenible.

En la parte introductoria de este informe explicamos que por primera vez se presenta al máximo evento de nuestro Partido un Proyecto de conceptualización del modelo económico y social cu­bano.

El objetivo principal de este documento es exponer y fundamentar con claridad los rasgos principales del modelo, de modo que sirva de guía teórica y conceptual a la construcción del socialismo en Cuba, en correspondencia con nuestras características y esfuerzos propios, to­mando como base la historia de la na­ción y del proceso revolucionario, la cultura nacional, las condiciones internas y la situación internacional, así como las experiencias de los procesos de desarrollo económico y social socialista en otros países.

Los principios que sustentan la conceptualización parten del legado martiano, el marxismo-leninismo, el pensamiento del Líder Histórico de la Revolución Cubana, Fidel Castro Ruz, y la propia obra de la Revolución.

Como ya expuse, la complejidad teórica y práctica de este Proyecto y su trascendental repercusión de cara al futuro, aconsejan que no sea aprobado en el marco de este Congreso. En su lugar proponemos a los delegados continuar el debate y adoptar, en principio, ese Pro­yecto para que sirva de base al profundo y democrático proceso de análisis por la militancia del Partido y la Unión de Jó­venes Comunistas, así como por am­plios sectores de nuestra sociedad, con cuyos resultados se presentará a la aprobación definitiva del Comité Cen­tral. O sea, por las razones expuestas, continuar discutiéndolo desde los municipios, y con la participación democrática de todo el Par­tido, la juventud, representantes de las organizaciones de masas, etcétera, con el objetivo de concluir su elaboración y se faculta al Comité Central del Partido para su aprobación. Además, se supone que se presente a la Asamblea Nacional, ór­gano supremo del poder del Estado que es a quien le corresponde darle el valor legal.

Uno de los aspectos novedosos que ha suscitado mayor atención y hasta cierta polémica, es el referido a las relaciones de propiedad, y es lógico que así sea, ya que en dependencia del predominio de una forma de propiedad sobre las demás se determina el régimen social de un país.

En Cuba socialista y soberana la propiedad de todo el pueblo sobre los me­dios fundamentales de producción es y continuará siendo la forma principal de la economía nacional y del sistema so­cioeconómico y por tanto constituye la base del poder real de los trabajadores.

El reconocimiento de la existencia de la propiedad privada ha generado in­quietudes honestas de no pocos de los participantes en las discusiones previas al Congreso, quienes expresaron preocupaciones de que al hacerlo estaríamos dando los primeros pasos hacia la restauración del capitalismo en Cuba. En mi condición de Primer Secretario del Comité Central del Partido estoy en el deber de aseverar que ese no es, en lo más mínimo, el propósito de esta idea conceptual.

Se trata precisamente, compañeras y compañeros, de llamar a las cosas por su nombre y no refugiarnos en ilógicos eufemismos para esconder la realidad. El incremento del trabajo por cuenta propia y la autorización de la contratación de fuerza de trabajo ha conllevado en la práctica a la existencia de medianas, pequeñas y microempresas privadas que hoy funcionan sin la debida personalidad jurídica y se rigen ante la ley por un marco regulatorio diseñado para las personas naturales dedicadas a pequeños negocios que se realizan por el trabajador y su familia.

Foto: Juvenal Balán

El Lineamiento No. 3 aprobado por el 6to. Congreso y que se propone mantener y reforzar en el proyecto actualizado precisa rotundamente que “en las formas de gestión no estatales no se permitirá la concentración de la propiedad”, y se adiciona que “tampoco de la riqueza”; por tanto, la empresa privada actuará en límites bien definidos y constituirá un elemento complementario del entramado económico del país, todo lo cual deberá ser regulado por la Ley.

No somos ingenuos ni ignoramos las aspiraciones de poderosas fuerzas externas que apuestan a lo que llaman el “empoderamiento” de las formas no estatales de gestión, con el fin de generar agentes de cambio en la esperanza de acabar con la Revolución y el socialismo en Cuba por otras vías.

Las cooperativas, el trabajo por cuenta propia y la mediana, pequeña y microempresa privada no son por su esencia antisocialistas ni contrarrevolucionarias y la enorme mayoría de quienes allí laboran son revolucionarios y patriotas que defienden los principios y se benefician de las conquistas de esta Revolución.

El cuarto proyecto de los documentos mencionados que se somete al 7mo. Congreso es el referido al trabajo del Partido en cumplimiento de los objetivos aprobados en su Primera Conferencia Nacional. Sobre el particular considero que han existido progresos en la superación de los métodos y estilos de trabajo que propiciaban la suplantación e interferencia por el Partido de las funciones y decisiones que corresponden al Estado, gobierno e instituciones administrativas. En su lugar se han desarrollado con sistematicidad el ejercicio de la dirección y el control partidista sobre el cumplimiento de los acuerdos del 6to. Congreso, sin dejar de actuar de conjunto con las autoridades en la atención directa de situaciones que afectan a la población como ya señalamos.

La autoridad moral del Partido exige de sus militantes, en particular de quienes ostentan responsabilidades de dirección, ejemplaridad, combatividad, preparación, así como demostradas cualidades éticas, políticas e ideológicas y estrecho y permanente vínculo con las masas.

El Partido ha seguido promoviendo la participación de los colectivos de trabajadores, estudiantes y el pueblo en la ejecución de las políticas y las medidas vinculadas al proceso de actualización del modelo económico, coadyuvando a transformar el actuar de los militantes, núcleos del Partido y cuadros, a partir de nutrirse de modo sistemático de las opiniones y propuestas de las masas.

Igualmente se ha alcanzado un mayor vínculo y atención por el Partido a la Unión de Jóvenes Comunistas, a las or­ganizaciones estudiantiles y los movimientos juveniles, con el objetivo de elevar su protagonismo y desarrollar la la­bor político-ideológica con los militantes y jóvenes, lo que presupone la defensa de su independencia orgánica e incentivar las iniciativas.

Al mismo tiempo el Partido ha priorizado la atención a las organizaciones de masa, que en este período asumieron considerables transformaciones en su quehacer y celebraron sus respectivos congresos, en cuya preparación y de­sarrollo se generó un amplio debate so­bre el funcionamiento de estas organizaciones, el cumplimiento de sus funciones y la labor político-ideológica.

Hemos constatado que ha continuado el estrechamiento de los vínculos del Partido y el resto de nuestros órganos y entidades con las diferentes instituciones, organizaciones religiosas y asociaciones fraternales en las variadas facetas de la vida nacional, lo que ha contribuido a la unidad de los cubanos, creyentes y no creyentes.

Debe tenerse muy en cuenta que en la propia medida en que se avance en la implementación del nuevo modelo, se irá configurando un escenario distinto para la organización partidista, caracterizado por la creciente heterogeneidad de los sectores y grupos en nuestra sociedad, que se origina en la diferenciación de sus ingresos. Todo ello impone el reto de preservar y fortalecer la unidad nacional en circunstancias distintas a las que nos habituamos en etapas anteriores.

El artículo No. 5 de la Constitución de la República consagra al Partido Comu­nista de Cuba como la fuerza dirigente superior de la sociedad y del Estado que organiza y orienta los esfuerzos comunes hacia la construcción del socia­lismo.

Los Estatutos de la organización lo definen como fiel continuador del Parti­do Revolucionario Cubano que fundó Martí para dirigir la lucha por la independencia, del primer Partido comunista simbolizado en Carlos Baliño y Julio Antonio Mella y fruto de la fusión voluntaria de las tres organizaciones revolucionarias que protagonizaron la lucha contra la tiranía batistiana.

En Cuba tenemos un Partido único, y a mucha honra, que representa y garantiza la unidad de la nación cubana, arma estratégica principal con que hemos contado para edificar la obra de la Revo­lución y defenderla de todo tipo de amenazas y agresiones. Por ello, no es nada casual que se nos ataque y exija, desde casi todas partes del planeta para debilitarnos, que nos dividamos en varios partidos en nombre de la sacrosanta democracia burguesa. Son conceptos que no deben prestarse a la confusión, ni hoy ni nunca. Si lograran algún día fragmentarnos, sería el comienzo del fin, ¡no olviden nunca esto!, si lograran algún día fragmentarnos sería el comienzo del fin en nuestra patria, de la Revolución, el socialismo y la independencia nacional, forjados con la resistencia y el sacrificio de varias generaciones de cubanos des­de 1868.

Creo que me deben permitir una pequeña anécdota, muy real, que yo la cuento y la disfruto bastante y quisiera compartir con ustedes.

Como es natural, con representantes de diferentes niveles de los Estados Unidos he tenido que discutir y reunirme mucho, y con algunos que sin ser nor­teamericanos, representan a otros países y también a ellos. Cuando hemos entrado a discutir derechos humanos, pues he­mos dicho que estamos dispuestos a discutir sobre todas esas cuestiones… Me han pasado una nota que dice: “Es­tamos en vivo”. Yo creo que lo que estamos es vivos (Risas y aplausos).

Yo disfruto y quiero también que lo disfruten todos los que tienen la amabilidad de vernos en vivo, incluido en el exterior. Hemos dicho que estamos dispuestos a hablar de todos los derechos humanos.

Revisando documentos el otro día sobre los Tratados y Convenciones, en esta materia que nadie los cumple todos, resulta que nosotros somos parte de 44, y los Estados Unidos de solo18. Yo les he dicho que mientras se pretenda seguir politizando los derechos humanos eso no va a caminar; por ejemplo, para nosotros salario igual por igual trabajo, sea hombre o mujer, es un derecho humano. En otros países, entre ellos los Estados Unidos, no lo es, las mujeres ga­nan menos y así se pueden citar decenas de los llamados derechos humanos.

La atención médica gratuita en Cuba es un derecho humano, ¿en cuántos países del mundo lo es? En muchos no es un derecho humano, es un negocio. En nuestro país la educación es gratuita, ¿en cuántos países del mundo la educación es gratuita? Es un negocio también. Es decir, que este tema de los derechos humanos lo discutimos con el que sea y donde sea, y a los que tengan la razón se la daremos.

Lo que más disfruto, hablando de los derechos políticos, es cuando me dicen que en Cuba nada más hay un partido. Y yo les contesto: “Sí, igual que ustedes, tienen un solo partido”, y los norteamericanos me contestan: “No, nosotros tenemos dos.” Y como si yo no lo supiera, me dicen sus nombres: “Demócrata y Repu­blicano.” “Correcto, eso es correcto, eso es igual que si en Cuba tuviéramos dos par­tidos, Fidel dirige uno y yo el otro” (Risas y aplausos).

Seguro que Fidel va a decir: “Yo quiero dirigir el comunista”, yo diré: “Bueno, yo dirigiré el otro, no importa el nombre” (Risas).

Como expresábamos, aquí había tres organizaciones: 26 de Julio, el Partido So­cialista Popular y el Directorio Revo­lucionario 13 de Marzo. Podíamos haber hecho tres partidos; pero todos coincidieron en la necesidad de unirse para hacer un solo partido, y fusionar sus respectivos órganos de prensa, para ser más fuertes; todos sus dirigentes tuvieron una magnífica y decisiva actitud en dar ese paso, ¿por qué vamos a dividirnos ahora? Lo que sí tiene que ser es un partido muy democrático, que es a lo que aspiramos, y que se pueda discutir con profundidad y entera libertad cualquier problema.

La propia CTC, los obreros se tienen que unir para ser más fuertes, en cualquier agencia de prensa occidental que usted lea algo que haga referencia a nuestra Central de Trabajadores, añaden entre paréntesis: única, como si eso fuera un delito.   Ellos quieren modelar al mundo —ya saben a quiénes me refiero: a los Estados Unidos y a todos los que los acompañan—, ajustar al mundo a sus conveniencias, es lo que quieren hacer, y por eso debemos estar alertas hoy más que nunca. Ellos mismos han dicho: 50 años de bloqueo no dio resultado y no pudimos aislar a Cuba, por el contrario, estábamos corriendo el riesgo de quedarnos aislados nosotros en América Latina. Hay que cambiar eso. ¿Y por qué lo van a cambiar?, por otros métodos más difíciles de combatir. De ahí la im­portancia de estas cuestiones que deben estar suficientemente claras en nuestras mentes y en nuestro pueblo.

No es ocioso reiterar que son conceptos que no deben prestarse a la confusión, ni hoy ni nunca. Si lograran algún día fragmentarnos, sería el comienzo del fin en nuestra patria, de la Revolución, el Socialismo y la independencia nacional, forjados con la resistencia y el sacrificio de varias generaciones de cubanos des­de 1868.

La existencia de un partido único presupone estimular el más amplio y sincero intercambio de opiniones, tanto dentro de la organización partidista como en su vínculo en la base con los trabajadores y la población. El Partido está obligado a potenciar y perfeccionar de manera permanente nuestra democracia, para lo cual es imprescindible superar definitivamente la falsa unanimidad, el formalismo y la simulación. El Partido está en el deber de favorecer y garantizar la participación cada vez mayor de la ciudadanía en las decisiones fundamentales de la sociedad. No tenemos ningún miedo a opiniones distintas ni a las discrepancias, pues solo la discusión franca y honesta de las diferencias entre los revolucionarios nos conducirá a las mejores deci­siones.

Sabemos que el Partido y la Re­vo­lución cuentan con el apoyo mayoritario del pueblo, es un hecho que nadie puede negar, no obstante, no ignoramos que en determinados sectores de la población existen manifestaciones de falta de compromiso y desinterés por los asuntos de la vida política y que se mantienen opiniones negativas sobre la ejemplaridad de algunos militantes y cuadros, así como su desvinculación de nuestro pueblo.

Se ha verificado en el período más reciente un crecimiento de las acciones enfiladas a fomentar valores de la sociedad de consumo; la división, la apatía, el desaliento, el desarraigo y la falta de confianza en la dirección de la Revolución y el Partido, sembrando una matriz de opinión que trata de mostrarnos como una sociedad sin futuro.

Se estimula la emigración ilegal y de­sordenada de jóvenes y de especialistas de diversos sectores al amparo de la Ley de Ajuste Cubano, la Política de pies secos-pies mojados y el Programa de parole, o sea, el permiso para residir en los Estados Unidos, otorgado con absoluta rapidez, para nuestros médicos, los que prestan servicios en el exterior, cuestiones a las que me referiré más adelante.

En estas circunstancias se impone fortalecer una labor preventiva inteligente, firme y sistemática y elevar las exigencias y el control por parte de los órganos encargados del enfrentamiento a la subversión político-ideológica, así como levantar la combatividad de los militantes, la vigilancia en los centros de trabajo y la labor ideológica con las nuevas generaciones, potenciando el insustituible papel de la familia y la escuela. Repito: ¡Potenciando el insustituible papel de la familia y la escuela!

Se ha avanzado en las acciones dirigidas a forjar una cultura comunicacional en el país y disminuyeron las manifestaciones de secretismo, sin embargo continúan presentándose vacíos informativos e interpretaciones erróneas a causa de que todavía no es suficiente la divulgación de la marcha del proceso de actualización y la implementación de las políticas aprobadas.

La influencia en nuestra realidad de las complejidades del mundo en que vivimos, la política de hostilidad y acoso, las acciones dirigidas a introducir plataformas de pensamiento neoliberal y de restauración capitalista apoyadas por una perversa estrategia de subversión político-ideológica que atenta contra las esencias mismas de la Revolución y la cultura cubana, la historia y los valores que en ella se han forjado, la innegable existencia de problemas acumulados en la sociedad, a lo que se suma el propio proceso de implementación de los Li­neamientos y los profundos cambios en que nos encontramos inmersos, así como el nuevo escenario en las relaciones entre Cuba y los Estados Unidos, son hechos que imponen elevados desafíos al trabajo ideológico. Esos programas van dirigidos hacia los sectores que el enemigo identifica como los más vulnerables y abarca a los jóvenes, la intelectualidad, los trabajadores asociados a las formas no estatales de gestión y las comunidades con mayores dificultades materiales y económicas.

A la par que salvaguardamos en el pueblo la memoria histórica de la nación y perfeccionamos la labor ideológica di­ferenciada, con especial énfasis hacia a la juventud y la niñez, debemos afianzar entre nosotros la cultura anticapitalista y antiimperialista, combatiendo con argumentos, convicción y firmeza las pretensiones de establecer patrones de la ideología pequeño burguesa caracterizados por el individualismo, el egoísmo, el afán de lucro, la banalidad y la exacerbación del consumismo.

El mejor antídoto contra las políticas de subversión consiste en trabajar con integralidad y sin improvisación, hacer bien las cosas, mejorar la calidad en los servicios a la población, no dejar acumular problemas, reforzar el conocimiento de la historia de Cuba, la identidad y cultura nacionales, enaltecer el orgullo de ser cubano y propagar en el país un ambiente de legalidad, defensa del patrimonio público, de respeto a la dignidad de las personas, los valores y la disciplina social.

El desarrollo de la economía nacional, junto a la lucha por la paz y la firmeza ideológica, constituyen las principales misiones del Partido. La economía sigue siendo la asignatura pendiente fundamental y la labor político-ideológica es un asunto permanente vinculado íntimamente con la batalla económica, pues asegura la participación consciente, activa y comprometida de la mayoría de la población en el proceso de actualización del modelo económico y social.

En materia de la política de cuadros también se avanzó, aunque no nos da­mos por satisfechos. Se han dado pasos importantes en la preparación y recalificación de los cuadros partidistas, estatales, gubernamentales y empresariales, aunque se requiere insistir en la preparación específica para el desempeño de los cargos asignados.

No desconocemos la influencia negativa que representan en esta esfera factores objetivos y subjetivos, como el ya mencionado fenómeno de la pirámide invertida, que favorecen la fluctuación de los cuadros y la falta de motivación para comprometerse con las misiones encomendadas.

Grandes potencialidades se pierden a causa del inadecuado trabajo con las reservas de cuadros y por la débil influencia de los responsables en el proceso de selección y formación de la cantera, lo cual propicia que personas sin compromiso y ética sean promovidos a responsabilidades vinculadas al control y disposición de recursos materiales y financieros, creando el caldo de cultivo para la corrupción y otras ilegalidades e indisciplinas.

Al propio tiempo, se ha incrementado progresiva y sostenidamente la promoción de mujeres, jóvenes, negros y mestizos a cargos de dirección, sobre la base del mérito en su tránsito gradual por diferentes responsabilidades y las condiciones personales. No obstante, tampoco nos sentimos complacidos con los resultados alcanzados porque persisten viejos hábitos y prejuicios que conspiran contra la política de cuadros del Partido.

Deberá proseguirse sin tregua el combate contra cualquier vestigio de racismo que obstaculice o frene el ascenso a cargos de dirección de los negros y mestizos, cuyo peso específico en el total de la población cubana ha seguido elevándose de censo en censo. Para consolidar los resultados en esta importante y justa política de la Revolución, es preciso trabajar con sistematicidad, previsión e intencionalidad. Una cuestión de esta trascendencia no puede quedar a merced de la generación espontánea o la improvisación.

La cantidad de mujeres en cargos decisorios aumentó —poquito, pero au­mentó, en cargos donde se decide, cargos decisorios; es decir que aumentó—, pero las cifras todavía no expresan el potencial de que disponemos, ya que son mujeres el 49 % de la masa de trabajadores en el sector estatal civil y el 66,8 % de la fuerza de mayor calificación técnica y profesional del país. Sin embargo, solo están ocupados por mujeres el 38 % de los cargos en los órganos del Estado, or­ganismos del gobierno, entidades nacionales, Consejos de la Adminis­tración y Organizaciones Superiores de Dirección Empresarial.

Me atengo a la más estricta verdad cuando afirmo, sobre la base de mi experiencia en tantos años de Revolución, que las mujeres, por lo general, son más maduras y mejores administradoras que los hombres. Por ello, aunque reconozco el progreso alcanzado, considero que bajo la dirección del Partido debe proseguir elevándose la promoción de nuestras combativas féminas, especialmente a cargos decisorios en toda la nación.

En el Informe Central al 6to. Congreso me referí a la necesidad de acometer paulatinamente, sin precipitaciones ni im­provisaciones, la creación de una reserva de cuadros debidamente preparados, con suficiente experiencia y madurez para asumir las nuevas y complejas ta­reas de dirección en el Partido, el Estado y el Gobierno. También expresé la conveniencia y necesidad de limitar a un máximo de dos períodos consecutivos de cinco años el desempeño de los cargos políticos y estatales fundamentales que determinará el Comité Central en el caso del Partido y las organizaciones de ma­sas, y nuestro Parlamento en lo que respecta al Estado y el Gobierno.

Considero que en este asunto de significación estratégica también se ha avanzado, si bien los próximos cinco años, por razones obvias, serán definitorios y debemos introducir límites adicionales en la composición de los organismos superiores del Partido, es decir, el Co­mité Central, el Secretariado y el Buró Político, proceso de tránsito que se debe ejecutar y concluir con la celebración del próximo Congreso. Esto es un quinquenio de tránsi­to para no hacer las cosas corriendo, no es quitar a uno para poner a otro que tiene 10 años menos, etcétera. Atrasos tenemos, y lo que queremos hacer, precisamente, es que eso fluya con naturalidad, y debe estar bien precisado en las leyes o regulaciones que se establezcan.

Proponemos establecer 60 años como edad máxima para ingresar al Comité Central del Partido. Se podría establecer en cualquier otro momento también con­tar con suplentes en el Comité Cen­tral más jóvenes, todas esas cosas se pueden hacer, la cuestión es tener un método, un camino, un proyecto para que las cosas nunca nos sorprendan y evolucionen con naturalidad. En este caso, los ingresos deben ser, a partir del futuro con menos de 60 años. No crean algunos que porque no se pueda estar en un nivel de dirección del país ya no puede hacer nada, pero la experiencia de algunos países nos ha demostrado que eso no es positivo nunca, y aunque es un secreto a voces, nunca olviden, ya al final de la etapa de la Unión Soviética, la cual estimamos y queremos como siempre, que en un corto período de tiempo murieron tres primeros secretarios del Comité Central del Partido.

Por eso proponemos establecer 60 años como edad máxima para ingresar al Comité Central y hasta 70 años para de­sempeñar cargos de dirección en el Par­tido, lo cual, sumado a la limitación de hasta dos períodos consecutivos para ocupar responsabilidades políticas, ga­rantizará, desde la base, el rejuvenecimiento sistemático en todo el sistema de cargos partidistas. Y repito, que después se tendrá que regular con precisión, porque habrá quien tenga 75 u 80 años y pueda desempeñar una tarea importante, pero no una actividad de dirigente importante, por razones obvias, y por la propia experiencia con la que les estamos hablando.

Como es lógico, de resultar aprobada esta propuesta por el Congreso, se introducirían las modificaciones correspondientes en los estatutos del Partido. Pensamos que esa misma política debe ser aplicada en las instituciones estatales, gubernamentales y las organizaciones de masas.

En mi caso no es un secreto que en el 2018 concluirá el segundo mandato con­secutivo como Presidente de los Con­sejos de Estado y de Ministros y cederé esas responsabilidades a quien sea elegido.

Estas modificaciones en materia de plazos y edades límites para el desempeño de cargos de dirección, deberán fijarse en la Constitución de la República que nos proponemos reformar en los próximos años, considerando las importantes transformaciones asociadas a la actualización del modelo económico y social y su conceptualización. En la Cons­titu­ción hay que reflejar todo lo que vamos haciendo, en el momento en que ya estén listos los que deban ser recogidos en la misma y, sobre todo, discutidos con la población.

La Constitución vigente, aprobada en referendo popular en 1976, hace 40 años, y reformada parcialmente en 1992 y en el 2002, responde a circunstancias históricas y condiciones económicas y sociales que han ido cambiando con el decursar del tiempo y la propia implementación de los Lineamientos de la Política Económica y Social del Partido y la Revolución.

El proceso de reforma, que previamente deberá ser aprobado por la Asamblea Nacional, en correspondencia con sus facultades constituyentes, prevé una amplia participación popular, incluyendo la realización de un referendo constitucional.

Esta será una oportunidad para ajustar en nuestra Carta Magna otras cuestiones que requieren de amparo constitucional.

Debo resaltar que en el alcance de estos cambios constitucionales propondremos ratificar el carácter irrevocable del sistema político y social refrendado en la actual Constitución, que incluye el papel dirigente del Partido Comunista de Cuba en nuestra sociedad (Aplausos), y que en la actual Constitución es el artículo 5.

Dedicaré algunas reflexiones al tema de la defensa. Al hacerlo es propicio recordar las palabras de Fidel en el Informe Central al 1er. Congreso cuando expresó: “Mientras exista el imperialismo, el Par­tido, el Estado y el pueblo les prestarán a los servicios de la defensa la máxima atención. La guardia revolucionaria no se descuidará jamás. La historia enseña con demasiada elocuencia que los que olvidan este principio no sobreviven al error”.

La doctrina de la Guerra de todo el Pue­blo constituye el fundamento estratégico de la defensa del país y define que cada cubano conozca y disponga de un medio, un lugar y una forma de lucha contra el enemigo, bajo la dirección del Par­tido, en un sistema político-militar y económico único de preparación y realización de la guerra. Si el agresor intentara ocupar a Cuba tendría que enfrentar a millones de cubanas y cubanos en un mortal avispero, sin frente, retaguardia ni flancos, ni descanso tampoco, día y noche.

Como hacemos cada cuatro años des­de 1980, planificamos desarrollar en no­viembre el Ejercicio Estratégico Bastión 2016 con el objetivo de actualizar y ejercitar a los dirigentes, jefes y órganos de dirección y de mando en la conducción de las acciones previstas en los planes defensivos del país. Esta actividad, como es tradicional, concluirá con la celebración, un fin de semana, de dos días nacionales de la Defensa con masiva participación popular.

Unos días después, el 2 de diciembre, arribaremos al Aniversario 60 del de­sembarco del Granma, fecha que marca la fundación de nuestras Fuerzas Ar­madas Revolucionarias y que conmemoraremos con una Revista Militar de­dicada al compañero Fidel en su 90 cumpleaños (Aplausos prolongados) y a nuestra aguerrida juventud, que participará con un impresionante y compacto bloque que cerrará el desfile, como heredera y continuadora de las glorias combativas del pueblo cubano a lo largo de su historia.

Compañeras y compañeros:

Desde el 6to. Congreso se han producido numerosos acontecimientos y cambios sustanciales en la arena interna­cional.

Han pasado 15 meses desde que anunciamos simultáneamente con el presidente Barack Obama, la decisión de restablecer las relaciones diplomáticas entre Cuba y los Estados Unidos, sobre la base de la igualdad soberana, la no injerencia en los asuntos internos y el respeto absoluto a nuestra independencia. Horas antes de esa alocución se había cumplido la promesa de Fidel al pueblo al completarse el regreso a la patria de los Cinco Héroes (Aplausos).

Llegamos a ese momento gracias a la heroica resistencia y sacrificios del pueblo cubano y su lealtad a los ideales y principios de la Revolución, que contó con el decisivo apoyo de la solidaridad internacional, puesta de manifiesto en múltiples eventos y en las organizaciones internacionales, en particular las abrumadoras votaciones de la Asamblea General de las Naciones Unidas contra el bloqueo.

El mapa político de Nuestra América había cambiado bajo el influjo de los avances de las fuerzas políticas de iz­quierda y movimientos populares que contribuyeron al progreso de la integración re­gional, simbolizado en la constitución de la Comunidad de Estados Lati­noa­me­ricanos y Caribeños (CELAC), en diciembre de 2011.

Todo ello había colocado a los Estados Unidos en una situación de aislamiento insostenible en el hemisferio y puso en crisis al llamado sistema interamericano, como se hizo evidente en el reclamo del cese del bloqueo y contra la exclusión de Cuba en la VI Cumbre de las Américas de Cartagena, en el 2012.

Por otra parte, se venían produciendo cambios en la sociedad norteamericana y la emigración cubana a favor de la modificación de la política de Estados Unidos hacia Cuba.

En abril del pasado año, asistimos a la 7ma. Cumbre de las Américas en Pana­má con la frente en alto. No es necesario repetir aquí las consideraciones expuestas en aquella ocasión.

A lo largo del período transcurrido, desde el 17 de diciembre de 2014, se han constatado resultados concretos en el diálogo y la cooperación entre Cuba y Estados Unidos. Sin embargo, el bloqueo económico, comercial y financiero, impuesto hace más de medio siglo, continúa vigente, con incuestionables efectos intimidatorios de alcance extraterritorial, aunque reconocemos la posición del Presidente Obama y altos funcionarios de la administración contra el bloqueo y los repetidos llamados al Congreso en interés de eliminarlo.

Las medidas anunciadas poco antes de su visita a La Habana para introducir algunas modificaciones en la aplicación del bloqueo, a partir de la utilización de facultades ejecutivas son positivas, pero no suficientes.

Como expusimos en el encuentro de ambos presidentes con la prensa, para avanzar hacia la normalización de relaciones deberá eliminarse el bloqueo, que provoca privaciones a nuestra población y constituye el principal obstáculo para el desarrollo económico del país, y devolverse el territorio ilegalmente ocupado por la Base Naval en Guantánamo en contra de la voluntad del gobierno y el pueblo cubanos.

Asimismo, debieran suprimirse los programas dirigidos a cambiar el sistema político, económico y social que escogimos soberanamente, entre otras políticas lesivas aún vigentes.

La política migratoria continúa siendo utilizada como un arma contra la Revo­lución. Se mantienen en vigor la “Ley de ajuste cubano”, la “política de pies secos-pies mojados” y el “Programa de parole para profesionales médicos cubanos”, que estimulan la emigración ilegal e insegura y buscan despojarnos de personal calificado.

Estas prácticas no se corresponden con el declarado cambio de política hacia Cu­ba y generan dificultades a terceros países.

No son pocas las declaraciones de funcionarios del gobierno norteamericano que al reconocer el fracaso de la política contra Cuba no disimulan al afirmar que los propósitos son los mismos y solo se modifican las formas.

Tenemos la voluntad de desarrollar un diálogo respetuoso y construir un nuevo tipo de relación con los Estados Unidos, como la que nunca antes ha existido entre ambos países, porque estamos convencidos de que ello solo puede reportar beneficios mutuos.

No obstante, es preciso reiterar que no debe pretenderse que para lograrlo Cuba renuncie a los principios de la Revo­lu­ción ni realice concesiones inherentes a su soberanía e independencia, ceda en la defensa de sus ideales ni tampoco en el ejercicio de su política exterior, comprometida con las causas justas, la defensa de la autodeterminación de los pueblos y el tradicional apoyo a países hermanos.

Como establece la Constitución de la República, “las relaciones económicas, diplomáticas y políticas con cualquier otro Estado no podrán ser jamás negociadas bajo agresión, amenaza o coerción de una potencia extranjera”.

Es largo y complejo el camino hacia la normalización de los vínculos bilaterales y avanzaremos en la misma medida en que seamos capaces de poner en práctica el arte de la convivencia civilizada o, lo que es lo mismo, aceptar y respetar las diferencias, que son y serán numerosas y profundas; no hacer de ellas el centro de nuestra relación, en su lugar concentrarnos en lo que nos acerca y no en lo que nos separa, promoviendo el beneficio de ambos países.

Las relaciones con los Estados Unidos históricamente han representado un desafío para Cuba, por su permanente pretensión de ejercer su dominación sobre nuestra nación y la determinación de los cubanos de ser libres e independientes, sin importar los peligros a en­frentar ni el precio que tengamos que pagar (Aplausos).

La unidad del pueblo en torno al Par­tido, su profundo patriotismo y cultura política, que nos permitieron enfrentar la política de agresión y hostilidad, servirá de escudo para vencer cualquier intento de socavar el espíritu revolucionario de los cubanos. Este será un reto, en especial para los más jóvenes, a quienes el Partido reconoce como continuadores de la obra revolucionaria y de las convicciones patrióticas de sus abuelos y padres.

Agradecemos el apoyo que durante todos estos años hemos recibido de la comunidad internacional, partidos y movimientos políticos, organizaciones sociales, intelectuales, académicos, religiosos, artistas, líderes sindicales, campesinos y estudiantiles, amigos solidarios que desde todas partes del mundo nos han acompañado en nuestra lucha. Sabemos que podremos seguir contando con ellos en la batalla por construir un mundo mejor. A todos les ratificamos que siempre tendrán el apoyo incondicional y solidario de la Cuba eternamente revolucionaria e internacionalista.

América Latina y el Caribe se encuentran bajo los efectos de una fuerte y     articulada contraofensiva imperialista y oligárquica contra los gobiernos revolucionarios y progresistas, en un contexto complejo, marcado por la desaceleración de la economía, que ha impactado negativamente en la continuidad de las políticas de desarrollo e inclusión social y las conquistas alcanzadas por los sectores populares.

Esa acometida reaccionaria utiliza métodos y tecnologías propias de la nueva doctrina de la guerra no convencional, especialmente en el terreno de la comunicación y la cultura, sin descartar acciones desestabilizadoras y golpistas.

Esta política está dirigida principalmente contra la hermana República Boli­variana de Venezuela y se ha intensificado en los últimos meses en Bolivia, Ecua­dor, Brasil, así como en Nicaragua y El Salvador.

Recientes reveses de gobiernos de izquierda en el hemisferio son utilizados para anunciar el cierre de un ciclo histórico progresista, abrir paso al retorno del neoliberalismo y desmoralizar a las fuerzas y partidos políticos, movimientos so­ciales y clases trabajadoras, lo que deberemos enfrentar con más unidad y ma­yor articulación de las acciones revolucionarias.

Abrigamos la firme convicción de que el pueblo venezolano defenderá el legado del querido compañero Hugo Chávez Frías e impedirá el desmantelamiento de los logros alcanzados. A la Revolución Bo­livariana y Chavista, al Presidente Ma­duro y su gobierno, a la unión cívico-militar del pueblo venezolano, les ratificamos nuestra solidaridad y compromiso y el resuelto rechazo a las pretensiones de aislar a Venezuela mientras se dialoga con Cuba.

Demandamos que se respete la soberanía e independencia de los Estados y cesen los actos de injerencia en sus asuntos internos. Al propio tiempo, reafirmamos el apoyo decidido a todos los gobiernos revolucionarios y progresistas, encabezados por líderes prestigiosos, cuyas políticas económicas y sociales han llevado justicia, dignidad, soberanía y be­ne­ficios tangibles a las grandes mayorías de la región más desigual del planeta.

Se renuevan también los esfuerzos de los Estados Unidos y sus aliados, para so­cavar la unidad y el proceso de integración regional, frustrar el avance de la CELAC, del ALBA, UNASUR y otros, mediante una supuesta reforma del sistema in­teramericano, en particular de la OEA, así como se otorga mayor protagonismo a otros esquemas afines a sus intereses hegemónicos.

No olvidaremos jamás que la OEA—Organización de Estados Americanos, fundada por los Estados Unidos a finales de la mitad del siglo pasado, al inicio de la Guerra Fría— solo ha servido a intereses contrarios a los de nuestra América. Esa organización, justamente calificada como “ministerio de colonias” de Estados Uni­dos por el Canciller de la Dignidad, el compañero Raúl Roa García, fue la que sancionó a Cuba y estuvo dispuesta a dar apoyo y reconocer a un gobierno títere, si se hubiera consolidado la invasión mercenaria de Playa Girón. Es interminable la lista de su accionar contra la naciente Revolución cubana y otros gobiernos revolucionarios y progresistas.

A pesar de que nunca hemos estimulado a otros países para que abandonen dicha organización, sí debo reiterar lo expresado en Brasil hace ya unos años, parafraseando a José Martí, de que antes de que Cuba regrese a la OEA “se unirá el mar del Norte al mar del Sur y nacerá una serpiente de un huevo de águila”.

Es indispensable continuar avanzando en la consolidación de la CELAC como mecanismo de concertación política genuinamente latinoamericano y caribeño, basado en el concepto de la unidad en la diversidad. La Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, firmada por los Jefes de Estado y Gobierno durante la Segunda Cumbre celebrada en La Habana, mantiene plena vigencia y sus principios deben regir las relaciones entre nuestros Estados y también a nivel internacional.

Mantendremos nuestros esfuerzos, como hasta ahora, para alentar el proceso de paz en Colombia.

Es invariable el tradicional apoyo de Cuba a los esfuerzos de la República Argentina para recuperar la soberanía sobre las islas Malvinas, Georgias del Sur y Sandwich del Sur.

Reafirmamos nuestra solidaridad con el pueblo de Puerto Rico y su aspiración de alcanzar la autodeterminación y la independencia, al igual que rechazamos cualquier forma de colonialismo.

Proseguiremos abogando, actualmente desde la Presidencia de la Aso­cia­ción de Estados del Caribe, por la plena integración regional y la defensa de los legítimos intereses de las naciones caribeñas en materia económica y ambiental y en apo­yo a su justa demanda de com­pen­sación por las terribles consecuencias de la esclavitud y el colonialismo. Seguire­mos otorgando especial prio­ridad a nuestra cooperación con Haití.

Los pueblos hermanos del Tercer Mundo que se esfuerzan por transformar la herencia de siglos de dominación colonial saben que siempre contarán con la solidaridad y apoyo de Cuba y que continuaremos cumpliendo los compromisos de cooperación, sobre la base de compartir lo que tenemos, no lo que nos sobre.

Una confirmación de ello fue la participación heroica del personal médico cubano en la lucha contra el Ébola, que concitó reconocimiento universal.

Seguiremos priorizando el desarrollo multifacético de las relaciones con todos los amigos y socios que nos han acompañado durante estos años y mantendremos el intercambio de experiencias con los partidos y gobiernos de los países socialistas. Al mismo tiempo reiteramos la política de nuestro Partido de desarrollar relaciones con todas las fuerzas y movimientos políticos legítimos independientemente de su signo ideológico.

La próxima firma del Acuerdo de Diá­lo­go Político y Cooperación entre Cuba y la Unión Europea, que entraña la eliminación de la injerencista Posición Co­mún y la positiva evolución de los vínculos bilaterales con sus Estados miembros, son factores que contribuyen a la conformación de un clima propicio para el desarrollo de una interrelación mutuamente ventajosa con este importante bloque de naciones.

A ello se une el reciente acuerdo alcanzado con el Club de París, que permitirá normalizar las relaciones con la comunidad financiera internacional.

La visita a Cuba el pasado año del Papa Francisco, sus prédicas en favor de la paz y la equidad, la erradicación de la pobreza, la defensa del medio ambiente y sus análisis sobre las causas de los principales problemas que afectan a la humanidad contribuyeron al avance de los vínculos entre la Santa Sede y Cuba, en el marco del 80 aniversario de su establecimiento.

El histórico encuentro en La Habana del Papa Francisco y el Patriarca Kirill, el pasado mes de febrero, nos honró profundamente y permitió reiterar el compromiso de Cuba con la preservación de la paz y la promoción del diálogo a nivel internacional.

Son cada vez mayores las amenazas a la paz y la seguridad internacionales que se derivan del intento del imperialismo norteamericano de imponer su posición hegemónica frente a los cambios en el equilibrio mundial, de la filosofía de usurpación y control de recursos naturales estratégicos que se evidencian en el creciente carácter ofensivo y agresivo de la doctrina militar de la OTAN y en la proliferación de guerras no convencionales con el pretexto del enfrentamiento al “terrorismo internacional”; la agudización de sus contradicciones con Rusia y China, y el peligro de un conflicto bélico de dimensiones incalculables en el Me­dio Oriente.

Como advertimos muy tempranamente, la expansión de la OTAN hacia la frontera con Rusia ha provocado graves peligros a la paz y la estabilidad, lo cual se agrava por la aplicación de arbitrarias e injustas sanciones unilaterales contra ese país.

La situación en Siria, a causa de la intervención extranjera, ha tenido un saldo de cientos de miles de vidas y enorme destrucción. Confiamos en la capacidad del pueblo y el gobierno sirios para encontrar una solución pacífica que preserve la independencia y la integridad territorial de esa nación.

Las oleadas de refugiados hacia Eu­ropa conmueven la conciencia de la hu­manidad. Son consecuencia de la intervención foránea, las guerras provocadas desde el exterior y el propio subdesarrollo, poniéndose de manifiesto el doble rasero y la hipocresía en el tratamiento de los derechos humanos, el aumento de la xenofobia, el racismo y la discriminación de los inmigrantes, así como el reforzamiento de fuerzas neofascistas.

Mantenemos nuestra tenaz oposición al terrorismo en todas sus formas y manifestaciones y del que hemos sido víctimas desde el mismo triunfo de la Re­volución.

Condenamos la ocupación por Israel de los territorios palestinos y de otros países árabes, sin cuya solución no se alcanzará una paz duradera en esa región.

Reiteramos nuestra solidaridad con la República Árabe Saharaui Democrática en la lucha contra la ocupación de su territorio.

La desfavorable situación económica internacional, marcada por el agravamiento de la crisis sistémica mundial, y las tendencias recesivas de las principales economías hacen más vulnerable y precaria la situación de los países del Tercer Mundo; se acentúan la injusticia y la irracionalidad del orden económico internacional que es indispensable sustituir y se pone de manifiesto la necesidad de construir una nueva arquitectura financiera internacional.

Consideramos que mientras ello no ocurra serán inviables los objetivos proclamados en materia de desarrollo sostenible e inclusión social en la Cumbre de las Naciones Unidas para la aprobación de la Agenda de Desarrollo Sostenible 2030.

De igual modo, creemos que el marco de cooperación acordado tras la Cumbre de París sobre el cambio climático continúa siendo limitado por la persistencia e imposición de patrones irracionales de producción y consumo, incompatibles con la preservación de la especie humana. La falta de voluntad política de las naciones industrializadas impide establecer compromisos efectivos en cuanto al financiamiento y la transferencia de tecnología, a tono con el concepto de responsabilidades comunes, pero diferenciadas.

En las complejas circunstancias de nuestra región y del mundo, la política exterior de la Revolución Cubana se mantendrá fiel a los principios originales que hemos defendido en las coyunturas más difíciles y ante las más graves amenazas y desafíos.

Finalmente, compañeras y compañeros, tenemos por delante intensas jornadas de labor en este Congreso, convencidos de que será un evento histórico y fructífero, del cual emanen las direcciones principales de nuestro trabajo en pos de la consecución de una nación soberana, independiente, socialista, próspera y sostenible.

Muchas gracias.

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