A 15 anni partì dalla sua casa a Pinar del Río e iniziò a lavorare tra i portuali dei moli San José nella baia della capitale e la sua giovialità ricevette l’affetto dei suoi compagni, con i quali condivideva inquietudini e conobbe le condizioni di sfruttamento alle quali erano sottoposti.
Cosi crebbero in lui il pensiero e la figura, la cui combattività determinò la sua elezione come Segretario alle Finanze del Sindacato degli Scaricatori e dei Lavoratori giornalieri e più tardi come Segretario generale.
Durante il Congresso costitutivo della Confederazione dei Lavoratori di Cuba fece parte del Comitato Esecutivo di questa organizzazione e nel 1946 occupò la Segreteria della Federazione Operaia Marittima locale del porto de L’Avana.
Il crimine non fermò la lotta
Alla guida del Sindacato degli scaricatori e dei lavoratori giornalieri, Aracelio Iglesias conquistò importanti vittorie sui padroni, come lo stabilimento delle liste rotative, l’aumento dei salari e il riposo retribuito.
La sua figura spiccò nell’organizzazione degli scioperi, nelle battaglie contro le compagnie straniere e nell’esigere migliorie per i suoi compagni, tanto che venne soprannominato “Lo zar rosso del porto de L’Avana”, dalla stampa yankee.
Il suo prestigio e le dimensioni del suo lavoro rivoluzionario preoccuparono i governanti di turno, i lacchè dell’imperialismo, e nel 1948, in franca continuità della politica di anti comunismo del Partito Autentico, il presidente Carlos Prío Socarrás scatenò la persecuzione del Movimento Operaio e ordinò l’eliminazione fisica di Aracelio Iglesias.
La sua morte a 43 anni commosse e ispirò la classe operaia che non interruppe mai la sua battaglia.