Diplomatici USA a Cuba: pretesti per un’inversione

M. I. Andrés Román http://www.cubadebate.cu/opinion

Le anomalie alla salute riportate da diplomatici USA, a Cuba, generano teorie credibili o assurde, ma in qualcosa, molte fonti, coincidono: la questione è stata molto utile per coloro che rifiutano l’avvicinamento bilaterale.

Da quando, nello scorso agosto, si è diffusa nei media USA la notizia che, nel corso delle settimane, ha preso tinte persino da fantascienza il governo del paese caraibico ha ribadito il suo invito, a Washington, a non politicizzare la questione.

Tali richieste sono state ignorate. Alla fine di settembre, il Dipartimento di Stato ha deciso di ritirare più di metà del personale della sua ambasciata all’Avana, ha bloccato il rilascio del visto sull’isola, ha lanciato un avvertimento per i viaggi dei nordamericani, ed ha ordinato l’uscita di 15 diplomatici cubani da questa capitale.

Questi passi, si è giustificata l’amministrazione di Donald Trump, cercano di garantire la sicurezza degli statunitensi e rispondono anche alla mancanza di azione, da parte di Cuba, nel proteggere i funzionari; nonostante le ripetute garanzie, dell’Avana, che sia rigorosamente rispettata la Convenzione di Vienna.

Alle domande, ieri alla Casa Bianca, su questo tema il capo del gabinetto del presidente, John Kelly, si è limitato a dire che Cuba avrebbe potuto impedire gli incidenti che Washington qualifica come ‘attacchi’, pur riconoscendo che le investigazioni non hanno avuto risultati conclusivi.

Questo giovedì l’agenzia Associated Press (AP) ha diffuso un audio che presumibilmente sarebbe stato registrato da alcuni dei dipendenti dell’ambasciata USA a L’Avana, su cui ha detto che non è chiaro se abbia una relazione diretta con i danni addotti.

Più di due mesi dopo che questo fatto cominciasse ad occupare i titoli, ci sono molte cose ancora sconosciute, come chi siano le 22 persone che, secondo il Dipartimento di Stato, sono state colpite o cosa possa aver provocato i sintomi alla salute che vengono segnalati.

Molti media USA continuano ad affrontare il tema dal racconto che nella nazione caraibica sono avvenuti attacchi acustici contro i membri del servizio estero USA, e danno per assunto il termine nonostante la scienza suggerisca il contrario.

Diversi esperti del settore segnalano che non si sa dell’esistenza di un dispositivo sonoro in grado di provocare le sofferenze descritte dall’agenzia federale -come perdita dell’udito, vertigini, mal di testa, fatica- e criticano, ripetutamente, l’impiego mediatico del concetto di attacchi acustici.

Il quotidiano britannico The Guardian, da parte sua, ha citato neurologi che credono che l’ondata di misteriose malattie potrebbe essere stata causata da una forma di “isteria di massa”.

Anche se gli esperti hanno avvertito che non è possibile una diagnosi corretta, senza molte più informazioni e l’accesso alle 22 vittime citate dal Dipartimento di Stato, hanno ritenuto che dovrebbe essere considerata la possibilità di un disturbo funzionale a causa di un problema del sistema nervoso.

“Da un punto di vista oggettivo, è più come un’isteria di massa di ogni altra cosa”, ha detto, al TNYT, Mark Hallett, direttore della sezione di controllo del motore umano dell’Istituto Nazionale di Disturbi Neurologici e Affezioni Celebro-vascolari degli USA.

L’ ‘isteria di massa’ è il termine popolare per i focolai tra gruppi di persone che sono parzialmente o totalmente psicosomatiche. “È importante notare che i sintomi come questo non sono volontari. Non sono un segno di debolezza nella personalità di un individuo”, ha detto lo specialista.

Ci sono un gran numero di persone che hanno lagnanze relativamente vaghe, c’è stata un’esplorazione di possibili cause per questo e non è stato trovato nulla, e la nozione di un qualche fascio sonoro è relativamente assurda, ha aggiunto.

Secondo The Guardian, quando ha indagato circa la possibilità di disturbi funzionali, un portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito non ha risposte definitive circa la causa o la fonte degli ‘attacchi’ su cui dicono di tenere un’ agguerrita investigazione.

Tra tanti aspetti ancora sconosciuti, ciò che sì si sa è che il governo USA ha approfittato di ciò che è accaduto per promuovere un’inversione, sempre più evidente, del processo di normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.

Non sappiamo chi, come o cosa, ma questo stato di cose è stato sfruttato dal senatore Marco Rubio e dal Presidente Trump, ha detto a Prensa Latina Peter Kornbluh, direttore del Progetto di Documentazione su Cuba presso il National Security Archive dell’Università George Washington.

Il ricercatore, uno degli autori del libro ‘Diplomazia segreta con Cuba: storia dei negoziati segreti tra Washington e L’Avana’, ha considerato che il tema serve, ad entrambe le figure, per la loro agenda di retrocedere nella riconciliazione avviata sotto l’ex presidente Barck Obama.

Qualcosa di simile pensano i professori Lisa Diedrich e Benjamin Tausig, della State University di New York a Stony Brook, che credono che la risposta di Washington sia solo l’ultimo esempio di come Trump abbia cercato di approfittare di vaghe minacce per ispirare paura e avanzare nella sua agenda.

In un articolo pubblicato su The New York Times dal titolo “Suoni misteriosi e spaventose malattie, come strumenti politici”, ricordano che il presidente repubblicano ha segnalato, per lungo tempo, il suo desiderio di invertire il processo di normalizzazione dei rapporti bilaterali.

Pertanto, hanno notato, non è sorprendente che la sua amministrazione abbia cominciato a far ciò con il ritiro di più della metà dei dipendenti dell’Ambasciata USA a L’Avana.

Secondo Diedrich e Tausig, non solo la causa degli incidenti (se c’è) è sconosciuta, ma neppure si è offerta la prova di un attacco deliberato.

“Trump come candidato e presidente ha frequentemente sfruttato i timori di minacce nascoste, vagamente definite, come giustificazione per la politica”, hanno avvertito.


Diplomáticos de EEUU en Cuba: Pretextos para una reversión

Por: Martha Isabel Andrés Román

Los incidentes de salud reportados por diplomáticos estadounidenses en Cuba generan teorías creíbles o descabelladas, pero en algo coinciden muchas fuentes: el tema vino como anillo al dedo para quienes rechazan el acercamiento bilateral.

Desde que en agosto pasado se difundió en los medios estadounidenses la noticia que con el paso de las semanas ha tomado tintes hasta de ciencia ficción, el gobierno del país caribeño reiteró su llamado a Washington a no politizar el asunto.

Tales peticiones fueron ignoradas. A finales de septiembre el Departamento de Estado decidió retirar a más de la mitad del personal de su embajada en La Habana, detuvo la emisión de visas en la isla, lanzó una advertencia de viajes a los norteamericanos, y ordenó la salida de 15 diplomáticos cubanos de esta capital.

Esos pasos, según se justificó la administración de Donald Trump, buscan garantizar la seguridad de los estadounidenses y responden también a la falta de acciones por parte de Cuba para proteger a los funcionarios, pese a las reiteradas garantías de La Habana de que cumple rigurosamente con la Convención de Viena.

Preguntado ayer sobre esta cuestión en la Casa Blanca, el jefe de gabinete del mandatario, John Kelly, se limitó a decir que Cuba pudo haber impedido los incidentes que Washington califica como ‘ataques’, aun cuando reconoce que las investigaciones no han tenido resultados concluyentes.

Este jueves la Agencia Associated Press (AP) difundió un audio que supuestamente habría sido grabado por algunos de los empleados de la embajada estadounidense en La Habana, sobre el cual dijo que no está claro si tiene una relación directa con los daños aducidos.

Más de dos meses después de que este asunto comenzara a ocupar titulares, hay muchas cosas que siguen desconocidas, como quiénes son las 22 personas que de acuerdo con el Departamento de Estado fueron afectadas o qué pudo haber provocado los síntomas de salud que se reportan.

Numerosos medios estadounidenses continúan abordando el tema desde la narrativa de que en la nación caribeña ocurrieron ataques acústicos contra los miembros del servicio exterior norteamericano, y dan por sentado el término pese a que la ciencia sugiere lo contrario.

Diversos expertos en la materia señalan que no se sabe de la existencia de un dispositivo sónico capaz de provocar los padecimientos descritos por la entidad federal -como pérdida auditiva, mareos, dolor de cabeza, fatiga-, y cuestionan una y otra vez el empleo mediático del concepto de ataques acústicos.

El diario británico The Guardian, por su parte, citó a neurólogos que consideran que la avalancha de misteriosas enfermedades podría haber sido causada por una forma de “histeria masiva”.

Aunque los expertos advirtieron que no es posible un diagnóstico adecuado sin mucha más información y acceso a las 22 víctimas mencionadas por el Departamento de Estado, estimaron que debería considerarse la posibilidad de un trastorno funcional debido a un problema en el funcionamiento del sistema nervioso.

“Desde un punto de vista objetivo, es más como una histeria masiva que cualquier otra cosa”, le manifestó a la publicación Mark Hallett, director de la sección de control del motor humano del Instituto Nacional de Trastornos Neurológicos y Accidentes Cerebrovasculares de Estados Unidos.

La ‘histeria masiva’ es el término popular para los brotes entre grupos de personas que son parcial o totalmente psicosomáticos. “Es importante señalar que los síntomas como este no son voluntarios. No son un signo de debilidad en la personalidad de un individuo”, manifestó el especialista.

Hay un gran número de personas que tienen quejas relativamente vagas, ha habido una exploración de posibles causas para esto y no se ha encontrado nada, y la noción de algún haz sonoro es relativamente absurda, agregó.

De acuerdo con The Guardian, cuando indagó sobre la posibilidad de trastornos funcionales, un portavoz del Departamento de Estado le reiteró que no tienen respuestas definitivas sobre la causa o la fuente de los ‘ataques’, sobre los cuales dicen mantener una investigación agresiva.

En medio de tantos aspectos aún ignorados, lo que sí se conoce es que el gobierno norteamericano se ha aprovechado de lo ocurrido para promover una reversión cada vez más evidente del proceso de normalización de relaciones entre ambos países.

No sabemos quién, cómo o qué, pero este giro de los acontecimientos ha sido aprovechado por el senador Marco Rubio y el presidente Trump, manifestó a Prensa Latina Peter Kornbluh, director del Proyecto de Documentación sobre Cuba en el Archivo de Seguridad Nacional de la Universidad George Washington.

El investigador, uno de los autores del libro Diplomacia encubierta con Cuba: historia de las negociaciones secretas entre Washington y La Habana, consideró que la cuestión sirve a ambas figuras para su agenda de retroceder la reconciliación iniciada bajo el expresidente Barck Obama.

Algo similar opinan los profesores Lisa Diedrich y Benjamin Tausig, de la Universidad Estatal de Nueva York en Stony Brook, quienes consideran que la respuesta de Washington es solo el último ejemplo de la forma en que Trump ha tratado de aprovechar amenazas vagas para inspirar miedo y avanzar en su agenda.

En un artículo publicado en The New York Times con el título “Sonidos misteriosos y enfermedades aterradoras como herramientas políticas“, recuerdan que el presidente republicano señaló durante mucho tiempo su deseo de revertir el proceso de normalización de los nexos bilaterales.

Por ello, apuntaron, no es de extrañar que su administración haya comenzado a hacer eso con la retirada de más de la mitad de los empleados de la Embajada de los Estados Unidos en La Habana.

A decir de Diedrich y Tausig, no solo se desconoce la causa de los incidentes (si la hay), sino que tampoco se ha ofrecido evidencia de un ataque deliberado.

“Trump como candidato y presidente ha explotado rutinariamente temores de amenazas ocultas vagamente definidas como una justificación para la política”, advirtieron.

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