Carta bianca alla tortura

Frei Betto www.cubadebate.cu

Il presidente Bolsonaro onora, come un eroe nazionale, uno dei più noti torturatori dell’epoca della dittatura militare, il colonnello Brilhante Ulstra.

Più grave di ciò che dice Bolsonaro è quello che fa. A giugno, ha firmato un decreto che ha eliminato i posti del Meccanismo Nazionale di Prevenzione e Lotta alla Tortura. Sette periti, incaricati di monitorare le violazioni dei diritti umani, sono stati licenziati. La sua opera è passata ad essere consentita come “attività non retribuita”.

Sebbene il Meccanismo continui formalmente ad esistere, i periti hanno perso il loro status di funzionari pubblici. Teoricamente, possono svolgere la funzione di controllo senza ricevere remunerazione. Anche così, i periti hanno continuato il loro lavoro per due mesi, collegati al Ministero della Donna, della famiglia e dei Diritti Umani. Fino a quando la ministra Damares Alves, che afferma di essere cristiana, ha deciso di limitare l’ingresso dei periti nell’edificio del ministero.

Il 2 agosto, la segreteria della Protezione Globale del ministero ha determinato che l’accesso dei periti all’edificio avrebbe iniziato ad essere controllato. Ognuno doveva richiedere il permesso di entrata ogni volta che avesse tale scopo. L’uso degli uffici sarebbe soggetto a una preventiva richiesta e queste potrebbero non essere disponibili.

All’interno dell’edificio, i periti hanno perso l’accesso al sistema elettronico ed ai loro consulenti tecnici sono state assegnate altre funzioni. Pertanto, il governo ha amputato le braccia ed accecato gli occhi alla squadra ufficialmente incaricata della valutazione delle denunce di torture.

Tutto ciò significa voler ostacolare, in Brasile, la lotta alla pratica della tortura, considerata un crimine infame, non soggetto a cauzione ed imprescrittibile nella legislazione brasiliana. Il Meccanismo, creato nel 2013 grazie all’impegno assunto dal Brasile nei confronti dell’ONU, si dedica ad investigare le violazioni dei diritti umani nelle istituzioni con privazione della libertà, come carceri, ospedali e cliniche psichiatriche.

Il 12 agosto, la Giustizia di Rio de Janeiro ha sospeso il decreto presidenziale che eliminava gli incarichi del Meccanismo. Una misura preliminare firmata dal giudice Osair de Oliveira Jr. del 0 Distretto Federale, indica che i periti devono essere reintegrati nei loro incarichi remunerati.

La ministra Damarez Alves, che si dice cristiana, ha ritenuto errata la decisione della Giustizia di Rio ed ha assicurato che il governo farà appello. “Non posso dare lavoro a tutti”, ha detto. “La legge non ci obbliga ad impiegarli. La legge ci obbliga a mantenerli nella nostra struttura e, quando necessario, a chiamarli per un lavoro specifico per combattere la tortura”. Ha anche dichiarato che avrebbero continuato a ricevere biglietti aerei ed indennità giornaliere quando fossero chiamati a prestare i loro servizi.

Secondo il rapporto dell’Ufficio del Difensore Pubblico dello Stato di Rio de Janeiro, divulgato il 2 agosto, 1 ogni 25 prigionieri che passano per un controllo denuncia essere stato torturato. E quanti non lo denunciano per paura di rappresaglie? Tra agosto 2018 e maggio di quest’anno, il Nucleo per i Diritti Umani ha ricevuto 931 comunicazioni di torture. Delle vittime, 153 erano minorenni. Tra le aggressioni fisiche e psicologiche descritte dai prigionieri vi sono i colpi e gli schiaffi, il posizionamento di un’arma alla testa, i mozziconi di sigarette, le minacce di morte, le scosse elettriche, l’asfissia, gli stupri.

Sfortunatamente, c’è chi argomenta (e anche si dice cristiano): “E cosa fecero alle loro vittime?”. Ora, se stiamo adottando la Legge del Taglione, strappiamo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Costituzione, sopprimiamo le leggi ed i tribunali, erigiamo l’odio e non l’amore, come principio base di questa collettività, che non merita le qualifiche di umana e civilizzata.

È opportuno ricordare, per coloro che si dicono cristiani, che Gesù fu torturato e condannò, rigorosamente, coloro che non vedono il prossimo come tempio vivo di Dio che giammai deve essere profanato.

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Carta blanca a la tortura

Por: Frei Betto

El presidente Bolsonaro homenajea, como a un héroe nacional, a uno de los más notorios torturadores de la época de dictadura militar, el coronel Brilhante Ulstra.

Más grave que lo que dice Bolsonaro es lo que hace. En junio firmó un decreto que eliminó los puestos del Mecanismo Nacional de Prevención y Combate a la Tortura. Siete peritos, encargados de monitorear las violaciones de derechos humanos, fueron despedidos. Su actuación pasó a ser consentida como “actividad no remunerada”.

Aunque el Mecanismo sigue existiendo formalmente, los peritos perdieron su condición de funcionarios públicos. Teóricamente, pueden realizar la función de fiscalización sin recibir una remuneración. Aun así, los peritos continuaron su trabajo durante dos meses, vinculados al Ministerio de la Mujer, la Familia y los Derechos Humanos. Hasta que la ministra Damares Alves, que se dice cristiana, decidió limitar la entrada de los peritos al edificio del ministerio.

El 2 de agosto, la secretaria de Protección Global del ministerio determinó que el acceso de los peritos al edificio comenzaría a controlarse. Cada uno debía solicitar permiso de entrada cada vez que tuviera ese propósito. El uso de oficinas estaría sometido a una solicitud previa, y estas podrían no estar disponibles.

En el interior del edificio, los peritos perdieron el acceso al sistema electrónico, A sus asesores técnicos se les asignaron otras funciones. Así, el gobierno le amputó los brazos y le cegó los ojos al equipo oficialmente encargado de evaluar las denuncias de torturas.

Todo ello significa querer obstaculizar en Brasil el combate a la práctica de la tortura, considerada un crimen infame, no sujeto a fianza e imprescriptible en la legislación brasileña. El Mecanismo, creado en 2013 debido al compromiso asumido por Brasil con la ONU, se dedica a investigar violaciones de derechos humanos en instituciones de privación de libertad, como presidios, hospitales y clínicas psiquiátricas.

El 12 de agosto, la Justicia de Río de Janeiro suspendió el decreto presidencial que eliminaba los cargos del Mecanismo. Una medida preliminar firmada por el juez Osair de Oliveira Jr. del 0 Distrito Federal, indica que los peritos deben ser reintegrados a sus cargos remunerados.

La ministra Damarez Alves, que se dice cristiana, consideró errada la decisión de la Justicia de Rio y aseguró que el gobierno apelará. “No puedo darle empleo a todo el mundo”, afirmó. “La ley no nos obliga a emplearlos. La ley nos obliga a mantenerlos en nuestra estructura y, siempre que sea preciso, a que se les llame para un trabajo específico de combate a la tortura”. Declaró también que seguirían recibiendo pasajes aéreos y dietas diarias cuando fueran llamados a prestar sus servicios.

Según el informe de la Defensoría Pública del Estado de Río de Janeiro, divulgado el 2 de agosto, uno de cada 25 presos que pasan por una audiencia denuncia haber sido torturado. ¿Y cuántos no lo denuncian por miedo a las represalias? Entre agosto de 2018 y mayo de este año, el Núcleo de Derechos Humanos recibió 931 comunicaciones de torturas. De las víctimas, 153 eran menores de edad. Entre las agresiones físicas y psicológicas descritas por los presos se destacan los golpes y las bofetadas, la colocación de un arma en la cabeza, los culatazos, las amenazas de muerte, los shocks eléctricos, la asfixia, las violaciones.

Lamentablemente, hay quien argumenta (y también se dice cristiano”: “¿Y lo que les hicieron a sus víctimas?”. Ahora bien, si vamos a adoptar la Ley del Talión, rasguemos la Declaración Universal de los Derechos Humanos y la Constitución, suprimamos las leyes y los tribunales, erijamos el odio, y no el amor, como principio básico de esta colectividad, que no merece los calificativos de humana y civilizada.

Resulta oportuno recordar, para aquellos que se dicen cristianos, que Jesús fue torturado y condenó rigurosamente a quienes no ven al prójimo como templo vivo de Dios que jamás debe ser profanado.

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