Sfacciataggine imperiale

Randy Alonso Falcón  www.cubadebate.cu

Ciò che sta accadendo negli USA è una grande tragedia. Questo paese non ha mai affrontato, sul proprio suolo, una crisi come quella che ha provocato l’attuale pandemia di COVID-19; una vera sfida globale. E, purtroppo, gli è successo all’epoca di Donald Trump.

Più di duemila morti al giorno, oltre 26 mila accumulati da questa malattia virale, mostrano l’entità dell’episodio. New York vive come una Babele tremante; la Louisiana sembra affogata tra indici di povertà e gradi d’incertezza che moltiplicano gli effetti dell’epidemia.

È il doloroso risultato di un sistema che privilegia il profitto sulla vita, la medicina privata assistenziale molto redditizia rispetto alla salute pubblica comunitaria e preventiva. È un’istantanea di un paese con quasi 30 milioni di persone escluse dall’accesso ai servizi sanitari. Ma è, soprattutto, il riflesso della presidenza di un presidente febbricitante, prepotente, autosufficiente fino all’ignoranza, cambiante come una banderuola.

Trump ha minimizzato il pericolo che questa malattia imponeva al suo paese ed al mondo. Ha perso settimane preziose per preparare la sua nazione mentre proseguiva tra partite di golf e raffiche di tweet. Nel corso delle settimane ha cambiato continuamente posizioni e dichiarazioni, e lungi dall’unificare gli sforzi, si è dedicato a lanciare frecce contro il Partito Democratico e vari Governatori.

Quando la tragedia gli è scoppiata in pieno volto, ha cercato disperatamente colpevoli al di fuori dei suoi confini. In primo luogo, ha cercato di indicare la Cina come la causa di ciò che stava accadendo negli USA. Ma dall’altra parte del Pacifico, ha ricevuto una energica risposta, così come la generosa mano di una potenza che ha saputo affrontare la sfida con maggior successo.

Va ricordato che mentre il popolo e le autorità cinesi lottavano con energie contro la minacciosa espansione del coronavirus, senza ricevere il minimo aiuto USA, il Segretario al Commercio USA, Wilbur Ross, ha valutato che l’epidemia avrebbe potuto creare posti di lavoro nel suo paese. Ross ha affermato che il virus è “molto sfortunato” ma è anche un “fattore di rischio” che le aziende considerano al fine di operare o meno in Cina. “Quindi penso che contribuirà ad accelerare il ritorno d’impieghi in Nord America, alcuni negli USA e probabilmente anche in Messico”, ha detto freddamente ed in maniera calcolata l’alto funzionario USA al canale di notizie Fox Business.

The New York Times segnala inoltre che Trump ed il suo principale consigliere commerciale, Peter Navarro, hanno usato la pandemia come un’opportunità per raddoppiare gli sforzi per costringere le multinazionali a lasciare la Cina e spostare la loro produzione negli USA. Navarro ha anche proposto regole che avrebbero obbligato i fornitori di servizi medici negli USA ad acquistare dispositivi di protezione e farmaci dai fornitori USA. Ma ciò si scontra con la mancanza di capacità produttiva di quelle aziende.

Ora, infuriato per le critiche ricevute per la sua risposta all’emergenza, Trump ha rivolto i cannoni contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’inquilino della Casa Bianca ha affermato che “se l’OMS avesse fatto bene il suo lavoro affinché gli esperti medici fossero entrati in Cina per valutare obiettivamente la situazione sul campo e denunciare la mancanza di trasparenza della Cina, l’epidemia avrebbe potuto essere contenuta con pochissimo morti”.

“Ciò avrebbe salvato migliaia di vite ed evitato danni economici mondiali”, ha aggiunto Trump come giustificazione all’insolito annuncio che congelava la consegna dei contributi USA all’OMS.

Due mesi fa, quando secondo Trump si trattava solo di “un’influenza”, il presidente USA ha sostenuto una “lunga e ottima conversazione telefonica” con il suo omologo cinese Xi Jinping, di cui ha lodato la “leadership” nella lotta contro l’epidemia ed ha predetto che “sarà un’operazione di grande successo”.

Come hanno sottolineato dirigenti ed analisti, è cinico, politicamente interessato e poco razionale che, nel mezzo della pandemia, il presidente USA decida tagliare i fondi all’organizzazione che guida il coordinamento in questa battaglia internazionale. “L’OMS è assolutamente fondamentale per gli sforzi del mondo per vincere la guerra contro il COVID-19”, ha segnalato il Segretario Generale dell’ONU.

L’Associazione Medica degli USA ha affermato da parte sua: “Combattere una pandemia richiede cooperazione internazionale e dipendenza da scienza e dati. Tagliare i fondi per l’OMS, invece di concentrarsi sulle soluzioni è una mossa pericolosa in un momento precario del mondo”.

Donald Trump non riesce a vedere oltre la sua malattia rielezionista. Non agisce come leader della maggior potenza economica, scientifica e tecnologica, ma come il bullo del quartiere che colpisce, minaccia e sanziona, mentre intorno a lui i vicini muoiono e occupano gli spazi nei cimiteri. Puro cinismo ed insolenza.

*Tupé: Secondo la RAE, Sfrontatezza, sfacciataggine nel linguaggio colloquiale


Tupé imperial

Por: Randy Alonso Falcón

Lo que ocurre en Estados Unidos es una tragedia de marca mayor. Nunca ese país había enfrentado en su propio suelo una crisis como la que ha provocado la actual pandemia de la COVID-19; todo un desafío global. Y, lamentablemente, le ha sucedido en los tiempos de Donald Trump.

Más de dos mil muertes en un día, más de 26 mil acumuladas por esta enfermedad viral, muestran la magnitud del episodio. Nueva York vive cual Babel estremecida; la Luisiana parece ahogada entre índices de pobreza y grados de incertidumbre que hacen multiplicar los efectos de la epidemia.

Es el resultado doloroso de un sistema que privilegia el lucro sobre la vida, la medicina privada asistencialista bien lucrativa por sobre la salud pública comunitaria y preventiva. Es la fotografía instantánea de un país con casi 30 millones de personas excluidas del acceso a los servicios de salud. Pero es, sobre todo, el reflejo de la presidencia de un mandatario afiebrado, prepotente, autosuficiente hasta la ignorancia, cambiante como la veleta al viento.

Trump minimizó el peligro que esta enfermedad planteaba a su país y el mundo. Perdió semanas valiosas para preparar a su nación mientras seguía entre juegos de golf y andanadas de tuits. Cambió una y otra vez de posiciones y pronunciamientos a lo largo de semanas, y lejos de unificar esfuerzos se dedicó a lanzar dardos contra el Partido Demócrata y varios Gobernadores.

Cuando la tragedia le estalló en pleno rostro, buscó desesperadamente culpables fuera de sus fronteras. Primero intentó apuntar a China como la causa de lo que ocurría en Estados Unidos. Pero del otro lado del Pacífico recibió contundente respuesta, a las vez que la mano generosa de una potencia que ha sabido enfrentar con más éxito el desafío.

Hay que recordar que mientras el pueblo y las autoridades chinas batallaban con energías contra la amenazante expansión del coronavirus, sin recibir la mínima ayuda estadounidense, el Secretario de Comercio de Estados Unidos , Wilbur Ross, ponderó que la epidemia podría crear empleos en su país. Ross dijo que el virus es “muy desafortunado” pero es también un “factor de riesgo” que los negocios consideran para operar o no en China. “Entonces creo que ayudará a acelerar el retorno de empleos a América del Norte, algunos a Estados Unidos y probablemente a México también”, dijo fría y calculadoramente el alto funcionario estadounidense al canal de noticias Fox Business.

The New York Times señala también que Trump y su principal asesor comercial, Peter Navarro, han aprovechado la pandemia como una oportunidad para redoblar esfuerzos con el fin de obligar a las compañías multinacionales a irse de China y mudar su producción a Estados Unidos. Navarro también ha propuesto reglas que obligarían a los proveedores de servicios médicos en Estados Unidos a comprar equipos de protección y medicamentos de suministradores estadounidenses. Más ello se enfrenta a la falta de capacidad de producción de esas empresas.

Ahora, enfurecido por las críticas que ha recibido su respuesta a la emergencia, Trump ha enfilado los cañones contra la Organización Mundial de la Salud. El inquilino de la Casa Blanca ha dicho que “si la OMS hubiera hecho bien su trabajo para que expertos médicos ingresaran a China para evaluar objetivamente la situación en el terreno y denunciar la falta de transparencia de China, el brote podría haberse contenido con muy pocas muertes”.

“Esto habría salvado miles de vidas y evitado el daño económico mundial”, añadió Trump como justificación al insólito anuncio de que congelaba la entrega de los aportes de Estados Unidos a la OMS.

Hace dos meses, cuando según Trump se trataba de sólo “una gripe”, el mandatario estadounidense sostuvo una “larga y muy buena conversación telefónica” con su homólogo chino Xi Jinping, de quien alabó su “liderazgo” en la lucha contra la epidemia y auguró que “será una operación muy exitosa”.

Como han señalado líderes y analistas, resulta cínico, políticamente interesado y poco racional que, en medio de la pandemia, el presidente estadounidense decida cortar los fondos a la organización que lidera la coordinación en esta batalla internacional. “La OMS es absolutamente fundamental para los esfuerzos del mundo por ganar la guerra contra la COVID-19”, ha señalado el Secretario General de la ONU.

La Asociación Médica de los Estados Unidos afirmó por su parte: “Combatir una pandemia requiere de cooperación internacional y dependencia de la ciencia y los datos. Recortar fondos parra la OMS, en lugar de centrarse en soluciones es un movimiento peligroso en un momento precario del mundo”.

Donald Trump no alcanza ver más allá de su enfermedad reeleccionista. Actúa no como líder de la mayor potencia económica, científica y tecnológica, sino como el guapetón de barrio que golpea, amenaza y sanciona, mientras a su alrededor los vecinos mueren y van copando los espacios en los camposantos. Puro cinismo y desvergüenza.

*Tupé: Según la RAE, Atrevimiento, desfachatez en lenguaje coloquial

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