Álvaro Uribe Vélez, “el matarife (il macellaio)” della Colombia

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Questo martedì 7 luglio, il tribunale 23° Civile del Circuito di Bogotà ha informato sulla negativa dell’azione di tutela presentata da Álvaro Uribe Vélez contro l’avvocato e criminologo colombiano Daniel Mendoza Leal, creatore della miniserie Matarife trasmessa a maggio di quest’anno e che il suo nome dà allusione all’alias sanguinario che ha preso il giornalista colombiano, Gonzalo Guillén, per l’ex presidente.

L’azione di tutela è un meccanismo costituzionale della Colombia che si basa sul diritto di ciascun individuo di proteggere i propri diritti fondamentali; in diverse occasioni Uribe ha applicato questa azione a carattere di diffamazione.

La miniserie mostra la struttura narco-criminale della Colombia tutelata da Álvaro Uribe Vélez. Diamo una breve occhiata ai fatti.

La prima triangolazione: Club El Nogal, Salvatore Mancuso ed Il Macellaio

 

Salvatore Mancuso è un noto paramilitare, narcotrafficante e comandante delle Unità di Autodifesa della Colombia (AUC). Mancuso ha partecipato a innumerevoli deplorevoli massacri nel territorio colombiano, infatti nel 2007 sono state rinvenute fosse comuni con oltre 400 cadaveri nella regione di Mapiripan, in cui lui è stato coinvolto.

Allo stesso modo è riferimento per la sua interferenza nelle elezioni colombiane in cui Uribe è risultato vincitore.

Essendo al comando dell’AUC, il legame con Uribe è indubbio, poiché, dal 2002, l’ex presidente ha dichiarato poteri emergenziali che includevano il diritto di arrestare ed agire in forma bellica senza previe prove reali, essendo una deliberata strategia per forzare lo sfollamento al fine di assumere il controllo nei territori colombiani, nel quadro degli interessi propri dei paramilitari e dei narcotrafficanti.

Mancuso, con questo curriculum e detenuto confesso per oltre 80 atti criminali, riusciva ad assistere al famoso Club El Nogal per godere dei servizi spa ed incontrarsi con i suoi omologhi criminali per pianificare i suoi affari di droga, omicidi e riciclaggio di denaro, per non nominare altri.

Ad oggi, la Colombia ha richiesto agli USA l’estradizione di Mancuso.

Per quanto riguarda il Club El Nogal, la sua funzione, dietro le quinte, è stata ideata da Fernando Londoño Hoyos, ex ministro degli interni e della giustizia di Uribe, che è stato in seguito destituito per abuso di potere dall’ufficio dalla Procura colombiana.

Il clan di Uribe si riuniva, ripetutamente; persino l’attuale vice presidentessa della Colombia, Marta Lucía Ramírez, aveva una stanza permanente in quel complesso.

Alla fine, il Club fungeva da epicentro delle attività del paramilitarismo, neonazisti di destra, estremisti religiosi, corrotti e trafficanti di droga.

Aeronautica civile uribista ed i permessi a Pablo Escobar

 

Durante gli anni ’80, in Colombia, il narcotrafficante Pablo Escobar espande ed incrementa, improvvisamente, il suo business della droga, ciò ha un nesso causale con la nomina di Uribe a Direttore dell’Aeronautica Civile colombiana.

Si ricorda che Álvaro Uribe Vélez assume questo incarico in sostituzione di Fernando Uribe Senior, poiché questo fu assassinato dal cartello di Medellín.

Ne ‘El matarife’ si denuncia il padre dell’attuale presidente colombiano Iván Duque: l’ex governatore di Antioquia, Iván Duque Escobar.

Nel 1891, Duque Escobar informa il presidente di quel tempo, Julio César Turbay, sulla distribuzione di licenze e permessi nelle mani di Uribe per le piste private al Cartello di Medellín. Ciò era successivamente confermato dalla compagna di Escobar, Virginia Vallejo, dal membro del cartello, Jhon Jairo Velásquez “Popeye”, e altri.

La cosa cruciale nel promuovere l’attività di Escobar era far arrivare la droga prodotta in Colombia sul suolo nordamericano, per essere il maggiore consumatore di queste sostanze. Escobar aveva bisogno di un gran numero di piste aeree per ottimizzare l’invio della droga, per non parlare dei permessi. In questo, il ruolo di Uribe è stato fondamentale nel mondo dell’aeronautica colombiana e, ovviamente, nel mondo della droga.

La miniserie di Leal Mendoza sviluppa l’omicidio di Rodrigo Lara Bonilla da parte del Cartello di Medellín, dal momento che scatenò una battaglia contro questo Cartello ai tempi in cui Escobar era senatore.

Lara Bonilla ottenne, con prove schiaccianti, l’espulsione di Escobar dal Congresso con l’aiuto del fondatore del quotidiano El Espectador, Guillermo Cano, e la pubblicazione di un rapporto su sei trafficanti di droga che furono arrestati nel 1976, ciò che dimostrò il curriculum di Escobar.

A ciò si aggiunge l’operazione Tranquilandia, in cui si scopre un’ampia estensione di lavorazione della droga, laboratori e piste del Cartello di Medellín. In tale ritrovamento, si confiscò un elicottero di proprietà del padre di Álvaro Uribe Vélez.

Nel 1984, Lara Bonilla fu assassinato a colpi di arma da fuoco, due anni dopo assassinano Cano. Il problema non era solo il licenziamento dal Senato, ma le conseguenze del controllo che avevano sull’aeronautica civile con Uribe al comando.

In questo modo, allo stesso tempo, sono stati esposti i legami di Uribe con i trafficanti di droga colombiani, in particolare con Fabio Ochoa Restrepo e i suoi figli “i fratelli Ochoa”.

I legami di Uribe con gruppi criminali, paramilitari e narcotrafficanti hanno costituito una svolta politica dello stato colombiano in una sorta di ambiente di sociopatia istituzionale, come definito da Leal Mendoza. Quello stesso apparato continua tagliuzzando indiscriminatamente gli organi e la pelle della Colombia.


Álvaro Uribe Vélez, “el matarife” de Colombia

Este martes 7 de julio el juez 23° Civil del Circuito de Bogotá informó sobre la negación de la acción de tutela que presentó Álvaro Uribe Vélez en contra del abogado y criminólogo colombiano Daniel Mendoza Leal, creador de la miniserie Matarife estrenada en mayo de este año, y que su nombre da alusión al alias sanguinario que tomó el periodista colombiano Gonzalo Guillén para el ex presidente.

La acción de tutela es un mecanismo constitucional de Colombia que se basa en el derecho que posee cada individuo de proteger sus derechos fundamentales; en diferentes ocasiones Uribe ha aplicado esta acción en carácter de difamación.

La miniserie muestra el entramado narcocriminal de Colombia tutelado por Álvaro Uribe Vélez. Echemos un breve vistazo a los hechos.

La primera triangulación: Club El Nogal, Salvatore Mancuso y el Matarife

Salvatore Mancuso es un reconocido paramilitar, narcotraficante y comandante de las Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Mancuso participó en un sinfín de lamentables masacres en el territorio colombiano, de hecho en 2007 se encontraron fosas comunes con más de 400 cadáveres en la región Mapiripan, en la que él estuvo involucrado.

Igualmente es referencia por su interferencia en las elecciones colombianas en las que resultó ganador Uribe.

Al estar al mando de las AUC, el nexo con Uribe es indudable, pues, desde 2002 el ex presidente declaró poderes emergentes que incluían el derecho a arrestar y actuar de forma bélica sin una prueba real previa, siendo una estrategia deliberada para forzar los desplazamientos a fin de tomar control en territorios colombianos, en el marco de los intereses propios de los paramilitares y narcotraficantes.

Mancuso, con este prontuario y detenido confeso por más de 80 actos criminales, lograba asistir al famoso Club El Nogal para disfrutar de los servicios de spa y reunirse con sus homólogos criminales para planificar sus negocios de droga, asesinatos y lavado de dinero, por no nombrar más.

A la fecha, Colombia ha solicitado a Estados Unidos la extradición de Mancuso.

En cuanto al Club El Nogal, su función, tras bastidores, la ideó Fernando Londoño Hoyos, ex ministro de interior y justicia de Uribe, que luego fue destituido por abuso de poder por la Procuraduría colombiana.

El clan de Uribe se reunía en repetidas ocasiones, incluso la actual vicepresidenta de Colombia, Marta Lucía Ramírez, tenía una habitación permanente en ese recinto.

En definitiva, el Club fungía como epicentro de las actividades del paramilitarismo, de neonazis derechistas, extremistas religiosos, corruptos y narcotraficantes.

Aeronáutica civil uribista y los permisos a Pablo Escobar

Para la década de los 80 en Colombia, el narcotraficante Pablo Escobar expande e incrementa de forma abrupta su negocio de drogas, eso tiene una conexión causal con la designación de Uribe como Director de la Aeronáutica Civil colombiana.

Se recuerda que Álvaro Uribe Vélez toma este cargo en reemplazo de Fernando Uribe Senior, debido a que éste fue asesinado por el Cártel de Medellín.

En El matarife se denuncia al padre del actual presidente colombiano Iván Duque: el ex gobernador de Antioquia, Iván Duque Escobar.

En 1891, Duque Escobar informa al presidente de ese entonces, Julio César Turbay, sobre el reparto de licencias y permisos en manos de Uribe para las pistas privadas al Cártel de Medellín. Esto después era confirmado por la compañera de Escobar, Virginia Vallejo, el miembro del Cártel, Jhon Jairo Velásquez “Popeye”, y otros.

Lo crucial en el impulso del negocio de Escobar era hacer llegar la droga producida en Colombia a suelo norteamericano, por ser el mayor consumidor de estas sustancias. Escobar necesitaba una gran cantidad de pistas aéreas para optimizar la salida de la droga, y ni hablar de los permisos. En esto, el rol de Uribe fue clave en el mundo de la aeronáutica colombiana y, por supuesto, en el mundo de la droga.

La miniserie de Leal Mendoza desarrolla el asesinato de Rodrigo Lara Bonilla por el Cártel de Medellín, ya que libró una batalla contra este Cártel en tiempos donde Escobar era senador.

Lara Bonilla logró, con pruebas fehacientes, la expulsión de Escobar del Congreso con ayuda del fundador del diario El Espectador, Guillermo Cano, y la publicación de un reporte sobre seis narcotraficantes que detuvieron en 1976, lo que demostró el prontuario de Escobar.

A esto se le suma la operación de Tranquilandia, en la que queda al descubierto una amplía extensión de procesamiento de droga, laboratorios y pistas del Cártel de Medellín. En ese hallazgo se confiscó un helicóptero que era propiedad del padre de Álvaro Uribe Vélez.

En 1984, Lara Bonilla fue asesinado a tiros, dos años después asesinan a Cano. El problema no sólo era el despido del Senado sino las consecuencias del control que tenían en la aeronáutica civil con Uribe al mando.

De esta manera asimismo han sido expuestos los lazos de Uribe con los narcos colombianos, específicamente con Fabio Ochoa Restrepo y sus hijos “los hermanos Ochoa”.

Los vínculos con grupos criminales, paramilitares y narcotraficantes de Uribe conformaron un viraje político del estado colombiano en una especie de ambiente de sociopatía institucional, como lo define Leal Mendoza. Ese mismo aparataje sigue tasajeando indiscriminadamente los órganos y la piel de Colombia.

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