Il macchinario della comunicazione mediatica e del terrore contro Cuba

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Dai primi anni della Rivoluzione cubana, gli specialisti yankee in guerra psicologica iniziarono azioni per demonizzarla, intimidire gli incauti e diffondere il panico sull’isola.

Un esempio della loro mancanza di scrupoli si rese manifesto quando, nel dicembre 1960, la CIA diede inizio alla inumana Operazione Peter Pan, attraverso un messaggio dell’allora Radio Swan, inaugurata come risultato del 1° Programma di Azioni Segrete, approvato dal presidente Eisenhower, che diceva: “Madre cubana, la prossima legge del governo sarà quella di portarti via i tuoi figli, dall’età di 5 anni, e restituirteli a 18 trasformati in mostri del materialismo! Vai in chiesa e segui le orientazioni del clero!”.

Cominciavano i messaggi di odio e terrore emanati dagli USA contro Cuba, carichi di menzogne e sostenuti dal suo programma di guerra psicologica, che affermava: “Affinché l’opposizione possa essere ascoltata e la base di appoggio popolare di Castro venga minata, è necessario sviluppare i mezzi di comunicazione per il popolo cubano e lanciare una potente offensiva di propaganda a favore dell’opposizione”.

A quel compito parteciparono l’agente CIA David Atlee Phillips, come capo della propaganda, e l’ufficiale Howard Hunt, che si recò a L’Avana, nel maggio 1960, per osservare l’atteggiamento dei cubani verso il governo rivoluzionario.

Nonostante più di mezzo secolo, i piani non sono cambiati e le campagne di menzogne ​​e di odio sono intatte, perché l’obiettivo di distruggere la Rivoluzione rimane.

Gli attacchi contro artisti cubani radicati fuori dal paese, che si esibiscono sull’isola, o quelli che risiedono a Cuba e fanno presentazioni negli USA, sono esempi di questa linea di azione della CIA.

Uno dei primi casi è stato contro la cantante Haila María Mompié, che è stata attaccata, con enorme virulenza, impedendole di esibirsi a Miami e persino hanno fatto pressione per cancellare il suo visto. Hanno fatto lo stesso con il conduttore di NTV Serrano, perseguendolo durante una visita famigliare in quella città.

Sono continuati gli attacchi contro gli artisti residenti a Miami che venivano a lavorare a Cuba, tra loro Decemer Bueno, mettendolo, in tal modo, all’angolo -nonostante le sue iniziali affermazioni di essere apolitico- ed è finito per strisciare, in modo disgustoso, per ottenere il perdono dalla mafia terrorista anti-cubana.

Caso simile è il duo Gente de Zona che, per salutare pubblicamente il presidente cubano, presente durante il loro concerto all’Avana, gli è stata annullata la loro esibizione di fine anno a Miami e, di fronte a minacce e pressioni, hanno finito per rispettare le orientazioni di dichiararsi contro il governo cubano, o non avrebbero ricevuto il premio Grammy.

L’hanno, recentemente, intrapreso contro l’ottimo compositore e trombettista cubano Alexander Abreu, diffondendo nelle reti sociali un falso testo delle sue dichiarazioni contro la Rivoluzione, che lui ha subito smentito. La risposta da Miami è stata immediata con una catena di offese razziali e personali ed hanno, persino, pubblicato il suo numero di telefono privato perché fosse disturbato, cosa che viola le leggi USA.

Quello stesso rancore accumulato ha dato origine all’attacco terroristico contro l’ambasciata cubana a Washington, con un fucile automatico, da parte di un cittadino nato a Cuba, mettendo in pericolo la vita di 20 funzionari che erano all’interno della missione diplomatica.

Queste azioni sono consentite, perché fanno parte dei piani della CIA e del Dipartimento di Stato per fomentare il rifiuto della Rivoluzione socialista considerata parte dell'”asse del male”; per questo nel supplemento che il quotidiano El Nuevo Herald distribuiva settimanalmente erano concessi articoli carichi di rancore ed offese contro tutto ciò che potesse migliorare i rapporti con Cuba.

Quel settimanale, intitolato LIBRE, era pubblicato da 24 anni, “senza essere controllato”, come ora sostiene la società madre dell’Herald, incolpando il Dipartimento Pubblicità per non aver effettuato una revisione formale del contenuto; cosa non credibile per una pubblicazione in quel paese.

LIBRE lo pubblicava, dal 1966, Demetrio Pérez, Jr., un cubano giunto negli USA, nel 1962, come parte dei 14mila bambini prelevati da Cuba durante l’operazione Peter Pan, che giunse a ricoprire incarichi politici a Miami ed essere proprietario di una catena di scuole private, oltre a una rete di programmi “no-profit” finanziati dal governo nella contea di Miami-Dade, che è stato arrestato e condannato per frode ed altri crimini.

In LIBRE, scriveva Roberto Luque Escalona, ​​un emigrato cubano i cui articoli sono carichi di odio contro Cuba, diretto alla comunità cubana che vive a Miami, dove è giunto a scrivere contro Michelle Obama, definendola un “mostro nero nell’inferno di Dante“.

Un altro editorialista regolare era Roberto Cazorla, scrittore cubano residente in Spagna, con lo stesso taglio provocatorio, offensivo e invocanti alla violenza.

Per capire perché tanto odio da parte della comunità cubana di Miami, basta sapere che, da quel libello, Roberto Luque ha accusato di codardia gli ebrei USA, per aver rilasciato un comunicato a sostegno di Black Lives Matter e delle proteste per l’omicidio di Floyd, per mano della polizia.

Roberto Luque ha lavorato presso l’agenzia di stampa Prensa Latina, ha lasciato Cuba nel 1992 e per anni ha scritto articoli contro Cuba su El Nuevo Herald.

Cazorla, dalla Spagna, difende il regime franchista e continua i suoi attacchi alla Rivoluzione cubana, come parte del cosiddetto “esilio”, che non sono altro che emigrati frustrati con la pretesa di formare una forza politica ed il desiderio di ritornare nell’isola.

Nel maggio 1961, dopo la sconfitta dell’invasione della Baia dei Porci, il quotidiano New York Time dichiarò in un lungo articolo: “Come si giustifica aver ingannato il nostro popolo? Né la prudenza né l’etica possono giustificare Amministrazione alcuna, per far dubitare il pubblico e dire qualcosa che non sia vero”.

Ecco perché José Martí ha detto: “La stampa deve essere l’esame e la censura, mai l’odio né l’ira, che non lasciano spazio alla libera emissione di idee”.


La maquinaria de comunicación mediática y terror contra Cuba

Arthur González

Desde los años iniciales de la Revolución cubana, especialistas yanquis en guerra psicológica, iniciaron acciones para satanizarla, amedrentar a los incautos y sembrar pánico en la Isla.

Un ejemplo de su falta de escrúpulos se puso de manifiesto cuando en diciembre de 1960, la CIA inició la inhumana Operación Peter Pan, a través de un mensaje desde la entonces Radio Swan, inaugurada como resultado del 1er Programa de Acciones Encubiertas, aprobado por el presidente Eisenhower, que decía: “¡Madre cubana, la próxima ley del gobierno será para quitarte a tus hijos, desde los 5 años y devolvértelos a los 18 convertidos en monstruos del materialismo! ¡Ve a la iglesia y sigue las orientaciones del clero!”.

Comenzaban los mensajes de odio y terror emanados por Estados Unidos contra Cuba, cargados de mentiras y respaldados por su programa de guerra psicológica, el cual afirmaba: “Para que la oposición pueda ser oída y la base de apoyo popular de Castro sea socavada, es necesario desarrollar los medios de comunicación masiva para el pueblo cubano e iniciarse una poderosa ofensiva de propaganda en nombre de la oposición”.

En aquella tarea participaron el agente CIA David Atlee Phillips, como jefe de propaganda y el oficial Howard Hunt, quien viajó a La Habana en mayo de 1960, para observar la actitud de los cubanos hacia el gobierno revolucionario.

A pesar de más de medio siglo, los planes no han cambiado y las campañas de mentiras y odio están intactas, porque el objetivo de destruir a la Revolución se mantiene.

Los ataques contra artistas cubanos radicados fuera del país, que actúan en la Isla, o los que residen en Cuba, y hacen presentaciones en Estados Unidos, son ejemplos de esa línea de acción de la CIA.

Uno de los primeros casos fue contra la cantante Haila María Mompié, a la que atacaron con virulencia descomunal, impidiéndole actuar en Miami, e incluso presionaron para anularle su visa. Lo mismo hicieron con el locutor del NTV Serrano, persiguiéndolo durante una visita familiar a esa ciudad.

Continuaron ataques contra artistas residentes en Miami que venían a trabajar en Cuba, entre ellos Decemer Bueno, acorralándolo de tal manera que, a pesar de sus declaraciones iniciales de ser apolítico, terminó arrastrándose de forma repugnante para obtener el perdón de la mafia terrorista anticubana.

Similar caso es el dúo Gente de Zona, quienes, por saludar en público al presidente cubano, presente durante su concierto en La Habana, les fue cancelada su actuación de fin de año en Miami y ante las amenazas y presiones, terminaron cumpliendo las orientaciones de declararse contra el gobierno cubano, o no recibirían el premio Grammy.

Recientemente la emprendieron contra el excelente compositor y trompetista cubano Alexander Abreu, circulando por las redes sociales un falso texto de sus declaraciones contra la Revolución, las que de inmediato refutó. La respuesta desde Miami no se hizo esperar con una cadena de ofensas raciales, personales e incluso llegaron a publicar su número telefónico privado para que lo molestaran, algo que viola las leyes de Estados Unidos.

Ese mismo rencor acumulado dio pie al ataque terrorista contra la embajada cubana en Washington con un fusil automático, por un ciudadano nacido en Cuba, poniendo en peligro la vida de 20 funcionarios que se encontraban dentro de la misión diplomática.

Esas acciones son permitidas, porque forman parte de los planes de la CIA y del Departamento de Estado, para fomentar el rechazo a la Revolución socialista considerada parte del “eje del mal”, por eso al suplemento que distribuía semanalmente el diario El Nuevo Herald, se le consentían artículos cargados de rencor y ofensas contra todo lo que fuese mejorar las relaciones con Cuba.

Ese semanario titulado LIBRE, se editaba desde hacía 24 años, “sin ser controlado”, según argumenta ahora la compañía matriz del Herald, responsabilizando al Departamento de Publicidad de no hacer una revisión formal del contenido, algo no creíble para una publicación en ese país.

LIBRE lo publicaba desde 1966, Demetrio Pérez, Jr., cubano llegado a Estados Unidos en 1962, como parte de los 14 mil niños sacados de Cuba bajo la Operación Peter Pan, quien llegó a ocupar cargos políticos en Miami y ser propietario de una cadena de escuelas privadas, más una red de programas “sin fines de lucro”, financiados por el gobierno en el Condado Miami-Dade, quien fue detenido y condenado por fraude y otros delitos.

En LIBRE, escribía Roberto Luque Escalona, cubano emigrado, cuyos artículos están cargados de odio contra Cuba, dirigidos a la comunidad cubana radicada en Miami, donde llegó a escribir contra Michelle Obama, calificándola de “monstruo negro en el Infierno de Dante”.

Otro columnista regular era Roberto Cazorla, escritor cubano radicado en España, con el mismo corte provocador, ofensivo y llamados a la violencia.

Para comprender por qué tanto odio en parte de la comunidad cubana en Miami, basta saber que, desde ese libelo, Roberto Luque acusó de cobardes a los judíos estadounidenses, por emitir un comunicado de apoyo a Black Lives Matter y las protestas por el asesinato de Floyd, a manos de la policía.

Roberto Luque trabajó en la agencia de noticias Prensa Latina, salió de Cuba en 1992 y por años, escribió en El Nuevo Herald artículos contra Cuba.

Cazorla desde España, defiende el franquismo y continua sus ataques a la Revolución cubana, como parte del denominado “exilio”, que no son más que emigrados frustrados con la pretensión de conformar una fuerza política y la añoranza de regresar a la Isla.

En mayo de 1961, después de la derrotada invasión por Bahía de Cochinos, el diario New York Time, afirmó en un amplio artículo: “¿Cómo se justifica haber engañado a nuestro pueblo? Ni la prudencia, ni la ética pueden justificar a ninguna Administración, a enrarecer al público y decir algo que no sea así”.

Por eso José Martí expresó: “La prensa debe ser el examen y la censura, nunca el odio ni la ira, que no dejan espacio a la libre emisión de ideas”.

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