Discorso Bruno Rodríguez Parrilla (ONU)

Discorso pronunciato da Bruno Rodríguez Parrilla, Ministro degli Affari Esteri di Cuba, alla presentazione del Progetto di Risoluzione: Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba, a New York, il 23 giugno 2021.

(Versioni abbreviate-Presidenza della Repubblica)

Eccellentissimo Signor Presidente:

Eccelentissimi  Signori Rappresentanti Permanenti:

Signori Delegati:

Nell’ anno 2020, Cuba, come il resto del mondo,  ha dovuto affrontare le sfide straordinarie imposte dalla pandemia della COVID-19. Il governo degli Stati Uniti ha assunto il virus come alleato nella sua spietata guerra non convenzionale; ha indurito in maniera deliberata e opportunista il blocco economico, commerciale e finanziario ed ha provocato al paese perdite per almeno  5 mila milioni di dollari.

Il Presidente Donald Trump, aveva applicato 243 misure coercitive unilaterali per restringere l’arrivo di viaggiatori statunitensi e pregiudicare terzi mercati turistici ed aveva adottato le misure proprie del tempo di guerra per privarci di rifornimenti di combustibile, aveva perseguitato i servizi di salute che prestiamo in numerosi paesi, incrementato il maltrattamento alle transazioni commerciali e finanziarie in altri mercati e si era proposto d’impaurire con l’applicazione del III Titolo della Legge Helms-Burton, a investitori e entità commerciali straniere.

Aveva impedito il flusso regolare e istituzionale delle rimesse alle famiglie cubane, assestando duri colpi  al settore indipendente o privato E aveva ostacolato i vincoli con i cubani residenti negli Stati Uniti e la riunificazione familiare.
Tutte queste misure oggi si mantengono vigenti e in completa applicazione pratica e, paradossalmente stanno conformando la condotta dell’attuale governo statunitense, giustamente nei mesi in cui Cuba ha sperimentato il più forte incremento di contagiati, il numero più alto dei morti e un effetto economico superiore della COVID-19.

La piattaforma della campagna del Partito Democratico prometteva agli elettori di annullare  rapidamente le azioni del governo di Donald Trump, in particolare l’eliminazione delle restrizioni ai viaggi a Cuba, le rimesse e il compimento degli accordi  migratori bilaterali, includendo i visti.

È dimostrato che una vasta maggioranza di statunitensi appoggia l’eliminazione del blocco e la libertà di viaggiare all’Isola e che i cubani che vivono in questo paese desiderano relazioni normali e benessere per le loro famiglie.

Alcuni incolpano di questa perniciosa inerzia le ambizioni elettorali associate alla Florida o agli equilibri, affatto trasparenti, delle cupole  politiche e legislative a  Washington.

Cosa penseranno di quello che accade coloro che hanno votato per il Presidente Joseph Biden?

Signor Presidente:

Il danno umano del blocco è incalcolabile. La vita di nessuna famiglia sfugge agli effetti di questa politica disumana. Nessuno potrebbe affermare onestamente che non ha un impatto reale sulla popolazione.

Nell’ambito della salute, persiste l’impossibilità d’accedere a strumenti,  tecnologie, dispositivi, trattamenti e farmaci idonei che c’impediscono di comprare dalle compagnie  statunitensi  dobbiamo conseguire a prezzi  esorbitanti, con intermediari o sostituirli con generici di minor efficacia, anche  per neonati e bambini malati.

Ora , il colpo più violento alle nostre finanze e alle spese associate alla COVID-19, nell’ordine di  2 mila milioni di pesos e  300 milioni di dollari, provocano anche la mancanza o  l’instabilità di medicinali di uso ospedaliero che rappresentano la differenza tra la vita e la morte, e le difficoltà quotidiane  alle persone per comprare a tempo l’insulina, gli antibiotici, i calmanti, quelli contro la pressione alta arteriale, le allergie e altre malattie croniche.

Cuba ha cercato di proteggere tutti dal virus, ha attivato il suo  universale e solido sistema di salute ed ha contato con l’abnegazione, la disposizione al sacrificio e l’alta qualifica del suo personale; ha mobilitato il potenziale scientifico nazionale e la sua industria bio-farmaceutica di livello mondiale; ed ha disposto dell’appoggio e del consenso espressi  dal popolo e soprattutto  da giovani studenti che hanno operato come volontari nelle zone a rischio e alle investigazioni epidemiologiche.

Per questo abbiamo potuto sviluppare con rapidità protocolli altamente efficaci, di attenzione ai contagiati e sospetti dalla COVID-19, creare capacità di ricovero per tutti gli infettati; garantire la piena sostenibilità dei  servizi di terapia intensiva, l’isolamento istituzionale dei contatti dei malati, l’accesso gratuito alle prove di PCR o Antigeni; così come la posta in marcia di laboratori di biologia molecolare in tutte le provincie del paese.

Quando il blocco crudelmente ha impedito la consegna di ventilatori polmonari, Cuba ha sviluppato la loro produzione nazionale con prototipi propri.

Tutto questo sforzo della Nazione ha permesso  di mantenere, facendo un paragone,una  bassa letalità della pandemia, soprattutto tra il personale della salute, lattanti, bambini e donne in gravidanza.

È notevole che una piccola isola bloccata abbia prodotto 5 candidati a vaccino e applicato 3 di questi, in studi d’intervento o interventi  sanitari, a 2 milioni 244 mila 350 cubani con almeno una dose e si proponga di vaccinare il 70 per cento della sua popolazione  in questa estate  e il totale della stesa prima della fine del’anno, anche se il blocco  sta ostacolando in forma severa la scalata industriale di queste produzioni.

È  un risultato illustrativo dello sforzo della scienza al servizio del popolo e dell’efficacia della funzione pubblica.

Quando, durante la pandemia, è stata scatenata la campagna di calunnie del governo degli Stati Uniti contro la cooperazione médica, Cuba ha inviato 57 brigate specializzate del “Contingente Internazionale Henry Reeve” a 40 paesi o
territori,  che si sono sommate ai più di 28 mila professionisti della salute che già in questo momento operavano in 59 nazioni.

Il blocco priva  l’industria nazionale del finanziamento per importare i prodotti   necessari destinati alla produzione di alimenti, che ha provocato la caduta della produzione  porcina e di altri beni.

Le importazioni di alimenti dagli Stati Uniti si realizzano solo con  strette  licenze e condizioni discriminatorie e i loro discreti ammontare sono incomparabili con l’enorme danno del blocco alle finanze e agli effetti della loro applicazione  extra territoriale in terzi  mercati.

Sono testimone della sofferenza e dell’ansietà che provocano nelle famiglie cubane la scarsità e l’instabilità dei prodotti imprescindibili e di prima necessità, visibili in lunghe code, ch erogni giorno affaticano i cubani nel mezzo della pandemia.
La mancanza di prodotti nei mercati e l’aumento smisurato dei prezzi nonostante i grandi sforzi del governo, colpiscono decisamente le misure d’indurimento del blocco in condizioni di pandemia e di crisi economica globale.

Come ha detto il Generale d’ Esercito Raúl Castro lo scorso  16 aprile, e cito,«Il danno che queste misure provocano al livello di vita della popolazione non è fortuito  nè frutto di effetti collaterali, è conseguenza di un proposito deliberato di castigare, nel suo congiunto, il popolo cubano».

Fine della citazione.

Il blocco è una violazione di massa, flagrante e sistematica dei diritti umani di tutto il popolo di Cuba che, a tenore dell’articolo II, inciso C della Convenzione di Ginevra del 1948, costituisce un’azione di genocidio.

Signor Presidente:

Le autorità degli Stati Uniti hanno cercato cinicamente di seminare l’idea del fallimento del  sistema e dell’inefficacia del governo cubano; che le misure coercitive non danneggiamo il popolo e non sono realmente un fattore significativo nelle difficoltà dell’economia nazionale.

Ma guardiamo i dati.

Dall’aprile del 2019 a dicembre del 2020, il blocco ha provocato danni per 9 157 milioni di dollari al prezzo corrente, 436 milioni mensili come media. Nell’ultimo quinquennio, le perdite provocate per questo concetto sono state superiori a 17 mila milioni di dollari. I danni accumulati in sei decenni toccano 147 mila 853 milioni di dollari, a prezzi  correnti, e al valore dell’oro, un bilione 377 mila milioni.

Lo scorso 10 giugno, il nostro sistema bancario e finanziario è stato obbligato a sospendere temporaneamente l’accettazione di depositi in contanti di  dollari statunitensi, misura imprescindibile, di fronte agli ostacoli che provoca il blocco per disporre con questa moneta o darle valore di uso. È un passo che volevamo evitare, ma è risultato irrimandabile.

Si tratta di una guerra economica di portata  extra territoriale, contro un piccolo paese già danneggiato nel periodo recente dalla recessione e dalla crisi economica globale provocate dalla pandemia che ci ha privato di entrate indispensabili come quelle derivate dal turismo.

Come ha affermato il Presidente Miguel Díaz-Canel il 19 aprile ultimo, e cito, «Nessuno, con un minimo d’onestà e con dati economici che sono di dominio pubblico può ignorare che questo assedio  costituisce il principale ostacolo per lo sviluppo del paese  per avanzare nella ricerca della prosperità e del benessere», fine della citazione.

Cosa avverrebbe, chiedo, ad altre economie, anche di paesi ricchi, se fossero sottoposte a condizioni simili? Quali sarebbero gli effetti sociali o politici?

Signor Presidente:

Il blocco è un’azione politicamente motivata, perfettamente descritta nell’infame memorandum del vice segretario di Stato Léster Mallory, del 6 aprile del 1960, e cito:

«Si devono mettere in pratica rapidamente tutte le misure possibili per debilitare la vita economica (…)  negando a Cuba denaro e aiuti con il fine di ridurre i  salari nominali e reali, con l’ obiettivo di provocare fame, disperazione e il crollo del governo». Fine della citazione.

La completa, maliziosamente, un’intensa campagna d’ingerenza politica nei temi interni, con programmi di sovversione ai quali il governo degli Stati Uniti  dedica ogni anno decine di milioni di dollari del bilancio federale e somme addizionali di fondi segreti.

Il proposito è provocare  instabilità politica e sociale nel contesto delle  difficoltà  economiche che lo stesso  Governo degli Stati Uniti causa.

Calcolano che se sottopongono la popolazione cubana a penurie e promuovono leaders artificiali che incitano  al disordine e all’instabilità, potranno  generare nelle reti digitali un movimento politico virtuale per poi portarlo nel mondo reale.

Utilizzano enormi risorse, laboratori sociali, strumenti d’alta tecnologia in una sfrenata campagna indirizzata a screditare Cuba, mediante l’uso impudico della menzogna e la manipolazione di dati.

Utilizzano di nuovo un rinnovato maccartismo, intolleranza ideologica e l’attacco brutale contro coloro che difendono la verità.

Alcuni sognano di provocare il caos sociale, il disordine, la violenza e la morte. Non è strano, perchè si tratta di un’arma politica già utilizzata contro altri paesi con conseguenze disastrose.

Alcuni, pochi, delirano per provocare un flusso migratorio irregolare e senza controllo tra Cuba e gli USA. Si tratta di un’azione pericolosa sulla quale abbiamo avvisato il governo statunitense che ha l’obbligo legale e morale di onorare gli accordi migratori, in particolare in materia di visti. È un tema sensibile che costa vite.

Signor Presidente:

Gli Stati qui rappresentati sono vittime dell’impatto extra territoriale del blocco che danneggia la loro sovranità, infrange le loro legislazioni nazionali, le sottopone a decisioni di corti della giustizia statunitense e danneggia gli interessi delle loro compagnie che desiderano  relazionarsi  con i due paesi, tutto questo  violando il Diritto  Internazionale.

Non è legale nè etico che il governo di una potenza sottometta una nazione piccola, per decenni, a una guerra economica incessante per cercare d’imporle un sistema politico estraneo e un governo disegnato per lei.

È inaccettable privare un popolo intero  del diritto alla pace allo sviluppo, al benessere e al progresso umano.

Non si può permettere, è inaccettabile che il governo degli USA ignori che per 28 anni le succesive risoluzioni di questa democratica e rappresentativa Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Nel settembre del 2000, il Comandante in Capo  Fidel Castro segnalò da questo podio, e cito: «Dobbiamo smettere di sostenere con tutta la fermezza che il principio della sovranità non si può sacrificare per colpa di un ordine sfruttatore e ingiusto sul quale, appoggiata dal potere e dalla sua forza, la super potenza egemonica pretende  di dire tutto». Fine della cita.

Il reclamo di Cuba è che ci lascino in pace,  vivere senza blocco, che termini la persecuzione  dei nostri vincoli commerciali e finanziari con il resto del mondo.

Domandiamo che si ponga fine alla manipolazione, alla discriminazione e che cessino gli ostacoli ai vincoli dei cubani che vivono negli USA con i loro familiari in Cuba e con il paese che li ha visti nascere.

Riconosciamo lo sforzo di quelli che, in questo momento difficile, hanno insistito nella comunicazione e l’appoggio alle loro famiglie nell’Isola, di fronte all’odio e alla persecuzione politica.

Molti sostengono pragmaticamente, anche dentro il governo statunitense, che si deve porre fine al blocco perhcè è una politica anacronistica e inefficace, che non è riuscita né otterrà  il suo obeettivo, ed ha terminato per screditare e isolare gli stessi Stati Uniti.

È inaccettabile anche la manipolazione contro il terrorismo con fini politici  e elettorali.

Nel gennaio di quest’anno, 9 giorni prima della nomina ufficiale dell’attuale governo, l’amministrazione del Presidente Trump ha inserito  Cuba in una lista arbitraria e unilaterale di Stati che presumibilmente patrocinano il terrorismo internazionale che, senza dubbi ha effetti importanti nel  sistema finanziario mondiale.

Nessuno può, con onestà, sostenere che Cuba è un paese patrocinatore del terrorismo, nessuno!. Rivelazioni recenti hanno messo in ridicolo l’ultimo dei pretesti Lo scorso 14 maggio, il Dipartimento di Stato ha di nuovo definito  Cuba, cme aveva fatto nel 2020 durante il governo precedente,  come un paese che non coopera abbastanza con gli sforzi   antiterrorismo degli Stati Uniti.

Cuba è stata vittima di azioni di terrorismo organizzate, finanziate ed eseguite dal governo statunitense o dal territorio di questo paese, che sono costate la vita di 3 478 cubani 2009 invalidi.

Ci sono prove più che sufficienti di tentativi di cooperazione affettiva in anni recenti tra le agenzie dei due paesi.

La  nostra posizione sul terrorismo è nota, è di condanna assoluta a questa pratica in qualsiasi delle sue forme e delle sue manifestazioni.

Signor Presidente:

Per decisione sovrana e per il bene di tutta la Nazione, Cuba da anni fa uno notevole sforzo per l’attualizzazione del suo modello e dello Stato socialista, di diritto e di giustizia sociale con l’appoggio di un’ampia maggioranza di cittadini  in un referendum  libero, diretto e universale.

Si tratta di un compito audace e molto complesso in qualsiasi  circostanza, che si fa molto più difficile di fronte alla persistente ostilità dell’imperialismo statunitense che in nessun caso ci fermerà, né piegherà la  volontà delle attuali e future generazioni di cubani.

Ringrazio profondamente gli aiuti solidali  dei nostri compatrioti e degli amici di Cuba in diverse latitudini, che tanto apprezziamo, includendo quelli che con molto sforzo di fronte all’opposizione del loro governo sono giunti a questo paese .
Ci anima contare con l’appoggio di migliaia di persone che in tutto il mondo si sono riunite per reclamare dal governo statunitense che ponga fine del blocco.

Tra i  loro  protagonisti ci sono numerosi cubani, che sventolano la bandiera della stella solitaria ed anche qui.

In nome del mio paese, del suo degno e generoso popolo che resiste e avanza in maniera eroica, pongo alla sua considerazione il progetto di risoluzione A/75/L.97, «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba».

Come il virus, il blocco asfissia e uccide e deve cessare!

Patria o Muerte! Vinceremo!

Molte grazie!


Discurso del ministro de Relaciones Exteriores de Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, durante la presentación de la Resolución cubana contra el bloqueo

 

Excelentísimo Señor Presidente:

Excelentísimos Señores Representantes Permanentes:

Señores Delegados:

En el año 2020, Cuba, como el resto del mundo, tuvo que enfrentar los desafíos extraordinarios de la pandemia de COVID-19. El gobierno de los Estados Unidos asumió el virus como aliado en su despiadada guerra no convencional; recrudeció, de manera deliberada y oportunista, el bloqueo económico, comercial y financiero; y provocó al país pérdidas por alrededor de 5 mil millones de dólares. 

El Presidente Donald Trump, aplicó 243 medidas coercitivas unilaterales para restringir el arribo de viajeros estadounidenses y perjudicar terceros mercados turísticos; adoptó medidas  propias de tiempo de guerra para privarnos de suministros de combustible; persiguió los servicios de salud que prestamos en numerosos países; incrementó el acoso a las transacciones comerciales y financieras en otros mercados, y se propuso amedrentar, con la aplicación del título III de la Ley Helms-Burton, a inversionistas y entidades comerciales extranjeras.

También impidió el flujo regular e institucional de las remesas a las familias cubanas, asestó duros golpes al sector cuentapropista o privado y obstaculizó los vínculos con los cubanos residentes en Estados Unidos y la reunificación familiar.

Todas estas medidas se mantienen hoy vigentes y en completa aplicación práctica y, paradójicamente, van conformando la conducta del actual gobierno estadounidense, justamente en los meses en que Cuba ha experimentado el mayor incremento de infectados, el número más alto de fallecidos y un efecto económico superior de la COVID-19.

La plataforma de campaña del Partido Demócrata prometía a los electores revertir rápidamente las acciones tomadas por el gobierno de Donald Trump, en particular la eliminación de las restricciones a los viajes a Cuba, las remesas y el cumplimiento de los acuerdos migratorios bilaterales, incluyendo los visados. 

Está demostrado que una amplia mayoría de los estadounidenses apoya el levantamiento del bloqueo y su libertad de viajar a la isla y que los cubanos que viven en este país desean relaciones normales y bienestar para sus familias.

Algunos culpan de esta perniciosa inercia a las ambiciones electorales asociadas a la Florida o a los equilibrios, nada transparentes, de las élites políticas y legislativas en Washington.

¿Qué pensarán de lo que ocurre quienes votaron por el Presidente Joseph Biden? 

Señor Presidente:

El daño humano del bloqueo es incalculable. La vida de ninguna familia cubana escapa de los efectos de esta inhumana política. Nadie podría afirmar honestamente que no tiene un impacto real en la población.  

En el ámbito de la salud, persiste la imposibilidad de acceder a equipos, tecnologías, dispositivos, tratamientos y fármacos idóneos que se nos impide adquirir de compañías estadounidenses y han de conseguirse a precios exorbitantes, con intermediarios o sustituirse con genéricos de menor eficacia, incluso para los recién nacidos y niños enfermos.

Pero ahora, el golpe artero a nuestras finanzas y los gastos asociados a la COVID-19, en el orden de los 2 mil millones de pesos y los 300 millones de dólares, provocan además la falta o inestabilidad de medicamentos de uso hospitalario que representan la diferencia entre la vida y la muerte, y dificultades cotidianas a las personas para adquirir a tiempo la insulina, los antibióticos, los calmantes, los usados para tratar la presión arterial, las alergias y otras enfermedades crónicas. 

Cuba buscó proteger a todos del virus, activó su universal y sólido sistema de salud y contó con la abnegación, la disposición al sacrificio y la alta calificación de su personal; movilizó al potencial científico nacional y a su industria bio-farmacéutica de nivel mundial; y dispuso del apoyo y el consenso manifiestos del pueblo y, en especial, de los jóvenes y estudiantes que concurrieron como voluntarios a las zonas de riesgo y a las pesquisas epidemiológicas.

Por eso pudimos desarrollar con rapidez protocolos nacionales altamente eficaces, de atención a los contagiados y sospechosos de COVID-19, crear capacidades de hospitalización para todos los infectados; garantizar la plena sostenibilidad de los servicios de cuidados intensivos, el aislamiento institucional de los contactos de los enfermos, el acceso gratuito a  las pruebas de PCR o Antígenos; así como la puesta en marcha de laboratorios de biología molecular en todas las provincias del país.

Cuando el bloqueo cruelmente impidió el suministro de ventiladores pulmonares, Cuba desarrolló su producción nacional con prototipos propios. 

Todo este esfuerzo de la Nación ha permitido mantener, comparativamente, una muy baja letalidad de la pandemia, en especial entre el personal de salud, lactantes, niños y embarazadas.

Es notable que una pequeña isla bloqueada haya producido 5 candidatos vacunales y aplicado 3 de estos, en estudios de intervención o intervenciones sanitarias, a 2 millones 244 mil 350 cubanos con al menos una dosis y se proponga vacunar al 70 por ciento de su población durante este verano y al total de la misma antes de concluir el año, a pesar de que el bloqueo está obstaculizando de forma severa el escalado industrial de dichas producciones. 

Es un resultado ilustrativo del esfuerzo de la ciencia al servicio del pueblo y de la eficacia de la función pública.

Cuando, durante la pandemia, arreció la campaña calumniosa del gobierno de Estados Unidos contra la cooperación médica, Cuba envío 57 brigadas especializadas del “Contingente Internacional Henry Reeve” a 40 países o territorios, quienes se sumaron a los más de 28 mil profesionales de la salud que ya en ese momento servían a 59 naciones.

El bloqueo también priva a la industria nacional del financiamiento para importar los insumos necesarios destinados a la producción de alimentos, que provocó la caída de la producción porcina, y de otros bienes. 

Las importaciones de alimentos desde los Estados Unidos se realizan bajo estrictas licencias y condiciones discriminatorias y sus discretos montos son incomparables con el enorme daño del bloqueo en las finanzas y los efectos de su aplicación extraterritorial en terceros mercados.

Doy testimonio del sufrimiento y la ansiedad que provocan en las familias cubanas el desabastecimiento y la inestabilidad de productos imprescindibles y de primera necesidad, visibles en largas colas, que a diario agobian a los cubanos en medio de la pandemia.

En el desabastecimiento de las tiendas y el aumento desmedido de los precios, pese a esfuerzos ingentes del gobierno, impactan decisivamente también las medidas de endurecimiento del bloqueo, en condiciones de pandemia y de crisis económica global. 

Como expresó el General de Ejército Raúl Castro el pasado 16 de abril, y cito, “el daño que estas medidas causan al nivel de vida de la población no es fortuito ni fruto de efectos colaterales, es consecuencia de un propósito deliberado de castigar, en su conjunto, al pueblo cubano”. Fin de la cita.

El bloqueo es una violación masiva, flagrante y sistemática de los derechos humanos de todo el pueblo de Cuba que, a tenor del artículo II, inciso C de la Convención de Ginebra de 1948, constituye un acto de genocidio.

Señor Presidente:

Las autoridades de los Estados Unidos han tratado cínicamente de sembrar la idea del fracaso del sistema y de la ineficacia del gobierno cubano; de que las medidas coercitivas no afectan al pueblo ni son realmente un factor significativo en las dificultades de la economía nacional.  

Pero, veamos los datos. Desde abril de 2019 hasta diciembre de 2020, el bloqueo produjo daños por 9 157 millones de dólares a precios corrientes, 436 millones mensuales como promedio. En el último quinquenio, las pérdidas ocasionadas por este concepto, fueron superiores a los 17 mil millones de dólares. Los daños acumulados en seis décadas alcanzan 147 mil 853 millones de dólares, a precios corrientes, y al valor del oro, un billón 377 mil millones.

El pasado 10 de junio, nuestro sistema bancario y financiero se vio obligado a suspender temporalmente la aceptación de depósitos en efectivo de dólares estadounidenses, medida imprescindible, ante los obstáculos que provoca el bloqueo para disponer de esa moneda o darle valor de uso. Es un paso que se quería evitar, pero que resultó impostergable.

Se trata de una guerra económica de alcance extraterritorial, contra un pequeño país; ya afectado en el período reciente por la recesión y la crisis económica global provocadas por la pandemia que nos ha privado de ingresos indispensables, como los derivados del turismo. 

Como afirmó el Presidente Miguel Díaz-Canel el 19 de abril último, cito, “nadie con un mínimo de honestidad y con datos económicos que son de dominio público puede desconocer que ese cerco constituye el principal obstáculo para el desarrollo del país y para avanzar en la búsqueda de la prosperidad y el bienestar”, fin de la cita.

¿Qué ocurriría, pregunto, a otras economías, incluso de países ricos, si se los sometiera a condiciones similares? ¿Cuáles serían los efectos sociales o políticos?

Señor Presidente:

El bloqueo es un acto políticamente motivado, perfectamente descrito en el infame memorando del subsecretario de Estado Léster Mallory, del 6 de abril de 1960, que cito: 

“Hay que poner en práctica rápidamente todos los medios posibles para debilitar la vida económica (…)  negándole a Cuba dinero y suministros con el fin de reducir los salarios nominales y reales, con el objetivo de provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”. Fin de la cita.

Lo complementa, maliciosamente, una intensa campaña de injerencia política en los asuntos internos, con programas de subversión a los que el gobierno de los Estados Unidos dedica cada año decenas de millones de dólares del presupuesto federal y sumas adicionales de fondos encubiertos. El propósito es producir  inestabilidad política y social en el contexto de las dificultades económicas que el propio gobierno de los Estados Unidos causa.

Calculan que si someten a la población cubana a  penurias y promueven a líderes artificiales que inciten al desorden y la inestabilidad; podrían generar en las redes digitales un movimiento político virtual para llevarlo luego al mundo real.

Emplean cuantiosos recursos, laboratorios sociales, herramientas de alta tecnología, en una desenfrenada campaña dirigida a desacreditar a Cuba, mediante el uso impúdico de la mentira y la manipulación de datos. Desatan un renovado macartismo, intolerancia ideológica y el ataque brutal contra quienes defienden la verdad.

Algunos sueñan con provocar el caos social, el desorden, la violencia y la muerte. No es extraño, porque se trata de un arma política ya utilizada contra otros países, con consecuencias desastrosas.

Unos pocos deliran con provocar un flujo migratorio irregular y descontrolado entre Cuba y los Estados Unidos. Se trata de una apuesta peligrosa, sobre la que hemos alertado al gobierno estadounidense, quien tiene la obligación legal y moral de honrar los acuerdos migratorios, en particular en materia de visados. Es un tema sensible que cuesta vidas. 

Señor Presidente:

Los Estados aquí representados son víctimas del impacto extraterritorial del bloqueo que lesiona su soberanía, infringe sus legislaciones nacionales, los somete a decisiones de cortes de justicia estadounidenses y daña los intereses de sus compañías que deseen relacionarse con ambos países, todo ello en violación del Derecho Internacional. 

No es legal ni ético que el gobierno de una potencia someta a una nación pequeña, por décadas, a una guerra económica incesante en aras de imponerle un sistema político ajeno y un gobierno diseñado por ella. Es inaceptable privar a un pueblo entero del derecho a la paz, al desarrollo, al bienestar y al progreso humano. 

No es permisible, es inaceptable, que el gobierno de Estados Unidos ignore por 28 años las sucesivas resoluciones de esta  democrática y representativa Asamblea General de las Naciones Unidas.

En septiembre del año 2000, el Comandante en Jefe Fidel Castro señaló en este podio, cito: “hay que acabar de plantear con toda firmeza que el principio de la soberanía no puede ser sacrificado en aras de un orden explotador e injusto en el que, apoyada en el poder y su fuerza, una superpotencia hegemónica pretenda decidirlo todo”. Fin de la cita.

El reclamo de Cuba es que nos dejen en paz, es vivir sin bloqueo, que cese la persecución de nuestros lazos comerciales y financieros con el resto del mundo. 

Demandamos que se ponga fin a la manipulación, la discriminación y cesen los obstáculos a los vínculos de los cubanos que viven en los Estados Unidos con sus familiares en Cuba y con el país que los vio nacer. Reconocemos el esfuerzo de los que, en este momento difícil, han persistido en la comunicación y el apoyo a sus familias en la isla frente al odio y la persecución política.

Muchos alegan pragmáticamente, incluso dentro del gobierno estadounidense, que se debe poner fin al bloqueo porque es una política anacrónica e ineficaz, que no ha logrado ni logrará su objetivo, y ha terminado por desacreditar y aislar a los propios Estados Unidos. 

Es inaceptable también manipular la lucha contra el terrorismo con fines políticos y electorales.

En enero de este año, 9 días antes de la toma de posesión del actual gobierno, la administración del Presidente Trump incluyó a Cuba en una lista arbitraria y unilateral de Estados que supuestamente patrocinan el terrorismo internacional que, sin embargo, tiene efectos importantes en el sistema financiero mundial.

Nadie puede sostener con honestidad que Cuba sea un país patrocinador del terrorismo, nadie!. Revelaciones recientes dejaron en ridículo el último de los pretextos.

Aun así, el pasado 14 de mayo, el Departamento de Estado volvió a calificar a Cuba, igual que lo había hecho en 2020, durante el gobierno anterior; como un país que no coopera lo suficiente con los esfuerzos antiterroristas de los Estados Unidos.

Cuba ha sido víctima de acciones terroristas organizadas, financiadas y ejecutadas por el gobierno estadounidense o desde territorio de este país, que han costado la vida a 3 478 cubanos y discapacidades a 2 099. Hay evidencia más que suficiente de los intentos de cooperación y también de actos de cooperación efectiva en años recientes entre las agencias de ambos países.

Nuestra posición sobre el terrorismo es sabida, es de condena absoluta a esa práctica cualquiera que sea su forma y sus manifestaciones.

Señor Presidente:

Por decisión soberana y para el bien de toda la Nación, Cuba lleva años de esfuerzo sostenido en la actualización de su modelo y del Estado socialista, de derecho y justicia social; con el respaldo de una muy amplia mayoría de los ciudadanos en referendo libre, directo y universal.

Se trata de una tarea audaz y altamente compleja en cualquier circunstancia, que se hace mucho más difícil frente a la persistente hostilidad del imperialismo estadounidense que, en ningún caso, nos va a detener ni a doblegar la voluntad de las actuales y futuras generaciones de cubanos.

Agradezco profundamente las ayudas solidarias de nuestros compatriotas y de los amigos de Cuba en diversas latitudes, que tanto apreciamos, incluidas las que, con mucho esfuerzo ante la oposición de su gobierno, han podido llegar desde este país.

Nos alienta contar con el respaldo de miles de personas que en todo el mundo se han congregado para reclamar al gobierno estadounidense que ponga fin al bloqueo. Entre sus protagonistas están numerosos cubanos, que enaltecen la bandera de la estrella solitaria incluso aquí.

En nombre de mi país, de su digno y generoso pueblo que resiste y avanza de manera heroica, someto a su consideración el proyecto de resolución A/75/L.97, “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba”.

¡Como el virus, el bloqueo asfixia y mata, y debe cesar!

¡Patria o Muerte! ¡Venceremos!

Muchas gracias

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