I passi falsi di Edmundo Gonzalez

 (misionverdad.com)

La presentazione in società del candidato della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD) per le elezioni presidenziali del 28 luglio 2024, Edmundo González Urrutia, è stata caratterizzata da una forzata euforia alimentata dai media nel tentativo di mascherare le sue debolezze e lacune comunicative fin dall’inizio.

Fin dall’inizio, il personaggio di 74 anni ha affrontato un’intensa serie di interviste, interrotte da impegni medici dovuti all’avanzata età del diplomatico. Questo potrebbe essere considerato il suo primo passo falso poiché non ha nascosto la stanchezza e le sue condizioni di salute associate all’età, un elemento che trasmette debolezza più che forza agli elettori oppositori della PUD, ai quali è stata venduta come “alternativa” dell’ultimo minuto una figura su cui gravitano preoccupazioni di tale indole.

La risposta dei media al suo pessimo inizio è stata la promozione di luoghi comuni privi di creatività e pieni di pregiudizi di classe. Sono state enfatizzate le credenziali diplomatiche e intellettuali del candidato, la sua “raffinata” attitudine verso la vita ed il suo soggiorno nella sua casa confortevole e spaziosa, dove si è cercato di ricreare la messa in scena dell’Ávila di Cabré. La sua insistenza nel non voler attraversare il paese in campagna elettorale è stata la ciliegina sulla torta di una serie di fallimenti che descriveremo di seguito, i quali, per eccesso di sincerità o inesperienza, lo danneggiano direttamente solo pochi giorni dopo l’inizio della corsa contro le altre candidature oppositrici e quella del presidente Nicolás Maduro.

DALLO SPETTRO OPPOSITORE TRADIZIONALE, BENCHE’ LO NEGHI

 

La candidatura di Edmundo González, nonostante si presenti forzatamente come un’alternativa distante dalla politica tradizionale, in realtà s’inquadra nei suoi segmenti più comuni. Il candidato non è estraneo alla sfera dei partiti consueti, come dimostrato dai ruoli di rilievo che ha ricoperto nella defunta MUD. In un’intervista al quotidiano spagnolo ABC, ha affermato: “Non ho mai militato in nessun partito. Ho sempre avuto indipendenza. A sinistra mai, di questo può essere sicuro”.

La forzata “dichiarazione di principi” di González contrasta con la sua vita politica legata ai partiti e ad aree di responsabilità nel mondo dell’opposizione, sia nel passato che recentemente. È evidente che lo sforzo dei media nel promuoverlo come outsider non sta funzionando, poiché per età, carriera e relazioni di amicizia con rappresentanti della vecchia politica da lui stesso menzionati – da Manuel Rosales sino a Henry Ramos Allup – non può essere considerato un novizio in politica. L’idea dell’outsider è incompatibile con un’età avanzata, tranne che per il caso singolare di Rodolfo Hernández in Colombia, il cui fenomeno non si è ripetuto al di là del paese vicino.

Un altro elemento che ha giocato contro Edmundo González fin dall’inizio è stata la proiezione di un’immagine elitaria. Il candidato indossa generalmente abiti eleganti e cravatta, ha rifiutato di attraversare il paese per interagire con gli elettori ed ha preferito il comfort della propria casa per concedere interviste e tenere riunioni private. Sono elementi simbolici che trasmettono un messaggio di disprezzo verso la popolazione e una concezione di superiorità di classe, una debolezza che potrebbe essere sfruttata dagli altri candidati oppositori e dallo stesso presidente Nicolás Maduro.

Optare per una candidatura impersonale, distante e vuota, con un ampio deficit di proposte concrete, sembra andare controcorrente rispetto alla cultura politica venezuelana, che in tempi elettorali si sviluppa con un profondo senso di strada, mobilitazione e agitazione, con registri di dimostrazione di forza dove spiccano il muscolo dell’organizzazione e la capacità di incanalare messaggi efficaci. A questo si aggiunge che l’approccio di classe alla figura di González potrebbe avere un potente effetto mobilitatore nel chavismo, nel quale la polarizzazione di classe è stata uno dei suoi principali clivaggi storici.

UNA CANDIDATURA SENZA LEADERSHIP O UNA LEADERSHIP SENZA CANDIDATURA

 

Uno degli aspetti più sorprendenti delle ultime apparizioni nei media di González Urrutia è stata l’enfasi nel presentarsi come un candidato delegato, che rappresenta interessi altrui. Le sue affermazioni su María Corina Machado, definendola “la dirigente indiscussa di questo processo e la rispettano come tale. Io sono un candidato lì”, mostrano chiaramente il ruolo subordinato del candidato.

Solo nell’intervista concessa al quotidiano ABC di Spagna, quasi il 30% delle domande riguardava il rapporto del suddetto con María Corina Machado, cosa che si ripete anche sul quotidiano El País, anch’esso spagnolo, e nelle interviste condotte dai giornalisti venezuelani Nelson Bocaranda, Isnardo Bravo e Luis Olavarrieta. Questo evidenzia l’alto livello di orchestratura per stemperare la sua figura mentre si esalta quella di Machado.

D’altra parte, è evidente l’evitare, da parte di González, di temi controversi per l’opposizione estremista venezuelana, come quello delle sanzioni illegali imposte dagli USA, e il tentativo di sfuggire alle responsabilità con espressioni immature del tipo “su questo non voglio approfondire”. Trattandosi di una questione di prim’ordine per il paese, su cui ogni opzione politica ed elettorale dovrebbe avere un’opinione formata e una prospettiva di approccio, González si espone ad accuse dei suoi rivali che potrebbero sfruttare le sue incertezze per portarlo in una posizione scomoda.

Non fornire dettagli sul programma di governo che eventualmente svilupperebbe in un governo guidato dalla PUD è stata una costante nelle interviste al candidato, sebbene faccia sempre riferimento al fatto che loro sono suppostamente pronti a rispondere alle esigenze del paese. Tuttavia, González rimane sul generico e nella sua scarsa creatività discorsiva: “Sì, c’è un programma minimo di governo, della forza che integrano la piattaforma unitaria, e ci sono anche delle linee strategiche elaborate in un piano della squadra di María Corina Machado, sono due piani che sono in perfetta sintonia e mirano a tutto ciò che sarà il recupero del paese su tutti i fronti, economico, politico, sociale; in sintesi, nella reinsituzionalizzazione del paese”.

González ha avuto problemi nel dissipare la confusione che circonda la sua figura e, come evidenziato dal suo breve e incerto percorso nei media, non esiste alcun criterio minimo su cui basare la sua “proposta di governo”, a volte saldata con generalità, altre volte con menzioni anch’esse generali a Machado. In sintesi, l'”offerta” di González si basa su promesse vaghe e prive di contenuti, per cui gli elettori oppositori della PUD sarebbero chiamati a votare alla cieca, senza controllo democratico, né criteri minimi di credibilità riguardo a prospettive concrete.


LOS PASOS EN FALSO DE EDMUNDO GONZÁLEZ

 

La presentación en sociedad del candidato de la Plataforma Unitaria Democrática (PUD) para las elecciones presidenciales del 28 de julio de 2024, Edmundo González Urrutia, ha estado cargada de una forzada euforia estimulada por los medios en busca de encubrir sus debilidades y fallas de comunicación en las primeras de cambio.

En su arranque, el personaje de 74 años ha tenido una intensa agenda de entrevistas, la cual se ha visto interrumpida por compromisos médicos que el exdiplomático mantiene por su avanzada edad. Este podría considerarse su primer paso en falso ya que no ha ocultado el cansancio y su condición de salud asociados a su edad, un elemento que proyecta debilidad más que fortaleza ante el electorado opositor de la PUD, al cual le han vendido como “alternativa” de último momento una figura sobre la cual rondan preocupaciones de esa índole.

La respuesta de los medios ante su pésimo inicio ha sido la promoción de lugares comunes de escasa creatividad y repletos de sesgos de clase. Se han resaltado las credenciales diplomáticas e intelectuales del candidato, su “refinada” aptitud ante la vida y su estancia en su cómoda y amplia casa, en la cual se ha intentando rememorar la puesta en escena del Ávila de Cabré. Su insistencia de que no recorrerá el país en campaña ha sido el colofón de una secuela de fallas que describimos a continuación, que por exceso de sinceridad o inexperiencia lo perjudican directamente a pocos días de haber empezado la carrera contra las otras candidaturas opositoras y la del presidente Nicolás Maduro.

DEL ESPECTRO OPOSITOR TRADICIONAL, AUNQUE LO NIEGUE

La candidatura de Edmundo González, a pesar de presentarse forzosamente como una alternativa alejada de la política tradicional, en realidad se enmarca dentro de sus segmentos más habituales. El candidato no es extraño a la esfera de los partidos de costumbre, lo cual ha quedado demostrado en los cargos de importancia que ocupó en la extinta MUD. En una entrevista con el diario español ABC, afirmó: “Nunca he militado en ningún partido. Siempre he tenido independencia. A la izquierda nunca, de eso sí puede estar segura”.

La forzada “declaración de principios” de González contrasta con su vida política ligada a los partidos y a áreas de responsabilidad en el mundo opositor, en tiempo pasado y reciente. Es evidente que el esfuerzo de los medios para promoverlo como outsider no está resultando, pues por edad, trayectoria y relaciones de amistad con representantes de la vieja política que él mismo ha comentado —desde Manuel Rosales hasta Henry Ramos Allup— no se puede considerar como un recién llegado a la política. La idea del outsider es incompatible con una edad avanzada, salvo por el extraño caso de Rodolfo Hernández en Colombia, cuyo fenómeno no se ha replicado más allá del vecino país.

Otro elemento que ha pesado contra Edmundo González en las primeras de cambio ha sido la proyección de una imagen elitista. El candidato viste generalmente de traje y corbata, se negó a recorrer el país para intercambiar con el electorado y ha preferido la comodidad de su hogar para atender entrevistas y sostener reuniones privadas. Son elementos simbólicos donde subyace un mensaje de desprecio hacia la población y una concepción de superioridad de clase, una debilidad que puede ser aprovechada por los otros candidatos opositores y por el propio presidente Nicolás Maduro.

Optar por una candidatura impersonal, distante y vacía, con un amplio déficit de propuestas concretas, pareciera ir a contracorriente con la cultura política venezolana, que en tiempos electorales se desarrolla con un profundo sentido de calle, movilización y agitación, con registros de demostración de fuerza donde se destaca el músculo de organización y la capacidad de encuadrar mensajes efectivos. A esto también se debe incluir que el manejo clasista de la figura de Gónzalez podría tener un poderoso efecto movilizador en el chavismo, en el cual la polarización de clase ha sido uno de sus principales clivajes históricos.

UNA CANDIDATURA SIN LIDERAZGO O UN LIDERAZGO SIN CANDIDATURA

Uno de los rasgos más llamativos de las últimas intervenciones en medios de comunicación de González Urrutia ha sido el énfasis en presentarse como candidato delegado, que representa intereses ajenos. Las expresiones sobre María Corina Machado al calificarla como “la líder indiscutible de este proceso y la respetan como tal. Yo soy un candidato ahí”, muestra claramente el papel subordinado del postulado.

Solo en la entrevista concedida al diario ABC de España, casi 30% de las preguntas giraron en torno a la relación que mantiene el susodicho con María Corina Machado, cosa que se repite en el diario El País, también español, y en las realizadas por los periodistas venezolanos Nelson Bocaranda, Isnardo Bravo y Luis Olavarrieta. Esto evidencia el alto nivel de orquestación para diluir su figura mientras se ensalza la de Machado.

Por otro lado, es clara la inclinación de González a evitar temas polémicos para la oposición extremista venezolana, como el de las sanciones ilegales impuestas por Estados Unidos, y esquiva responsabilidades con expresiones inmaduras del estilo “sobre eso no quiero profundizar”. Tratándose de un asunto de primer orden para el país, sobre el cual toda opción política y electoral debe tener una opinión formada y una perspectiva de abordaje, González se expone a acusaciones de sus contrincantes que pueden aprovechar sus titubeos para llevarlo a una posición incómoda.

No dar detalles acerca del programa de gobierno que eventualmente desarrollaría en un gobierno liderado por la PUD ha sido una constante en las entrevistas realizadas al candidato, aunque siempre refiere que ellos están supuestamente preparados para dar respuesta a las necesidades del país. Sin embargo, González se queda en la generalidad y en una escasa creatividad discursiva: “Sí, hay un programa mínimo de gobierno, de la fuerza que integran la plataforma unitaria, y hay también unas líneas estratégicas elaboradas en un plan del equipo de María Corina Machado, esos son dos planes que están en perfecta sintonía y que apuntan a todo lo que va a ser la recuperación del país en todos los planos ,económico, político, social; en síntesis, en la reinstitucionalización del país”.

González ha tenido problemas para despejar la confusión que existe en torno a su figura y, como se exhibe en su corto y atropellado recorrido por los medios, no existe ningún criterio mínimo donde enmarcar su “propuesta de gobierno”, unas veces saldada con generalidades, otras con menciones también generales a Machado. En resumen, la “oferta” de González se sustenta en promesas vagas y carentes, por lo cual el electorado opositor de la PUD estaría emitiendo un voto a ciegas, sin control democrático, ni criterios mínimos de credibilidad en torno a perspectivas concretas.

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