La ripresa del Venezuela

mentre assiste al “suicidio economico” di USA e UE con le sanzioni alla Russia

La Redazione de l’AntiDiplomatico

Chiunque si renderebbe conto che le sanzioni imposte da Unione Europea e Stati Uniti finiscono per cagionare più danni a Washington, Bruxelles e nelle altre capitali europee invece che a Mosca. A tal proposito il presidente venezuelano Nicolás Maduro, che si trova a fronteggiare da anni le misure sanzionatorie illegali imposte da Stati Uniti ed Unione Europea contro il suo paese, definisce senza mezzi termini “suicidio economico” le sanzioni illegali imposte alla Russia.


Nell’ambito del programma Diálogo Internacional con Atilio Borón, su Radio Madre AM 530 (la radio delle Madri di Plaza de Mayo) e Radio del Sur, il Presidente Maduro ha riflettuto sulla questione, affermando: “Con le decisioni prese in modo irrazionale dall’Unione Europea contro il petrolio e il gas russo, potremmo vedere il petrolio a 150 dollari al barile nei prossimi giorni”.

“Gli Stati Uniti e l’Occidente pensavano di poter schiacciare la Russia con le loro sanzioni, ma è vero il contrario: la Russia è una potenza energetica e agroindustriale”, ha affermato Maduro evidenziando così la strategia fallimentare del blocco occidentale. Aggiungendo con estrema lucidità: “C’è odio e russofobia (…) La borsa commerciale mondiale sarà occupata da altre valute e criptovalute e noi siamo molto ottimisti. Non vogliamo la guerra, ma stiamo assistendo a un riorientamento politico della geopolitica mondiale”.

Maduro ha poi confermato che qualcosa si muove riguardo al Venezuela, visto che adesso USA e UE hanno un disperato bisogno di petrolio e gas. Gli Stati Uniti hanno rilasciato “licenze alla Chevron (USA), all’ENI (ITALIA) e alla Repsol (SPAGNA), per iniziare i processi che li porteranno a produrre petrolio e gas in Venezuela da esportare nei loro mercati naturali”.

“Sono piccoli, piccoli passi, come ho detto alla commissione: il Venezuela ha la prima riserva petrolifera internazionale certificata al mondo. Il petrolio di cui il mondo ha bisogno per funzionare è qui in Venezuela”, ha poi aggiunto il leader bolivariano.

Nella trasmissione radiofonica ha quindi sottolineato che il Venezuela “in pace e sovranità ha tutto il quadro giuridico per raccogliere e accettare investimenti per produrre congiuntamente in joint venture con aziende di tutto il mondo”.

Però affinché questo possa avvenire si “deve abbandonare la pratica della coercizione, delle minacce, delle sanzioni e dei blocchi”.

Il Venezuela possiede attualmente le quarte riserve di gas al mondo e sta per certificare nuove riserve che potrebbe renderlo il terzo o il secondo produttore di gas al mondo. “Abbiamo un’impressionante cintura di gas nei Caraibi, nel nord del Venezuela, tutto il gas di cui tutta la nostra regione ha bisogno è qui”, ha detto il Presidente, esortando quindi affinché “il mondo si sbarazzi di queste relazione basata su ricatti, minacce, sanzioni e coercizione”.

Le osservazioni di Maduro rimandano ai primi passi compiuti per riprendere un dialogo con il governo statunitense, dopo che il 5 marzo ha ricevuto a Miraflores una commissione inviata dal presidente Joe Biden, dalla quale sono scaturite una serie di iniziative, “alcune lente, molto lente, altre volte meno lente, ma comunque c’è una comunicazione permanente”, dopo che gli Stati Uniti hanno dichiarato l’intenzione di allentare alcune delle sanzioni che hanno prodotto danni inenarrabili al Venezuela.

La ripresa del Venezuela

Intanto il Venezuela recupera e tornare a crescere nonostante il fardello delle sanzioni ancora pesanti sul groppone. “L’anno scorso, il Venezuela ha raggiunto una ripresa del cinque per cento della sua economia, abbiamo fatto progressi basati sull’unità nazionale, abbiamo sviluppato una strategia per ogni motore economico”, ha spiegato il presidente.

Allo stesso tempo, Maduro ha affermato che la dollarizzazione del commercio interno è stata una valvola di sfogo, “abbiamo raggiunto una percentuale di oltre l’80% nell’offerta quando eravamo al 20% (…) per la prima volta in 120 anni, l’80% degli alimenti è prodotto in Venezuela”, un risultato davvero ragguardevole per un paese che ha storicamente basato la sua economia esclusivamente sulle risorse naturali e l’esportazione di petrolio.

“Per il Venezuela, il 2021 è stato un anno di consolidamento della pace e di ripresa dell’economia reale, nonostante l’iperinflazione indotta (…) con i nostri sforzi, il lavoro di squadra e le linee chiare, il Venezuela è riuscito a dare impulso ai processi produttivi e a migliorare gli indici fondamentali dell’economia”.

Segnali inequivocabili che il Venezuela è riuscito a tirarsi fuori da una situazione disperata e che i piani di Washington che sognava di rovesciare la Rivoluzione Bolivariana sono falliti. “Siamo stati 14 mesi senza vendere una goccia di petrolio dopo 120 anni in cui siamo stati l’economia più prospera del mondo – ha spiegato Maduro – siamo passati da 3 milioni di barili di petrolio al giorno a zero, a causa degli attacchi, dei ricatti delle compagnie petrolifere e dell’impossibilità di pagarci il petrolio. I media non riportano nessuna di queste informazioni”.

In ogni caso il Venezuela punta a diversificare la sua economia: “Stiamo costruendo un’economia circolare con nuovi motori di sviluppo e creazione di ricchezza, è un obiettivo a medio termine”.

Il primo passo sarà quello di ottenere la completa rimozione delle sanzioni illegali imposte da USA e UE. “La nostra richiesta permanente è la revoca di tutte le sanzioni, i primi passi sono stati fatti, gli Stati Uniti hanno compiuto alcuni piccoli ma significativi passi come la concessione di licenze a Chevron, Repsol e all’italiana Eni per avviare il processo di negoziazione di petrolio e gas in Venezuela”.

Riguardo a come il paese è riuscito a fronteggiare le tremende misure sanzionatorie non revocate nemmeno allo scoppio della pandemia, Maduro ha posto in evidenza il ruolo fondamentale giocato dalla Cina. “La Cina è stata fondamentale, sono arrivati aerei con medicinali, antivirali, attrezzature, la Cina era in prima linea (…) Per i vaccini, gli Stati Uniti hanno chiamato le aziende che li producevano per minacciarle affinché non vendessero farmaci al Venezuela”.

Ancora riguardo la cooperazione, il leader venezuelano ha riconosciuto il grande lavoro dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America – Trattato del Commercio Popolare (ALBA-TCP) a favore di una vera integrazione regionale. “Al recente Vertice abbiamo sostenuto la protesta dei governi per l’esclusione di Venezuela, Cuba e Nicaragua dal cosiddetto Vertice delle Americhe”.

Cercando di escludere Cuba, Nicaragua e Venezuela dal vertice gli Stati Uniti hanno praticamente sabotato il vertice da loro organizzato e ospitato: “25 nazioni su 33, quasi il 90 per cento dei governi del continente hanno avuto il coraggio di esprimere la loro protesta”. In tempi passati nessuno avrebbe osato discutere i voleri di Washington.

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