Solo USA e Israele contro: l’ONU chiede la fine del blocco di Cuba per la 30 volta

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto per la 30esima volta consecutiva la fine dell’annoso e genocida blocco USA su Cuba, con un voto 185 a 2 e 2 astensioni. Gli USA sono stati affiancati da Israele nel voto contrario, mentre Brasile e Ucraina si sono astenuti

Il progetto di risoluzione sulla “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” è stato discusso martedì 2 e mercoledì 3 novembre, durante i quali è stato chiarito che gli Stati Uniti rimangono isolati nel perseguire la loro politica di blocco illegale contro Cuba.

È la trentesima volta consecutiva che la comunità internazionale si esprime sulla questione, sollevata per la prima volta nel 1992.

Tuttavia, non solo gli USA non hanno fatto un solo passo per alleggerire il blocco, ma queste misure coercitive sono state rafforzate sotto la gestione dell’ex presidente Donald Trump (2017-2021), con 243 disposizioni ancora in vigore sotto il suo successore democratico, Joe Biden.

“La comunità internazionale conferma, ancora una volta e in modo eloquente, la richiesta quasi unanime di porre fine al blocco e all’isolamento di cui soffrono gli Stati Uniti a causa di una politica crudele che viola il diritto internazionale”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Cuba, Bruno Rodríguez, dopo l’annuncio del risultato.

Il presidente cubano Miguel Díaz Canel a commento del discorso del ministro degli Esteri cubano alle Nazioni Unite ha affermato: “Ho ascoltato il ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez, ha parlato forte e chiaro davanti al mondo. La nostra verità può sembrare dura. Ma il blocco è immensamente più duro. È brutale”.

In precedenza, il leader cubano aveva contestato a Washington il mantenimento di una misura che aveva definito “genocida”, “illegale” e “criminale”, poiché viola i diritti fondamentali dell’intero Paese. “Cosa aspettano gli Stati Uniti a rimuovere il blocco?”.


A Nuova York, la voce del mondo per Cuba

 

4.11 – Nuova York, sede dell’ONU, e anche di Wall Street, ha cinque distretti. Nel più famoso di questi, Manhattan, precisamente nel contesto nel quale si dibatteva la risoluzione contro il blocco che gli stati uniti impongono a Cuba da più di 60 anni , è apparso in uno dei suoi alti edifici, un cartello luminoso  nel quale si poteva leggere in inglese e in spagnolo: Cuba sì Blocco No!

La città vetrina del modello di società capitalista è stata anche un murale per esporre il reclamo che riassume quello che desiderano ed esigono una gran parte della popolazione statunitense e la stragrande maggioranza del mondo: che il Governo di questo paese ponga fine alle misure restrittive e asfissianti contro l’Isola vicina.

Ieri giovedì 3, mentre i rappresentanti di 185 paesi schiacciavano il bottone verde d’appoggio alla Rivoluzione cubana contro il blocco, solo gli Stati Uniti e Israele hanno reiterato la loro filosofia di voler imporre il modello che professano.

I cartelli luminosi che difendevano il diritto del popolo di Cuba di vivere e svilupparsi senza sanzioni extra territoriali, hanno sommato un elemento di contrasto per la città nella quale si può vedere dalla costruzione più sofisticata e da boutiques per milionari, ai senza tetto e senza cibo, che pernottano sotto i ponti o in improvvisati rifugi di cartone e mangiano quello che trovano tra la spazzatura dei cassonetti.

Nella Nuova York dove si concentrano la più alta opulenza e la più dura miseria nello stesso luogo, c’è il suo distretto più importante, Manhattan, è il cuore della Grande Mela, uno dei centri culturali, finanziari e  commerciali più importanti del mondo.

Una perversa contraddizione che si constata in tutto questo paese, la maggior potenza del pianeta che esibisce questo antagonismo alla pari dei suoi più sofisticati armamenti, la cui produzione e esportazione è una componente primordiale della sua economia.

Mentre un appartamento a Manhattan può costare anche cento milioni di dollari, si  riportano in questi giorni 60 410 persone senza tetto, il numero più alto alto dal 1983, ha dichiarato la  la Coalizione per le persone senza tetto un’organizzazione con sede a Nuova York.

Le statistiche riferiscono che dal 2001 all’attualità i furti e le estorsioni sono aumentati del 48% mentre le violazioni superano il 63%.

Si dovrebbe controllare ogni quanto tempo i presidenti USA visitano Nuova York o partecipano alle innumerevoli convocazioni che si realizzano nei saloni delle Nazioni Unite, e varrebbe anche la pena di suggerire all’attuale mandatario, Joe Biden, che «guardi in alto, guardi e legga» il grande cartello luminoso con la sola richiesta d’eliminare il blocco contro Cuba.

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