La Legge rappresenta un primo passo nel processo di regolamentazione e organizzazione del Sistema di Comunicazione Sociale a Cuba, e così deve essere intesa, anche se è il risultato di un lungo processo di dibattito e revisione.
Non è scritto nella pietra, perché nulla di ciò che riguarda la Comunicazione Sociale può essere scritto nella pietra nei tempi veloci in cui viviamo, proprio come conseguenza dello sviluppo della cosiddetta Società dell’Informazione e della Conoscenza.
Sebbene gli obiettivi dichiarati e la formulazione degli articoli di questa legge abbiano un taglio necessariamente normativo, il suo valore maggiore risiede nel riconoscimento delle potenzialità e dei benefici della comunicazione per lo sviluppo del Paese.
Il lungo periodo di confronto e l’aggressività che caratterizza la politica criminale del governo statunitense si ripercuotono su tutti gli ambiti della società cubana e, in particolare, sulla comunicazione, ma non sono assolutamente la ragione di questa legge.
Ciò che siamo chiamati ad approvare oggi è, fondamentalmente, il disegno di un quadro di possibilità volte a sviluppare il Sistema di Comunicazione Sociale a Cuba, che, peraltro, abbiamo concepito come uno dei pilastri della gestione del Governo.
Se il regolamento ha dei limiti, e li ha, è perché riconosce ed esprime lo stato attuale delle conoscenze e delle pratiche professionali legate alla comunicazione a Cuba. Ciò significa che deve necessariamente continuare a essere articolato e sviluppato.
L’inclusione di aspetti legati alla comunicazione istituzionale e comunitaria, e non solo a quella mediatica o specificamente associata alla stampa, fornisce una visione più completa di ciò che è la comunicazione.
Una delle grandi sfide che la nuova legge ci impone in questo momento deriva dalle concezioni, dalle visioni e dalle interpretazioni della comunicazione in ambito digitale e della sua integrazione con il resto del Sistema, a causa della complessità di uno scenario che si sta evolvendo a una velocità senza precedenti, come abbiamo detto prima.
Vorrei sottolineare l’importanza di riconoscere e includere il ruolo e il posto delle persone nella sfera organizzativa, mediatica e comunitaria, poiché tutti coloro che partecipano ai processi comunicativi, influenzano, interagiscono, si relazionano, hanno livelli di influenza e, insomma, agiscono direttamente o indirettamente nelle loro logiche operative, decidono in qualche misura sull’efficacia della Comunicazione.
D’altra parte, questi ambiti hanno senso solo nella loro interrelazione con le persone, a partire dalle azioni che vengono progettate per loro, con loro o tenendo conto delle loro caratteristiche e/o esigenze.
È essenziale e necessario, insieme a questa legge e a favore di una sua più efficace attuazione, promuovere e incoraggiare l’educazione alla comunicazione e l’alfabetizzazione ai media e all’informazione tra le persone.
Mi riferisco alla necessità imperativa di fornire alla popolazione conoscenze, competenze e strumenti per la comprensione e la valutazione critica delle logiche di funzionamento dei media, nonché di promuovere e facilitare l’accesso ad essi e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Riconoscere e valorizzare l’educazione alla comunicazione è fondamentale per affrontare i nuovi processi comunicativi, che oggi si manifestano soprattutto nello spazio digitale, compresi quelli esistenti e quelli che vogliamo creare o rafforzare come società socialista.
È fondamentale comprendere quanto lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione abbia inciso sul ruolo dei soggetti coinvolti in questi processi.
Non si tratta più di una semplice formula mittente-messaggio-destinatario. Oggi, un singolo utente su una qualsiasi piattaforma digitale può avere un impatto maggiore rispetto ai “media” tradizionali, anche quelli con una presenza sulle reti. La presenza non garantisce la visibilità.
Più di due terzi della popolazione mondiale accede oggi a Internet con una certa regolarità, ma questo spazio è sempre più dominato da un piccolo gruppo di transnazionali che, attraverso piattaforme, servizi e sistemi, sono riusciti a catturare il traffico e l’attenzione di quasi tutti gli utenti.
Questo livello di concentrazione del consumo su piattaforme che non sono di proprietà pubblica e che stabiliscono restrizioni alle pratiche degli utenti in base ai loro interessi (anche se nei loro discorsi affermano il contrario), così come i meccanismi di filtraggio delle informazioni basati su algoritmi, fanno sì che l’accesso alle informazioni e le possibilità di comunicazione siano, in breve, sempre meno di dominio e uso pubblico. Sempre meno democratico.
Poiché la legge ha un alto impatto strategico, in quanto regola una delle aree di maggiore attacco contro Cuba, alcuni dei principali dibattiti in ambito intellettuale e professionale si sono concentrati su aspetti specifici della legge che potrebbero favorire o legittimare alcune manifestazioni di sovversione e impatto sulla sicurezza nazionale, in un contesto di intensa guerra mediatica.
I principali elementi di dibattito hanno avuto un approccio preventivo alla sovversione e si sono concentrati principalmente sulla natura dei media e sulla loro proprietà; sulla regolamentazione della sponsorizzazione e, all’interno di questa, sul clientelismo.
Sulla base di queste preoccupazioni, sono stati apportati degli aggiustamenti agli articoli e alla formulazione della Costituzione, cercando di eliminare le ambiguità ed evitare future interpretazioni che potrebbero contraddire lo spirito e la lettera della Costituzione.
Infatti, la legge fa riferimento alla Costituzione almeno 20 volte e ricorda in 14 citazioni esplicite che deve essere disciplinata “in conformità alle leggi e alle altre disposizioni normative vigenti”.
La legge riconosce che le informazioni che supportano i processi di comunicazione devono essere veritiere, obiettive, tempestive, aggiornate, verificate e comprensibili. Si tratta di principi fondamentali.
Per quanto riguarda la comunicazione in ambito organizzativo, la legge che abbiamo appena finito di discutere oggi deve diventare uno strumento di lavoro permanente, per capire che l’obiettivo non è il messaggio che si trasmette, ma l’utilità essenziale della gestione della comunicazione rispetto agli obiettivi strategici dell’ente.
Questa normativa dovrebbe permetterci di superare i vuoti e le inerzie istituzionali. Di fronte a una determinata situazione che ha un impatto negativo sulla popolazione, i funzionari pubblici responsabili sono tenuti a informare immediatamente il pubblico, in tutti gli spazi possibili. Da parte loro, gli organi di stampa hanno il compito di riferire per primi e in modo responsabile tutte le informazioni sensibili alla popolazione.
È tempo di comprendere e utilizzare tutte le risorse della comunicazione sociale per promuovere la partecipazione, la trasparenza, la responsabilità, per mettere in comune tutte le nostre conoscenze al fine di estrarre le idee migliori, per articolare, per generare consenso.
Viviamo in un Paese strutturato e organizzato, dove si lavora duramente per resistere all’assalto di vessazioni ostili e soffocanti, sempre determinati a progredire verso un maggiore benessere sociale.
Spetta fondamentalmente alla Comunicazione Sociale contribuire alla costruzione dell’immagine del Paese in corrispondenza degli attributi che identificano la nazione e la realtà in cui viviamo. Questo progetto strategico può essere disegnato da esperti, ma siamo tutti noi a costruirlo, ogni giorno.
Questa verità, di cui il popolo è il protagonista fondamentale, deve essere evidenziata ogni giorno.
Facciamolo senza vanto e senza ostentazione, con responsabilità, etica e virtù, con fermezza e coerenza, con eleganza e moderazione, senza retorica che provoca ansia e rifiuto, con argomenti e sentimenti, con sensibilità.
La Rivoluzione è un dialogo vero che antepone la verità e l’etica all’indecenza e alla perversione, che non negozia la propria esistenza, non legittima i mercenari e agisce con sicurezza e fermezza.
Davanti a noi abbiamo più di uno spazio occupato da estremisti, fondamentalisti, dove forze anticubane, generatrici di odio, agiscono in permanente prontezza di linciaggio basandosi su menzogne, manipolazioni, travisamenti, incitamento alla violenza e persino all’aggressione militare.
Uno dei gruppi musicali più popolari all’interno e all’esterno di Cuba sta subendo in questo momento l’attacco di odiatori professionisti, incoraggiati da piattaforme tossiche con un unico obiettivo: provocare la fine della Rivoluzione.
Chiunque difenda la verità oggi è esposto non solo a pagare il prezzo delle proprie idee, ma anche a subire squalifiche personali, censura e odio.
Non abbiamo paura di questa sfida. Raccogliamo la sfida con orgoglio e dignità.
Ma questa difesa è solo una parte del nostro senso di nazione, che è stato plasmato dalla somma delle individualità che siamo, unite essenzialmente nello sforzo di superare le nostre inadeguatezze e nella comunione dei sogni da realizzare.
Una delle esperte che più hanno contribuito al testo giuridico, la dottoressa Hilda Saladrigas, ha riassunto un’essenza fondamentale di questa legge in una frase con cui vorrei concludere: “Cuba, … nella sua particolarità, può e deve svolgere tutte le pratiche e la comunicazione sociale in modo diverso, in modo rivoluzionario”.
Vorrei esprimere la mia profonda ammirazione per i giovani deputati che sono intervenuti qui oggi e che hanno offerto argomenti colti e impegnati a favore della legge.
Fonte: CUBADEBATE
Traduzione: italiacuba.it
Miguel Díaz-Canel Bermúdez: sobre la nueva Ley
La Ley representa un primer paso en el proceso de regulación y organización del Sistema de Comunicación Social en Cuba, y así debe ser entendida, aun cuando sea fruto de un largo proceso de debate y revisión.
No está escrita en piedra, como no puede estarlo nada relacionado con la Comunicación Social en la veloz época que vivimos, justamente como consecuencia del desarrollo de la llamada Sociedad de la Información y el Conocimiento.
Aunque los objetivos declarados y la redacción de los artículos de esta Ley, tienen un enfoque necesariamente regulatorio, su mayor valor radica en el reconocimiento de las potencialidades y beneficios de la comunicación para el desarrollo del país.
El largo periodo de confrontación y la agresividad que caracteriza la criminal política del Gobierno estadounidense, impacta en todos los ámbitos de la sociedad cubana y, de manera particular, en lo comunicacional, pero no es ni de lejos la razón de esta Ley.
Lo que estamos convocados a aprobar hoy es, fundamentalmente, el diseño de un marco de posibilidades que apunten al desarrollo del Sistema de Comunicación Social en Cuba que, además, hemos concebido como uno de los pilares de la gestión de Gobierno.
Si la norma tiene límites, y los tiene, es porque reconoce y expresa el estado actual en las áreas del conocimiento y la práctica profesional asociada a la comunicación en Cuba. Eso significa que necesariamente deberá seguir articulándose y desarrollándose.
Incluir aspectos relacionados con la comunicación institucional y comunitaria, y no solo mediática o asociada específicamente a la prensa, aporta una visión más integral de lo que es la comunicación.
Uno de los grandes desafíos que nos impone ahora mismo la nueva Ley, se deriva de las concepciones, visiones e interpretación de la comunicación en el ámbito digital y su integración con el resto del Sistema, por la complejidad de un escenario que evoluciona a una velocidad sin precedentes, tal como habíamos comentado antes.
Quisiera resaltar la importancia de reconocer e incluir el papel y lugar de las personas en los ámbitos organizacional, mediático y comunitario, pues todos los que participan en los procesos comunicacionales, inciden, interactúan, se relacionan, tienen niveles de influencia y en suma actúan de forma directa o indirecta en sus lógicas de funcionamiento, deciden en algún grado la eficacia de la Comunicación.
Por otra parte, estos ámbitos sólo cobran sentido en su interrelación con las personas, desde las acciones que se diseñan para ellas, con ellas o teniendo en cuenta sus características y/o necesidades.
Es fundamental y necesario, que junto con esta Ley y a favor de su implementación más efectiva, se promueva e impulse la educación para la comunicación y la alfabetización mediática e informacional en las personas.
Hablo de la necesidad imperiosa de dotar a la población de conocimientos, capacidades y herramientas para una comprensión y valoración crítica de las lógicas de funcionamiento de los medios, además de potenciar y facilitar el acceso a ellos y a las tecnologías de la información y las comunicaciones.
Reconocer y ponderar la educación para la comunicación es crucial para asumir los nuevos procesos comunicacionales, que hoy se manifiestan sobre todo en el espacio digital, incluyendo los que existen y los que deseamos crear o fortalecer como sociedad socialista.
Es imprescindible comprender cuánto ha impactado el desarrollo de las tecnologías de la Información y las Comunicaciones, en el rol de los sujetos que intervienen en esos procesos.
Ya no se trata de la simple fórmula emisor-mensaje-receptor. Hoy puede tener más impacto un solo usuario en cualquier plataforma digital, que los tradicionales “medios de comunicación”, incluso aquellos con presencia en las redes. Presencia no garantiza visibilidad.
Más de dos tercios de la población global accede hoy con cierta regularidad a Internet, pero este espacio está cada vez más dominado por un grupo reducido de trasnacionales que, a través de plataformas, servicios, sistemas, han logrado captar el tráfico y la atención de prácticamente todos los usuarios.
Este nivel de concentración del consumo en plataformas que no son de propiedad pública, y que establecen restricciones a las prácticas de los usuarios en función de sus intereses (aunque en el discurso digan todo lo contrario), así como los mecanismos de filtrado de la información a partir de algoritmos, hacen que el acceso a la información y las posibilidades de comunicación sean, en apretada síntesis, cada vez menos de dominio y uso público. Cada vez menos democráticos.
Como la ley es una norma de alto impacto estratégico, por regular uno de los ámbitos de mayor ataque contra Cuba, algunos de los debates principales en sectores intelectuales y profesionales se han centrado en aspectos puntuales de la norma que pudieran favorecer o legitimar determinadas manifestaciones de subversión e impacto para la seguridad nacional, en un contexto de intensa guerra mediática.
Los principales elementos de debate han tenido un enfoque preventivo ante la subversión y apuntan principalmente hacia el carácter de los medios y su propiedad; la regulación en torno a la figura del patrocinio y dentro de esta el mecenazgo.
En función de esas preocupaciones se hicieron ajustes en su articulado y enunciados, buscando eliminar ambigüedades y evitar futuras interpretaciones que pudieran contradecir el espíritu y la letra de la Constitución.
De hecho, la Ley se refiere a la Constitución al menos 20 veces y se recuerda en 14 menciones expresas que debe regirse “conforme a las leyes y otras disposiciones normativas vigentes”.
La ley reconoce que la información que soporta los procesos comunicacionales ha de ser veraz, objetiva, oportuna, actualizada, verificada y comprensible. Estos son principios básicos.
En cuanto a la comunicación en el ámbito organizacional, la Ley que hoy terminamos de discutir, debe convertirse en un instrumento de trabajo permanente, en función de terminar de entender que el fin no es el mensaje que trasladen, sino la utilidad imprescindible de la gestión comunicacional en función de los objetivos estratégicos de la entidad.
Esta legislación debe permitirnos superar los vacíos y vencer las inercias institucionales. Ante una situación determinada que esté impactando negativamente en la población, los servidores públicos responsables están obligados a informar de inmediato, desde todos los espacios posibles. Por su parte, toca a la prensa contar primero y responsablemente, cada información sensible para el pueblo.
Es hora de comprender y emplear todos los recursos de la comunicación social para favorecer la participación, la transparencia, la rendición de cuentas, para poner en común, es decir unir todos nuestros conocimientos en función de extraer las mejores ideas, articularnos, generar consenso.
Vivimos en un país estructurado y organizado, donde se trabaja mucho para resistir el embate de un acoso hostil y asfixiante, siempre empeñados en seguir adelante hacia un mayor bienestar social.
Compete fundamentalmente a la Comunicación Social, contribuir a la construcción de la imagen país en correspondencia con los atributos que identifican a la nación y la realidad que vivimos. Ese proyecto estratégico podrá ser diseñado por expertos, pero lo construímos todos, cada día.
Esa verdad, de la que el pueblo es protagonista fundamental, hay que hacerla notar todos los días.
Hagámoslo sin altisonancias, ni alardes, desde la responsabilidad, la ética y la virtud, desde la firmeza y la coherencia, desde la elegancia y la mesura, sin retóricas que provoquen agobio y rechazo, con argumentos y sentimientos, desde la sensibilidad.
La Revolución es diálogo verdadero que antepone la verdad y la ética a la indecencia y la perversidad, que no negocia su existencia, no legitima a mercenarios y actúa con seguridad y firmeza.
Enfrente tenemos más de un espacio tomado por extremistas, fundamentalistas, donde las fuerzas anticubanas, generadoras de odio, actúan en permanente disposición para el linchamiento a base de mentiras, manipulación, tergiversaciones, incitación a la violencia e incluso a la agresión militar.
Una de las agrupaciones musicales más populares dentro y fuera de Cuba, está sufriendo ahora mismo, el ataque de odiadores profesionales, alentados desde plataformas tóxicas con un solo objetivo: provocar el fin de la Revolución.
Cualquiera que hoy defiende la verdad está expuesto no sólo a pagar el precio por sus ideas, sino a sufrir la descalificación personal, la censura y el odio.
No nos asusta el desafío. Lo asumimos con orgullo y dignidad.
Pero esa defensa es sólo una parte de nuestro sentido de nación, que se ha conformado con la suma de las individualidades que somos, unidas esencialmente en los esfuerzos por superar nuestras insuficiencias y en la comunión de sueños por alcanzar.
Una de las expertas que más ha contribuido al texto legal, la Dra Hilda Saladrigas, ha resumido una esencia fundamental de esta ley en un frase con la que quisiera concluir: “Cuba, …en su particularidad, puede y debe hacer las prácticas todas y las comunicativas sociales, de modo diferente, de modo revolucionario”.
Quiero expresar mi admiración profunda por los jóvenes diputados que han hablado hoy aquí y han ofrecido argumentos cultos y comprometidos a favor de la Ley