Discorso Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, in occasione del 65° anniversario del trionfo della Rivoluzione, presso il Parco Céspedes, Santiago de Cuba, il 1° gennaio 2024, “Anno 66 della Rivoluzione”.

Caro Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione cubana;

Eroine ed eroi della patria;

Eroico popolo dell’eroica Santiago de Cuba;

Caro popolo cubano:

È un onore essere qui oggi, 65 anni dopo quella notte che la Rivoluzione illuminò con il suo trionfo, come se il sole non fosse tramontato quel giorno. È un enorme privilegio essere qui e condividere la celebrazione insieme ai protagonisti storici di quell’atto eroico.

L’abbiamo visto nelle immagini del conteggio. E abbiamo ricordato ciò che Fidel disse davanti al popolo euforico per la vittoria: “Questa volta, fortunatamente per Cuba, la Rivoluzione andrà veramente al potere […]. Niente ladri, niente traditori, niente interventisti. Questa volta è davvero la Rivoluzione”. Una frase dal significato straordinario.

Finalmente i cubani erano completamente liberi, il sogno frustrato dei Mambises si era realizzato. Ora, per sempre, una sola bandiera sventolerà dagli edifici pubblici. Nessun altro poeta avrebbe dovuto chiedersi, come Bonifacio Byrne, perché “due bandiere debbano sventolare dove ne basta una sola: la mia!”.

Per noi che non eravamo ancora nati e che abbiamo appreso il significato di quella notte dai libri qualche anno dopo, significa molto trovarsi nel luogo in cui Fidel parlò al popolo il primo giorno del primo anno della Rivoluzione, che avrebbe segnato un prima e un dopo nella storia della nostra America.

Tutto è impressionante quando si entra nella storia di Santiago, ma c’è un momento particolare e unico: il primo gennaio 1959. La facciata con la stella di Ciudad Héroe ci ricorda tutto ciò che i suoi figli più generosi hanno dato alla causa della libertà. Ciudad Héroe è la città dei fratelli Maceo, dei Moncadistas, dei fratelli Frank e Josué País, di Vilma, Asela, Hart e di così tanti altri nomi che ci vorrebbe una vita per contarli tutti. Le madri cubane hanno marciato per le sue strade per fermare l’assassinio dei loro figli, e in un giorno come oggi 65 anni fa, con Fidel in prima linea, le Mambises sono entrate a Santiago!

Ogni volta che visitiamo questa città ci commuoviamo sempre a guardare questo balcone dal quale, con Raúl, Almeida, Celia e altri combattenti al suo fianco, Fidel proclamò la vittoria ottenuta dopo più di due anni di guerra sanguinosa; poi andò nel futuro e tornò ad avvertire il popolo delle sfide colossali che ci aspettavano, e disse: “la Rivoluzione non sarà un compito facile, la Rivoluzione sarà un’impresa dura e piena di pericoli”.

Gli ultimi 65 anni confermano il suo avvertimento. Niente è stato facile per Cuba. Non è stato facile nemmeno per i nemici della Rivoluzione, che hanno provato di tutto e hanno fallito in tutto, perché l’odio si disintegra di fronte alla resistenza di un popolo eroico e creativo che ha scelto l’amore e la dignità come formula.

Ci ispiriamo all’epica impresa che attraversa, come segno immutabile di identità, i 155 anni di lotta dal 1868 a oggi, con un momento fondamentale di connessione in quella vittoria del 1959.

Fidel e la sua Generazione del Centenario, qui rappresentata da Raúl, Ramiro, Guillermo, Machado e da tutti i suoi compagni vivi o morti, hanno tratto dall’ideologia di Martí il sorprendente accumulo di valori umani e principi non negoziabili che Céspedes, Agramonte, Maceo, Gómez e tanti altri leader mambisado hanno lasciato in eredità alle generazioni successive con storie personali degne di un poema epico ancora da scrivere.

L’etica che attraversa la storia rivoluzionaria cubana dalle sue origini anticolonialiste – “quel sole del mondo morale”, come lo chiamava Cintio Vitier – ha raggiunto la possibilità di essere pienamente realizzata nella pratica dopo il trionfo del gennaio 1959 con la Rivoluzione al potere. Il suo trionfo ha significato libertà, dignità e vera giustizia per tutti, fin dalle prime leggi. E non ha conquistato la fiducia del popolo con le promesse, ma con i fatti e le realizzazioni: opere di profondo e duraturo significato sociale, che in pochi anni hanno trasformato un Paese povero e arretrato in un punto di riferimento mondiale nell’istruzione, nella sanità, nello sport e nella cultura.

Questa Rivoluzione è, innanzitutto, un atto libertario di proiezione continentale che non solo ha liberato il Paese da una dittatura servile, repressiva e corrotta, ma ha anche sciolto molto rapidamente i nodi della dipendenza economica dalle transnazionali yankee e liquidato le espressioni più crudeli dello sfruttamento umano che si erano naturalizzate nel cuore della società cubana, come il lavoro minorile, la prostituzione e la semi-schiavitù degli immigrati haitiani.

Il lavoro di 65 anni è immenso e sarebbe tanto difficile ignorarlo quanto riassumerlo in poche parole. È la vera e profonda Rivoluzione della Riforma Agraria e della Riforma Urbana, che ha dato potere al popolo nazionalizzando e mettendo al servizio degli interessi del popolo la terra, le industrie, le banche, le comunicazioni, le costruzioni e gli investimenti su larga scala, i trasporti, il commercio estero e interno. È quella che ha eliminato la disoccupazione, garantendo a donne e uomini il diritto umano al lavoro. Ed è quella che ha costruito centinaia di migliaia di appartamenti per operai e contadini anche nelle zone più remote del Paese.

È la Rivoluzione che, dopo aver perso 3.000 medici a causa di un esodo indotto dalla politica negli anni ’60, ha costruito uno dei sistemi sanitari più formidabili e prestigiosi del nostro tempo e che oggi conta mezzo milione di lavoratori a tutti i livelli, garantendo la copertura universale e l’assistenza gratuita a tutti i cubani.

Allo stesso tempo, in questi sei decenni, 600.000 professionisti della salute cubani hanno collaborato in 165 Paesi. E più recentemente, durante il periodo della pandemia COVID-19, circa 3.000 membri del Contingente Henry Reeve hanno fornito servizi in 40 di essi.

Circa 27.000 giovani di cento nazioni si sono laureati alla Scuola Latinoamericana di Scienze Mediche (ELAM) e più di 4 milioni di persone a basso reddito nella nostra regione e in Africa hanno recuperato la vista con l’Operazione Miracolo. Questa è anche la Rivoluzione: la coerenza con l’esempio di Ernesto Guevara, l’amato Che, la volontà permanente di praticare la solidarietà e condividere ciò che abbiamo, con la profonda convinzione che sono i medici e non le bombe, la cooperazione e non le sanzioni, ciò di cui la gente ha bisogno.

Tutto questo è stato possibile grazie alla nazionalizzazione dell’istruzione, all’eliminazione dell’analfabetismo e alla profonda rivoluzione dell’educazione, che ha garantito l’accesso universale e gratuito a tutti i cittadini.

Con il programma cubano di alfabetizzazione Yo sí puedo, attuato in 30 Paesi, sono state alfabetizzate più di 10 milioni di persone provenienti praticamente da tutti i continenti. Più di 70 000 studenti stranieri si sono laureati a Cuba e più di 3 000 studiano attualmente nella nostra isola.

L’istruzione superiore, la scienza, l’innovazione, le biotecnologie, la conservazione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile sono altre aree che si distinguono per la ricerca e i contributi del talentuoso popolo cubano allo sforzo di superare gli ostacoli imposti dal blocco, dal nostro status di piccolo Paese e dai nostri stessi limiti. Il Sistema di Scienza e Innovazione del governo si basa sul potenziale infinito di queste forze combinate.

Crediamo fermamente nella capacità rivoluzionaria e trasformativa della mente umana di realizzare i sogni più grandi. Questo è uno degli insegnamenti di Fidel che oggi possiamo mettere in pratica in tutti i settori, perché prima c’è stata una rivoluzione nell’educazione, nella scienza e persino nelle politiche di sviluppo delle donne, che oggi sono una maggioranza determinante nei progressi che descriviamo.

Naturalmente, questa è anche la Rivoluzione che ha garantito il diritto di tutto il popolo allo sport, e le condizioni sociali radicalmente nuove in cui si sviluppano l’educazione fisica e l’attività sportiva, così come la loro massività, hanno permesso di ottenere importanti successi e di occupare i primi posti in numerose competizioni internazionali, nonostante le dimensioni relativamente ridotte della popolazione cubana.

La nostra cultura, riconosciuta a livello internazionale nelle sue varie manifestazioni, è al servizio del popolo, eliminando il carattere elitario di altre epoche per sviluppare appieno gli aspetti più autentici della cultura nazionale insieme ai continui contributi della cultura universale.

Il processo di industrializzazione è stato sviluppato, la produzione di elettricità è aumentata, sono state costruite più strade e autostrade che in tutta la storia precedente del Paese.

Questa è la Rivoluzione che ha conquistato le libertà democratiche per tutti i lavoratori, mettendo nelle loro mani la proprietà dei mezzi di produzione fondamentali, che si manifesta nella crescente partecipazione popolare alla gestione economica e alle decisioni in materia di sviluppo socio-economico del Paese.

Questa è la rivoluzione che ha liquidato l’ordine giuridico borghese per instaurare un nuovo diritto, basato sulla legalità socialista, avallata dalla partecipazione attiva del popolo alla formazione e alla discussione delle leggi. E che nel corso degli anni ha rafforzato e perfezionato il nuovo Stato socialista e ha istituito i suoi organi di potere popolare in accordo con gli interessi del popolo lavoratore.

Tutto ciò che ho elencato e molto altro ancora è opera della Rivoluzione, che è riuscita a sopravvivere a una politica di persecuzione, vessazione e logoramento, a una guerra economica che un tempo era anche guerra militare, perché ha sviluppato, senza mai trascurarla, la capacità difensiva delle sue gloriose Forze Armate Rivoluzionarie e tiene in allerta i suoi organi di Sicurezza dello Stato e di Ordine Interno per stroncare ogni accenno di aggressione imperialista.

Questa è la Rivoluzione che ha creato e pratica una politica internazionale indipendente – che è ancora un sogno per le nazioni con uno sviluppo simile; una politica internazionale indipendente di amicizia fraterna, in stretta collaborazione con la maggior parte dei Paesi del mondo, secondo i principi dell’internazionalismo socialista; integrazione con i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi; stretta amicizia con i popoli dell’Asia e cooperazione con tutti i Paesi che rispettano la nostra sovranità nazionale.

Al centro di questa politica c’è il rapporto con i popoli dell’Africa, dove alcuni dei migliori figli della Rivoluzione hanno scritto innumerevoli pagine di eroismo insieme ai loro compagni d’arme africani, che hanno consolidato l’indipendenza dell’Angola e di altre nazioni africane e sono stati decisivi per la fine dell’apartheid.

Se la controrivoluzione di origine cubana, finanziata, armata e addestrata dalla CIA, non è riuscita a sconfiggere Cuba in nessun campo nel corso degli anni, è merito della Rivoluzione nelle sue agenzie di intelligence e di difesa e negli organi di sicurezza dello Stato. E questo è uno dei motivi principali per cui abbiamo sconfitto il potente nemico della piccola Cuba così tante volte, politicamente, economicamente, ideologicamente e militarmente, rendendo il socialismo cubano un fatto storico irreversibile.

Con autentiche organizzazioni di massa e tutte le possibili vie di partecipazione al processo rivoluzionario, la sacra ed essenziale unità dei rivoluzionari è stata forgiata all’interno e attorno al Partito Comunista di Cuba.

Questa è la Rivoluzione, un fatto fondamentale, a volte indescrivibile, che ci trascende tutti in tutti gli ordini, ma allo stesso tempo ci include individualmente e collettivamente, perché la Rivoluzione è tutti noi, al di là di quanto la Rivoluzione abbia rappresentato nell’ordine materiale, anche se alcuni lo dimenticano nell’intensità delle attuali carenze.

È un’alta coscienza politica della maggioranza del popolo, che sente profondamente la Rivoluzione, che la comprende, che capisce le difficoltà e gli errori e lotta per superarli; che non ha perso l’entusiasmo rivoluzionario e che è pervasa da uno straordinario sentimento internazionalista.

La Rivoluzione è la strada per un uomo e una donna nuovi, proclamando e garantendo i diritti delle donne all’uguaglianza sociale, creando le premesse per la loro totale liberazione e delineando la politica appropriata per raggiungere pienamente questo obiettivo, mirando al felice sviluppo dei bambini e favorendo le maggiori possibilità di crescita materiale e spirituale dei giovani. Assicurando sempre la definitiva eliminazione di ogni espressione concreta o subdola di discriminazione o esclusione basata sul colore della pelle, sull’orientamento sessuale o su pregiudizi incompatibili con la condizione umana.

Sono ben consapevole che queste parole non esauriscono la rassegna minima del lavoro degli ultimi 65 anni. Ci sono ancora molte battaglie da raccontare, molti meriti da evidenziare, innumerevoli imprese che forse non conosceremo mai. In una Rivoluzione in perenne assedio, anche il silenzio è un’arma e la modestia una scuola.

I principali artefici di quest’opera colossale, coloro che l’hanno portata a noi imbattuta, meritano il più grande riconoscimento, che sarà senza dubbio quello di vedere che le generazioni successive sono fedeli alla storia.

Quando si fa un bilancio, per quanto minimo, di ciò che è stato realizzato in condizioni di blocco genocida, sempre resistendo e superando le avversità, sempre crescendo moralmente e con dignità, ma con mille sogni frenati e infinite aspirazioni rimandate, sorge allora una domanda: quanto più immensa sarebbe l’opera senza quell’atroce assedio che ci blocca?

La maggioranza del popolo cubano sa che solo l’unità attorno al Partito e alla Rivoluzione permetterà di preservare la nazione cubana e le conquiste economiche e sociali. Questa certezza e l’arrivo del 66° anno della Rivoluzione ci danno la forza di avanzare verso nuovi e impegnativi obiettivi.

La dedizione assoluta degli eroi e dei loro seguaci della Generazione del Centenario alla causa della libertà dei cubani e dell’indipendenza definitiva della patria continua ad avere un effetto profondo sulla gioventù cubana di quest’epoca, sui molti che sono qui e anche sulla maggior parte di quelli che stanno partendo.

I nostri giovani continuano a resistere ai proiettili della guerra economica e stanno facendo cose ammirevoli, convinti che sia possibile sconfiggere contemporaneamente l’aggressione esterna e i freni interni.

Questo è un giorno di profondo significato per la nazione, che tradizionalmente dedichiamo a celebrare, come avrebbe fatto Camilo Cienfuegos, con la gioia acquisita attraverso il sacrificio, la fortuna di rimanere uniti e fedeli a quell’eredità di valore supremo.

Oggi siamo chiamati a salvare la dignità del futuro, evitando gli errori e sforzandoci di fare le cose per bene, con tutte le armi dell’intelligenza umana che contraddistinguono i cubani e il massimo sforzo, che ancora manca, finalizzato a risultati positivi immediati, consapevoli che ciò che facciamo troppo tardi non sarà più utile.

Mi permetto di dire, a nome di tutti noi che abbiamo la responsabilità di raggiungere questo obiettivo, che ci assumiamo l’impegno, consapevoli del rischio che comporta affrontare qualsiasi cambiamento o trasformazione economica e sociale in un Paese ferocemente bloccato e in un contesto internazionale minato dall’incertezza, dall’ingiustizia, dagli abusi e dall’indifferenza dei potenti.

Non ci stancheremo di chiedere la rimozione del blocco e la fine della guerra economica. È un diritto legittimo confrontarsi con l’ostile e arbitrario ordine economico internazionale su un piano di parità con le altre nazioni, senza vessazioni o persecuzioni finanziarie. E a chi dice che lo usiamo come pretesto per la nostra inefficienza, diciamo ancora una volta: togliete il pretesto.

Con le mani e i piedi legati, non serve a nulla. Fate buon viso a cattivo gioco, signori imperialisti, e vediamo chi vince.

Ma se preferite essere condannati dalla storia per il crimine contro l’umanità di aver cercato di far arrendere un Paese per fame e bisogno, se non rimuovete il blocco, Cuba troverà il modo di risolverlo.

Questo Paese ha abbastanza dignità, talento e volontà per sollevarsi dall’assedio con i propri sforzi e superarlo. Non succederà in un giorno, ma ce la faremo!

L’arroganza imperiale, che ha trasformato la sua politica arbitraria di sanzioni unilaterali in una sorta di epidemia globale, sarà sconfitta al più presto, con l’articolazione delle forze e degli sforzi di altri popoli e governi ingiustamente e irrazionalmente condannati come il governo cubano per non aver accettato le sue imposizioni e i suoi disegni.

A differenza dell’impero statunitense, sempre più demoralizzato dalle sue pretese egemoniche, Cuba è rispettata e ammirata nel mondo per la sua permanente disponibilità alla cooperazione, alla solidarietà, allo scambio equo, tutto ciò di cui l’umanità ha bisogno oggi per invertire le pericolose tendenze alla sua scomparsa come specie.

Miei compatrioti:

Molto resta da dire, ma ancora di più da fare. Davanti alla bella bandiera che ogni 1° gennaio ci fa presagire come sarà l’anno a venire, portiamo l’impegno a lavorare instancabilmente affinché la volontà di fare meglio continui a sventolare forte.

Davanti alla pietra che custodisce le sacre ceneri di Fidel; davanti al Generale dell’Esercito e leader della Rivoluzione, Raúl Castro Ruz; davanti alla Generazione Storica, che continua a stare al nostro fianco; davanti alla memoria di tutti coloro che sono caduti o hanno vinto combattendo per l’indipendenza definitiva di Cuba e che hanno fatto guadagnare a Santiago de Cuba il titolo onorifico di Città Eroe, ratifichiamo l’impegno a cambiare tutto ciò che deve essere cambiato, senza rinunciare a un solo principio della Rivoluzione.

Cubani:

mambises continueranno ad entrare a Santiago.

Come Raúl nel 60° anniversario, oggi possiamo dire che dopo 65 anni di lotte, sacrifici e vittorie, viviamo in un Paese libero, sovrano e giusto.

Viva per sempre la Rivoluzione Cubana!

Patria o Muerte!

Socialismo o Muerte!

Vinceremo!

Discurso pronunciado por Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, con motivo del Aniversario 65 del triunfo de la Revolución, en el Parque Céspedes, Santiago de Cuba, el 1ro. de enero de 2024, “Año 66 de la Revolución”.

Querido General de Ejército Raúl Castro Ruz, líder de la Revolución Cubana;

Heroínas y héroes de la patria;

Pueblo heroico de la heroica Santiago de Cuba;

Querido pueblo cubano:

Es un honor estar aquí hoy, 65 años después de aquella noche que la Revolución iluminó con su triunfo, como si el Sol no se hubiera escondido ese día.  Es un enorme privilegio estar y compartir la celebración junto a históricos protagonistas de la gesta.

Lo hemos visto en las imágenes del recuento. Y hemos recordado lo que dijo Fidel ante el pueblo eufórico por la victoria: “Esta vez, por fortuna para Cuba, la Revolución llegará de verdad al poder […]. Ni ladrones, ni traidores, ni intervencionistas.  Esta vez sí que es la Revolución”.  Una frase con un significado extraordinario.

Por fin los cubanos éramos completamente libres, se cumplía el sueño frustrado de los mambises.  Ya para siempre una sola bandera ondearía en los edificios públicos.  Ningún otro poeta tendría que preguntarse, como Bonifacio Byrne, por qué “deben flotar dos banderas donde basta con una: ¡la mía!”.

Para los que no habíamos nacido aún y que supimos de la trascendencia de aquella noche por los libros algunos años después, significa mucho estar en el lugar en que Fidel habló al pueblo el primer día del primer año de la Revolución, lo cual marcaría un antes y un después en la historia de nuestra América.

Todo resulta impresionante cuando se entra en la historia de Santiago, pero hay un momento particular y único: el Primero de Enero de 1959.  La fachada exhibiendo la estrella de Ciudad Héroe nos recuerda todo lo que sus hijos más generosos entregaron a la causa de la libertad.  Ciudad de los Maceo, de los moncadistas; de los hermanos Frank y Josué País, de Vilma, de Asela, de Hart y de tantos nombres que harían infinito el recuento.  Por sus calles marcharon las madres cubanas para que cesara el asesinato de sus hijos, y un día como hoy hace 65 años, con Fidel al frente, ¡los mambises entraron a Santiago!

Siempre que visitamos esta ciudad nos emociona mirar este balcón desde el cual, con Raúl, Almeida, Celia y otros combatientes a su lado, Fidel proclamó la victoria lograda tras más de dos años de cruenta guerra; después fue al futuro y regresó para advertir al pueblo sobre los colosales desafíos que nos esperaban, y dijo: “la Revolución no será una tarea fácil, la Revolución será una empresa dura y llena de peligros”.

Los 65 años transcurridos confirman su advertencia.  Nada ha sido fácil para Cuba.  Tampoco lo ha sido para los enemigos de la Revolución, que lo han intentado todo y en todo han fracasado, porque el odio se desintegra frente a la resistencia de un pueblo heroico y creativo que eligió el amor y la dignidad como fórmula.

Nos inspira la épica hazaña que atraviesa, como un signo de identidad inmutable, los 155 años de lucha que van desde 1868 hasta nuestros días, con un momento fundamental de enlace en esa victoria de 1959.

Fidel y su Generación del Centenario, aquí representada por Raúl, Ramiro, Guillermo, Machado y todos sus compañeros vivos o muertos, bebieron del ideario de Martí el sorprendente cúmulo de valores humanos y de principios innegociables que antes Céspedes, Agramonte, Maceo, Gómez y tantos líderes del mambisado legaron a las generaciones posteriores con historias personales dignas de un poema épico aún por escribirse.

La eticidad que atraviesa la historia revolucionaria cubana desde sus orígenes anticolonialistas –“ese sol del mundo moral” lo llamó Cintio Vitier– alcanza la posibilidad de realizarse plenamente en la práctica a partir del triunfo de enero de 1959 con la Revolución en el poder.  Su triunfo significó libertad, dignidad y justicia verdadera para todos, desde las primeras leyes.  Y no se ganó la confianza del pueblo con promesas, sino con hechos y realizaciones: obras de profundo y sostenido calado social, que en pocos años transformaron a un país pobre y atrasado en un referente mundial en educación, salud, deportes y cultura.

Esta Revolución es, en primer lugar, un acto libertario de proyección continental que no solo liberó al país de una dictadura servil, represiva y corrupta, sino que muy pronto desató los nudos de la dependencia económica de las transnacionales yanquis y liquidó las más crueles expresiones de la explotación humana, que se habían naturalizado en el seno de la sociedad cubana, como el trabajo infantil, la prostitución o la semiesclavitud de los inmigrantes haitianos.

La obra de 65 años es inmensa y sería tan difícil desconocerla como resumirla en pocas palabras.  Esta es la Revolución, genuina y profunda, de la Reforma Agraria y de la Reforma Urbana, que empoderó al pueblo al nacionalizar y poner al servicio de los intereses populares la tierra, las industrias, los bancos, las comunicaciones, las grandes construcciones e inversiones, el transporte, el comercio exterior e interior.  La que eliminó el desempleo, garantizando a mujeres y hombres el humano derecho al trabajo.  Y es la que levantó cientos de miles de apartamentos para trabajadores y campesinos hasta en las más apartadas zonas del país.

Esta es la Revolución que, después de haber perdido 3 000 médicos por un éxodo políticamente inducido en la década del 60 del pasado siglo, construyó uno de los más formidables y prestigiosos sistemas de Salud de nuestra época y hoy cuenta con medio millón de trabajadores en todos sus niveles, que garantizan cobertura universal y asistencia gratuita para todas las cubanas y cubanos.

Paralelamente, durante estas seis décadas, 600 000 profesionales de la Salud cubanos han prestado colaboración en 165 países.  Y más recientemente, en el periodo pandémico de covid-19, unos 3 000 integrantes del Contingente Henry Reeve brindaron servicios en 40 de ellos.

Unos 27 000 jóvenes de un centenar de naciones se han graduado en la Escuela Latinoamericana de Ciencias Médicas (ELAM), y más de 4 millones de personas de bajos ingresos de nuestra región y de África recuperaron la visión con la Operación Milagro.  Esta es también la Revolución: la coherencia con el ejemplo de Ernesto Guevara, el querido Che, la voluntad permanente de practicar la solidaridad y compartir lo que tenemos, con la convicción profunda de que son médicos y no bombas, cooperación y no sanciones, lo que los pueblos necesitan.

Todo ello ha sido posible gracias a que primero se nacionalizó la enseñanza, se liquidó el analfabetismo y se ha desarrollado una profunda revolución en la educación, que garantiza el acceso universal y gratuito a todos los ciudadanos.

Con el programa cubano de alfabetización Yo sí puedo, implementado en 30 naciones, se han alfabetizado más de 10 millones de personas de prácticamente todos los continentes.  Más de 70 000 estudiantes extranjeros se han graduado en Cuba y actualmente más de 3 000 realizan estudios en nuestra isla.

La educación superior, la ciencia, la innovación, la biotecnología, la preservación del medio ambiente y el desarrollo sostenible son otras áreas destacadas por las investigaciones y aportes del talentoso ser nacional al esfuerzo por remontar los obstáculos que nos imponen el bloqueo, la condición de país pequeño y nuestras propias limitaciones.  En las potencialidades infinitas de esas fuerzas combinadas, se basa el Sistema de Ciencia e Innovación en la gestión de Gobierno.

Creemos firmemente en la capacidad revolucionadora y transformadora de la mente humana para hacer realidad los sueños más grandes.  Es una de las enseñanzas de Fidel que podemos practicar en todos los ámbitos hoy porque antes hubo una revolución en la educación, en la ciencia e incluso en las políticas de desarrollo de la mujer, que hoy es mayoría determinante en los avances que describimos.

Por supuesto que esta es también la Revolución que ha garantizado el derecho de todo el pueblo al deporte, y las condiciones sociales radicalmente nuevas en que se desenvuelve la educación física y la actividad deportiva, así como su masividad, han permitido obtener importantes éxitos y ocupar los primeros lugares en numerosos certámenes a nivel internacional, a pesar del número relativamente pequeño de la población cubana.

Nuestra cultura, reconocida internacionalmente en sus diversas manifestaciones, está al servicio del pueblo, eliminando el carácter elitista de otras épocas para desarrollar a plenitud lo más auténtico de la cultura nacional junto a los continuos aportes de la cultura universal.

Se ha desarrollado el proceso de industrialización, se incrementó la generación de electricidad, se han construido más carreteras y caminos que en toda la historia anterior del país.

Esta es la Revolución que ganó las libertades democráticas para todos los trabajadores al poner en sus manos la propiedad de los medios fundamentales de producción, lo que se manifiesta en la participación popular creciente en la gestión económica y en la toma de decisiones en las cuestiones del desarrollo económico-social del país.

Esta es la Revolución que liquidó el orden jurídico burgués para establecer un nuevo derecho, basado en la legalidad socialista, refrendado por la participación activa del pueblo en la elaboración y discusión de leyes.  Y la que a lo largo de los años ha fortalecido y perfeccionado el nuevo Estado socialista y establece sus órganos de Poder Popular acordes con los intereses del pueblo trabajador.

Todo lo que he listado y mucho más es obra de la Revolución, que ha logrado sobrevivir a una política de persecución, acoso y desgaste, de guerra económica que antes fue guerra militar también, porque ha desarrollado, sin descuidarla jamás, la capacidad defensiva de sus gloriosas Fuerzas Armadas Revolucionarias y mantiene alertas sus órganos de Seguridad del Estado y Orden Interior para aplastar todo asomo de agresión imperialista.

Esta es la Revolución que creó y practica una política internacional independiente –lo que todavía es un sueño para naciones de similar desarrollo–; una política internacional independiente, de amistad fraternal, en estrecha colaboración con la mayoría de los países del mundo, de acuerdo con los principios del internacionalismo socialista; la integración con los países de América Latina y del Caribe; la amistad entrañable con los pueblos de Asia, y de cooperación con todos los países que respetan nuestra soberanía nacional.

En esa política ocupa un lugar central la relación con los pueblos de África, donde varios de los mejores hijos de la Revolución han escrito incontables páginas de heroísmo junto a sus compañeros de armas africanos, que consolidaron la independencia de Angola, otras naciones africanas y fueron determinantes para el fin del apartheid.

Si la contrarrevolución de origen cubano, financiada, armada y entrenada por la CIA, no ha podido vencer a Cuba en ningún terreno, a lo largo de estos años, esa es la obra de la Revolución en sus organismos y órganos de inteligencia y defensa de la Seguridad del Estado.  Y esa es una de las mayores razones por la que hemos derrotado tantas veces al poderoso enemigo de la pequeña Cuba, en lo político, lo económico, lo ideológico y lo militar, convirtiendo al socialismo cubano en un hecho histórico irreversible.

Con genuinas organizaciones de masas y todas las vías posibles abiertas a la participación en el proceso revolucionario, se ha forjado la sagrada y esencial unidad de los revolucionarios dentro del Partido Comunista de Cuba y en torno a él.

Esta es la Revolución, un hecho fundamental, a veces indescriptible, que nos trasciende a todos en todos los órdenes, pero al mismo tiempo nos incluye en lo individual y lo colectivo, porque la Revolución somos todos, más allá de lo mucho que ha representado la Revolución en el orden material, aunque algunos lo olviden en la intensidad de las carencias actuales.

Es una alta conciencia política en la mayoría del pueblo, que siente profundamente a la Revolución, que la comprende, que entiende las dificultades y los errores y lucha por vencerlos; que no ha perdido el entusiasmo revolucionario y que está impregnado de un extraordinario sentimiento internacionalista.

La Revolución es el camino a un hombre y una mujer nuevos al proclamar y garantizar los derechos a la igualdad social de la mujer, creando premisas para su liberación total y trazando la política adecuada para alcanzar plenamente ese objetivo, al proponerse el desarrollo feliz de la niñez y favorecer las mayores posibilidades de crecimiento material y espiritual para la juventud. Velando siempre porque desaparezcan definitivamente todas las expresiones prácticas o solapadas de discriminación o exclusión por el color de la piel, orientación sexual o prejuicios incompatibles con la condición humana.

Sé bien que no agoto con estas palabras la reseña mínima de la obra de los 65 años transcurridos.  Quedan muchas batallas por contar, muchos méritos que destacar, incontables proezas que quizás jamás conoceremos.  En una Revolución bajo asedio perpetuo, el silencio también es un arma, y la modestia una escuela.

Los hacedores principales de esta colosal obra, los que la han traído invicta hacia nosotros, merecen el mayor de los reconocimientos, que será, sin duda, ver que las generaciones siguientes son leales a la historia.

Cuando hacemos el recuento, aunque sea mínimo, de lo logrado en condiciones de bloqueo genocida, siempre resistiendo y superando adversidades, siempre creciendo moral y dignamente, pero con mil sueños detenidos y con infinitas aspiraciones postergadas, salta entonces una pregunta: ¿cuánto más inmensa sería la obra sin ese cerco atroz bloqueándonos?

La mayoría del pueblo cubano sabe que solo la unidad en torno al Partido y la Revolución permitirá preservar la nación cubana y las conquistas económico-sociales.  Esa certeza y la llegada del año 66 de la Revolución dan fuerzas que nos oxigenarán en el avance hacia nuevas y desafiantes metas.

La entrega absoluta de los próceres y sus continuadores de la Generación del Centenario a la causa de la libertad de los cubanos y la independencia definitiva de la patria siguen calando profundamente en la juventud cubana de esta época, en los muchos que están aquí y también en la mayoría de los que se van.

Nuestros jóvenes siguen poniendo el pecho a las balas de la guerra económica y están haciendo cosas admirables, convencidos de que sí se puede derrotar a un mismo tiempo la agresión externa y los frenos internos.

Este es un día de hondo significado para la nación, que tradicionalmente dedicamos a celebrar, como lo haría Camilo Cienfuegos, con la alegría ganada en el sacrificio, la suerte de seguir unidos y leales a esa herencia de valor supremo.

Hoy estamos convocados a salvar la dignidad del futuro, evitando el error y empeñados en el acierto, con todas las armas de la inteligencia humana que distinguen al cubano y el máximo esfuerzo, que todavía falta, puestos en función de resultados positivos inmediatos, conscientes de que lo que hagamos tarde ya no será útil.

Me atrevo a decir, en nombre de todos los que tenemos la responsabilidad de lograrlo, que asumimos el compromiso conscientes del riesgo que supone enfrentar cualquier cambio o transformación económica y social en un país bloqueado con saña y en un contexto internacional minado por la incertidumbre, la injusticia, el abuso y la indiferencia de los poderosos.

No nos cansaremos de demandar el levantamiento del bloqueo y el fin de la guerra económica.  Es un derecho legítimo enfrentarnos al hostil y arbitrario orden económico internacional en igualdad de condiciones con el resto de las naciones, sin acoso ni persecución financiera.  Y a quienes dicen que lo usamos como pretexto para nuestra ineficiencia, una vez más les decimos: quítennos el pretexto.

Con las manos y los pies atados no se vale.  Juego limpio, señores imperialistas, y vamos a ver quién gana.

Pero si prefieren ser condenados por la historia a cuenta de ese crimen de lesa humanidad que es pretender la rendición de un país por hambre y necesidad, si no quitan el bloqueo, Cuba encontrará el modo de resolverlo.

Este país cuenta con dignidad, talento y voluntad suficientes para levantarse con sus propios esfuerzos por encima del cerco y saltarlo.  No será en un día, ¡pero lo haremos!

La prepotencia imperial, que ha convertido su política arbitraria de sanciones unilaterales en una especie de epidemia global, será derrotada más temprano que tarde, con la articulación de fuerzas y esfuerzos de otros pueblos y gobiernos injusta e irracionalmente condenados como el cubano por no aceptar sus imposiciones y designios.

A diferencia del imperio estadounidense, cada vez más desmoralizado por sus pretensiones hegemónicas, Cuba es respetada y admirada en el mundo por su permanente disposición a la cooperación, la solidaridad, el intercambio justo, todo lo que la humanidad necesita hoy para revertir las peligrosas tendencias a su desaparición como especie.

Compatriotas:

Queda mucho por decir, pero queda más aún por hacer.  Ante la hermosa bandera que cada 1ro. de enero nos trae augurios de cómo será el año que empieza, traemos el compromiso de trabajar sin descanso para que siga ondeando con fuerza la voluntad de hacerlo mejor.

Ante la piedra que guarda las sagradas cenizas de Fidel; ante el General de Ejército y líder de la Revolución, Raúl Castro Ruz; ante la Generación Histórica, que sigue de pie a nuestro lado; ante la memoria de todos los que cayeron o vencieron combatiendo por la definitiva independencia de Cuba y le ganaron a Santiago de Cuba el título honorífico de Ciudad Héroe, ratifiquemos el compromiso de cambiar todo lo que tenga que ser cambiado, sin renunciar a un solo principio de la Revolución.

Cubanas y cubanos:

Los mambises seguirán entrando en Santiago.

Como Raúl en el aniversario 60, hoy podemos expresar que después de 65 años de lucha, sacrificio y victorias, vivimos en un país libre, soberano y justo.

¡Viva por siempre la Revolución Cubana! 

¡Patria o Muerte!

¡Socialismo o Muerte!

¡Venceremos!

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