Per una (altra) semiotica dell’informazione

Fernando Buen Abad

L’offensiva, nei prossimi mesi, sarà peggiore perché gli scenari elettorali sono terreno fertile per espandere il regno della loro pandemia di inganni. Sotto la dittatura dell’informazione-mercanzia, intossicheranno paradigmi che si credevano intoccabili. Vedremo la verità preda di branchi relativisti e di sapientoni evasivi. Sequestreranno i fatti con i loro battaglioni di venditori ambulanti d’opinione e lotteranno per sfigurare la costruzione collettiva della coscienza. Il tutto in cambio degli interessi e affari di linguacciuti per pochi centesimi.

Travestiti da ‘democratici’, un esercito di ‘professionisti’, specialisti nella demolizione di coscienze, opererà in aperta impunità sotto la tutela della ‘libera impresa mediatica egemonica’. Verranno mostrati in TV con la loro offensiva reloaded (ricaricata). Quello di sempre, ma peggio.

Nel 1980 il Rapporto MacBride avvertiva: che la concentrazione monopolistica dei mezzi di comunicazione rappresenta una minaccia contro le democrazie e, nel corso dei decenni, tale ‘profezia’ si è pienamente avverata. Questa concentrazione non solo ha invaso le fonti d’informazione, le tecnologie e le metodologie di produzione informativa, bensì ha instaurato una ‘cultura’ del consumo dell’informazione che ha imparato a escludere la realtà in cambio della spettacolarità di una verbosità mediocre, spudorata e retrograda. Sotto gli occhi di tutti, il suo piano è anestetizzare i popoli sconfitti consapevolmente, disposti a rinunciare alla ragione, docili e grati. Nutriti con informazione deformata, deformante e tossica. Facciamo attenzione ai telegiornali oligarchici, sono macchine di inganno, distorsione e occultamento. Scrivono male, parlano con gravi difficoltà educative, sono mercenari ignoranti, spudorati e mediocri fino all’ignominia. I risultati della rivoluzione della coscienza saranno messi alla prova.

Dalle aziende mercificatrici di ‘notizie’ o ‘informazioni’ opererà un enorme dispiegamento aggiornato con macchine da guerra ideologiche orientate per un’indispensabile missione di alienazione che consiste nel distorcere tutto. Oggi ciò è un affare osceno. Questo marketing di ‘notizie’ ha installato l’idea perversa che non è poi così ‘male’ vivere ingannati, che si deve rispettare pienamente il privilegio dei venditori di notiziari, le loro cattedre, carriere, diplomi post-laurea e specialità al miglior offerente. Non toccare nemmeno con il petalo di una critica il ‘telegiornale’ commerciale né il demagogico codice etico della propria mercanzia nata dalle peggiori leggi del capitalismo. Il costo storico-culturale sarà altissimo. Vogliono approfondire e ampliare il loro monopolio della violenza militare, finanziaria e mediatica.

Hanno bisogno, come l’aria, di strofinarci i loro ‘meriti’ come produttori di mercanzia informativa opportunistica, progettata per la schiavitù del pensiero e il tradimento nella coscienza (individuale e collettiva). Opereranno contro ogni buon senso per imporre il loro mentre si umilia l’intelligenza dell’informazione sottoponendola a principi e fini commerciali sempre più mediocri, corrotti e mafiosi per, addirittura, vendere aiuti informativi capaci di sponsorizzare colpi di stato o assassinii. Per la tele, per il web, per la radio… basta che qualsiasi pagliaccio capace di pubblicare, con qualsiasi metodo e mezzo, le loro malefatte, si faccia chiamare ‘giornalista’ e promuova le loro distorsioni come se fossero la verità. E non mancherà chi le acquisti.

Ora siamo disgustati dall’impunità con cui i padroni e i loro servitori ‘informativi’ manifestano le loro malefatte; la nausea ci scuote di fronte all’oscenità e alla menzogna dei loro mercati informativi, promossi a marescialli golpisti e assassini in tutto il mondo. Ma ora si preparano a peggiorare tutto, a scatenare gli attacchi più feroci delle mafie commerciali che vendono ‘informazioni’ contro la verità dei popoli in lotta e contro le loro conquiste più care. Non diciamo che non lo sappiamo.

Si stanno organizzando. Ora che le mafie mediatiche si alleano e riorganizzano i loro eserciti di informatori, per bombardarci con missili di insulti e menzogne, noi dobbiamo fare della produzione d’informazione un esercizio di nuova organizzazione, un salto di qualità organizzativa per un dispiegamento d’informazione rigoroso nei suoi principi e adattabile alle condizioni più diverse e avverse. Preoccuparci e occuparci di fornirci dati e fatti comprovati e verificati comunitariamente, per darci la direzione umanista e rivoluzionaria di cui abbiamo urgentemente bisogno.

Organizzarci per dar la battaglia per l’informazione in combattimento e vincere la disputa sul significato. Essere lì dove, apertamente, con tutte le forze della comunicazione emancipatrice, è richiesta collaborazione umanista e rivoluzionaria senza restrizioni. Stare e permanere vigili. Investiranno fortune nelle loro malefatte. Abbiamo urgente bisogno di mezzi, modalità e rapporti di produzione informativa umanista, della coscienza materiale e spirituale. Informazione come atto d’amore emozionale e concreto, atto di poesia e atto di comunicazione che non sono incompatibili. Amore come forma superiore della comunicazione contro l’odio di classe. L”ismo’ del comune. Contro la ‘nuova’ offensiva che si prepara per l’usurpazione di tutte le ricchezze che appartengono alla specie umana, naturali e lavorativi… la vecchia lotta per la liberazione è un amore longevo, è la nostra tattica e strategia, che non si realizza alle spalle dei popoli e che è una necessità nel e con la lotta. In prima e ultima istanza, con amore rivoluzionario in un mondo in transizione verso un amore rivoluzionario permanente. Amore umanista, quindi, come definizione guerriera. Informiamolo bene.

* L’autore dell’articolo è il Direttore dell’Istituto di Cultura e Comunicazione e Centro Sean MacBride. Università Nazionale di Lanús.

(Tratto da La Jornada)


Para una (otra) semiótica de la información

Por: Fernando Buen Abad

Será peor la ofensiva de los meses próximos, porque los escenarios electorales son caldos de cultivo para ensanchar el reino de su pandemia de engaños. Bajo la dictadura de la información-mercancía, intoxicarán paradigmas que se creyeron intocables. Veremos a la verdad presa de jaurías relativistas y de sabihondos escapistas. Secuestrarán los hechos con sus batallones de opinología mercachifle y pelearán para desfigurar la construcción colectiva de la conciencia. Todo a cambio de intereses y negocios de lenguaraces centaveros. Disfrazados como demócratas, un ejército de profesionales, especialistas en demolición de conciencias, operará con franca impunidad bajo el tutelaje de la libre empresa mediática hegemónica. Los pasarán por la tele con su ofensiva reloaded. Lo de siempre, pero peor.

En 1980 el Informe MacBride advirtió: que la concentración monopólica de medios de comunicación es una amenaza contra las democracias y, al paso de las décadas, esa profecía se cumplió a rajatabla. Esa concentración no sólo ha invadido las fuentes de información, las tecnologías y las metodologías de producción informativa, sino que ha establecido una cultura del consumo informativo que aprendió a excluir la realidad a cambio de la espectacularidad de un palabrerío mediocre, desvergonzado y retrógrado. A la vista de todos, su plan es anestesiar a los pueblos derrotados a conciencia, dispuestos a renunciar a la razón, dóciles y agradecidos. Maiceados con información deformada, deformante y tóxica. Cuidémonos de los noticiarios oligarcas, son máquinas de engaño, deformación y ocultamiento. Redactan pésimo, hablan con dificultades educativas severas, son ignorantes mercenarios, desvergonzados y mediocres hasta la ignominia. Estarán a prueba los logros de la revolución de la conciencia.

Desde las empresas mercantilizadoras de noticias o información, operará un despliegue descomunal actualizado con maquinarias de guerra ideológica orientadas por una misión indispensable para la alienación que consiste en distorsionar todo. Hoy eso es un negocio obsceno. Ese mercadeo de noticias ha instalado la idea perversa de que no es tan malo vivir engañados, que se debe respetar a mansalva el privilegio de los vendedores de noticiarios, sus cátedras, carreras, posgrados y especialidades al mejor postor. No tocar ni con el pétalo de una crítica al noticiario mercader ni al demagógico código de ética de su mercancía parida por las peores leyes del capitalismo. El costo histórico-cultural será altísimo. Ellos quieren profundizar y ensanchar su monopolio de la violencia militar, financiera y mediática.

Necesitan como el aire refregarnos su mérito de fabricantes de mercancías informativas oportunistas, planificadas para la esclavitud del pensamiento y la traición a la conciencia (individual y colectiva). Operarán contra todo sentido común para imponer el suyo mientras se humilla la inteligencia de la información sometiéndola a principios y fines empresariales cada día más mediocres, corruptos y mafiosos para, incluso, vender ayudas informativas capaces de auspiciar golpes de Estado o magnicidios. Para la tele, para la web, para la radio… basta con que cualquier payaso capaz de publicar, bajo cualquier método y medio, sus canalladas, se haga llamar periodista y promueva sus distorsiones como si fuesen la verdad. Y no faltará quien se la compre.

Ahora estamos asqueados por la impunidad con que exhiben sus canalladas los amos y sus siervos informativos; la náusea nos sacude por la obscenidad y la mendacidad de sus mercados informativos ascendidos a mariscales golpistas y magnicidas, en todo el mundo. Pero ahora se preparan para empeorarlo todo, para desplegar las acometidas más feroces de las mafias comerciales que venden información contra la verdad de los pueblos en lucha y contra sus logros más caros. No digamos que no lo sabemos.

Ellos están organizándose. Ahora que se alían las mafias mediáticas y reorganizan sus ejércitos de informadores, para bombardearnos con misiles de injurias y mentiras, nosotros debemos hacer de la producción de información un ejercicio de organización nueva, un salto de calidad organizativa para un despliegue de información riguroso en sus principios y adaptable a las condiciones más diversas y adversas. Preocuparnos y ocuparnos en suministrarnos datos y hechos comprobados y verificados comunitariamente, para darnos la dirección humanista y revolucionaria que nos hace falta con urgencia.

Organizarnos para dar la batalla por la información en combate y ganar la disputa por el sentido. Estar ahí donde abiertamente, con todas las fuerzas de la comunicación emancipadora, se requiera colaboración humanista y revolucionaria irrestricta. Estar y permanecer alertas. Ellos invertirán fortunas en sus canalladas. Nos urgen medios, modos y relaciones de producción informativa humanista, de la conciencia material y espiritual. Información como acto de amor emocional y concreto, acto de poesía y acto de comunicación que no son incompatibles. Amor como forma superior de la comunicación contra el odio de clase. El ismo de lo común. Contra la ofensiva nueva que se prepara para la usurpación de todas las riquezas que pertenecen a la especie humana, naturales y laborales… la lucha añeja por la liberación es un amor longevo, es nuestra táctica y estrategia, que no se realiza a espaldas de los pueblos y que es una necesidad en y con la lucha. En primera y última instancia, con amor revolucionario en un mundo en transición hacia un amor revolucionario permanente. Amor humanista, pues, como definición guerrera. Informémoslo bien.

* El autor de artículo es el Director del Instituto de Cultura y Comunicación y Centro Sean MacBride. Universidad Nacional de Lanús.

(Tomado de La Jornada)

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