Assolti i Coordinatore di Cubainformación e di Euskadi-Cuba

Il coordinatore di Cubainformación e di Euskadi-Cuba sono stati assolti con formula piena e il presidente di Prisoners Defenders è stato condannato a pagare parte delle spese.

La sentenza del Tribunale penale 31 di Madrid ha assolto il giornalista José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación, e l’associazione Euskadi-Cuba, dai tre reati di cui erano stati accusati dal presidente dell’associazione “anticastrista” Prisioners Defenders, Javier Larrondo, e per i quali aveva chiesto sei anni di carcere per ciascuno degli imputati, e li ha inoltre condannati a pagare parte delle spese per la loro imprudenza e malafede nel mantenere l’accusa contro la suddetta associazione.

Comunicato stampa di Endika Zulueta San Sebastián, avvocato di José Manzaneda e dell’Associazione Euskadi-Cuba

Il 31° Tribunale Penale di Madrid ha assolto sia il giornalista José Manuel Manzaneda che l’associazione Euskadi-Cuba dai tre reati di cui erano stati accusati dal presidente dell’associazione “anticastrista” Prisioners Defenders, Javier Larrondo, e per i quali aveva chiesto 6 anni di carcere per ciascuno degli imputati, e li ha inoltre condannati a pagare parte delle spese per la loro imprudenza e malafede nel mantenere l’accusa contro l’associazione.

Il 5 ottobre 2020, il giornalista José Manuel Manzaneda ha pubblicato sul sito www.cubainformacion.tv un articolo intitolato “Creare una crisi sanitaria a Cuba, obiettivo della guerra contro la sua cooperazione medica” in cui criticava la posizione del presidente dell’Associazione anticastrista in relazione alla cooperazione medica che il governo cubano svolge in vari Paesi del mondo, ritenendo che egli, al pari di Donald Trump, debba essere trattato come un “criminale di guerra”.

La sentenza, oltre a sottolineare che l’articolo non soddisfa i requisiti legali e giurisprudenziali per essere considerato diffamatorio o incitante all’odio, conclude che la descrizione di “criminale di guerra” non è offensiva, e può essere considerata “iperbole giornalistica” se analizzata “con il resto del contenuto dell’articolo”. La sentenza ritiene che il giornalista possa aver agito, più che con una motivazione offensiva, con un “intento di critica, recriminazione o censura politica, che rientra nei limiti della libertà di espressione”.

La sentenza condanna il sig. Javier Larrondo al pagamento di parte delle spese, ritenendo che “l’accusatore è stato imprudente quando ha diretto la sua accusa contro l’Associazione Euskadi-Cuba” per i reati di calunnia e diffamazione, in quanto una persona giuridica non può legalmente commettere tali reati.

Devo esprimere la mia soddisfazione per la sentenza, non solo per aver smascherato l’azione criminale del signor Larrondo come mezzo per attaccare un rivale ideologico in relazione alla cooperazione medica cubana, richiedendo pene detentive elevate per un semplice articolo giornalistico, ma soprattutto per la considerazione fatta dalla sentenza che l’articolo è protetto dal diritto fondamentale alla libertà di espressione.

Endika Zulueta San Sebastián Avvocato di J.M. Manzaneda e dell’Associazione Euskadi-Cuba

Assolto il giornalista accusato di aver insultato il presidente di una ONG critica nei confronti del regime cubano

Un tribunale di Madrid ha assolto il giornalista Jósé Manzaneda dai reati di diffamazione, calunnia e odio per i quali era stato accusato dal presidente dell’associazione Prisoners Defenders, critica nei confronti del regime cubano, ritenendo che in un articolo lo avesse definito “criminale di guerra” in senso metaforico e nell’ambito della libertà di espressione.

Il capo del 31° Tribunale penale di Madrid ha assolto il giornalista e l’associazione Euskadi Cuba, accusata anche in quanto proprietaria del dominio del sito web del media Cuba Información, in cui Manzaneda ha pubblicato l’articolo in questione.

Inoltre, il tribunale ha condannato il querelante, Javier Larrondo, a pagare parte delle spese, ritenendo “temerario” accusare una persona giuridica di reati che non potrebbero essere commessi.

La Procura non ha formulato accuse, ma l’accusa privata ha chiesto sei anni di carcere e una multa di 8.400 euro per il giornalista, oltre a una responsabilità civile, in solido con i media, di 50.000 euro. Per l’associazione ha chiesto una multa di 100.000 euro.

Nell’articolo pubblicato il 5 ottobre 2020, intitolato “Creare una crisi sanitaria a Cuba, obiettivo della guerra contro la sua cooperazione medica”, il giornalista José Manzaneda ha affermato che il presidente della ONG Prisoners Defenders, Javier Larrondo, è “un membro di una delle famiglie della borghesia cubana protetta dalla dittatura di Fulgencio Batista” e “un criminale di guerra”, e “dovrebbe essere trattato come tale”. Pochi giorni dopo ha ritirato parte di queste parole.

Ora il magistrato assolve il giornalista dai reati di diffamazione, calunnia e incitamento all’odio perché ritiene “ovvio” che la parola guerra non sia usata nel suo significato letterale, e quindi “è persino perfettamente coerente, con le precedenti opinioni espresse e i dati forniti nell’articolo, che ‘criminale di guerra’ sarebbe stato usato anche in senso metaforico”.

“Questa eventualità impedisce di escludere una prevalenza dell’intento di critica, recriminazione o censura politica, che rientra nei limiti dell’esercizio della libertà di espressione, rispetto alla motivazione alternativa puramente offensiva o denigratoria”, conclude la sentenza.

Dopo aver escluso che il giornalista possa essere accusato di diffamazione e calunnia, la sentenza respinge il reato di odio, sostenendo che “nemmeno nell’interpretazione più forzata si può razionalmente accettare che l’imputato abbia rivolto quelle parole contro di lui perché apparteneva a un certo gruppo minoritario, vulnerabile o svantaggiato”.

L’avvocato di José Manzaneda, Endika Zulueta, ha espresso in un comunicato la sua soddisfazione per una sentenza che “smaschera le intenzioni contorte del signor Larrondo di utilizzare il procedimento penale come mezzo per attaccare un rivale ideologico in relazione alla cooperazione medica cubana, chiedendo pene detentive elevate per un semplice articolo giornalistico”.

“Il signor Larrondo, dalla sua associazione, denuncia costantemente che il governo cubano ha prigionieri nelle sue carceri per semplici opinioni politiche… mentre ha preteso che la Spagna agisse come una dittatura, condannando due persone al carcere per il solo fatto di aver scritto un articolo di opinione”, aggiunge la difesa.

Fonte: Cubainformación

Traduzione: italiacuba.it


Grazie per tanta solidarietà!

 

24.02 – Volevano metterci in prigione per sei anni e fare soldi a spese dell’associazione Euskadi-Cuba, dedicata agli aiuti umanitari e alla cooperazione allo sviluppo a Cuba. Ci si è ritorto contro. La sentenza del Tribunale penale di Madrid n. 31 ha assolto il giornalista José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación, e la già citata Ong, dai tre reati di cui erano accusati dal presidente dell’associazione “anticastrista” Prisioners Defenders, Javier Larrondo, e per i quali chiedeva sei anni di carcere e una grossa somma di denaro. Inoltre, il giudice ha condannato il querelante a pagare parte delle spese.

In questo programma iniziamo ringraziando le centinaia di persone e gruppi di diversi Paesi che ci hanno inviato messaggi, prima di sostegno, poi di congratulazioni; che hanno partecipato alla campagna di raccolta fondi per coprire le spese legali; o che hanno intrapreso iniziative di solidarietà con Euskadi-Cuba e Cubainformación.

A tutti voi, GRAZIE! È emozionante, siamo immensamente felici.

Questo programma non è un regolamento di conti, ma non possiamo tacere di fronte a questa operazione fallimentare ma dannosa, che mira a minare il giornalismo critico di Cubainformación e la solidarietà con il popolo cubano in Euskadi-Cuba. Raccontiamo nei dettagli quanto è accaduto. Lo vedrete. Ogni tanto mandiamo anche un messaggio affettuoso a chi ci ha augurato “tutto il peso della giustizia” e ci ha gelato dalle risate. Vi ricordate come avete concluso il vostro tweet con un “ha, ha, ha, ha”?

Andremo anche in diversi punti della geografia globale alla ricerca di doppi standard mediatici e denunciando l’immensa ipocrisia di chi governa in “Occidente”: il coraggio di Lula di fronte allo Stato terrorista di Israele o il caso dell’attivista e giornalista dell’opposizione Gonzalo Lira, morto in una prigione ucraina. Ah, ma non si chiamava Aleksei Navalny ed era in una prigione russa? No, la sua morte è su tutti i giornali, con una frase che indica – chi ne dubita, che prove ci sono? La morte di Lira non interessa a nessuno: volete sapere quante volte entrambi sono stati citati dai “media liberi e indipendenti” degli Stati Uniti o dell’Unione Europea? Nel programma vi mostriamo le statistiche.

E concludiamo “El Batazo” come abbiamo iniziato: con la comicità. Analizziamo una presunta “notizia” dal titolo “Ex meccanico di Castro rompe il silenzio: ecco i segreti svelati”. Non perdetevi nulla di questi “segreti svelati”, che cambieranno per sempre le vostre vite. Per favore, non continuate, ci ucciderete dalle risate!

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