L’ingerenza diplomatica yankee

Arthur Gonzalez

Gli USA non imparano dai loro fallimenti, al contrario, mantengono la loro linea di azione contro Cuba, con il vecchio sogno di distruggere la Rivoluzione cubana dall’interno, ed è per questo che Kerri Hannan, Vice Sottosegretaria alla Diplomazia Pubblica, Politica, Pianificazione e Coordinamento dell’Ufficio per gli Affari dell’Emisfero Occidentale, ha effettuato una visita all’Avana, dal 20 al 23 febbraio 2024, che aveva tra i suoi obiettivi prioritari l’incontro con la “società civile” per discutere del sostegno USA ai “diritti umani”.

Un altro dei suoi interessi era contattare imprenditori cubani, non statali, al fine di conoscere le sfide che affrontano e riaffermare loro “l’impulso promosso dal governo yankee” verso il settore privato a Cuba.

Bisogna avere una totale assenza di vergogna per venire a Cuba a parlare di diritti umani, in questo momento, in cui Washington ha posto il veto in tre occasioni su una risoluzione per fermare i bombardamenti israeliani contro il popolo palestinese, che costituisce un genocidio totale, uccidendo, in soli tre mesi, quasi 30mila persone innocenti, distruggendo ospedali, scuole, centri profughi, moschee e chiese, senza il minimo rispetto per il diritto alla vita e impedendo l’ingresso degli aiuti umanitari dell’ONU, con il chiaro obiettivo di sterminarli e rubare loro il territorio che ancora gli rimane.

Per quanto riguarda il suo incontro con i parenti dei prigionieri, processati e sanzionati con il dovuto processo, che nel luglio 2022 hanno commesso atti criminali come saccheggio di centri commerciali, lancio di pietre contro ospedali, aggressione alle forze dell’ordine, attacco a una stazione di polizia, distruzione di auto di pattuglia e altri eventi simili stimolati attraverso le reti sociali, è una prova della loro ingerenza negli affari interni di Cuba.

Ricordiamo che gli eventi dell’11 luglio 2022 sono stati stimolati attraverso le reti sociali, con un’escalation mediatica contro Cuba, da parte di operatori politici del Dipartimento di Stato e residenti in Florida che, da giorni prima, avevano utilizzato gli hashtag #SOSCuba, #SOSMatanzas e #PatriaYVida, insieme alle dirette attraverso Facebook Live, per innescare un piano di destabilizzazione sociale e promuovere un cambio di sistema.

Secondo l’agenzia di stampa francese AFP, l’hashtag #SOSCuba dal 5 all’8 luglio ha avuto 5000 tweet. Il 9 luglio 100000; l’11 luglio 1,5 milioni; e il 12 due milioni. Da Twitter l’appello è passato alle tre reti di messaggistica istantanea WhatsApp, Signal e Telegram, dove sono state riprodotte le immagini dei disturbi e dei disordini avvenuti. Dal 12 al 19 luglio 2022, gli attacchi informatici si sono intensificati e hanno colpito la disponibilità dei siti web governativi e dei media nazionali.

Chi vogliono ingannare?

Il giornalista e ricercatore spagnolo Julián Macías Tovar ha rivelato che il primo account che ha utilizzato l’hashtag #SOSCuba su Twitter è stato creato dalla Spagna, non da Cuba, e ha pubblicato circa 1300 tweet, con un’automazione di cinque retweet al secondo (bot farm e troll). Tra il 10 e l’11 luglio 2022 sono stati creati più di 1500 account che hanno partecipato all’operazione sovversiva utilizzando l’hashtag #SOSCuba, account falsi utilizzando hashtag, robot e informazioni false diffuse senza vergogna e senza limiti.

Erano tecniche del cosiddetto soft power, destinate a generare un cambio nel sistema politico cubano, secondo gli interessi del governo yankee e della CIA.

Ha dimenticato la vice sottosegretaria del Dipartimento di Stato che il suo stesso Dipartimento ha annunciato, il 13 giugno 2013, alcune proposte di progetti per promuovere “la democrazia ed i diritti umani” a Cuba e uno di questi con l’uso di strumenti digitali “da utilizzare in modo selettivo e sicuro dalla popolazione civile cubana, insieme ad un’altra iniziativa per promuovere l’uguaglianza e la difesa delle reti sociali dei cubani di razza nera”?

Ignora che, il 23 gennaio 2018, il Dipartimento di Stato ha creato un Gruppo Operativo Internet per la sovversione a Cuba?

Questo gruppo è composto da rappresentanti del suo governo e di organizzazioni “non governative” come USAID, Freedom House, NSA e Ufficio di Trasmissioni verso Cuba, responsabile di Radio e TV Martí.

Grande ipocrisia è stato l’incontro che la suddetta funzionaria ha avuto con imprenditori privati, perché la principale sfida che soffrono i cubani è la guerra economica, commerciale e finanziaria imposta dagli USA contro la Rivoluzione, da quando il presidente Eisenhower ha applicato a Cuba, nell’ottobre del 1960, la Legge sul Commercio con il Nemico.

A questa è seguita la Legge sulla Cooperazione Internazionale nel 1961; il cosiddetto Embargo del 1962; il Regolamento sul Controllo degli Attivi Cubani del 1963; la Legge per la Democrazia a Cuba (Legge Torricelli) nel 1992; la Legge sulla Libertà e la Solidarietà Democratica Cubana (Legge Helms-Burton) nel 1996; la legge delle Sanzioni Commerciali e Incremento del Commercio del 2000; l’inclusione di Cuba nella lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo e le 243 sanzioni applicate dal presidente Donald Trump, ma nessuna è riuscita a spezzare la resistenza e l’unità del popolo.

Prima di intromettersi negli affari interni cubani, la sottosegretaria Kerri Hannan, dovrebbe preoccuparsi dei prigionieri senza processo che permangono nella base navale di Guantánamo; dei migliaia di detenuti che il suo Paese ha, anche minorenni, che scontano l’ergastolo nelle carceri per adulti e di quelli ingiustamente puniti che dopo molti anni hanno dimostrato la loro innocenza; degli omicidi multipli nelle scuole da parte di persone che hanno accesso, incontrollato, alle armi da fuoco e del consumo massiccio di droga nei centri studenteschi che provoca centinaia di morti ogni anno.

Perché non si preoccupi delle comunità emarginate che ha il suo paese, come gli immigrati latini; della discriminazione razziale che prevale nella sua società; del miglioramento dei diritti per il pieno accesso alla salute; del diritto delle donne all’aborto per giustificati motivi; per un migliore sistema occupazionale in cui le donne siano trattate allo stesso modo degli uomini e ricevano salari simili?

Che dia lezioni sui principi universali di dignità e uguaglianza al suo popolo, perché a Cuba, dal 1959, tutti i cittadini hanno raggiunto dignità e uguaglianza, sostenuti da molteplici leggi e incluso dalla Costituzione.

Sarebbe opportuno che si studi il nuovo Codice delle Famiglie, approvato con un referendum popolare, per sapere cosa significano dignità e piena uguaglianza.

Se gli USA vogliono veramente aiutare il popolo cubano, eliminino le leggi che compongono la guerra economica, commerciale e finanziaria, e tolgano Cuba dalla lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo, imposte con l’intento di uccidere per fame e malattie, promuovendo il disincanto e lo scoraggiamento, con l’obiettivo che il popolo scenda in piazza a protestare e incolpi delle penurie il sistema socialista.

Gli USA sono quelli che impediscono al settore privato cubano di aprire conti nelle sue banche e di commerciare con crediti, come si fa in tutto il mondo, e per bloccarne lo sviluppo, fabbricano campagne in cui si dice che questi imprenditori rispondono al governo cubano, di fronte al fallimento di volerli convertire in una forza di opposizione, dimostrato durante la visita realizzata a Miami lo scorso anno.

Non sembra un caso che la sua presenza all’Avana coincida con il lancio fatto, da parte dell’Ambasciata yankee, nella rete sociale X, dell’Accademia per Donne Imprenditrici (AWE) a partire dal 17n marzo 2024 dove offriranno gratuitamente strumenti e conoscenze imprenditoriali, le reti di contatto e l’accesso a diverse risorse, per contribuire allo sviluppo dei loro affari. Secondo l’appello, il programma AWE sostiene la Strategia Nazionale USA sull’Equità e Uguaglianza di Genere, ma alle donne cubane vengono negati i visti e l’accesso ai programmi digitali, semplicemente per vivere in un paese soggetto all’“Embargo” e stare nella lista degli “sponsor del terrorismo”.

Per questo José Martí ha affermato: “Gli alberi devono porsi in fila affinché non passi il gigante delle sette leghe”.


La injerencia diplomática yanqui

Por Arthur González

Estados Unidos no aprende de sus fracasos, por el contrario, mantiene su línea de trabajo contra Cuba, con el añejo sueño de destruir a la Revolución cubana desde adentro, y por eso Kerri Hannan, Subsecretaria Adjunta de Diplomacia Pública, Política, Planificación y Coordinación de la Oficina de Asuntos del hemisferio occidental, efectuó una visita a La Habana del 20 al 23 de febrero del 2024, la que tuvo entre sus objetivos priorizados reunirse con la “sociedad civil” para discutir sobre el apoyo de Estados Unidos a los “derechos humanos”.

Otro de sus intereses fue contactar con empresarios cubanos no estatales, para conocer los retos a los que se enfrentan y reafirmarles “el impulso que promueve el gobierno yanqui” hacia el sector privado en Cuba.

Hay tener total ausencia de vergüenza para venir a Cuba a hablar de derechos humanos en estos momentos, cuando Washington ha vetado en tres oportunidades una resolución para el cese de los bombardeos de Israel contra el pueblo palestino, lo que constituye un genocidio total, al asesinar en solo tres meses cerca de 30 mil personas inocentes, destruir hospitales, escuelas, centros de refugiados, mezquitas e iglesias, sin el menor respeto al derecho a la vida e impedir la entrada de ayuda humanitaria de la ONU, con el marcado fin de exterminarlos y robarse el territorio que aún les queda.

En cuanto a su reunión con familiares de los presos, juzgados y sancionados con el debido proceso, que en julio 2022 cometieron actos delitos como fueron el saqueo a centros comerciales, lanzamientos de piedras a hospitales, agresión a los agentes del orden, el ataque a una estación de la policía, destrucción de autos patrulleros y otros hechos similares estimulados mediante las redes sociales, es una prueba de su injerencia en los asuntos internos de Cuba.

Recordemos que los sucesos del 11 de julio 2022, fueron estimulados a través de las redes sociales, con una escalada mediática contra Cuba por parte de operadores políticos del Departamento de Estado y residentes en la Florida, que desde días antes emplearon los hashtags #SOSCuba, #SOSMatanzas y #PatriaYVida,unido a las transmisiones en vivo a través de Facebook Live, para desencadenar un plan de desestabilización social y propiciar un cambio de sistema.

Según la agencia francesa de noticias, AFP, la etiqueta #SOSCuba del 5 al 8 de julio tuvo 5,000 tuits. El 9 de julio 100,000; el 11 de julio, 1,5 millones; y el 12, dos millones. De Twitter la convocatoria saltó a tres redes de mensajería instantánea WhatsApp, Signal y Telegram, donde reprodujeron las imágenes de los disturbios y desórdenes acontecidos. Del 12 al 19 de julio de 2022 se intensificaron los ciberataques y afectaron la disponibilidad de sitios web gubernamentales y medios de prensa nacionales.

¿A quién quieren engañar?

El periodista e investigador español Julián Macías Tovar, reveló que la primera cuenta que usó el hashtag #SOSCuba en Twitter, se hizo desde España, no de Cuba y publicó unos 1,300 tweets, con una automatización de cinco retuits por segundo (granjas de bots y trolls). Más de 1,500 cuentas de las que participaron en la operación subversiva con el empleo de la etiqueta #SOSCuba, fueron creadas entre el 10 y el 11 de julio 2022, cuentas falsas usando los hashtag, robots y falsas informaciones difundidas sin pudor y sin límites.

Fueron técnicas del llamado poder blando, destinadas a generar un cambio de sistema político en Cuba, según intereses del gobierno yanqui y la CIA.

¿Olvidó la Subsecretaria Adjunta del Departamento de Estado, que su propio Departamento anunció el 13 de junio del 2013, algunas propuestas de proyectos para promover la “democracia y los derechos humanos” en Cuba y uno de ellos con el uso de herramientas digitales “para ser utilizadas de forma selectiva y segura por la población civil cubana, junto con otra iniciativa para el fomento de igualdad y defensa de las redes sociales de los cubanos de raza negra”?

¿Desconoce que el 23 de enero del 2018 el Departamento de Estado creó el Grupo Operativo de Internet para la subversión en Cuba?

Ese grupo lo integran representantes de su gobierno y organizaciones “no gubernamentales” como la USAID, Freedom House, la NSA y el Buró de transmisiones hacia Cuba, responsable de Radio y TV Martí.

Hipocresía elevada fue el encuentro que dicha funcionaria sostuvo con los empresarios privados, porque el principal reto que sufren los cubanos es la guerra económica, comercial y financiera impuesta por Estados Unidos contra la Revolución, desde que el presidente Eisenhower le aplicó a Cuba, en octubre de 1960, la Ley de Comercio con el Enemigo.

A esa le siguieron la Ley de Cooperación Internacional en 1961; el llamado Embargo en 1962; las Regulaciones al Control de los Activos Cubanos en 1963; la Ley para la Democracia en Cuba (Ley Torricelli) en 1992; la Ley para la Libertad y la Solidaridad Democrática Cubanas (Ley Helms-Burton) en 1996; la Ley de Sanciones Comerciales e Incremento del Comercio de 2000; la inclusión de Cuba en la lista de países que patrocinan el terrorismo y las 243 sanciones aplicadas por el presidente Donald Trump, pero ninguna ha podido doblegar la resistencia y unidad del pueblo.

Antes de inmiscuirse en los asuntos internos cubanos, la subsecretaria Kerri Hannan, debería preocuparse por los presos sin juicio que permanecen en su base naval en Guantánamo; los miles de internos que tiene su país, incluso menores de edad, cumpliendo condenas de cadena perpetua en cárceles de adultos y los sancionados injustamente que después de muchos años han demostrado su inocencia; de los asesinatos múltiples en escuelas por personas que acceden sin control a armas de fuego y el consumo masivo de drogas en centros estudiantiles que anualmente deja cientos de muertos.

¿Por qué no se preocupa por las comunidades marginadas que tiene su país, como los inmigrantes latinos; la discriminación racial que prevalece en su sociedad; el mejoramiento de los derechos para el acceso pleno a la salud; el derecho de las mujeres al aborto por causas justificables; un mejor sistema de empleo donde las mujeres sean tratadas igual que los hombres y reciban similar salario?

A darle lecciones de principios universales de dignidad e igualdad a su pueblo, porque en Cuba desde 1959 todos los ciudadanos alcanzaron dignidad e igualdad, respaldado por múltiples leyes e incluso la Constitución.

Sería conveniente que se estudie el nuevo Código de las familias, aprobado en referendo popular, para conocer qué es dignidad e igualdad plena.

Si Estados Unidos desea realmente ayudar al pueblo cubano, que elimine las leyes que conforman la guerra económica, comercial y financiera, y saque a Cuba de la lista de países patrocinadores del terrorismo, impuestas con la intención de matar por hambre y enfermedades, fomentar el desencanto y el desaliento, con el propósito de que el pueblo se lance a las calles a protestar y culpe de sus penurias al sistema socialista.

Estados Unidos es quien impide que el sector privado cubano pueda abrir cuentas en sus bancos y comerciar con créditos, como se hace en todo el mundo y para cortar su desarrollo, fabrica campañas de que esos empresarios responden al gobierno cubano, ante el fracaso de quererlos convertir en una fuerza opositora, demostrado durante la visita realizada a Miami el pasado año.

No parece casual que su presencia en La Habana coincida con el lanzamiento hecho por la Embajada yanqui, en la red social X, de la tercera edición de la Academia para Mujeres Emprendedoras (AWE), a partir del 17 de marzo 2024, donde ofrecerán gratuitamente herramientas y conocimientos empresariales, las redes de contactos y el acceso a diferentes recursos, para contribuir al desarrollo en sus negocios. Según la convocatoria, el programa AWE apoya la Estrategia Nacional de Estados Unidos sobre Equidad e Igualdad de Género, pero a las cubanas les niegan las visas y el acceso a programas digitales, solo por vivir en un país sometido al “Embargo” y estar en la lista de “patrocinadores del terrorismo”.

Por eso José Martí afirmó: “Los árboles se han de poner en fila para que no pase el gigante de las siete leguas”.

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