Alcune verità che non dobbiamo mai dimenticare

Alfonso Alonso Franquiz

Martí scrisse che Cuba era situata nel giusto d’America. Sono stati molti gli eventi in cui il nostro Paese ha svolto questo ruolo – che non è solo geografico – ma il più preponderante di tutti è stato, senza dubbio, il processo rivoluzionario cubano degli ultimi 60 anni.

In questi sessant’anni la svolta storica di Cuba e dell’intera regione latinoamericana è stata straordinaria.

La prima cosa che si verificò, a livello nazionale, fu l’acuta lotta di classe che le prime misure di giustizia sociale (occupazione, sanità e istruzione gratuite, alfabetizzazione, confische dei beni malversati, riforma agraria, riduzione degli affitti, battaglia per l’uguaglianza razziale e di genere, accesso agli sport di massa e alla cultura, ecc.) portarono con sé.

Insieme alla borghesia cubana se ne andò l’intellettualità legata alle imprese straniere o ai modelli ideologici e politici del capitalismo.

Il Paese perse parte del suo patrimonio di uomini formati nei più diversi campi della conoscenza e della tecnologia, cosa che costituì un impatto devastante, soprattutto negli anni ‘60 del secolo scorso.

Quasi dal nulla e con coloro che rimasero come maestri, si è andando forgiando tutto lo straordinario sistema (per un piccolo Paese senza risorse energetiche né minerali strategici che ne impongono lo sviluppo – solo agricoltura arretrata e prodotti tradizionali – circostanza di partenza che a volte dimentichiamo) di formazione della nuova intellettualità.

Sia gli USA – potenza imperialista egemonica del mondo – sia la giovane dirigenza della rivoluzione cubana non avevano precedenti esperienze di convivenza civile tra due diversi sistemi politici su scala globale.

Solo si conoscevano due atteggiamenti da assumere: da un lato, l’imperialismo globale, con gli USA in testa, sarebbe “entrato con tutto” contro la piccola nazione che osava sfidarlo creando un progetto sociale di indipendenza e sviluppo sociale e politico sovrano.

E così è stato: aggressioni dopo aggressioni di tutti i tipi fino alla perdurabilità del blocco ad oggi.

Mentre la direzione rivoluzionaria, insieme al popolo, si “posero a piè fermo” e resistettero. Il costo di vite e sacrifici è incommensurabile per più del 70% dei cubani. Mai abbiamo mendicato in ginocchio il diritto di essere liberi di scegliere la strada della dignità.

Nel mondo sono ancora molti quelli che “rimangono freddi” riguardo alla capacità di resistenza del popolo cubano e come abbiamo mantenuto l’unità della maggioranza attorno al progetto di costruzione socialista e la fiducia nella vittoria.

È un peccato che Obama – nonostante il suo storico passo di avviare il processo di ristabilimento e progressiva normalizzazione delle relazioni con Cuba – non abbia potuto comprendere queste ragioni storiche e sia arrivato, nel 2016, ad affermare – in dichiarazioni precedenti alla sua visita – che voleva “rovesciare il rivoluzione” con altri mezzi, poiché i precedenti fallirono.

In buon cubano, voleva, “morto e sepolto”, il progetto di costruzione di un socialismo prospero e sostenibile al quale abbiamo diritto e che abbiamo appoggiato costituzionalmente, ma con “guanti di velluto”, senza aggressioni militari e “pozze di sangue”, ci voleva morti (politicamente e ideologicamente parlando) perché fiorissero “le cattive erbacce” della società dei consumi, del mercato, della penetrazione delle transnazionali che distruggano le povere economie dei nostri popoli, sotto l’annuncio che ora sì avremo un futuro luminoso.

Questo è il “pacchetto” che non si vede, a prima vista, di tutti gli annunci di welfare che il nuovo “Re Mago” ci venne, un giorno, ad offrirci e che ora alcuni operatori politici dell’imperialismo cercano di promuovere, nelle loro spudorate campagne mediatiche di odio, un cambio di sistema politico a Cuba, sia con l’amministrazione Trump che ora con il presidente Biden.

Ma l’unità nazionale e la Resistenza Creativa dei cubani ostacolano i piani di sovversione e di guerra culturale neocoloniale, con l’uso di moderne tecnologie, che includono le Reti Digitali e l’Intelligenza Artificiale, l’IA, in modo tale che si realizzi la profonda convinzione dei nostri Comandante in Capo Fidel Castro: “signori imperialisti, sappiatelo bene, non avrete mai Cuba”, questo non accadrà mai finché ci sarà un popolo eroico che difenderà la sua Rivoluzione Vittoriosa.


Algunas verdades que no debemos olvidar jamás

Por Alfonso Alonso Franquiz

Martí escribió que Cuba estaba situada en el fiel de América. Muchos han sido los acontecimientos en los cuales nuestro país ha desempañado ese rol -que no es tan solo geográfico- pero el más preponderante de todos ha sido, sin dudas, el proceso revolucionario cubano de los últimos 60 años.

En estas seis décadas el viraje histórico de Cuba y de la región de América Latina en su conjunto ha sido extraordinario.

Lo primero ocurrido, a nivel nacional, fue la aguda lucha de clases que las primeras medidas de justicia social (empleo, salud y educación gratuitas, alfabetización, confiscaciones de bienes malversados, reforma agraria, reducción de las tarifas de los alquileres, batalla por la igualdad racial y de género, acceso al deporte masivo y a la cultura, etc) trajeron consigo.

Junto a la burguesía cubana se fue la intelectualidad vinculada a las empresas foráneas o a los patrones ideológicos y políticos del Capitalismo.

El país perdió parte de su caudal de hombres preparados en los más diversos campos del conocimiento y la tecnología, lo cual constituyó un impacto desbastador, sobre todo en los años sesenta del pasado siglo.

Casi de cero y con los que se quedaron como profesores se fue forjando todo el extraordinario sistema (para un pequeño país sin recursos energéticos, ni minerales estratégicos que le compulsionen el desarrollo -solo agricultura atrasada y productos tradicionales- circunstancia de partida que en ocasiones olvidamos) de formación de la nueva intelectualidad.

Tanto los EEUU -potencia imperialista hegemónica mundial- como la joven dirección de la revolución cubana no tenían experiencias anteriores de convivencia civilizada entre dos sistemas políticos diferentes a escala global.

Sólo se conocían dos actitudes a asumir: De un lado el Imperialismo global, con EEUU a la cabeza, le «entraría con todo» a la pequeña nación que osaba desafiarlo gestando un proyecto social de independencia y desarrollo social y político soberano.

Y así fue: agresiones tras agresiones de todo tipo hasta la perdurabilidad del Bloqueo en la actualidad.

Mientras que la dirección revolucionaria junto al pueblo se «plantaron» y resistieron. El costo de vidas y sacrificios son inmedibles para más del 70% de los cubanos. No le mendigamos jamás de hinojos, el derecho a ser libres de escoger el camino de la dignidad.

En el Mundo todavía hay muchos que se «quedan fríos» de la capacidad de resistencia del pueblo cubano y cómo hemos mantenido la unidad mayoritaria en torno al proyecto de construcción socialista y la confianza en la victoria.

Qué lástima que Obama -pese a su histórico paso de iniciar el proceso de restablecimiento y progresiva normalización de las relaciones con Cuba- no pudo entender estas razones históricas y vino en el 2016 a exponer -en declaraciones previas a su visita- que él quería «tumbar la revolución» por otros medios, pues los anteriores fracasaron.

En buen cubano, quería, bien «muerto y enterrado», el proyecto de construcción del socialismo próspero y sostenible al cual tenemos derecho y hemos refrendado constitucionalmente, pero con «guante de seda», nada de agresión militar y «charcos de sangre», nos quería muertos (política e ideológicamente hablando) para que «florezca la mala yerba» de la sociedad de consumo, el mercado, la penetración de las transnacionales que desbastan las pobres economías de nuestros pueblos, bajo el anuncio de que ahora sí vamos a tener un futuro luminoso.

Ese es el «paquete» que no se ve, a simple vista, de todos los anuncios de bienestar que el nuevo «Rey Mago» nos vino un día a ofrecer y que ahora algunos operadores políticos del Imperialismo tratan de impulsar, en sus desvergonzadas campañas mediáticas de odio, un cambio de sistema político en Cuba, tanto con la Administración Trump y ahora con el Presidente Biden.

Pero la unidad nacional y la Resistencia Creativa de los cubanos se interpone ante los planes de subversión y guerra cultural neocolonial, con el uso de modernas tecnologías, que incluyen las Redes Digitales y la Inteligencia Artificial, las AI, de modo tal que se cumple la convicción profunda de nuestro Comandante en Jefe Fidel Castro: ¨señores imperialistas, sépanlo bien, ustedes jamás tendrán a Cuba¨, eso nunca ocurrirá mientras haya un pueblo heroico defendiendo su Revolución Victoriosa.

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