USA vs Cuba

Gli USA applicano contro Cuba lo stesso piano eseguito contro l’Europa dell’Est

Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com

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Centinaia di migliaia sono gli esempi del lavoro di guerra mediatica contro la Rivoluzione cubana, dallo stesso 1959, quando Fidel Castro convocò una conferenza stampa all’Hotel Havana Riviera, che trascese come “Operazione Verità“, denunciando le campagne di menzogne sul processo rivoluzionario.

Tale guerra non ha cessato e si basa sul principio della guerra psicologica elaborata da specialisti dell’esercito USA, nell’ambito della già declassificata “Direttiva di Sicurezza Nazionale NSC 10/2”, del giugno 1948, che si denominò come “Operazioni Coperte” per le azioni di propaganda nera, guerra economica, sabotaggi e sovversione contro stati ostili e in appoggio a gruppi di resistenza interna nei paesi “minacciati del mondo libero”.

L’appoggio a persone e gruppi creati per intraprendere tali attività, fu qualificato dalla CIA, da quel momento, come “Operazioni di Azione Politica”.

Non per nulla il presidente Dwight Eisenhower approvò, nel 1954, il rapporto “Doolittle”, in cui si afferma chiaramente: “Gli USA devono abbandonare i loro tradizionali concetti di “gioco pulito” di fronte ad un “nemico implacabile” ed “imparare a sovvertire, sabotare e distruggere i nostri nemici con metodi più astuti, più sofisticati e più efficaci…”.

E’ la stessa linea di lavoro applicata oggi contro Cuba ed altri paesi diretti da governi non accettabili per gli USA.

Coloro che ora osservano l’escalation della propaganda contro la Rivoluzione, si rendono conto del modo in cui gli USA distorcono la realtà cubana ed il modo in cui prepara, nel suo territorio, decine di controrivoluzionari finanziati con centinaia di migliaia di dollari per realizzare provocazioni, che sostengono con campagne di propaganda nera.

Le vere azioni repressive che accadono ogni giorno nel mondo non ricevono il trattamento mediatico che le inventate repressioni a Cuba, dove mai si constatano poliziotti con scudi, giubbotti antiproiettile, getti d’acqua fredda ed ancor meno gas lacrimogeni.

Spagna, Francia, Grecia, Turchia, Cile, Colombia ed Honduras hanno, di recente, avuto forti repressioni contro pacifici dimostranti, ma in nessuno dei casi si condannano questi governi per i selvaggi pestaggi, con decine di feriti e persino uccisi; mentre a Cuba dove non succede nulla di simile, pagano costosi viaggi per Ginevra, Spagna e Parlamento Europeo per formare una scenata, amplificata da alcuni organi di stampa.

giornalisti-killedSolo nel 2012 in 8 paesi dell’America Latina e dei Caraibi sono stati uccisi 45 giornalisti e lavoratori dei media, secondo quanto riferito da organizzazioni di giornalisti alla Ciap-Felap. Di ciò neppure una riga di condanna a quei paesi in cui assassinare un giornalista è qualcosa di naturale.

In Honduras ed in altri paesi dell’America Latina, ad eccezione di Cuba, ci sono migliaia di bambini costretti a lavorare e di questo non ci sono crociate mediatiche.

L’attuale tattica degli USA contro Cuba non è nuova, è una copia di quella eseguita contro l’estinto campo socialista europeo e l’URSS, sottolineato dall’aspirante candidata presidenziale Hillary Clinton, l’anno scorso, quando affermò: “Con l’isolamento […] stavamo aiutando il regime perché mantenesse Cuba come una società chiusa e controllata, invece di promuovere l’apertura positiva all’influenza, nello stesso modo come lo abbiamo fatto, in modo tanto efficace, con l’ex blocco sovietico e altrove … “

L’amministrazione di Barack Obama riprende la stessa dottrina di Ronald Reagan, riguardo all’offensiva mondiale contro il socialismo e le altre forze progressiste del noto “Programma Democrazia”, reso pubblico da Reagan nel suo discorso al Parlamento britannico nel 1982, dove lanciò una nuova crociata contro il comunismo.

Reagan si appellò ad “intraprendere azioni per una campagna per la democrazia, alimentando la struttura della democrazia, il sistema della stampa libera, sindacati, partiti politici, università, tutto ciò che permetta ai popoli di scegliere il proprio cammino […] offriamo speranza. Diciamo al mondo che una nuova era non solo è possibile, ma fattibile”.

Da quel momento Cuba ebbe un altro trattamento politico da parte USA alla ricerca degli stessi risultati ottenuti in Europa.

Dopo un lungo periodo di isolamento internazionale, s’iniziò un insolito interesse di istituzioni scientifiche e culturali occidentali per avvicinarsi a Cuba, in particolare nel settore delle scienze sociali, mostrandosi uno spiccato interesse nell’ammorbidire il pensiero e l’opera rivoluzionaria tra i giovani.

Stazioni radio straniere come Radio Nederland, BBC Londra, Radio Nazionale di Spagna e Radio Svezia, potenziarono la loro programmazione su Cuba, aggiungendosi, successivamente, Radio Marti.

Documenti declassificati mostrano la partecipazione della CIA nella programmazione dello “Show della Nuova Onda”, dotato di una carica negativa nei suoi messaggi ai giovani, volti a sfruttare la decadenza, l’insoddisfazione sociale, il disfattismo e la copia delle correnti più dannose nell’ambito artistico culturale degli USA e dell’Europa occidentale.

S’insisteva nel costruire dentro Cuba, una nuova opposizione interna e incorporavano la manipolazione della questione brzezinskimigratoria, come parte della loro politica sovversiva, mentre iniziarono il cosiddetto “costruire ponti” ed il “cambiamento attraverso riavvicinamento” tra i due sistemi, difeso da Zbigniew Brzezinski, figura politica del governo di James Carter, che sempre sostenne una certa distensione con i paesi socialisti per andare trasformando, dall’interno, la possibilità del cambiamento politico ed economico.

La vita dimostra la ripetizione di tale politica, sfruttando il carisma del presidente Obama.

La storia dimostra che trent’anni fa il lavoro d’influenza yankee si proiettò su gruppi di giovani sotto le parole d’ordine di una “maggiore libertà politica” ed il “libero accesso alle informazioni”.

La propaganda sovversiva diresse il suo cammino verso le grandi masse, manipolarono a loro favori errori politici commessi, incitarono la paura, lo scoraggiamento, coltivando le ansie consumistiche per sovvertire valori etici e morali al fine di demonizzare il socialismo.

Sfruttarono, adeguatamente, aspetti della psicologia sociale come l’anti sovietismo, le idee religiose, il nazionalismo ed il separatismo, le limitazioni ad un maggiore accesso alle informazioni e la violazione dei diritti umani.

Se confrontiamo ciò che accade oggi, vediamo la somiglianza con ciò che è stato fatto contro l’Europa orientale; non a caso i controrivoluzionari come Berta Soler, Guillermo Farinas, Eliecer Avila, Antonio Enrique Gonzalez-Rodiles, Yoani Sanchez, ed anche il venezuelano Leopoldo Lopez, furono trasferiti al Lech Walesa Institute in Polonia, per ricevere lezioni personali dal leader polacco.

L’errore è che Cuba non fu liberata dall’Armata Rossa, perché il suo popolo affogato dal tanto sangue sparso si sollevò contro il sistema capitalista; da qui i fallimenti di quella politica poiché, come disse José Martí: “Chi ama la libertà, lungimirante ed energica, ama la Rivoluzione”.

Aplica Estados Unidos contra Cuba el mismo plan ejecutado contra Europa del Este.

Por Arthur González

Cientos de miles son los ejemplos del trabajo de guerra mediática contra la Revolución cubana desde el mismo año 1959, cuando Fidel Castro convocó a una conferencia de prensa en el Hotel Havana Riviera, la que trascendió como “Operación verdad”, al denunciar las campañas de mentiras sobre el proceso revolucionario.

Esa guerra no ha cesado y está basada en el principio de guerra psicológica elaborado por especialistas del ejército de Estados Unidos, dentro de la ya desclasificada “Directiva de Seguridad Nacional NSC 10/2”, fechada en junio de 1948, en la cual se denominó como “Operaciones Encubiertas” a las acciones de propaganda negra, guerra económica, sabotajes y subversión contra estados hostiles y en apoyo a grupos de resistencia interna en países “amenazados del mundo libre”.

El apoyo a personas y grupos creados para acometer esas actividades, fue calificado por la CIA desde esa época como “Operaciones de Acción Política”.

No en vano el presidente Dwight Eisenhower, aprobó en 1954 el informe “Doolittle”, donde se expone claramente: “Estados Unidos tiene que abandonar sus tradicionales conceptos de “juego limpio” frente a un “implacable enemigo” y “aprender a subvertir, sabotear y destruir a nuestros enemigos por métodos más astutos, más sofisticados y más eficaces …”.

Es la misma línea de trabajo aplicada hoy contra Cuba y otros países dirigidos por gobiernos no aceptables para Estados Unidos.

Quienes ahora observan el recrudecimiento de la propaganda contra la Revolución, se percatan de la manera en que Estados Unidos distorsiona la realidad cubana y la forma en que prepara en su territorio, a decenas de contrarrevolucionarios financiados con cientos de miles de dólares para llevar a cabo provocaciones, las que respaldan con campañas de esa propaganda negra.

Las verdaderas acciones represivas que suceden a diario en el mundo no reciben el tratamiento mediático que las inventadas represiones en Cuba, donde nunca se constatan policías con escudos, chalecos antibalas, chorros de agua fría y menos aún gases lacrimógenos.

España, Francia, Grecia, Turquía, Chile, Colombia y Honduras han tenido recientemente fuertes represiones contra pacíficos manifestantes, pero en ninguno de los casos se condena a esos gobiernos por las salvajes golpizas, con decenas de heridos e incluso muertos, pero en Cuba que no sucede nada semejante, sufragan costosos viajes a Ginebra, España y al Parlamento Europeo, para formar una alharaca amplificada por determinados órganos de prensa.

Solo durante el año 2012 en 8 países de América Latina y el Caribe fueron asesinados 45 periodistas y trabajadores de prensa, según reportes de organizaciones de periodistas a la Ciap-Felap. De esto ni una letra de condena a aquellos países donde asesinar a un periodista es algo natural.

En Honduras y otros países de América latina, excepto en Cuba, existen miles de niños obligados a trabajar y de eso no hay cruzadas mediáticas.

La táctica actual de Estados Unidos contra Cuba no es novedosa, es una copia de la ejecutada contra el extinto campo socialista europeo y la URSS, subrayado por la aspirante a candidata presidencial Hillary Clinton, el pasado año, cuando afirmó: “Con el asilamiento […] estábamos ayudando al régimen para que mantuviera a Cuba como una sociedad cerrada y controlada, en vez de promover la apertura positiva a la influencia, en la misma forma que lo hicimos de forma tan efectiva con el antiguo bloque Soviético y en otros lugares…”

La administración de Barack Obama retoma la misma doctrina de Ronald Reagan, respecto a la ofensiva mundial contra el socialismo y otras fuerzas progresistas del conocido “Programa Democracia”, hecho público por Reagan en su discurso ante el Parlamento Británico en 1982, donde convocó una nueva cruzada contra el comunismo.

Reagan apeló a “emprender acciones para una campaña por la democracia, nutriendo la estructura de la democracia, el sistema de libre prensa, sindicatos, partidos políticos, universidades, todo lo que permita a los pueblos escoger su propio camino […] ofrezcamos esperanza. Digamos al mundo que una nueva era no sólo es posible, sino factible”.

A partir de aquel momento Cuba tuvo otro tratamiento político por Estados Unidos, buscando los mismos resultados obtenidos en Europa.

Después de una prolongada etapa de aislamiento internacional, se inició un inusitado interés de instituciones científicas y culturales occidentales en acercarse a Cuba, especialmente en el área de las ciencias sociales, observándose un marcado interés en reblandecer el pensamiento y la obra revolucionaria entre la juventud.

Radio emisoras extranjeras como Radio Nederland, BBC de Londres, Radio Nacional de España y Radio Sweden, potenciaron su programación sobre Cuba, sumándose posteriormente Radio Martí.

Documentos desclasificados evidencian la participación de la CIA en la programación del “Show de la Nueva Ola”, provista de una carga negativa en sus mensajes a los jóvenes, dirigidos a explotar la decadencia, la insatisfacción social, el derrotismo y la copia de las corrientes más nocivas en el ámbito artístico cultural de Estados Unidos e Europa occidental.

Se insistía en construir dentro de Cuba, una nueva oposición interna e incorporaban la manipulación del tema migratorio como parte de su política subversiva, a la vez que iniciaron el llamado “tendido de puentes” y el “cambio mediante aproximación” entre ambos sistemas, defendido por Zbigniew Brzezinski, figura política en el gobierno de James Carter, quien siempre abogó por cierta distensión con los países socialistas para ir transformando desde adentro la posibilidad del cambio político y económico.

La vida demuestra la repetición de esa política, aprovechando del carisma del Presidente Obama.

La historia refleja que hace treinta años el trabajo de influencia yanqui se proyectó sobre grupos de jóvenes, bajo las consignas de una “mayor libertad política” y “el libre acceso a la información”.

La propaganda subversiva enrumbó su camino hacia las grandes masas, manipularon a su favor errores políticos cometidos, incitaron al miedo, el desaliento, cultivando las ansias consumistas, para subvertir valores éticos y morales, con el fin de demonizar el socialismo.

Explotaron adecuadamente aspectos de la psicología social como el anti sovietismo, las ideas religiosas, el nacionalismo y el separatismo, las limitaciones a un mayor acceso a la información y la violación de los derechos humanos.

Si comparamos lo que sucede hoy, vemos la similitud con lo realizado contra Europa del Este; no por gusto contrarrevolucionarios como Berta Soler, Guillermo Fariñas, Eliécer Ávila, Antonio Enrique González-Rodiles, Yoani Sánchez, en incluso el venezolano Leopoldo López, fueron trasladados al Instituto Lech Walesa en Polonia, para recibir lecciones personales del líder polaco.

El error es que Cuba no fue liberada por el ejército rojo, porque su pueblo ahogado por tanta sangre derramada se alzó contra el sistema capitalista; de ahí los fracasos de esa política pues como dijo José Martí: “Quien ama a la libertad, previsora y enérgica, ama a la Revolución”.

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