Cuba e la sua economia – I parte

Il 2017 appena concluso ed un 2018 appena iniziato

José Luis Rodríguez http://www.cubadebate.cu/opinion

I

Prima di passare a una valutazione dei risultati economici ottenuti nello scorso 2017 e le prospettive per il presente, è molto utile fermarsi ed esaminare il percorso intrapreso negli anni più recenti.

In primo luogo non è possibile dimenticare che il processo di attualizzazione del modello economico e sociale cubano per assicurare la crescita dell’economia che garantisce la transizione ad un socialismo prospero e sostenibile comporta l’applicazione di una strategia a breve termine, sintetizzata nei Lineamenti approvati nel 2011.

In effetti, in questo documento si evidenziava la necessità di intraprendere “Soluzioni a breve termine, volte ad eliminare il deficit della bilancia dei pagamenti, che potenzino la generazione di introiti esterni e la sostituzione delle importazioni e, a loro volta, rispondano ai problemi di maggiore impatto immediato nell’efficienza economica, la motivazione del lavoro e la distribuzione del reddito e creino le necessarie condizioni infrastrutturali e produttive che consentano il transito ad uno stadio superiore di sviluppo.”[1]

La logica che presiede questo ordinamento di priorità è stata dettata -in primo luogo- dalla necessità di ridurre i debiti pendenti di pagamento al fine di aumentare i flussi di risorse finanziarie esterne e l’investimento estero diretto, unica alternativa per elevare -in misura sufficiente- il potenziale produttivo del paese, la produttività del lavoro e -su questa base- assicurare la crescita del tenore di vita della popolazione.

Tuttavia, non si sono adeguatamente calibrate le difficoltà di affrontare i cambi che questa strategia implicava e -soprattutto- non si ottenne che si assimilasse realmente il costo di queste trasformazioni, né il tempo richiesto per la sua esecuzione. Come indicato nell’ultima sessione dell’ANPP, “… tutti i problemi che abbiamo affrontato nell’Attualizzazione del Modello sono più complessi e più profondi di quanto avevamo inizialmente pensato. Realmente pensiamo che ciò lo possiamo risolvere in un periodo di tempo più breve; dal VI al VII Congresso ci affrettiamo ad applicare un gruppo di politiche senza aver creato tutte le condizioni né tutta la formazione, e per questo c’è un gruppo importante di politiche in cui i risultati sono stati negativi.”[2]

Quindi -facendo il bilancio dell’ottenuto nel 2016- si sintetizzava che solo si era implementato il 21% dei Lineamenti approvati nel 2011; si trovano in processo d’implementazione il 77% e non si era iniziato il lavoro con il restante 2%. [3]

Ora, concentrandoci sull’elemento determinante delle trasformazioni, la vita ha dimostrato che -almeno nella nostra esperienza- non è possibile eliminare facilmente il deficit finanziario esterno, neppure nel breve termine. Questo squilibrio non mostra null’altro che il carattere strutturalmente dipendente della nostra economia -fenomeno di lunga data-, dove attualmente, affinché il PIL cresca dell’1%, è necessario che le importazioni aumentino di circa il 2% [4], in un contesto in cui il settore esterno dell’economia rappresenta il 46% del PIL. [5]

In effetti, durante gli ultimi anni, il paese ha dovuto affrontare la rinegoziazione e il pagamento dei debiti scaduti, che -secondo analisti stranieri- raggiungevano oltre il 27% del totale, a cui si aggiungono tutte le penalizzioni per i mancati pagamenti che sono stati addebitati per anni. Questo processo è stato sviluppato con successo e già nel 2016 si era ottenuto mettere ordine- nel fondamentale- il suo debito ufficiale, ma -secondo le stime dell’autore- ciò è costato una somma di circa 23000 milioni di dollari, che il il paese ha dovuto sborsare senza appoggiarsi, né sottomettendosi alle condizioni del FMI, della Banca Mondiale o di altre organizzazioni finanziarie internazionali, e sopportando il costo del blocco economico USA -che ha già raggiunto 130179 milioni di dollari- ciò che è più che sufficiente per qualificare la natura colossale dello sforzo compiuto.

Logicamente, quei miliardi di dollari dedicati a pagare il debito e ciò che ci costa il blocco USA, non si sono potuti usare per investire nell’economia, né per aumentare il consumo. Ma i pagamenti che sono stati fatti e quelli che continuano a essere fatti sono quelli che hanno permesso che inizi un graduale processo d’incremento dell’investimento stranieri straniero diretto e -in generale- di aumento degli investimenti produttivi del paese.

D’altra parte, le risorse previste per il pagamento del debito sono state calcolate da una proiezione di crescita per il periodo 2011-2016, inizialmente stimata intorno al 4,4%, ma dove tra il 2009 ed il 2016, è stata realmente ottenuta una crescita del 2,3%.

Come verrà spiegato in seguito, i fattori esterni hanno avuto un peso decisivo nell’evoluzione dell’economia cubana in questi anni, a cui si sono aggiunti errori nell’attuazione della politica delineata.

INDICATORI MACROECONOMICI FONDAMENTALI 2009-2016

VARIAZIONE INDICATORI 2009-2016 (%)

-Prodotto interno lordo 2,3%

-Agricoltura 0,9

-Industria manifatturiera 1.4

-Industria dello zucchero 4,5

-Costruzione 2,4

-Inversioni 2.3

-Salario nominale 6.1

-Indice dei prezzi al consumo in CUP 2,1

– Salario reale 4.0

-Produttività del lavoro 2,5

Fonte: ONEI “Annuario Statistico Cubano 2016”, L’Avana, 2017.

[1] Vedere PCC (2011) “Lineamenti della Politica Economica e Sociale del Partito e della Rivoluzione” VI Congresso del Partito Comunista di Cuba, L’Avana, 18 aprile 2011, p. 10.

[2] Vedere intervento di Marino Murillo, capo della Commissione per l’Implementazione e lo Sviluppo nell’ANPP, il 21 dicembre 2017 sul giornale Granma, il 22 dicembre 2017 p.11.

[3] Vedi il “Rapporto Centrale al 7° Congresso del Partito Comunista di Cuba, presentato dal Primo Segretario del Comitato Centrale, Generale dell’SEsercito Raúl Castro Ruz, L’Avana, 16 aprile 2016, Anno 58 della Rivoluzione” nel giornale Juventud Rebelde, Edizione Speciale, 17 aprile 2016.

[4] Una dimostrazione di questa obbligata proporzionalità può essere vista esaminando la crescita realizzata nel PIL nel 2015 (4,4%), rispetto a quella realizzata nel 2014 (1,1%).

[5] Questo indicatore -noto come indice di apertura dell’economia- è calcolato sommando il valore delle esportazioni e delle importazioni e dividendolo per il PIL del paese.

link alla II parte


Cuba y su economía: El 2017 recién concluido y un 2018 que apenas comienza” (I)

Por: José Luis Rodríguez

I

Antes de pasar a una valoración de los resultados económicos obtenidos en el pasado 2017 y las perspectivas para el presente, es de mucha utilidad hacer un alto y examinar el camino recorrido en los años más recientes.

En primer lugar no es posible olvidar que el proceso de actualización del modelo económico y social cubano para asegurar el crecimiento de la economía que garantice el tránsito a un socialismo próspero y sostenible, conlleva aplicar una estrategia a corto plazo, que se sintetizó en los Lineamientos aprobados en el 2011.

En efecto, en ese documento se destacaba la necesidad de emprender “Soluciones a corto plazo, encaminadas a eliminar el déficit de la balanza de pagos, que potencien la generación de ingresos externos y la sustitución de importaciones y a su vez, den respuesta a los problemas de mayor impacto inmediato en la eficiencia económica, la motivación del trabajo y la distribución del ingreso, y creen las necesarias condiciones infraestructurales y productivas que permitan el tránsito a una etapa superior de desarrollo.”[1]

La lógica que presidía este ordenamiento de prioridades estaba dictada –en primer lugar- por la necesidad de reducir los adeudos pendientes de pago para lograr incrementar los flujos de recursos financieros externos y la inversión extranjera directa, única alternativa para elevar —en la cuantía suficiente— el potencial productivo del país, la productividad del trabajo y —sobre esa base— asegurar el crecimiento del nivel de vida de la población.

Sin embargo, no se calibraron adecuadamente las dificultades para enfrentar los cambios que esta estrategia implicaba y —sobre todo— no se logro que se asimilara realmente el costo de estas transformaciones, ni el tiempo que demandaba su ejecución. Tal y como se señalaba en la última Sesión de la ANPP, “…todos los problemas que hemos enfrentado en la Actualización del Modelo son más complejos y más profundos que lo que habíamos pensado inicialmente. Realmente pensamos que esto lo podíamos resolver en un período de tiempo más corto; del VI al VII Congreso nos apuramos en la aplicación de un grupo de políticas sin tener creadas todas las condiciones ni toda la capacitación, y por eso hay un grupo importante de políticas en que los resultados han sido negativos.”[2]

Es así que —al pasar balance de lo logrado en el 2016— se resumía que se habían implementado sólo el 21% de los Lineamientos aprobados en el 2011; se encontraban en proceso de implementación el 77% y no se había iniciado el trabajo con el 2% restante. [3]

Ahora bien, centrándonos en el elemento determinante de las transformaciones, la vida ha demostrado que —al menos en nuestra experiencia— no es posible eliminar el déficit financiero externo fácilmente, ni a corto plazo. Ese desequilibrio no muestra otra cosa que el carácter estructuralmente dependiente de nuestra economía —fenómeno de larga data—, donde en la actualidad para que crezca un 1% el PIB, se requiere que aumenten alrededor del 2% las importaciones [4], en un contexto donde el sector externo de la economía representa un 46% del PIB. [5]

En efecto, durante los últimos años, el país tuvo que enfrentar la renegociación y pago de las deudas vencidas, que —según analistas extranjeros— alcanzaban más del 27% del total, a lo que se añadían todas las penalizaciones por los impagos que se cargaron durante años. Este proceso se desarrollo exitosamente y ya en el 2016 se había logrado poner en orden —en lo fundamental— su deuda oficial, pero —según estimados del autor— esto ha costado una suma que se encuentra alrededor de 23 000 millones de dólares, que el país ha debido desembolsar sin apoyarse, ni someterse a las condiciones del FMI, el Banco Mundial u otros organismos financieros internacionales y soportando el costo del bloqueo económico de EEUU —que ya alcanzo los 130 179 millones de dólares— lo que resulta más que suficiente para calificar el carácter colosal del esfuerzo realizado.

Lógicamente, esos miles de millones de dólares dedicados a pagar la deuda y lo que nos cuesta el bloqueo norteamericano, no se han podido emplear para invertir en la economía, ni para incrementar el consumo. Pero los pagos que se han hecho y los que se continúan haciendo, son los que han permitido que se inicie un gradual proceso de incremento de la inversión extranjera directa y –en general- de aumento en las inversiones productivas del país.

Por otro lado, los recursos previstos para el pago de la deuda se calcularon a partir de una proyección de crecimiento para el período 2011-2016 que inicialmente se estimó en torno al 4,4%, pero donde entre el 2009 y el 2016, realmente se obtuvo un crecimiento del 2,3%.

Como se explicará más adelante, los factores externos tuvieron un peso decisivo en la evolución de la economía cubana en estos años, a lo que se añadieron errores en la implementación de la política trazada.

INDICADORES MACROECONÓMICOS FUNDAMENTALES 2009-2016

INDICADORES VARIACIÓN 2009-2016 (%)

-Producto Interno Bruto 2,3%

Agricultura 0,9

Industria manufacturera 1,4

Industria azucarera 4,5

Construcción 2,4

-Inversiones 2,3

-Salario medio nominal 6,1

-Índice de precios al consumidor en CUP 2,1

-Salario real 4,0

-Productividad del trabajo 2,5

Fuente: ONEI “Anuario Estadístico de Cuba 2016” La Habana, 2017.

[1] Ver PCC (2011) “Lineamientos de la Política Económica y Social del Partido y la Revolución” VI Congreso del Partido Comunista de Cuba, La Habana, 18 de abril del 2011, p. 10.

[2] Ver intervención de Marino Murillo, Jefe de la Comisión de Implementación y Desarrollo en la ANPP, el 21 de diciembre del 2017 en el periódico Granma, diciembre 22 del 2017 p.11.

[3] Ver el “Informe Central al 7º Congreso del Partido Comunista de Cuba, presentado por el Primer Secretario del Comité Central, General de Ejército Raúl Castro Ruz, La Habana, 16 de abril de 2016, Año 58 de la Revolución” en el periódico Juventud Rebelde, Edición Especial, 17 de abril de 2016.

[4] Una comprobación de esa proporcionalidad obligada, se aprecia al examinar el crecimiento alcanzado en el PIB durante el 2015 (4,4%), frente al logrado en el 2014 (1,1%).

[5] Este indicador –conocido como el índice de apertura de la economía- se calcula sumando el valor de las exportaciones e importaciones y dividiéndolo entre el PIB el país.

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