Una breccia nel linciaggio mediatico contro il Venezuela

Geraldina Colotti

“Cuba e Venezuela, un’unica bandiera”. La sala del Teatro Carreno applaude, in piedi. Tra il pubblico e sul podio, oltre 300 delegati, provenienti dai cinque continenti. Il presidente Nicolas Maduro decora Victor Gaute, coordinatore generale delle Misiones cubane in Venezuela con la Orden Libertadores e una replica della spada di Ezequiel Zamora. Si concludono così le giornate di solidarietà internazionale intitolate Todos SomosVenezuela.


Sotto la stessa sigla si presenta anche un nuovo movimento dei movimenti, che farà il suo debutto elettorale alle presidenziali del 20 maggio. A dirigerlo, la presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente, Delcy Rodriguez, presente al tavolo della giornata conclusiva insieme alla docente messicana Ana Esther Cecena, al ministro della Cultura, Ernesto Villegas, e a Adan Chavez. Costituente, vicepresidente Esteri del Psuv, Adan è il fratello dell’ex presidente Hugo Chavez, scomparso il 5 marzo del 2013.

A cinque anni dalla morte, il Venezuela ricorda anche così la figura del Comandante e ne rinnova l’eredità. “Non dobbiamo ricordare Chavez con pianti e tristezza, gli faremmo un torto – ha detto Maduro – Chavez era energia, allegria, spessore, lealtà al socialismo come unico cammino verso l’umanità”

Giornate di molto lavoro e riflessione – ha detto Delcy Rodriguez – che hanno aperto una breccia nella campagna di linciaggio mediatico scatenata dai grandi media contro il Venezuela bolivariano.

Cinque le aree tematiche affrontate in forma seminariale: uno dedicato al genere e alla libertà delle donne a ridosso dell’8 marzo; un secondo riferito alla gioventù e alle nuove bandiere antimperialiste; un terzo sul lavoro e sui lavoratori, avanguardia nella lotta anticapitalista; un quarto sulla Costituente e il dialogo; un quinto sulla comunicazione e sulle strategie per combattere l’offensiva delle grandi corporazioni mediatiche che rispondono al complesso militare industriale. Dalla discussione è nata la Dichiarazione di Caracas, sottoscritta e approvata dai partecipanti. Ana Cecena l’ha letta durante la giornata conclusiva.

Questo il proposito: “Noialtri e noialtre, cittadini e cittadine di diversi paesi, movimenti e organizzazioni sociali, partiti politici, donne, giovani, lavoratori e lavoratrici, creatori e intellettuali, contadini e contadine, religiosi e religiose, riuniti a Caracas nei giorni 5,6 e 7 marzo 2018, riaffermiamo la nostra solidarietà e appoggio militante al popolo venezuelano, alla Rivoluzione Bolivariana e al suo governo popolare, diretto dal compagno Nicolas Maduro Moros”. In 15 paragrafi, si “ripudia energicamente” la gravissima escalation di aggressioni contro la democrazia e la sovranità del Venezuela da parte del governo guerrafondaio di Donald Trump, delle grandi corporazioni globali e del complesso militare industriale e se ne denunciano gli intenti. L’attacco al Venezuela – si sostiene – s’inquadra in una strategia globale di neocolonizzazione dell’America latina e dei Caraibi, che cerca di sottomettere nuovamente i popoli che hanno alzato la testa: riesumando “la vergognosa dottrina Monroe”, già in marcia in diversi paesi del continente.

Un’operazione che mira a distruggere l’integrazione latinoamericana portata avanti da Fidel e da Chavez con la creazione dell’Alba e di altri organismi regionali basati su scambi non asimmetrici. L’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America si è riunita a Caracas lunedì e ha accompagnato le giornate dedicate a Chavez. Una presenza concreta e simbolica in un momento in cui il l’imperialismo vuole stringere il cappio intorno al Venezuela: anche cercando di coinvolgere alcuni governi della regione in “operazioni politiche, diplomatiche e anche militari contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela”, come ha denunciato la Dichiarazione di Caracas.

I paesi dell’Alba hanno ribadito il sostegno al Venezuela e proposto San Vincente e Granadinas come sede del Vertice delle Americhe: dal prossimo, che si svolgerà in Perù il 13 e 14 aprile 16,30, i paesi neoliberisti del cosiddetto Gruppo di Lima vorrebbero espellere il Venezuela, e hanno dichiarato Maduro persona non grata. Il presidente del Venezuela ha però ribadito la sua ferma volontà di partecipare, portando anzi, la spada di Bolivar, il libertador che diffuse il sogno di una unica patria per l’America latina. I paesi dell’Alba hanno appoggiato il proposito di Maduro e respinto con una dichiarazione congiunta le ingerenze e le sanzioni imposte dagli Usa e dall’Europa. Nelle prossime settimane, l’Alba realizzerà una riunione per decidere un piano economico unitario in cui si discuterà l’adozione e l’uso del Petro, la criptomoneta inaugurada dal Venezuela per aggirare le sanzioni e per svincolarsi dall’egemonia del dollaro. Nella giornata conclusiva di Todos Somos Venezuela, Maduro ha confermato la volontà di recarsi a Lima, fidando su movimenti sociali e sindacati che hanno organizzato per quei giorni una mobilitazione.

Recita al riguardo la dichiarazione di Caracas: “Le impresentabili elite regionali guidano il saccheggio dei loro popoli, consegnano la sovranità alle multinazionali, incrementano la povertà, la disuguaglianza e violano i diritti umani, mancano di ogni autorità morale e politica per criticare la democrazia venezuelana”. Dopo aver messo in guardia “l’imperialismo e i suoi lacchè” dall’aggredire il Venezuela, altrimenti la Patria di Simon Bolivar, come ha fatto più di 200 anni addietro “sarà nuovamente la tomba dell’imperialismo”, il testo degli internazionalisti appoggia le decisioni dell’Alba e le elezioni presidenziali, regionali e dei consiglieri comunali fissate per il prossimo 20 maggio.

Elezioni che le destre rifiutano dopo averle richieste a gran voce, rimesse in riga dal volere del padrino nordamericano. Elezioni che gli Usa e la cosiddetta “comunità internazionale” vogliono disconoscere.

“Veniamo dalla lotta armata, ci siamo scontrati con la repressione delle democrazie camuffate. Ma a un certo punto, anche forti di quell’esperienza, abbiamo deciso di intraprendere il cammino della pace. Non senza conflitti”, ha detto Adan Chavez ricapitolando il percorso che ha portato alla rivoluzione bolivariana: giunta alla vigilia dell’elezione numero 25.

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