La legittimità di un Presidente contro la menzogna

Oscar Sánchez Serra  www.granma.cu

La menzogna ha le gambe corte, perché la forza della verità è schiacciante. In Venezuela, lo scorso 23 gennaio, la destra oppositrice, apertamente e pubblicamente guidata da un governo straniero, quello USA, con il suo presidente, vicepresidente ed il segretario di Stato in testa, hanno orchestrato un meschino inganno per intossicare il mondo e quella nazione.

Sulla propagazione dell’inganno hanno tentato di armare un colpo di stato ed impiantare un presidente ad interim, figura non riconosciuta nella Costituzione venezuelana, sulla corrente di pensiero che Nicolás Maduro è un presidente illegittimo.

L’accademico messicano Fernando Buen Abad, davanti allo stratagemma USA e dell’OSA in Venezuela, ha espresso nel suo account Twitter: “L’eternità non ci basterà per pentirci se non sappiamo generare un grande movimento planetario in difesa della Rivoluzione Venezuelana. È tempo di scuotere il mondo con un grido di pace e democrazia al lato del popolo venezuelano che lotta per la propria indipendenza”.

Proprio per questa frase la verità deve essere conosciuta, le ragioni della legittimità del presidente democraticamente eletto della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Dovremmo chiederci da dove uscì la matrice di illegittimità.

Ricordiamo questo testo: “… il processo elettorale condotto in Venezuela, il 20 maggio 2018, manca di legittimità perché non ha avuto la partecipazione di tutti gli attori politici venezuelani, né con la presenza di osservatori internazionali indipendenti, né con le garanzie e gli standard internazionali necessari per un processo libero, equo e trasparente».

Quando e chi ha scritto il paragrafo? Era lo scorso 4 gennaio in un vertice del Gruppo di Lima, che è tanto autoproclamato quanto Juan Guaidó, che si è auto giurato come presidente ad interim del Venezuela; né quel Gruppo né Guaidó hanno personalità giuridica, uno perché appartiene ad un parlamento in ribellione, non giurò davanti ad alcuna autorità pubblica, solo di fronte a un gruppo di seguaci, e perché quell’atto obbediva ad un mandato di un governo straniero, e l’altro perché non può agire come blocco né essere riconosciuto da organismo internazionale alcuno, in quanto non appartiene al sistema multilaterale.

Le gambe di questa menzogna sono così corte che non può reggersi in piedi. Le elezioni del 20 maggio 2018 si celebrarono con lo stesso sistema elettorale utilizzato nelle elezioni parlamentari del dicembre 2015, in cui l’opposizione venezuelana risultò vincitrice. Non c’è nessuna morale per dire allora che Maduro è usurpatore. Dal Twitter del programma TV ‘Con el mazo dando’, del presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente del Venezuela, Diosdado Cabello, si legge: “@dcabellor afferma che conversò con Guaidó ieri (22 gennaio) e questo non mantenne la sua parola. E che anche richiese una nuova riunione argomentando che l’auto-giuramento fu “per molta pressione”, che lui solo avrebbe fatto una pantomima in quel giuramento e che sapeva che Maduro è il legittimo presidente del Venezuela».

Ma vediamo, con informazioni di Telesur, le ragioni che difendono la legittimità di Nicolas Maduro, come Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

-Le elezioni presidenziali si realizzarono il 20 maggio 2018, vale a dire prima del 10 gennaio 2019, momento in cui, a norma degli articoli 230 e 231 della Costituzione, scade il mandato presidenziale 2013-2019. Si stesse violando la Costituzione se le elezioni si fossero tenute dopo il 10 gennaio 2019 o, peggio ancora, che non si fossero realizzate.

-L’opposizione venezuelana chiese l’anticipo delle elezioni. Si realizzarono in maggio e non in dicembre, come tradizionalmente si faceva, perché fu quella che le chiese, nel contesto del dialogo nella Repubblica Dominicana, che si effettuassero nel primo trimestre del 2018.

-In Venezuela, il voto è un diritto, non è un dovere. Coloro che in modo libero, benché influenzati da alcune organizzazioni politiche non democratiche che si appellarono all’astensione, decisero di non partecipare al voto, sono nel pieno diritto, ma in assoluto non lo illegittima.

-Parteciparono 16 partiti politici nella competizione elettorale. In Venezuela non è obbligatorio che tutti i partiti politici partecipino ai processi elettorali. Hanno il pieno diritto di decidere se partecipare o meno. Proprio perché è un sistema democratico. Il fatto che tre parti (Acción Democrática AD, Voluntad Popular VP e Primero Justicia PJ) abbiano liberamente deciso di non partecipare, non illegittima il processo elettorale.

-Si postularono sette candidati: Nicolás Maduro, Henri Falcón, Javier Bertucci, Reinaldo Quijada, Francisco Visconti Osorio e Luis Alejandro Ratti (gli ultimi due decisero ritirarsi).

-Maduro vinse con un ampio margine, ottenne 6248864 voti, 67,84%; seguirono Henri Falcón con 1927958, 20,93%; Javier Bertucci con 1015.895, 10,82% e Reinaldo Quijada, che ottenne 36246 voti, 0,39% del totale.

-Accompagnarono il processo elettorale circa 150 persone, tra cui 14 commissioni elettorali di otto paesi; due missioni tecniche elettorali; 18 giornalisti provenienti da diverse parti del mondo; un europarlamentare ed una delegazione tecnico-elettorale della Centrale Elettorale di Russia.

-L’elettorale è un sistema automatizzato e sottoposto a controlli prima, durante e dopo le elezioni; garantisce il principio di un elettore, un voto, perché solo con l’impronta digitale si sblocca la macchina per il voto; garantisce il segreto del voto.

-Si realizzarono 18 audit al sistema. I rappresentanti del candidato Henri Falcón parteciparono ai 18 e sottoscrissero i verbali in cui esprimono la loro approvazione al sistema elettorale. Gli audit sono pubblici e teletrasmessi in vivo dal canale del Consiglio Nazionale Elettorale. Una volta realizzati gli audit, il sistema si blocca e l’unico modo per accedervi di nuovo è con l’introduzione simultanea dei codici segreti che ha ogni organizzazione politica.

-Nessuno dei candidati che partecipò al processo elettorale impugnò i risultati

processo elettorale, ancor più quando ciò avrebbe significato disconoscere e non rispettare i 9389056 che decisero votare ed esercitarono democraticamente il proprio diritto al voto.

Ma c’è un’altra verità e tutti la sanno. Quello che leggerete non lo ha detto né un chavista, né un cubano, né un comunista, ma un senatore USA per lo stato del Vermont, Bernie Sander: “Ci sono ancora milioni di persone nel mondo che continuano a credere che la crisi che il Venezuela, attualmente, soffre sia colpa di Nicolás Maduro e non del brutale blocco economico imposto dagli USA, al non tenere, di nuovo, il grande accesso e controllo del petrolio e delle sue risorse naturali. Ma così sono i media di comunicazione, ti fanno odiare gli oppressi e amare l’oppressore”.


La legitimidad de un Presidente contra la mentira

Autor: Oscar Sánchez Serra

La mentira tiene piernas cortas, porque la fuerza de la verdad es arrolladora. En Venezuela el pasado 23 de enero la derecha opositora, guiada abierta y públicamente por un gobierno extranjero, el de Estados Unidos, con su presidente, vicepresidente y secretario de Estado al frente, orquestó una supina falacia para intoxicar al mundo y a esa nación.

Sobre la propagación del engaño han intentado armar un golpe de Estado e implantar un presidente interino, figura no reconocida en la Constitución venezolana, sobre la matriz de que Nicolás Maduro es un presidente ilegítimo.

El académico mexicano Fernando Buen Abad, ante la estratagema estadounidense y de la OEA en Venezuela, expresó en su cuenta de Twitter: «No nos alcanzará la eternidad para arrepentirnos si no sabemos generar un gran movimiento planetario en defensa de la Revolución Venezolana. Es hora de estremecer al mundo con un clamor de paz y democracia al lado del pueblo venezolano que lucha por su independencia».

Justo por esa sentencia ha de conocerse la verdad, las razones de la legitimidad del presidente democráticamente electo de la República Bolivariana de Venezuela. Habría que preguntarse de dónde salió la matriz de ilegitimidad.

Recordemos este texto: «…el proceso electoral llevado a cabo en Venezuela el 20 de mayo de 2018 carece de legitimidad por no haber contado con la participación de todos los actores políticos venezolanos, ni con la presencia de observadores internacionales independientes, ni con las garantías y estándares internacionales necesarios para un proceso libre, justo y transparente».

¿Cuándo y quién escribió el parrafito? Fue el 4 de enero pasado en una cumbre del Grupo de Lima, que es tan autoproclamado como Juan Guaidó, que se autojuramentó presidente interino de Venezuela; ni ese Grupo ni Guaidó tienen personalidad jurídica, uno porque pertenece a un parlamento en desacato, no juró ante ninguna autoridad pública, solo frente a un grupo de seguidores, y porque ese acto obedecía a un mandato de un Gobierno extranjero, y el otro porque no puede actuar como bloque ni ser reconocido por organismo internacional alguno, al no pertenecer al sistema multilateral.

Las piernas de esta mentira son tan cortas que no puede sostenerse de pie. Las elecciones del 20 de mayo de 2018 se celebraron con el mismo sistema electoral empleado en las elecciones parlamentarias de diciembre de 2015, en las cuales resultó ganadora la oposición venezolana. No hay moral para decir entonces que Maduro es usurpador. Desde el Twitter del programa televisivo Con el mazo dando, del presidente de la Asamblea Nacional Constituyente de Venezuela, Diosdado Cabello, se lee: «@dcabellor afirma que conversó con Guaidó el día de ayer (22 de enero) y este no cumplió su palabra. Y que también solicitó una nueva reunión argumentando que la autojuramentación fue “por mucha presión”, que él solo haría una pantomima en esa juramentación y que sabía que Maduro es el presidente legítimo de Venezuela».

Pero veamos, con información de Telesur, las razones que amparan la legitimidad de Nicolás Maduro como Presidente de la República Bolivariana de Venezuela.

Las elecciones presidenciales se realizaron el 20 de mayo de 2018, es decir, antes del 10 de enero de 2019, momento en el que de acuerdo con los artículos 230 y 231 de la Constitución se vence el periodo presidencial 2013-2019. Se estuviese violando la Constitución si las elecciones se hubiesen realizado después del 10 de enero de 2019, o, peor aún, que no se hubiesen realizado.

La oposición venezolana solicitó el adelanto de las elecciones. Se realizaron en mayo y no en diciembre, como tradicionalmente se hacía, porque fue ella la que pidió, en el marco del diálogo en República Dominicana, que se efectuasen el primer trimestre de 2018.

En Venezuela el voto es un derecho, no es un deber. Quienes de manera libre, aunque influenciados por algunas organizaciones políticas no democráticas que llamaron a la abstención, decidieron no asistir a votar, están en su pleno derecho, pero en lo absoluto ilegitima el

Participaron 16 partidos políticos en la contienda electoral. En Venezuela no es obligatorio que todos los partidos políticos participen en los procesos electorales. Están en su pleno derecho de decidir si participan o no. Justamente porque es un sistema democrático. El hecho de que tres partidos (Acción Democrática AD, Voluntad Popular VP y Primero Justicia PJ) decidieron libremente no participar, no ilegítima el proceso electoral.

Se postularon seis candidatos: Nicolás Maduro, Henri Falcón, Javier Bertucci, Reinaldo Quijada, Francisco Visconti Osorio y Luis Alejandro Ratti (los dos últimos decidieron retirarse).

Maduro ganó con un amplio margen, obtuvo 6 248 864 votos, el 67,84 %; le siguieron Henri Falcón con 1 927 958, el 20,93 %; Javier Bertucci con 1 015 895, 10,82 % y Reinaldo Quijada, quien obtuvo 36 246 votos, el 0,39 % del total.

Acompañaron el proceso electoral unas 150 personas, entre ellas 14 comisiones electorales de ocho países; dos misiones técnicas electorales; 18 periodistas de distintas partes del mundo; un europarlamentario y una delegación técnico-electoral de la Central Electoral de Rusia.

El electoral es un sistema automatizado y sometido a auditorías antes, durante y después de los comicios; garantiza el principio de un elector, un voto, porque solo con la huella dactilar se desbloquea la máquina de votación; garantiza el secreto del voto.

Se realizaron 18 auditorías al sistema. Los representantes del candidato Henri Falcón participaron en las 18 y suscribieron las actas en las que manifiestan su conformidad con el sistema electoral. Las auditorías son públicas y televisadas en vivo por el canal del Consejo Nacional Electoral. Una vez realizadas las auditorías, el sistema se bloquea y la única manera de acceder nuevamente es con la introducción simultánea de los códigos secretos que tiene cada organización política.

Ninguno de los candidatos que participó en el proceso electoral impugnó los resultados.

proceso electoral, más aun cuando eso implicaría desconocer e irrespetar a los 9 389 056 que sí decidieron votar y ejercieron democráticamente su derecho al sufragio.

Pero hay otra verdad y todo el mundo la sabe. Esto que van a leer no lo dijo ni un chavista, ni un cubano, ni un comunista, sino un senador de Estados Unidos por el estado de Vermont, Bernie Sander: «Todavía hay millones de personas en el mundo que siguen creyendo que la crisis que padece actualmente Venezuela es por culpa de Nicolás Maduro y no del brutal bloqueo económico impuesto por Estados Unidos, al no tener nuevamente el gran acceso y control del petróleo y de sus recursos naturales. Pero así son los medios de comunicación, te hacen odiar al oprimido y amar al opresor».

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