Gli imbroglioni che sostengono le misure di asfissia di Trump

Elson Concepción Pérez

Lo scorso fine settimana, la cosiddetta Torre della Libertà, a Miami, ha ospitato un gruppo di imbroglioni e mercenari cubano-americani ed un personaggio molto speciale, per la cinicità e genuflessità all’impero che lo paga e lo comanda: il Signor Luis Almagro.

Il tema era Cuba e tutto era organizzato in modo tale che la riunione coincidesse con le ultime misure dell’amministrazione Trump contro l’Isola della Libertà. I lì radunati applaudivano la sospensione di tutti i viaggi dagli USA a nove aeroporti cubani che, senza dubbio, danneggerà principalmente le decine di migliaia di cubani residenti in quella nazione e le loro famiglie, a cui ora si limita e rende difficile recarsi nelle province cubane in cui vivono, precedentemente collegate da compagnie aeree USA.

L’imbroglio era tale che venerdì il signor Luis Almagro ha dimenticato che il suo dovere, forse, lo chiamerebbe ad essere in Cile, dove più di un milione di persone sono scese in piazza per chiedere la fine delle misure neoliberali e, per inciso, del governo di Sebastián Piñera.

Nel paese australe vi sono stati morti, feriti, detenuti a causa della repressione governativa. L’OSA ed il suo segretario generale, per servire a qualcosa l’organizzazione e la sua guida, avrebbero dovuto fare almeno una dichiarazione di condanna per tali azioni. Ma era impegnato nel “caso Cuba” e non vuole rimanere fuori da alcuna cospirazione al riguardo.

Pertanto, Almagro ha preferito, o i suoi padroni di Washington gli hanno ordinato, di recarsi a Miami -la culla della controrivoluzione cubana e latinoamericana-, per da lì, davanti ad un pubblico molto selezionato di imbroglioni o mercenari, lanciare diatribe contro Cuba.

Mentre i giovani cileni erano picchiati e presi a calci dai carabinieri in uniforme, quando già i primi 18 morti contabilizzati erano sepolti e centinaia di feriti sono ancora convalescenti e più di 3000 persone sono imprigionate, il palliduccio personaggio dell’OSA ha goduto di un ricevimento festivo ed applaudiva la decisione di Trump di nuove sanzioni contro Cuba.

Nulla di ciò che accadeva in Cile lo interessava, sebbene sì fosse a conoscenza delle menzogne ​​fabbricate dai suoi “osservatori” inviati alle elezioni in Bolivia, soprattutto per mettere in discussione l’inconfutabile vittoria di Evo Morales.

Ma questa volta Cuba è stata al centro dell’attenzione, e doveva svolgere il buon ruolo del servile dipendente di Washington, insieme ad un gruppo di persone che non significano nulla neppure l’una per l’altra, ma che guadagnano molti soldi dall’affare della controrivoluzione.

E’ stato uno spettacolo mediatico chiamato a stabilire “una road map per una transizione a Cuba” (non perdiamoci nel nomignolo, che è lo stesso adottato dagli USA in tutti i luoghi in cui è intervenuto militarmente, invaso, occupato e destabilizzato), dove imbroglioni e giullari fanno mostra del loro attaccamento al disprezzo per Cuba che resiste e trionfa.

Alcuni esempi di chi siano le voci in questi atti: il congressista, di origine cubana, Mario Díaz-Balart, che ha elogiato il fatto che l’amministrazione Trump “sta prendendo misure ferme e senza precedenti contro le dittature di Castro e Maduro”.

Una mercenaria di poca etica che, sotto ogni pretesto, persino famigliare, trascorre la sua vita viaggiando tra Miami, Europa e Sud America, ha applaudito al “proposito di ottenere un cambio a Cuba”.

Quando sembrava già fosse sufficiente per le orecchie del rappresentante di Trump, la signora Carrie Filipetti, vice segretaria di stato per Cuba e Venezuela, ha preso il microfono ed ha ribadito il famoso impegno che “ovunque voi siate, lì noi siamo”.

Infine, ha sottolineato che “la politica USA è molto chiara: semplicemente vogliamo un ritorno alla democrazia a Cuba”.

Per non rimanere senza dire nulla, due mercenari dell’esilio hanno espresso il loro “totale sostegno” a qualsiasi azione USA per asfissiare il popolo cubano.

Concluso lo spettacolo circense, immagino che l’uno e l’altro, incluso Almagro, abbiano aperto le loro mani in attesa delle elemosine che USAID o Dipartimento di Stato avrebbe dato loro, per sostenere un governo ed un presidente, determinati a far arrendere per fame il popolo cubano.

Già nudi, mercenari ed imbroglioni devono sapere -e sapere bene- che con Cuba ed il suo popolo non potranno mai farlo, e non otterranno che gli concediamo “neppure un tantino così…”.

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