Profilo del capo della “ribellione dei supplenti”

CHI È LUIS PARRA, IL NUOVO PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE (AN)?

Protagonista del momento, Luis Alberto Parra Rivero è stato eletto, domenica 5 gennaio, presidente dell’AN (in ribellione), sostituendo così Juan Guaidó dal fronte parlamentare.

Chi è? Perché lui e non un altro comanda la cosiddetta “ribellione dei supplenti”? Cosa significa che Parra sia ora la massima autorità dell’Emiciclo?

DA YARACUY A CARACAS

 

La traiettoria politica di Luis Parra, 41 anni, iniziò a Yaracuy, da dove viene. Lì militò nella sezione studentesca di Primero Justicia (PJ) fino a diventare coordinatore regionale dello stesso per quel partito, ha detto lui stesso alla BBC.

I suoi anni da giovane politico nello spettro della destra venezuelana li svolse come studente di Amministrazione d’Impresa presso l’Istituto di Tecnologia di Yaracuy, fino a raggiungere le alte posizioni regionali di PJ.

La sua ascesa nel partito di Julio Borges, coccolato da gruppi imprenditoriali come il Gruppo 1BC (presieduto da Marcel Granier), si consolidò non solo con il coordinamento militante di uno stato: vinse uno scranno nel circuito 2 di Yaracuy per l’AN nel 2015, protetto dalla scheda elettorale dell’estinta Tavolo di Unità Democratica (MUD).

Questa posizione istituzionale, oltre alla sua influenza in PJ, ha permesso a Parra di entrare nella Commissione per l’Ambiente, Risorse Naturali e il Cambio Climatico del parlamento, da dove ha infilato tutte le sue batterie antichaviste contro il progetto Arco Minerario dell’Orinoco, denunciandolo di tutto i mali nella regione della Guayana insieme ad Américo De Grazia, i cui interessi nella miniera illegale spiccano nella sua storia.

Parra, nel suo arrivismo partitario, ha cercato di assumere il governo statale di Yaracuy nelle elezioni regionali del 2017, tuttavia ha perso di fronte alla candidatura di Julio León Heredia, attuale governatore dell’entità per il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV).

Uno sguardo alla sua carriera politica dimostra che Parra è stato un militante coerente con la direzionalità proposta dal piano dei partiti più importanti agli occhi della strategia destabilizzante USA.

Nel suo raggio d’azione, che si limitava alla regione pianeggiante del Venezuela, è riuscito ad accumulare sufficiente corridoio politico per promuovere quello che oggi conosciamo come la “ribellione dei supplenti” nell’AN, che ha portato alla delegittimazione di Juan Guaidó nell’Emiciclo e ad una nuova giunta direttiva (GD) ufficiale parlamentare che non è direttamente legata all’influenza di Washington.

Non per nulla Franklyn Duarte (segretario generale di COPEI a Táchira e deputato per quell’entità), anch’egli recentemente eletto primo vicepresidente del principale ente legislativo, ha dichiarato che tale ribellione parlamentare è stata generata perché la “cupola di Caracas” (Guaidó & Cía) non ha ascoltato le regioni

Ma dopotutto, Luis Parra è arrivato a Caracas per la via della destabilizzazione politica ed istituzionale. Tale contesto lo ha avvantaggiato, cristallizzandosi nella presidenza dell’AN.

PROTAGONISTA DELLA “GUERRA CIVILE” NELL’ ANTICHAVISMO

 

L’ascesa di Parra non può essere compresa senza una breve descrizione dell’incrocio di accuse e scontri all’interno della dirigenza antichavista, trasferiti nell’AN.

Le denunce del PanamPost sul furto di “aiuti umanitari” da parte della squadra di Guaidó e Humberto Calderón Berti sul caso Monómeros (corruzione e smantellamento dell’industria petrolchimica in Colombia) sono stati i primi progressi nella crisi di legittimità dell’uscente deputato presidente dell’AN.

La figura di Parra prende notorietà con il reportage del media Armando.Info, che ha segnalato nove deputati anti-chavisti di fare lobby per intercedere di fronte a vari organismi (caso Procura Generale della Colombia) a beneficio degli impresari Carlos Lizcano e Alex Saab, uomini d’affari presumibilmente correlati come fattori corrotti nell’importazione delle scatole CLAP, programma di sussidi alimentari dello Stato venezuelano.

Tra i deputati segnalati c’erano non solo Parra, ma anche altri che oggi sono il volto visibile della “ribellione dei supplenti”: Conrado Pérez (PJ), Richard Arteaga (VP), José Brito (PJ), Chaim Bucaram (Un Nuevo Tempo), Adolfo Superlano (Cambiemos), José Pirela (Vente Venezuela), Guillermo Luces (VP), William Barrientos (Un Nuevo Tiempo) e Héctor Vargas (Un Nuevo Tiempo).

Questo scandalo, vero o meno, ha generato un’atmosfera di scontro tra i deputati dell’opposizione davanti all’opinione pubblica, che ha accelerato lo svincolamento di Parra e degli altri dei principali partiti antichavisti. L’ex dirigenza del parlamento ha ordinato l’esecuzione dei processi di indagine interna e le espulsioni dai partiti come una sorta di razzia politica per sciogluiere gli ammutinati.

José Brito, uno di quelli accusati da Armando.Info, ha negato le accuse come Parra, ha accusato Guaidó di essere corrotto e si è riferito ad una “ribellione” all’interno dell’AN in cui convergono circa 70 deputati.

Il massiccio ritiro del sostegno a Guaidó nel suo tentativo di rielezione a capo dell’AN, questo 5 gennaio, è stata una conseguenza di detta “ribellione dei supplenti”. L’aperta impugnazione della dirigenza di Guaidó ha aperto la strada alla crisi nel suo ruolo come fattore di unità delle diverse tendenze dell’antichavismo.

L’organizzazione dei deputati ammutinati ha portato all’elezione di Parra, che si è eretto come dirigente (insieme a Brito) di questa nuova configurazione nell’opposizione che ora prende la dirigenza esecutiva dell’AN.

UN GRUPPO PER INIZIARE A DIRIMERE IL CONFLITTO ISTITUZIONALE?

 

In una conferenza stampa questo lunedì 6 gennaio, Luis Parra ha confermato che la nuova GD del Parlamento è entrata in carica ed ha presentato la sua versione dei fatti, a difesa della situazione attuale dell’AN.

Ha anche denunciato che Guaidó ha tentato di “boicottare” l’elezione di detto GD, poiché l’ordine USA pianificava la rielezione di Voluntad Popular.

Nel suo discorso, Parra ha dichiarato che “dobbiamo porre fine allo scontro, dobbiamo porre fine alla polarizzazione”, facendo riferimento non solo alla situazione sociale ed economica, ma anche a quella politica ed istituzionale. Uno dei primi passi sarebbe l’accordo, insieme al Blocco della Patria nell’AN, per uscire dalla situazione di ribellione in cui si trova il parlamento dal 2016.

Tornerà l’antichavismo in Venezuela a fare politica con questa nuova cucciolata dell’opposizione, un aggiornamento di ciò che abbiamo visto negli ultimi quattro anni in parlamento?

Sebbene il deputato del PSUV, Francisco Torrealba, abbia dichiarato che il gruppo Parra non è subordinato agli interessi USA e che cerca di approfondire il Tavolo di Dialogo Nazionale, sono da provare le vere intenzioni della nuova GD dell’AN.

La verità è che Luis Parra non fa più parte di PJ, essendo stato espulso da questo partito nel dicembre 2019. Il fatto di aver ricevuto i voti del Blocco della Patria per la sua elezione a presidente dell’AN dà conto che almeno, in Luis Parra, non esiste un rigetto della politica come strumento per risolvere i problemi.

Tutto al contrario: si unisce alle voci dissenzienti contro l’autoritarismo USA e la “cupola di Caracas” che non cerca la stabilizzazione e la prosperità del Venezuela ma la concrezione di un colpo di stato che ha messo il paese in un percorso di blocchi economici e finanziari in un contesto di crisi.


PERFIL DEL JEFE DE LA “REBELIÓN DE LOS SUPLENTES”

¿QUIÉN ES LUIS PARRA, EL NUEVO PRESIDENTE DE LA ASAMBLEA NACIONAL?

Protagonista de momento, Luis Alberto Parra Rivero fue el domingo 5 de enero electo presidente de la Asamblea Nacional (en desacato), desplazando así a Juan Guaidó del frente parlamentario.

¿Quién es él? ¿Por qué él y no otro comanda la llamada “rebelión de los suplentes”? ¿Qué significa que Parra sea ahora la máxima autoridad del Hemiciclo?

DE YARACUY A CARACAS

La trayectoria política de Luis Parra, de 41 años, comenzó en Yaracuy, de donde es oriundo. Allí militó en la sección estudiantil de Primero Justicia (PJ) hasta convertirse en coordinador regional de ese mismo por ese partido, dijo él mismo a la BBC.

Sus años de joven político en ciernes en el espectro de la derecha venezolana los fungió como estudiante de Administración de Empresas en el Instituto de Tecnología de Yaracuy, hasta llegar a los altos puestos regionales de PJ.

Su ascenso en el partido de Julio Borges, mimado por grupos empresariales como el Grupo 1BC (presidido por Marcel Granier), se consolidó no solo con la coordinación militante de un estado: logró un escaño en el circuito 2 de Yaracuy por la Asamblea Nacional en 2015, amparado por la tarjeta electoral de la extinta Mesa de Unidad Democrática (MUD).

Esta posición institucional, más su influencia en PJ, le permitió a Parra entrar en la Comisión de Medio Ambiente, Recursos Naturales y sobre el Cambio Climático del parlamento, desde donde enfiló todas su baterías antichavistas contra el proyecto Arco Minero del Orinoco, denunciándolo de todos los males en la región guayanesa junto con Américo De Grazia, cuyos intereses en la minería ilegal sobresalen en su prontuario.

Parra, en su arribismo partidista, intentó hacerse con la gobernación del estado Yaracuy en las elecciones regionales de 2017, sin embargo perdió ante la candidatura de Julio León Heredia, actual gobernador de la entidad por el Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV).

Un vistazo a su trayectoria política da cuenta de que Parra ha sido un militante consecuente con la direccionalidad propuesta por la plana de los partidos más importantes a los ojos de la estrategia desestabilizadora de los Estados Unidos.

En su radio de acción, que se limitaba a la región llanera de Venezuela, logró amasar suficiente fuelle político para impulsar lo que hoy conocemos como la “rebelión de los suplentes” en la AN, que conllevó a la deslegitimación de Juan Guaidó en el Hemiciclo y a una nueva junta directiva oficial del parlamento que no está ligada directamente a la influencia de Washington.

No en balde Franklyn Duarte (secretario general de Copei en Táchira y diputado por esa entidad), también recién elegido primer vicepresidente del principal ente legislativo, declaró que dicha rebelión parlamentaria se generó porque la “cúpula caraqueña” (Guaidó & Cía) no escuchó a las regiones.

Pero a fin de cuentas, Luis Parra llegó a Caracas por la vía de la desestabilización política e institucional. Ese contexto le ha beneficiado, cristalizándose en la presidencia de la AN.

PROTAGONISTA DE LA “GUERRA CIVIL” EN EL ANTICHAVISMO

No se puede entender el ascenso de Parra sin describir brevemente el cruce de acusaciones y enfrentamientos en la dirigencia antichavista adentro, trasladado a la AN.

Las denuncias del PanamPost sobre el robo de “ayuda humanitaria” por parte del equipo de Guaidó y de Humberto Calderón Berti sobre el caso Monómeros (corrupción y desmontaje de la industria petroquímica en Colombia) fueron los primeros avances en la crisis de legitimidad del saliente diputado presidente de la AN.

La figura de Parra toma notoriedad con el reportaje del medio Armando.Info, que señaló a nueve diputados antichavistas de hacer lobby para interceder frente a diversas instancias (caso Fiscalía General de Colombia) en beneficio de los empresarios Carlos Lizcano y Alex Saab, empresarios supuestamente relacionados como factores corruptos en la importación de las cajas CLAP, programa de subsidio alimentario del Estado venezolano.

Entre los diputados señalados se encontraban no solo Parra, sino también otros que hoy son la cara visible de la “rebelión de los suplentes”: Conrado Pérez (Primero Justicia), Richard Arteaga (Voluntad Popular), José Brito (Primero Justicia), Chaim Bucaram (Un Nuevo Tiempo), Adolfo Superlano (Cambiemos), José Pirela (Vente Venezuela), Guillermo Luces (Voluntad Popular), William Barrientos (Un Nuevo Tiempo) y Héctor Vargas (Un Nuevo Tiempo).

Este escándalo, verídico o no, generó un ambiente de confrontación entre diputados opositores ante la opinión pública, que precipitó la desvinculación de Parra y los demás de los principales partidos antichavistas. La antigua directiva del parlamento ordenó la ejecución de procesos de investigación interna y expulsiones partidarias como una especie de razzia política para dirimir a los amotinados.

José Brito, uno de los acusados por Armando.Info, negó los señalamientos al igual que Parra, acusó a Guaidó de corrupto y refirió a una “rebelión” dentro de la AN en la que convergen unos 70 diputados.

El retiro masivo de apoyo a Guaidó para su intento de reelección como jefe de la AN este 5 de enero fue consecuencia de dicha “rebelión de los suplentes”. La impugnación abierta al liderazgo de Guaidó abrió el sendero a la crisis en su papel como factor de unidad de las distintas tendencias del antichavismo.

La organización de los diputados amotinados conllevó a la elección de Parra, quien se erigió como cabecilla (junto a Brito) de esta nueva configuración en la oposición que ahora toma la jefatura ejecutiva de la AN.

¿UN GRUPO PARA EMPEZAR A DIRIMIR EL CONFLICTO INSTITUCIONAL?

En rueda de prensa este lunes 6 de enero, Luis Parra confirmó que la nueva junta directiva del parlamento entró en funciones y dio su versión de los hechos, en defensa de la situación actual en la AN.

También denunció que Guaidó intentó “boicotear” la elección de dicha junta directiva, ya que la orden estadounidense planteaba la reelección del de Voluntad Popular.

En su discurso, Parra declaró que “tenemos que acabar con la confrontación, tenemos que acabar con la polarización”, en referencia no solo a la situación social y económica sino a la política e institucional. Uno de los primeros pasos sería la concertación, junto con el Bloqueo de la Patria en la AN, para salir de la situación de desacato en que se encuentra el parlamento desde 2016.

¿Volverá el antichavismo en Venezuela a hacer política con esta nueva camada opositora, un refrescamiento de lo que hemos visto en los últimos cuatro años en el parlamento?

Aunque el diputado del PSUV, Francisco Torrealba, haya declarado que el grupo de Parra no está subordinado a los intereses de los Estados Unidos y que busca profundizar la Mesa de Diálogo Nacional, están por probarse las verdaderas intenciones de la nueva junta directiva de la AN.

Lo cierto es que Luis Parra ya no forma parte de PJ, siendo expulsado de este partido en diciembre de 2019. El hecho de que haya recibido los votos del Bloque de la Patria para su elección como presidente de la AN da cuenta de que al menos no existe una desestimación de la política como herramienta para la solución de problemas en Luis Parra.

Todo lo contrario: se une a las voces disidentes contra la autoritaria de los Estados Unidos y la “cúpula caraqueña” que no busca la estabilización y prosperidad de Venezuela sino la concreción de un golpe de Estado que ha puesto al país en un derrotero de bloqueos económicos y financieros en un contexto de crisis.

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