Vzla: il viaggio di Mike Pompeo e il gioco sporco della vecchia Europa

di Geraldina Colotti

Le cifre che il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha presentato all’ONU per denunciare l’entità del danno provocato dalle misure coercitive e unilaterali imposte dagli USA, sono impressionanti: in 6 anni, le entrate petrolifere sono crollate del 99%, “di 100 dollari o euro che il Paese otteneva dalla vendita di petrolio nel 2014 – ha detto il presidente -, ora ne ottiene meno di uno”. Dal 2013, si è così scesi da 56 miliardi di dollari “a meno di 400 milioni di dollari lo scorso anno”. Un crollo che “ha avuto come causa iniziale la dichiarata guerra ai prezzi del petrolio per attaccare i principali produttori mondiali”. Poi – ha aggiunto Maduro – “si è passati alla fase due, il blocco totale, la persecuzione totale all’economia e alle finanze del paese”.

Cifre che parlano chiaro e che indicano lo sforzo titanico compiuto dalla rivoluzione bolivariana per continuare a destinare oltre il 70% delle scarse risorse esistenti ai progetti sociali. Numeri che indicano perché – come ha stabilito anche l’ONU – le “sanzioni” siano la forma più perversa di violazione dei diritti umani.

Dati che, ovviamente, i media internazionali al servizio delle grandi corporazioni occultano, se non per attribuirne la colpa agli errori del governo – come se un paese potesse vivere senza comprare o vendere sul mercato internazionale, in tempi di globalizzazione -, o per dimostrare che il socialismo sia fallimentare, in tutte le sue forme.

Ma come può non subire conseguenze pesanti un paese a cui siano stati sottratti, congelati e sequestrati nelle banche statunitensi o d’Europa oltre 30 miliardi di dollari? Per farsi un’idea dell’entità della perdita, basta guardare le cifre del Prodotto Interno Lordo di alcuni grandi paesi o blocchi di paesi: il Pil degli USA è calcolato a 20.510.604 dollari, quello dell’intera Unione Europea a 18.495.349, quello della Cina a 13.092.705.

La propaganda dell’estrema destra fa leva su alcuni fattori che possono sembrare paradossali: come può un paese che possiede le prime riserve certificate al mondo di petrolio arrivare a dover razionare la benzina? Come fa un chilo di carne a costare come uno stipendio? La vera domanda sarebbe invece: con quale faccia si permettono di parlare questi loschi figuri che trascorrono il tempo nel lusso dell’Europa, dove continuano a chiedere ai loro padroni di stringere ancor di più il cappio intorno al collo del popolo venezuelano?

Mentre Maduro parlava da statista e univa la propria voce a quelle che, a cominciare da Cuba, invitavano l’ONU e l’OMS ad appoggiare provvedimenti di solidarietà e condivisione, l’autoproclamato Guaidó, che sta giocando le sue ultime cartucce prima di finire per sempre nella spazzatura della storia, parlava di “sanzioni”, pensando a come riempire ancora di più il proprio portafoglio.

Intanto, il Segretario di Stato USA, Mike Pompeo, terminava il suo viaggio in Europa, dove ha visitato la Grecia e l’Italia, ricevendo il ripudio dei movimenti popolari. Al centro del viaggio, che segue quello effettuato dall’ex capo della CIA nei paesi vassalli dell’America latina, c’è stato il ripristino dell’egemonia nordamericana, attraverso il consolidamento delle alleanze anche con la vecchia Europa a scapito della Cina.

Nell’agenda degli incontri di Pompeo, infatti, vi sono state le nuove misure coercitive unilaterali imposte, per quanto riguarda il Venezuela bolivariano, persino a quegli esponenti dell’opposizione moderata che, rifiutando la via golpista patrocinata da Trump, hanno deciso di partecipare massivamente alle elezioni parlamentari del 6 di dicembre.

Un appuntamento osteggiato anche dall’Unione Europea che, al di là dei conflitti commerciali, finisce sempre per accodarsi agli USA contro il “nemico comune”: ovvero il socialismo, foss’anche nella versione “umanista” proposta dal Venezuela bolivariano. Il gioco della UE, è adesso quello di procrastinare le elezioni del 6D con il pretesto che non ci sarebbero né le condizioni concrete, per via del Covid-19, né quelle politiche, che dovrebbero portare, secondo la UE, a nuove elezioni generali: per far vincere, ovviamente, il loro pagliaccio preferito.

Un artifizio, quello di procrastinare i tempi, tirato fuori quando serve, come avviene negli USA, per imbastire un’altra frode elettorale, e non certo per proteggere la vita dei settori popolari, sempre subordinata agli interessi di mercato.

Dopo la visita effettuata in Venezuela dal Servizio europeo di Azione Esterna della UE (Seae), la lobby trumpista, che fa capo all’estrema destra venezuelana, ha invitato in capo della diplomazia, Josep Borrell a riferirne al Parlamento Europeo.

Ma il popolo venezuelano, per bocca del suo legittimo presidente Nicolas Maduro ha ribadito che in Venezuela la costituzione si rispetta e che le elezioni si svolgeranno in quella data, con le necessarie misure di sicurezza: quelle stesse misure di prevenzione che stanno consentendo al Venezuela bolivariano di combattere efficacemente la pandemia. E l’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) discuterà la prossima settimana la Legge contro il bloqueo, presentata dal Presidente Maduro con carattere d’urgenza.

Al riguardo, abbiamo sentito il costituzionalista Hermann Hescarrá, incaricato di presiedere la Commissione incaricata.

In cosa consiste questa legge?

La legge contro il blocco per lo sviluppo nazionale e la garanzia dei diritti umani è un progetto composto da vari capitoli, 36 articoli, due disposizioni transitorie e una finale. Nel primo capitolo si dichiara l’oggetto della legge che conferisce competenze eccezionali al presidente a fronte delle misure restrittive e punitive disposte dagli USA e dai poteri imperiali, o da altri gruppi o stati che per atti diretti o per omissione derivati da enti pubblici, privati o organizzazioni affettino, come già hanno fatto, l’ambito dei diritti basici: l’alimentazione, la salute, i servizi pubblici, insomma i diritti umani del popolo. Una pratica che, alla luce dei fatti, senza ombra di dubbio si configura come delitto di lesa umanità, in base ai principi stabiliti nello statuto di Roma. Tutte le articolazioni del potere pubblico venezuelano, tutti i settori dello Stato, quindi, devono far applicare questa legge per proteggere i diritti umani, seriamente colpiti dalle misure coercitive unilaterali, per far avanzare lo sviluppo e il progresso dell’economia nazionale, per ricostituire le fonti di lavoro perse, il valore aggiunto, il livello di vita deteriorato, per rafforzare la sovranità economica in relazione al controllo con le ricchezze naturali. L’obiettivo degli attacchi capitalistici, dell’assedio economico, di queste misure coercitive unilaterali che violano la stessa carta delle Nazioni Unite e che non hanno l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza, è in fondo quello: mettere la mano sulle nostre risorse naturali. L’obiettivo della legge è quello di superare la situazione di emergenza economica per ristabilire l’ordine sociale, la pace sociale e la sicurezza della nazione.

In che modo?

Si cerca di integrare la ricchezza nazionale mediante l’apporto di investitori stranieri internazionali, dare garanzie di sicurezza per tutte le forme di interscambio economico e commerciale con il Venezuela. Allo stesso tempo, si tratta di incorporare in questo sforzo le imprese e il commercio nazionale del settore privato affinché possano agire in un quadro giuridico di garanzie, cooperare alla ripresa della produttività nazionale. Occorre arrivare ad accordi con le imprese strategiche per una sostituzione selettiva delle tasse sull’importazione, per esempio. Questo per dire che c’è un aspetto macroeconomico diretto alla stabilità del sistema produttivo e finanziario per la difesa dei diritti sociali. Il riassesto finanziario dev’essere orientato al sistema compensatorio del salario dei lavoratori e delle lavoratrici, alla loro protezione sociale, al recupero dei servizi pubblici e di qualità, al recupero della capacità di risparmio, dando ovviamente priorità all’alimentazione, alle coperture sociali, alla salute, alla sicurezza economica, ai beni essenziali, ossia ai programmi e ai progetti sociali dello stato che sono stati colpiti dall’assedio del potere imperiale. In questo quadro, si autorizza l’esecutivo nazionale, in forma eccezionale e transitoria, a stabilire un nuovo regime di contrattazione nell’acquisto di beni e servizi per favorire le entrate economiche, per conseguire valuta e muoverla a livello internazionale, per arrivare a una sostituzione selettiva delle importazioni. Occorre favorire fortemente l’investimento privato, favorire la partecipazione nella gestione senza che questo intacchi o indebolisca la costituzione bolivariana.

In che maniera può funzionare contro il blocco economico e i meccanismi internazionali che lo sostengono se questi violano palesemente la legalità?

Si possono usare meccanismi finanziari per contrastare le misure coercitive e altre minacce, come per esempio il potenziamento del sistema delle criptomonete che si sta sviluppando sia in Venezuela che in altre parti del mondo. Si possono sviluppare contromisure soprattutto per quel che riguarda l’investimento estero produttivo e nel mondo della sicurezza giuridica, si possono generare meccanismi diversi che dirimano le controversie. Sono fra quelli che pensano che il sistema di arbitraggio internazionale, non territoriale, ma commerciale possa aiutare in questo campo, e questo sempre con l’obiettivo di mantenere la sovranità della nazione. Viene creato anche il sistema di assistenza e protezione delle vittime direttamente colpite dalle sanzioni, nella persona e nei beni, sia a livello nazionale che internazionale. Per questo, la Procura Generale venezuelana potrà nominare rappresentanti all’estero affinché questo sistema di protezione giuridica e di assistenza alle misure coercitive abbia rango di verità e molta efficacia. Sono stato nominato presidente della commissione mista formata da vari costituenti, dalla vicepresidente della repubblica e dal vicepresidente dell’area economica e da una squadra dell’esecutivo.

Qual è l’iter di questa legge e che influenza può avere sulle elezioni del 6D?

Dopo la splendida relazione del nostro presidente Nicolas Maduro, dopo l’intervento del Procuratore Generale, questo venerdì 2 come presidente della Commissione presento una relazione al capitano Diosdado Cabello, presidente dell’ANC. Martedì prossimo, verrà convocata in seduta plenaria la ANC per il dibattito e l’approvazione. Sono convinto che, discussa a fondo e per tempo come ha previsto il presidente Maduro, questa genererà tranquillità e speranza nel popolo e nei settori più vulnerabili, rafforzerà la tenuta costituzionale e la fiducia nella rivoluzione bolivariana e nel suo presidente. Ovviamente ci saranno degli attacchi da parte dell’estrema destra, ci saranno campagne mediatiche e false notizie per distorcere il significato della legge, ma siamo abituati, fa parte del gioco democratico.

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