Un rapporto segreto recentemente declassificato del Dipartimento di Stato suggerisce che la decisione di Donald Trump di smantellare l’ambasciata de L’Avana all’inizio del 2018, in reazione a presunti “attacchi sonori” contro il suo staff diplomatico, è stata una “risposta” politica per una pessima gestione, mancanza di coordinamento e il non rispetto delle procedure.
Secondo El País, il documento declassificato – su richiesta dell’Archivio della Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti – rivela che l’ex presidente ha preso la decisione di ridurre del 60% il personale consolare a L’Avana e disattivare il funzionamento dell’ambasciata, senza avere la prova che Cuba era colpevole dei misteriosi problemi di salute che colpivano i suoi funzionari.
“Il meccanismo della causa delle lesioni è attualmente sconosciuto. Non sappiamo il motivo di questi incidenti, né quando siano realmente iniziati, né chi sia stato”, osserva un rapporto interno del Dipartimento di Stato redatto nel 2018, dopo quattro mesi di lavoro.
Il documento mette anche in dubbio le azioni dell’ex Segretario di Stato, Rex Tillerson, per non aver designato “un alto funzionario come responsabile generale” delle indagini, e critica anche “l’eccessiva segretezza” della CIA per non aver condiviso le informazioni con il Dipartimento di Stato, che ha “ritardato” il coordinamento di una “risposta adeguata”.
In nessun momento, dice El País, il rapporto nega che i diplomatici statunitensi abbiano sofferto di problemi di salute, ma afferma che non è stato possibile conoscere le cause di quanto accaduto. Afferma che la reazione degli Stati Uniti è stata carente, perché “è stata caratterizzata da una mancanza di leadership di alto livello, comunicazioni inefficaci e disorganizzazione sistemica”.
Il ministro delle Relazioni Internazionali cubano Bruno Rodríguez ha ribadito a dicembre la falsità delle accuse su presunti attacchi acustici contro diplomatici statunitensi a L’Avana.
La manovra è servita da pretesto all’amministrazione Donald Trump per ritirare parte del suo personale diplomatico dalla capitale cubana e danneggiare i rapporti tra i due Paesi, ripresi nel 2015, dopo una pausa di 54 anni.
“La decisione di ridurre il personale a L’Avana non sembra aver seguito le procedure standard del Dipartimento di Stato e non è stata preceduta né seguita da nessuna analisi formale dei rischi e dei benefici della continua presenza fisica dei dipendenti del governo statunitense a L’Avana”, segnala El País citando il rapporto recentemente declassificato.
Sin dalla prima notifica di questi presunti eventi, nell’agosto 2017, Cuba ha condotto un’indagine sul caso ed ha espresso alle autorità statunitensi la propria disponibilità a collaborare alle indagini per determinare le possibili cause dell’incidente.
La cosiddetta “Sindrome de L’Avana” verrà insegnata per decenni agli studenti di medicina come esempio di ciò che accade quando la politica si mescola alla scienza, di come viene ostacolata la ricerca della verità o delle prove scientifiche, ha sottolineato lo scorso marzo il professor Robert Bartholomew del Dipartimento di Medicina Psicologica, Università di Auckland, Nuova Zelanda.
I presunti “attacchi acustici” sono serviti da pretesto al governo di Washington per accusare Cuba di aggressioni, senza nessuna prova dei fatti, in quali circostanze si fossero verificati e ancor meno della partecipazione cubana.
A ciò si è aggiunto che il governo di Donald Trump ha ripetutamente impedito alla comunità scientifica specializzata di entrambi i paesi di discutere le questioni su base scientifica, l’accesso da parte di Cuba all’esame dei pazienti o delle loro cartelle cliniche, per cui i principali scienziati statunitensi coinvolti nell’indagine hanno agito senza indipendenza e subordinati alle istruzioni del Dipartimento di Stato.
da Cubadebate traduzione Ida Garberi